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La fatica di diventare migliori

Post n°61 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da IntelligenteNONbasta

Perché scegliere, tra l'innumerevole produzione libraria italiana, un volumetto di massime scritte da un autore del XVII secolo?

Prima di tutto perché la profondità e la caustica intelligenza di La Rochefoucauld offrono al lettore contemporaneo innumerevoli spunti di riflessione a dimostrazione che, laddove ci sia una vera capacità d'indagine dell'animo umano, i secoli non alterano il messaggio; in secondo luogo perché questa edizione integrale delle Massime presenta numerosi pregi.

Prima di tutto la traduzione: precisione nel lessico, eleganza nella sintassi, attualità nella forma che ben si adatta alla pregnanza dei contenuti; non vi è alcuna incongruenza tra la modernità nella comunicazione e la limpida classicità del messaggio.
Per quanto riguarda la falsità, a Rochefoucauld si attribuisce la convinzione che gli uomini non vivrebbero a lungo in società se non si ingannassero reciprocamente. "La falsità è universale, perché le nostre qualità sono incerte e confuse, e così pure le nostre opinioni: non vediamo le cose come effettivamente sono, le stimiamo più o meno di quanto valgono e non ci disponiamo in rapporto ad esse nel modo più opportuno".

Come Pascal, La Rochefoucauld ritiene l'onestà una qualità interna all'uomo, ma che proprio per questo pone un dilemma: come si fa a distinguere la vera onestà dalla falsa rappresentazione di essa?

La differenza tra le vere e le false persone oneste è difficilmente percepibile dalla maggioranza della gente, specialmente se non si ha la possibilità di prestare attenzione al minimo indizio di insincerità (soprattutto non verbale).

Si può essere falsi in vari modi. Ci sono uomini falsi che vogliono sembrare sempre ciò che non sono. Ce ne sono altri, più in buona fede, che sono nati falsi, sono i primi ad ingannarsi e non vedono mai le cose come sono.

Alcuni hanno la mente retta e falso il gusto. Altri hanno falsa la mente e una certa rettitudine nel gusto. Alcuni poi non hanno nulla di falso né nella mente, né nel gusto, ma sono rarissimi, perché, in generale, non c'è quasi nessuno che non abbia un po' di falsità in qualche aspetto dell'intelligenza o del gusto.
La falsità è così universale perché le nostre qualità sono incerte e confuse, e così pure le nostre opinioni: non vediamo le cose come effettivamente sono, le stimiamo più o meno di quanto valgono e non ci disponiamo in rapporto ad esse nel modo più opportuno né per loro né per la nostra condizione.

Questo errore insinua un'infinità di falsità nel gusto e nella mente: il nostro egoismo si lascia lusingare da tutto ciò che ci si presenta sotto le parvenze del bene; ma, essendoci molti tipi di beni che colpiscono la nostra vanità o il nostro carattere, li seguiamo per abitudine o per comodità, li seguiamo perché li seguono gli altri, senza considerare che una stessa opinione non deve essere ugualmente abbracciata da ogni genere di persone e che bisogna seguirla più o meno assiduamente a seconda che sia più o meno conveniente per chi la segue.

Si teme di mostrarsi falsi nel gusto ancor più che nell'intelligenza. Le persone dabbene devono approvare senza prevenzioni ciò che merita approvazione, seguire ciò che merita di essere seguito e non piccarsi di nulla.

Ma ci vuole una straordinaria misura: bisogna saper distinguere ciò che è bene in generale e ciò che ci è utile, e seguire con raziocinio la naturale inclinazione che ci conduce verso le cose che ci piacciono.

Se gli uomini volessero eccellere soltanto per le proprie doti e attenendosi ai loro doveri, non ci sarebbe nulla di falso nel loro gusto e nella loro condotta; si mostrerebbero come sono, giudicherebbero le cose col loro discernimento e le sceglierebbero a ragion veduta; ci sarebbe una stretta connessione tra le loro opinioni e le loro idee; il loro gusto sarebbe vero, autonomo e non attinto dagli altri e vi si atterrebbero per libera scelta e non per abitudine o per caso.

Se si è falsi quando si approva ciò che non merita approvazione, non lo si è di meno, il più delle volte, quando ci si vuol far valere per qualità che sono buone in sé, ma non si addicono a noi.

Bisogna che siano la ragione e il buon senso a stabilire il valore delle cose e a determinare il nostro gusto ad attribuir loro il rango che meritano e che ci conviene loro attribuire.

Ma quante persone conoscete dotate di ragione e buon senso?

 
 
 
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