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ANSA 29/06/2005 Covo Riina...
COVO RIINA; SUBRANNI, MALINTESO TRA ROS E PROCURA
GENERALE CC SENTITO COME TESTE A PROCESSO A MORI E ‘ULTIMO’
Ci sarebbe solo un “fraintendimento” alla base del corto circuito esploso tra la Procura di Palermo e i vertici del Ros per la sospensione dell’attivita’ di sorveglianza del covo del boss Toto’ Riina. Lo ha detto il generale Antonio Subranni, ex comandante del Ros, sentito stamani come teste nel processo al prefetto Mario Mori, direttore del Sisde, e al tenente colonnello Sergio De Caprio, noto come ‘Capitano Ultimo’, imputati per favoreggiamento a Cosa Nostra.
“Gli uomini che effettuarono la cattura di Riina a Palermo erano militari piu’ che capaci - ha aggiunto Subranni - senza Mori l’operazione non si sarebbe mai potuta realizzare”.
Davanti alla terza sezione del Tribunale, Subranni ha riferito di aver saputo che l’osservazione del covo era stata sospesa solo dalla lettera inviatagli il 12 febbraio ‘93 dall’allora procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli. A Caselli che chiedeva una relazione sull’attivita’ di osservazione, Subranni rispose con un dettagliato rapporto accompagnato da una nota personale. “In quella nota espressi il mio rammarico e il mio malumore - ha detto il generale - per me De Caprio, quel pomeriggio della cattura di Riina, suggerendo di rinviare la perquisizione del covo, altro non fece che ricordare come quella mattina anche Caselli era d’accordo sulla necessita’ di soprassedere”. Subranni ha poi riferito che a Caselli ricordo’ come “durante le numerose riunioni, mai i magistrati intervennero per modificare le attivita’ prospettate dai carabinieri, generando la convinzione che la procura fosse d’accordo con la loro impostazione dell’indagine”.
“Caselli alla fine mi ringrazio’ - ha concluso - dicendo che aveva finalmente capito le ragioni del grosso equivoco”.
La sospensione dell’osservazione del covo fu “un atto fisiologico” per il colonnello Mauro Obinu, sentito subito dopo. “Stiamo parlando del quartiere Uditore dove la dominanza di Cosa nostra era ovvia - ha aggiunto Obinu - occorreva far ‘raffreddare’ l’area; mantenere il furgone dopo l’arresto di Riina avrebbe vanificato le indagini”. Sulla mancata comunicazione ai magistrati della sospensione dell’attivita’ di osservazione, Obinu ha replicato: “Anche questo e’ ovvio, la nostra era una normale condotta nel contesto di una precisa logica investigativa”.
MAFIA: COVO RIINA; OBINU,NESSUNO CHIESE PROSEGUIRE CONTROLLO
Il colonnello Mauro Obinu ha “escluso” che ci siano state persone che, dopo il 15 gennaio 1993, giorno dell’arresto di Toto’ Riina, abbiano chiesto garanzie sulla continuita’ dell’ osservazione alla villa del boss.
L’ufficiale, che adesso e’ in servizio al Sisde, durante la sua deposizione ha inoltre spiegato che le tecniche utilizzate dal Ros a Palermo non erano finalizzate, semplicemente, alla cattura dei latitanti mafiosi. “Ma - ha detto - forte del successo ottenuto dal Ros nella lotta al terrorismo, De Caprio prescindeva da eventi e circostanze del momento. Si mirava ad individuare la struttura criminale, i suoi vertici, le modalita’ con cui si muovevano, operavano, prendevano decisioni, le dinamiche interne ed esterne, le connessioni economiche finanziarie nell’ambito in cui Cosa nostra si muoveva”.
“Per perseguire questo obiettivo - ha detto Obinu - era importante, fin quando possibile, non destabilizzare le indagini con arresti o altre operazioni eclatanti”. Cosi’ si spiega come De Caprio arrivo’ ai Sansone e perche’ fosse cosi’ prudente e restio ad eseguire una perquisizione nell’immediato.
Secondo Obinu tutte le attivita’ investigative portate avanti dal Ros vengono “vanificate” dopo la perquisizione del 21 gennaio al fondo Gelsomino e del 2 febbraio 1993 nel residence di via Bernini in cui aveva vissuto Riina e la sua famiglia.
Emerge durante l’udienza che il 22 e il 26 gennaio 1993 l’allora capitano De Caprio chiese l’autorizzazione alla procura di eseguire diverse intercettazioni su utenze ritenute “importanti per le indagini”.
Tornando alla sospensione dell’osservazione alla villa di via Bernini, l’ufficiale dice: “Nessuno a me personalmente, presento’ mai una richiesta formale di prosecuzione dell’attivita’ di osservazione di via Bernini. Si potrebbe parlare di ipotesi. Ma, questo e’ ed era il mio pensiero, si trattava di una ipotesi ineseguibile. Impossibile, perche’ con la tecnologia dell’epoca il rischio di essere scoperti era altissimo”.
Il processo e’ stato rinviato all’11 luglio e per la prossima udienza e’ prevista la deposizione dell’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e dei giornalisti Attilio Bolzoni e Alessandra Ziniti.
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Inviato da: carlamaron
il 16/03/2010 alle 16:27
Inviato da: arrotigoddidi
il 14/02/2010 alle 19:28
Inviato da: cobrano71
il 01/04/2009 alle 20:03
Inviato da: cobrano71
il 01/04/2009 alle 19:59
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il 25/03/2009 alle 07:58