« Messaggio #19Messaggio #21 »

Facciamo un riassunto degli ultimi eventi..

Post n°20 pubblicato il 04 Settembre 2005 da lacrymaxUltimo
Foto di lacrymaxUltimo

Queste sono le ultime ANSA.. aggiornate a giugno..

MAFIA: COVO RIINA; ULTIMO, PERCHE’ FERMAI OSSERVAZIONE

 “Dovevo sospendere l’osservazione del covo di via Bernini, non potevo mantenere per piu’ di due giorni il furgone parcheggiato a pochi metri da quel cancello, era troppo rischioso, sia per il personale sia per l’ indagine”. Parla il tenente colonnello Sergio De Caprio, il leggendario “capitano Ultimo” che arresto’ Toto’ Riina, e per la prima volta affronta la questione-chiave del processo che lo vede imputato per favoreggiamento aggravato insieme al prefetto Mario Mori, direttore del Sisde.

Il processo, quello sui misteri legati alla villa del Padrino, ruota infatti non tanto sulla mancata perquisizione del covo (perquisizione effettuata solo il 2 febbraio del ‘93, a oltre due settimane di distanza dalla cattura del superboss), quanto sulla sospensione, rimasta finora inspiegabile, dell’ attivita’ di osservazione sul lussuoso complesso residenziale dove Riina abitava con la sua famiglia.

Proprio per tutelare e proseguire quell’ osservazione, De Caprio suggeri’ a investigatori e magistrati di Palermo di fermare la squadra di venti uomini gia’ pronta a fiondarsi la stessa mattina dell’ arresto nel rifugio ancora “caldo” di Riina. Lo stesso De Caprio che, quello stesso pomeriggio del 15 gennaio, fece sospendere l’ osservazione  ordinando che il furgone con la telecamera nascosta a bordo fosse portato via.

Per la prima volta, “Ultimo” oggi ha spiegato perche’.  “Quando la sicurezza viene messa a repentaglio - ha detto - si perde il senso dell’ attivita’ di polizia giudiziaria, la cui essenza e’ quella di non essere svelata”.

De Caprio ha quindi riferito come la cattura di Riina fu, praticamente, un evento imprevisto e imprevedibile.”Noi seguivamo i Sansone (i costruttori del complesso residenziale ndr) - ha raccontato l’ ufficiale -  i Sansone erano l’obiettivo della nostra indagine. Per noi era imprevedibile che da quel cancello uscisse Riina”.

“Ma dopo l’arresto del boss - ha concluso - avevo il dovere di togliere quel furgone dalla strada, perche’ sotto il profilo della sicurezza il rischio era troppo alto: per il personale e per l’ indagine”.

De Caprio ha voluto anche sottolineare che l’ Arma territoriale e il Ros agivano in perfetta reciproca autonomia.  “Tanto che - ha detto - quando l’ Arma perquisi’ il covo, io non venni neppure interpellato”.

Un concetto precisato anche dal prefetto Mori, che stamane ha preso il microfono per la prima volta, dall’ inizio del processo, per ribadire che “il Ros non e’ mai intervenuto ne’ nella fase di preparazione, ne’ di organizzazione , ne’ di esecuzione delle perquisizioni effettuate sia in via Bernini che nel fondo Gelsomino”. Pochi minuti prima, il generale Giorgio Cancellieri, teste citato dai pm Antonio Ingroia e Michele Prestipino, aveva ricordato che “il rinvio della perquisizione nel covo di Riina era stato suggerito proprio da De Caprio”, precisando che “la ragione era quella di non disturbare l’ attivita’ di indagine che era ancora in corso”.

“Nella mia coscienza - ha aggiunto Cancellieri - mi resi conto che quella decisione aveva una sua logica, e d’ altra parte ‘Ultimo’ lo vedevo come una persona competente e scrupolosa, quindi non vedo perche’ avrei dovuto dubitare di una sua indicazione cosi’ precisa”.

6 giugno 2005 - COVO RIINA; GENERALE, RINVIO PERQUISIZIONE AVEVA LOGICA

ANSA:

MAFIA: COVO RIINA; GENERALE, RINVIO PERQUISIZIONE AVEVA LOGICA

 “Il rinvio della perquisizione nel covo di Riina fu suggerito da De Caprio, nella riunione che si tenne il pomeriggio, poche ore dopo la cattura”. Lo ha detto il generale Giorgio Cancellieri, ex comandante della Regione carabinieri Sicilia, sentito stamane nel processo al prefetto Mario Mori, direttore del Sisde, e al tenente colonnello Sergio De Caprio, noto come “Ultimo”, imputati per favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra.

Esaminato dal pm Antonio Ingroia, Cancellieri ha aggiunto:

“La ragione di tale rinvio era quella di non disturbare l’ attivita’ di indagine che era ancora in corso”.

“Nella mia coscienza - ha poi precisato - mi resi conto che quella decisione aveva una sua logica, e d’ altra parte Ultimo lo vedevo come una persona competente e scrupolosa, quindi non vedo perche’ avrei dovuto dubitare di una sua indicazione cosi’ precisa. Non potevamo che concordare”.

Davanti alla terza sezione del tribunale, presieduta da Raimondo Lo Forti, il gen. Cancellieri ha parlato per quasi due ore, rispondendo anche alle domande dei difensori, gli avvocati Piero Milio ed Enzo Musco per Mori, e l’ avvocato Francesco Romito per De Caprio.

Cancellieri ha riferito di aver saputo che l’ attivita’ di osservazione era stata sospesa dal Ros quello stesso pomeriggio del 15 gennaio 1993, solo molti giorni dopo, nella riunione che si tenne in Procura il 30 gennaio.  Al pm che gli ricordava alcune sue dichiarazioni rese in istruttoria, nelle quali riferiva delle “perplessita’ sulla effettiva permanenza del servizio di osservazione, manifestate dal suo vice, colonnello Cagnazzo, gia’ il 17 gennaio, quando la moglie di Riina torno’ a Corleone e la cosa fu segnalata ai vertici dell’ Arma territoriale non dal Ros, ma dalla locale stazione dei carabinieri”, il gen. Cancellieri ha replicato: “Oggi non lo ricordo”.

Sulla perquisizione del cosiddetto Fondo Gelsomino, indicato pubblicamente come il covo di Riina, il generale Cancellieri ha confermato che si tratto’ di un “depistaggio”, deciso per “salvaguardare” il vero covo, quello di via Bernini, nel momento in cui i giornalisti “stavano bussando porta per porta”, battendo la zona dell’ arresto del superboss, a caccia della sua abitazione.

MAFIA: COVO RIINA; DE CAPRIO, DOVEVO SOSPENDERE OSSERVAZIONE

 “Avevo il dovere di sospendere l’ osservazione del covo di via Bernini, perche’ mantenere quel’attivita’ dopo due giorni, con un furgone parcheggiato a distanza ravvicinata dal cancello, era un grandissimo rischio, sotto il profilo della sicurezza, sia per il personale sia per l’ indagine”. Lo ha detto il ten. col. Sergio De Caprio intervenendo stamani con dichiarazioni spontanee nel processo che lo vede imputato, con il prefetto Mario Mori, direttore del Sisde, per favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra.

“L’osservazione non e’ sorveglianza, ne’ attivita’ di polizia giudiziaria - ha proseguito De Caprio - quando la sicurezza viene messa a repentaglio si perde il senso dell’ attivita’ di polizia giudiziaria, la cui essenza e’ quella di non essere svelata”.

“Noi seguivamo i Sansone, perche’ conoscevamo la targa delle loro autovetture, i Sansone erano l’obiettivo della nostra indagine - ha spiegato De Caprio - per noi era imprevedibile che da quel residence uscisse Toto’ Riina. Il pomeriggio precedente all’arresto del boss, avevamo interrotto un pedinamento in corso nei confronti dei Sansone proprio per non pregiudicare la sicurezza”.

“Dopo l’arresto di Riina avevo il dovere di togliere quell’ attivita’ di osservazione  - ha concluso l’ufficiale - perche’ i Sansone potevano individuare il furgone e far saltare l’ indagine”. Stamani in udienza e’ intervenuto per la prima volta anche il prefetto Mori, precisando che “il Ros non e’ mai intervenuto ne’ nella fase di preparazione, ne’ organizzazione , ne’ di esecuzione delle perquisizioni effettuate sia in via Bernini che nel fondo Gelsomino”.

Mori ha, quindi, proseguito sottolineando come “per Ros intendo dire De Caprio, che aveva la delega ad operare in zona, ed io in quanto voce comandante”. L’udienza di oggi e’ stata dedicata all’esame del gen. Giorgio Cancellieri, ex comandante della Regione carabinieri Sicilia. Il processo e’ stato aggiornato al 15 giugno alle 11.30.

15 giugno 2005 - COVO RIINA; CC RICOSTRUISCONO IN AULA ARRESTO BOSS

ANSA:

MAFIA: COVO RIINA; CC RICOSTRUISCONO IN AULA ARRESTO BOSS

DIFENSORE, E’ SCOMPARSO UN FASCICOLO MA PER PM E’ A DISPOSIZIONE

La ricostruzione dell’arresto di Toto’ Riina avvenuta il 15 gennaio 1993 e’ stata fatta in aula dai due sottufficiali dei carabinieri che hanno collaborato, insieme all’allora capitano Sergio De Caprio, conosciuto come “Ultimo”, all’operazione avvenuta sulla Circonvallazione di Palermo.

I militari, che provenivano da Milano e Torino e facevano parte del gruppo operativo al comando di “Ultimo”, hanno ricordato le fasi delle indagini, gli accertamenti e i pedinamenti, fino alla mattina del 15 gennaio, quando e’ stata messa la parola fine alla lunga latitanza di Riina.

I due sottufficiali, Pinuccio Calvi (che ha materialmente messo le manette al capomafia insieme a De Caprio) e Riccardo Ravera hanno risposto alle domande dei pm Antonio Ingroia e Michele Prestipino, nel processo per la mancata perquisizione della villa in cui si rifugiava il padrino corleonese e per la quale sono imputati il direttore del Sisde, Mario Mori, e il tenente colonnello Sergio De Caprio, accusati di favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa nostra.

Nessuno dei due testi ha saputo spiegare ai pm, davanti ai giudici del tribunale, per quale motivo e’ stata interrotta l’osservazione davanti alla villa dopo l’arresto di Riina. Calvi ha avanzato l’ipotesi che per De Caprio “non vi erano piu’ le condizioni per proseguire l’appostamento”.

Mori e De Caprio erano presenti in aula protetti da un paravento, per non essere inquadrati dalle telecamere. A conclusione dell’udienza si e’ verificato uno screzio fra il direttore del Sisde e uno dei suoi difensori. Dietro il paravento, infatti, Mori ha alzato la voce rivolgendosi a uno dei due legali.

Intanto, l’avvocato Pietro Milio, uscendo dall’aula, ha denunciato ai giornalisti la scomparsa di un fascicolo di undici faldoni che riguarda i favoreggiatori di Riina e che era gia’ stato archiviato. Il gip ha certificato che il fascicolo 155/94 “non risulta in archivio”, ma dalla procura e’ stato spiegato che i faldoni erano fuori posto per consultazione e adesso e’ a disposizione del collegio difensivo.

Il processo e’ stato rinviato al 29 giugno e sono stati citati il generale Subranni, ex comandante del Ros e il colonnello Obinu, ex ufficiale del reparto speciale dei carabinieri.

29 giugno 2005 - COVO RIINA; SUBRANNI, MALINTESO TRA ROS E PROCURA

ANSA:

MAFIA: COVO RIINA; SUBRANNI, MALINTESO TRA ROS E PROCURA

GENERALE CC SENTITO COME TESTE A PROCESSO A MORI E ‘ULTIMO’

Ci sarebbe solo un “fraintendimento” alla base del corto circuito esploso tra la Procura di Palermo e i vertici del Ros per la sospensione dell’attivita’ di sorveglianza del covo del boss Toto’ Riina. Lo ha detto il generale Antonio Subranni, ex comandante del Ros, sentito stamani come teste nel processo al prefetto Mario Mori, direttore del Sisde, e al tenente colonnello Sergio De Caprio, noto come ‘Capitano Ultimo’, imputati per favoreggiamento a Cosa Nostra.

“Gli uomini che effettuarono la cattura di Riina a Palermo erano militari piu’ che capaci - ha aggiunto Subranni - senza Mori l’operazione non si sarebbe mai potuta realizzare”.

Davanti alla terza sezione del Tribunale, Subranni ha riferito di aver saputo che l’osservazione del covo era stata sospesa solo dalla lettera inviatagli il 12 febbraio ‘93 dall’allora procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli. A Caselli che chiedeva una relazione sull’attivita’ di osservazione, Subranni rispose con un dettagliato rapporto accompagnato da una nota personale. “In quella nota espressi il mio rammarico e il mio malumore - ha detto il generale - per me De Caprio, quel pomeriggio della cattura di Riina, suggerendo di rinviare la perquisizione del covo, altro non fece che ricordare come quella mattina anche Caselli era d’accordo sulla necessita’ di soprassedere”. Subranni ha poi riferito che a Caselli ricordo’ come “durante le numerose riunioni, mai i magistrati intervennero per modificare le attivita’ prospettate dai carabinieri, generando la convinzione che la procura fosse d’accordo con la loro impostazione dell’indagine”.

“Caselli alla fine mi ringrazio’ - ha concluso - dicendo che aveva finalmente capito le ragioni del grosso equivoco”.

La sospensione dell’osservazione del covo fu “un atto fisiologico” per il colonnello Mauro Obinu, sentito subito dopo. “Stiamo parlando del quartiere Uditore dove la dominanza di Cosa nostra era ovvia - ha aggiunto Obinu - occorreva far ‘raffreddare’ l’area; mantenere il furgone dopo l’arresto di Riina avrebbe vanificato le indagini”. Sulla mancata comunicazione ai magistrati della sospensione dell’attivita’ di osservazione, Obinu ha replicato: “Anche questo e’ ovvio, la nostra era una normale condotta nel contesto di una precisa logica investigativa”.

MAFIA: COVO RIINA; OBINU,NESSUNO CHIESE PROSEGUIRE CONTROLLO

Il colonnello Mauro Obinu ha “escluso” che ci siano state persone che, dopo il 15 gennaio 1993, giorno dell’arresto di Toto’ Riina, abbiano chiesto garanzie sulla continuita’ dell’ osservazione alla villa del boss.

L’ufficiale, che adesso e’ in servizio al Sisde, durante la sua deposizione ha inoltre spiegato che le tecniche utilizzate dal Ros a Palermo non erano finalizzate, semplicemente, alla cattura dei latitanti mafiosi. “Ma - ha detto - forte del successo ottenuto dal Ros nella lotta al terrorismo, De Caprio prescindeva da eventi e circostanze del momento. Si mirava ad individuare la struttura criminale, i suoi vertici, le modalita’ con cui si muovevano, operavano, prendevano decisioni, le dinamiche interne ed esterne, le connessioni economiche finanziarie nell’ambito in cui Cosa nostra si muoveva”.

“Per perseguire questo obiettivo - ha detto Obinu - era importante, fin quando possibile, non destabilizzare le indagini con arresti o altre operazioni eclatanti”. Cosi’ si spiega come De Caprio arrivo’ ai Sansone e perche’ fosse cosi’ prudente e restio ad eseguire una perquisizione nell’immediato.

Secondo Obinu tutte le attivita’ investigative portate avanti dal Ros vengono “vanificate” dopo la perquisizione del 21 gennaio al fondo Gelsomino e del 2 febbraio 1993 nel residence di via Bernini in cui aveva vissuto Riina e la sua famiglia.

Emerge durante l’udienza che il 22 e il 26 gennaio 1993 l’allora capitano De Caprio chiese l’autorizzazione alla procura di eseguire diverse intercettazioni su utenze ritenute “importanti per le indagini”.

Tornando alla sospensione dell’osservazione alla villa di via Bernini, l’ufficiale dice: “Nessuno a me personalmente, presento’ mai una richiesta formale di prosecuzione dell’attivita’ di osservazione di via Bernini. Si potrebbe parlare di ipotesi. Ma, questo e’ ed era il mio pensiero, si trattava di una ipotesi ineseguibile. Impossibile, perche’ con la tecnologia dell’epoca il rischio di essere scoperti era altissimo”.

Il processo e’ stato rinviato all’11 luglio e per la prossima udienza e’ prevista la deposizione dell’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e dei giornalisti Attilio Bolzoni e Alessandra Ziniti.

 

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

Archivio messaggi

 
 << Novembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

I blog piu' belli

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

marcosmile92paolopoggi2010vietrisulmarebisteccone8iniziale11censipinoruggiero_delgrossoersilia.secchibozza.agostinoasteria_aarcangelogabriel66ugo.battaglia1972riccardo552002antauge1965anna.sullo
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963