Creato da ildivo_2014 il 25/04/2014

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« L'STRIONE

UN UOMO SOLO

Post n°2 pubblicato il 25 Aprile 2014 da ildivo_2014

 Sono solo in una stanza:

 un piccolo buco,

in un piccolo mondo.

Tanto piccolo

che mi sembra di soffocare

ad ogni respiro.

 Davanti a me

 una scrivania in disordine,

sulla quale sono appolaiati

un'ammasso di plastiche

e semiconduttori

che chiamano computer,

 stampante,

 tastiera wireless,

mouse a sensore ottico,

 impianto stereo 5 casse con bassi

mai utilizzato:

a che serve???

 visto che si sente

 mille volte meglio

con degli auricolari da 11 euro

che mi porto avanti da più di un anno

 e che ormai

sono più malandati

della panda posteggiata

 sotto casa mia?

La musica è sempre la stessa:

un continuo strimpellare

di chitarra in sottofondo

 ad una voce inglese

che vomita frasi

 senza senso alcuno

 che canticchio ogni tanto.

Qualcuno l'ha coposta stà roba

e ci ha fatto i soldi.

 Provo a cambiare,

ma è sempre la stessa storia:

cori russi,

colonne sonore,

tutta roba magnifica

già sentita migliaia di volte,

 giusto per smettere di pensare.

E' tardi,

sono quasi le tre di notte,

eppure non sono troppo stanco;

 nemmeno al pensiero

che lunedì mi dovrò alzare

alle cinque per andare a lavoro.

Fuori soffia il vento,

 tanto forte

che sembra

 voler spazzar via

 questo mondo.

 Ed a parte il suo sibilo

 tra le imposte delle finestre,

 non si ode nient'altro.

Tutti dormono,

tutte le persone normali

 a quest'ora

sono assopite nei loro letti,

 tutti tranne me

che me ne stò qui

 a battere tasti a vuoto,

come un rubinetto lasciato aperto

che sparge inutilmente

acqua al di fuori

di una brocca già colma.

 E mentre la cascata della vita

 fuori si riversa nella sua magnificenza,

 io me ne stò qui

a ristagnare.

Il mio sguardo spento

si ferma sulle mie mani,

che come animate

 da una volontà non mia

saltellano quà e là sulla tastiera,

mentre il mio respiro segue

 lo scorrere delle parole,

quasi a dettarle.

 Rileggo quanto già scritto,

pensando

 a come potrei continuare.

 Continuare, già.

 Verso dove?

 Verso un domani che non cambia mai?

 Verso nuovi rimpianti,

nuovi ricordi,

 nuovi rimorsi?

 Rileggo ancora,

 e mi accorgo di come nonostante tutto,

 non abbia ancora detto niente.

 Probabilmente ho solo bisogno di dormire,

di aprire la finestra 

e far entrare

un pò di quel vento

che tanto stà gridando là fuori,

di smetterla di piangere

 su di un latte

 che nemmeno ho versato.

Probabilmente,

 mi dico,

domani sorgerà

 un sole nuovo,

e tutto quello

che ora ho scritto

mi parrà solo

come lo sfogo

 di un uomo sciocco

 che non sapeva

 quel che stava dicendo.

Ma ora

non riesco a fare altro

 che scrivere queste parole,

ad esprimere quell'angoscia

e quel dolore oscuro

 che mi divorano in ogni istante.

 Cancello un frase.

Mi rendo conto

 che ormai è inutile continuare.

Spengo il computer.

A domani.

 

(web)


 

 
 
 
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