VASCO ROSSI

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INTERVISTA A VASCO SU CORRIERE DELLA SERA MAGAZINE 15.05.2008

Post n°144 pubblicato il 17 Maggio 2008 da blasco0082

I SOGNI DI VASCO

LA SCOPERTA CHE SOGNARE E’ UNA DELLE COSE PIU’ IMPORTANTI DELLA VITA. LA RELIGIONE CHE DOVREBBE ESSERE PIU’ UMANA. MA ANCHE IL WHISKY, LE SIGARETTE, LA POLITICA. LA ROCKSTAR SI RACCONTA. MENTRE IL SUO CD E’ IN TESTA ALLE HIT DA SETTIMANE E IL SUO TOUR PARTE CON GIA’ MOLTI SOLD OUT.

Fuma ancora le sue Lucky Strike, proprio come Mike Hammer, il duro dei gialli di Mike Spillane. Ma con il whisky Vasco Rossi da un po’ di mesi ha firmato una tregua. Però – dice - <<mi manca da morire, non sono un tipo da vino, io>>. E apre subito, divertito, una parentesi di ricordi, di quando, ai suoi inizi, riportò il rock sul palco: <<Fine anni 70, il rock era sparito, c’era il cantautore da solo con il bottiglione di vino accanto, chitarra acustica, e prima di ogni canzone ti spiegava pure quello che voleva dire>>.

Vasco Rossi si perpara per il tour (“data zero”a Genova, il 22 maggio, poi aperura il 29 all’Olimpico di Roma) che lo porterà in giro per l’Italia. <<Uno stadio lo prenoti un anno prima, mica puoi rimandare centomila persone a casa perché hai un’indisposizione, devi stare bene. E poi, un rinvio a quando, all’anno dopo? Non esiste>>. Parte sull’onda del successo del nuovo album, Il mondo che vorrei, da settimane primo in classifica. Successo previsto, certo, anche se fa discutere il senso di amarezza, la scontentezza di questo Vasco che sembra chiedersi, dopo tanti risultati conquistati: è poi tutto qui? Nella canzone che dà il titolo al disco dice: <<Qui si può solo piangere, e alla fine non si piange neanche più>>. <<I primi che hanno ascoltato la canzone mi han chiesto: ma vome ti sei ridotto, perché non vai dallo psichiatra?>>, racconta. Alla ripresa del ritornello, la cosa non migliora: <<qui si può solo perdere, e alla fine non si perde neanche più>>. Ma che è successo, ma perché questa negatività? Vasco risponde che lui non scrive mica canzoni per l’estate. Del resto, in un’altra canzone, un testo di amore e rabbia (Non sopporto), dice: <<Se qualche cosa ci può unire, è che tutti e due dobbiam morire>>. Poi, però, Vasco argomenta: <<La domanda che mi fanno tutti è: ma che mondo vorrresti? La risposta è che non lo so. Di sicuro, non è questo. Ai tempi di Vita spericolata, tutto era più semplice: io non volevo un posto in banca, un impiego normale. Sognavo una vita avventurosa, volevo diventare una rockstar. Poi, rockstar lo sono diventato. E ho fatto tante cose, sono arrivato fin qui. E sono sempre più confuso. Ecco, con queste canzoni io faccio la cronaca della mia confusione. So soltanto che la cosa importante è il sogno, cioè quando sogni di raggiungere quello che non hai, di diventare quello che non sei; la realtà, invece, non è bella. L’ingenuità, l’entusiasmo dei sogni che uno fa quando è giovane è meravigliosa. Impari presto, certo, che i sogni sono destinati a infrangersi, ma chi se ne frega dei muri. Conta il fatto che quando uno sogna, sta da Dio. Conta il viaggio che il sogno ti fa fare. Conta non stare mai fermi, non importa dove qrrivi, tanto poi devi ripartire. Ora, forse, non sogno più come una volta, ma desidero sognare ancora. Per andare dove non so, certo per non stare fermo. Questa è la storia con cui faccio i conti. E di cui scrivo una cronaca onesta e sincera>>.

 

ALLA RICERCA DI UN ALTRO GRAAL

 

In cerca di qualcosa, Vasco Rossi si arrampica sulle scale antincendio di un vecchio palazzo di Losa Angeles, Downtown. Parte così il video realizzato da Marco Ponti (il regista di Santa Maradona) per Il mondo che vorrei, girato sul tetto del Rosslyn Hotel. Luogo simbolico, perché sul tetto dell’edificio gemello, dove campeggia l’insegna Million Dollar Hotel Rosslyn. Nel 1987 Bono e gli U2 girarono il video di Where the streets have no name. Sempre quell’albergo – il soggetto era dello stesso Bono – era il luogo del film di Wim Wenders, The Million Dollar Hotel. Ponti dice di averlo scelto perché è un posto di confine, tra la Los Angeles dei ricchi e la città dei diseredati di Bukowski: il proprietario affitta le stanze a 100 dollari al mese, barboni e alcolizzati hanno qui l’ultimo rifugio prima della strada. Poi, sempre il regista, trovava che ROSSIlyn e ROSSI sono nomi vicini. <<Coincidenze>>, dice Vasco. <<E ancora, tempo fa ho rivisto una foto che mi avevano fatto a Los Angeles anni fa. Dietro compare il Rosslyn>>. Ma c’è un altro collegamento con il nome dell’hotel: quello della Rosslyn Chapel, la cappella costruita dai Templari vicino a Edimburgo. Il luogo in cui nel Codice Da Vinci si ha l’ultima rivelazione sul mistero del Graal. <<Il Codice l’ho letto, l’idea che Gesù abbia amato Maria Maddalena e abbia avuto un figlio mi sembra plausibile. Non mi scandalizza, anzi. Fa parte di una religione più umana, quella che dovrebbe esserci>>. Già, ma in che termini sta Vasco alla religione? <<Sono stato battezzato, come tutti allora. Ma non sono né credente né praticante. Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli, forse è ancora così. Quando raccontano dell’aldilà con i premi e i castighi, lo fanno per tenere buoni quelli che in questo mondo stanno davvero male. Con tutti i progressi della scienza, mi sembra incredibile che si continui con queste storie. L’unico miracolo vero è l’uomo, la materia che è diventata cosciente. Punto. Non c’è un altro mondo oltre questo, dopo non c’è niente, per questo bisognerebbe far qualcosa qui. Quanto poi all’idea che ti puoi ripulire la coscienza andandoti a confessare, non ci ho mai creduto, anche perché non mi è mai riuscito. Sono io che devo fare i conti con la mia coscienza, devo rispondere solo a lei, non alla chiesa, ai politici, alle leggi morali. Tu e basta. E non è proprio facile>>. E alla ricerca di un qualcosa di ideale, del Graal, che pensa? <<Mi piace l’idea di un grande sogno che spinge molti a mettersi in viaggio per trovare qualcosa di importante. Forse il Graal non esiste, ma quello che conta è la ricerca. Anche quando sembra che ci sia già tutto. Succede sempre così, al tramonto di un’epoca, di un mondo. Come quello che stiamo vivendo. Oggi, ognuno pensa a stare bene per sé, a godere di tutto quello che ha, senza perdere nemmeno un minuto a farsi domande. Curiosamente (è una coincidenza?) mi sono messo a leggere il Don Chisciotte, non l’avevo mai letto, mi piace questo cavaliere che se ne va in cerca di avventure in un mondo che non ci crede più. Ma lui continua a vedere giganti al posto dei mulini, l’elmo di Mambrino invece del bacile del barbiere; chi sbaglia, pensa, è la gente cosiddetta normale. Sicuramente, dice, sono vittime di un incantamento>>. Subito dopo le elezioni, un amico gli ha inviato un sms: <<E’ questo il mondo che vorresti?>> E lui gli ha risposto:<<Può andare anche peggio di così>>. Quello di Vasco con la politica è un rapporto particolare. Recentemente, un articolo sulla Stampa accusava lui e Ligabue di essere qualunquisti, mica come i rocker americani impegnati contro Bush. <<Siamo alle solite, o con me o contro di me. Ma non posso starmene fuori? I partiti non rappresentano più ideali, ma interessi di categoria, e dato che sono una rockstar e non c’è nessun partito delle rockstar, io non mi vedo rappresentato da nessuno. Non è che non vedo le cose come stanno, scrivo canzoni, esprimo pensieri in cui si riconoscono tante persone. Però nessuno mi deve dire cosa scrivere, cosa dire. E nessuno deve vietare niente. Quelli che hanno le soluzioni facili non mi piacciono. Sono i demagoghi, hanno successo perché non ti fanno pensare, vedi Hitler. Loro lo fanno per il tuo bene, tu non devi pensare. E invece bisogna tenere acceso il cervello>>.

 

SEMPRE SOLO GLI STONES

 

Ne Il mondo che vorrei dice: <<Non si può fare quello che si vuole. Non si può spingere solo l’acceleratore. Guarda un po’, ci si deve solo accontentare>>. È una citazione dai Rolling Stones, <<You can’t always get what you want>>? <<Sono sempre stato per gli Stones, non per i Beatles. Non si può essere per gli uni e per gli altri, occorre scegliere. E io ho scelto gli Stones: la trasgressione, la provocazione, lo sberleffo, il prendere la vita poco sul serio. Magari anche avere qualche vizio maledetto, vedi Keith Richard. Io cerco di fare un po’ Mick Jagger, come Keith non me la sento. Però Mick è lì sempre bello, sicuro. Io un po’ meno. Forse dipende dal segno zodiacale, lui è Leone io sono Acquario>>.

 

A cura di Ranieri Polese

 
 
 
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