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I duri hanno due cuori (I parte)

Post n°26 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da ilpensieroscomodo

Questa è la prima parte di "I duri hanno due cuori", liberamente ispirato all'omonima canzone di Luciano Ligabue. E' ancora work in progress, si accettano suggerimenti per eventuali migliorie. Ogni 2-3 giorni aggiungeremo qualche pagina. Buona lettura.

 

Prologo

 

<<Cosa hai intenzione di fare?>> Chiese Gianni.

Michele ignorò quella domanda.

<<Vuoi darmi ascolto? Che cosa vuoi fare adesso?>> Chiese ancora Gianni.

Michele lo ignorò nuovamente.

<<Cristo Santo, vuoi dire qualcosa? Perché cazzo non mi lasci andare?>> Urlò allora Gianni.

Questa volta Michele si voltò verso di lui. Lo guardò dritto negli occhi, poi gli si avvicinò.

<<Ancora non ho deciso cosa fare di te. Abbi un po’ di pazienza…>> Confessò Michele.

Gianni quasi iniziò a piangere. Era disperato, quella situazione era completamente pazzesca.

<<Io so di aver sbagliato, - disse Gianni. - E me ne pento. Non so cos’altro posso dirti. Se potessi tornare indietro, non rifarei quello che ho fatto.>>

Michele tornò ad ignorare Gianni. Si avvicinò ad una finestra, con lo sguardo sembrò cercare qualcuno. Poi tornò a sedersi, accarezzando la pistola che aveva tra le mani e iniziò a fissare Gianni. Senza dire nulla.

<<Ma cosa stai facendo?>> Chiese ancora Gianni, spaventato dallo sguardo indecifrabile di Michele.

Michele si alzò nuovamente dalla sua sedia e tornò a guardare fuori dalla finestra. Era chiaro che aspettasse qualcuno.

Gianni era completamente nel panico. Erano più di venti minuti che si trovava legato a quella sedia, nella cucina della casa di Michele. E Michele non gli aveva ancora detto perché l’aveva costretto lì.

<<Tu lo sai perché ci troviamo in questa situazione, vero?>> Chiese improvvisamente Michele.

Gianni si ricompose. Finalmente Michele sembrava voler ragionare.

<<Credo di si.>> Rispose Gianni, parecchio titubante.

<<Credi che io stia esagerando?>> Chiese ancora Michele.

Gianni abbassò lo sguardo, o almeno, inclinò la testa per quel poco che la corda con cui era legato gli consentì. “Fortunatamente” pensò, quel po’ di inclinazione gli permise di evitare il suo sguardo.

Gianni non rispose. Allora Michele insistette:

<<Credi che io stia esagerando?>>

Gianni questa volta si voltò alla sua destra. Cercò di fissare una delle pareti. Poi gettò lo sguardo alla finestra. Ma non rispose nemmeno allora.

Michele si alzò nuovamente dalla sedia. Tornò a fissare per qualche secondo quello che c’era fuori dalla finestra. Colui, o quello, che aspettava, evidentemente non era ancora arrivato.

<<Per Dio, vuoi rispondere a questa cazzo di domanda?>> Stavolta Michele alzò la voce. Non tanto, però un tono più duro rispetto al solito, sempre calmo e pacato. Cosicché, oltre allo strano comportamento, anche il suo modo di parlare contribuì a farlo apparire come impazzito.

Gianni decise di guardarlo negli occhi. Raccolse tutto quello che aveva dentro. Ci pensò su qualche secondo. Poi rispose con sincerità:

<<Che ti devo dire. Fossi stato in te, avrei fatto di peggio.>>

Michele accolse quella risposta con leggero stupore. Gianni decise di essere sincero, almeno quella volta.

<<Beh, amico mio, - disse ancora Michele. - aspetta ancora qualche minuto, poi mi dirai se davvero saresti riuscito a fare di peggio…>>

Quelle parole terrorizzarono Gianni. Era pur sempre Michele, ma ormai poteva aspettarsi di tutto.

Michele, che intanto s’era di nuovo seduto, tornò ancora alla finestra. Alternava le occhiate fuori dalla finestra a quelle verso Gianni. E ogni tanto si fermava a fissare il vuoto. Era preda di un dolore enorme.

<<Cosa stai aspettando?>> Chiese improvvisamente Gianni.

Michele si voltò verso di lui, lo fissò per qualche secondo, poi non rispose. E tornò a guardare fuori dalla finestra.

Gianni si convinse sempre di più del fatto che gli fosse andato di volta il cervello. Ovviamente nemmeno lui se la passava granché bene. Provava emozioni contrastanti, tra paura e senso di colpa. Per quanto potesse pensare che tutto quello fosse davvero esagerato, quel briciolo di coscienza che gli era rimasto lo spingeva a sentire di meritarselo. Pensò: “A gesto infame, risposta infame.”

Proprio mentre Gianni era nel bel mezzo dell’accettazione di quella situazione, Michele si allontanò rapidamente dalla finestra, sorridendo. Beh, in realtà non era un sorriso vero e proprio, quella smorfia assomigliava più ad un ghigno. Non cattivo. Pazzo.

Michele raggiunse la porta di casa. Colui che stava aspettando era arrivato, probabilmente.

Gianni non riusciva ad immaginare chi potesse essere. O forse ne aveva un vago sospetto. Qualcuno che entrambi conoscevano bene …

 

Capitolo 1 - 16 Giugno 1988

 

<<Senza ombra di dubbio, io dico “Scarface” di Brian De Palma.>> Disse Michele.

<<Oddio no. – fece Roberto – Come fai a dire che “Scarface” è il miglior film di sempre?>>

<<Io non l’ho mai visto.>> Intervenne Gianni.

<<Mai visto “Scarface”!?>> Disse Michele, sorpreso da quella affermazione.

<<No. – Disse ancora Gianni – Qualcuno già me ne ha parlato, più volte m’è passato il Dvd tra le mani, ma non ho mai avuto né tempo, né modo di vederlo.>>

<<E’ semplicemente pazzesco che tu non abbia mai visto “Scarface”.>> Insistette Michele.

<<Ma che sarà mai…>> Disse allora Roberto.

<<Non dirai mica sul serio?>> Fece Michele.

<<Da quello che so, - disse ancora Gianni – sembra che “Scarface” sia un film che parla di mafia dove muore un sacco di gente e poi anche il protagonista.>>

Roberto scoppiò a ridere prima di dire:

<<In effetti non è tanto lontana dal vero questa tua disamina.>>

Michele portò una mano alla fronte e scosse la testa.

<<Sapete che vi dico? Meritate solamente film come “Balle spaziali”. E’ a causa di gente come voi che il cinema sta decadendo in questo modo.>>

Questa volta, oltre a Roberto, anche Gianni scoppiò a ridere.

<<Ma fammi il piacere.>> Disse Gianni.

<<Cosa ci trovi di così bello in un film del genere?>> Chiese Roberto, tra il serio e il faceto.

Michele colse il leggero sarcasmo.

<<Non meriteresti nemmeno una risposta, sei patetico. Ma te la darò comunque. Non per te, ma per rendere giustizia ad un capolavoro.>>

Roberto e Gianni risero ancora, stavolta un po’ meno convinti.

<<Partiamo dalla trama.>> Cominciò Michele.

<<Ok.>> Risposero in coro Gianni e Roberto.

<<In effetti è molto semplice. Toni Montana è un cubano, riuscito a scappare dal suo paese, durante il regime di Castro. Quando mette piede negli Stati Uniti non è praticamente nessuno. L’unica cosa che ha sono le palle e… - Michele si fermò qualche secondo a pensare - no, non ricordo null’altro, solo le sue palle.>>

<<Meglio di niente.>>Commentò Gianni.

<<Non sai quanto.>> Disse Michele.

<<In realtà ha anche un amico.>> Intervenne Roberto.

<<Parli di Manny?>> Chiese Michele.

<<Già.>> Confermò Roberto.

<<Da un certo punto di vista è anche vero ma, ad essere sinceri, non credo che abbia un ruolo chissà quanto importante nella sua ascesa.>> Spiegò Michele.

<<Ma se lo accompagna dall’inizio fino a quasi alla fine del film.>> Protestò Roberto.

<<E’ vero anche questo ma…>> Provò a dire Michele.

<<Insomma, si può sapere se questo Manny è una figura importante o meno del film oppure dobbiamo passare la serata a discutere di questa stronzata?>> S’intromise Gianni, piuttosto irritato da quella sterile discussione che gli impediva di sapere quello che Michele aveva da dire sul film.

Fu il turno di Michele e Roberto di scoppiare a ridere.

<<Hai ragione. Mettiamola così: tutto quello che ha detto Roberto finora è vero, però il punto è un altro.>> Disse Michele.

<<E allora, quale sarebbe questo punto?>> Chiese Gianni.

<<Già, Michele, quale sarebbe questo punto?>> Ripeté Roberto.

<<Il punto è questo: Toni e Manny sono amici, molto legati. Ma Manny non ha un ruolo fondamentale nella sua ascesa, a mio modo di vedere. Innanzitutto, Toni “si guadagna” la carta verde per aver ucciso una personaggio scomodo a determinate persone abbastanza influenti da potergli dare una mano; poi riesce a portare quasi a termine uno scambio, tra droga e soldi, con dei colombiani.>>

<<Perché “quasi”?>> Disse Gianni.

Roberto sorrise.

<<Beh, perché Toni riesce a prendere la droga e non consegnare la valigetta con i soldi in cambio.>> Spiegò Roberto.

<<In che modo? Li inganna o cosa?>> Provò ad indovinare Gianni.

<<Li fa fuori tutti. Fino all’ultimo.>> Disse Michele.

<<Wow!>> Esclamò Gianni.

<<E questo non è niente. – continuò Michele – Dopo essersi guadagnato tutta quella droga senza scucire neanche un dollaro, riesce ad entrare in un cartello della droga di Miami. Ed anche a fare velocemente carriera. Nel frattempo, Toni adocchia la donna del boss, innamorandosene.>>

<<Mi sa che hai ragione sulla questione delle palle.>> Disse Gianni.

<<Questo è solo l’inizio. Improvvisamente, Toni serve su un piatto d’argento la possibilità di compiere il salto di qualità al suo cartello.>> Continuò Michele.

<<In che modo?>> Chiese Gianni, sempre più appassionato dal racconto.

<<Toni viene mandato in Bolivia, per far da spalla ad un suo “superiore”, a sua volta incaricato di trattare per conto del boss su di una transazione.>>

<<Droga?>> Chiese Gianni.

<<Ovviamente.>> Rispose caustico Michele.

<<Non era in Colombia?>> Chiese Roberto.

<<No, mi pare fosse proprio la Bolivia. Non chiedermi perché, ma è così. Comunque, dicevo, Toni si trova in Bolivia a trattare direttamente con un magnate del commercio della cocaina. Una specie di semi-dio, una persona che viene dipinta come il signore della droga in Sud America.>>

<<Ma non è lì per spalleggiare il suo “superiore”?>> Chiese Gianni, leggermente confuso.

<<Già. Ma decide di intromettersi nella trattativa. Per non tirarla troppo per le lunghe, Toni preme per acquistare un quantitativo enorme di cocaina ad un prezzo ottimo mentre il suo “superiore” non vuole prendere una decisione che spettava al boss.>> Chiarì Michele.

<<E come va a finire?>> Chiese Gianni.

<<Beh… Toni diventa amico di questo tizio e riesce a stringere un sorta di “pre-accordo”, se mi passi il termine.>>

<<E l’altro?>> Chiese ancora Gianni.

<<Fa un bel volo da un elicottero.>> Intervenne Roberto.

<<Senza paracadute.>> Specificò Michele.

<<Capisco. - Disse Gianni – E il boss come la prese?>>

<<Malissimo. – disse Michele – Non aveva mai avuto a che fare con così tanta cocaina, teme di non riuscire a coprire il costo, che si aggira attorno al mezzo milione di dollari a settimana.>>

<<E come va a finire quest’altra faccenda?>> Chiese Gianni.

<<Toni, dopo un’accesa discussione, decide di mettersi “in proprio”. Senza rancore, si accordano per non pestarsi i piedi a vicenda.>>

<<Patto tra gentiluomini, insomma.>> Fece Gianni.

<<In un certo senso…>> Disse Roberto.

<<Perché?>> Chiese Gianni.

A quel punto, Roberto, dopo aver controllato l’orario, salutò i due amici e li lasciò alla loro chiacchierata. La conversazione continuò tra Michele e Gianni.

<<Perché, in seguito, nessuno dei due si comporta da gentiluomo.>> Spiegò Michele.

<<Che fanno?>>

<<Beh, Toni ci prova sfacciatamente con la donna del boss.>>

<<E lui?>>

<<Tenta di ucciderlo. Ma non ci riesce.>>

<<Lo avevo immaginato…>>

<<La situazione è questa: il boss assolda due killer per far fuori Toni, che riesce a sopravvivere all’attentato.>>

<<Immagino che poi Toni decida di vendicarsi.>>

<<Esatto. La sera stessa chiama Manny e, accompagnato da un altro dei suoi uomini, si presenta armato dal boss, che intanto stava avendo una piacevole conversazione con un pezzo grosso delle autorità locali, con il quale sembra essere in ottimi rapporti.>>

<<Chi resta vivo?>>

<<Nessuno dei due. Anzi, in realtà sopravvive un maggiordomo, che, dopo aver visto la morte in faccia, si guadagna un altro lavoro…>>

<<Capisco.>>

<<Da questo momento in poi, inizia una crescita esponenziale del denaro, e del potere, di Toni: guadagna fiumi di dollari, arriva al punto in cui la banca cui fa riferimento non può che alzargli i tassi di interesse, per non destare sospetti.>>

<<Addirittura?>>

<<Già. Ed è proprio questo preciso istante, il momento in cui termina la veloce ascesa e comincia l’altrettanto rapido declino.>>

Gianni non rimase molto sorpreso, in effetti, era l’unico sviluppo possibile. Dopo aver toccato il cielo, non si poteva che scendere.

<<Qualcuno lo spodesta?>>

<<Non proprio. Dopo il colloquio con una figura eminente della sua banca, decide, su consiglio di Manny, di affidarsi a degli ebrei per i suoi soldi.>>

<<Questi ebrei lo fottono?>>

<<Beh, in un certo senso si. Anche perché non sono ebrei, ma dei poliziotti che gli hanno teso una trappola.>>

<<Lo arrestano?>>

<<Si. Ma Toni paga la cauzione ed è fuori.>>

<<Al processo riesce a cavarsela grazie alle maniglie che s’è costruito nella sua carriera?>>

<<In realtà, non ha il tempo di arrivare al processo.>>

<<Come mai?>>

<<Perché, prima di poter avere il tempo di pensare al processo, il potente signore della droga, diventato suo amico, gli chiede un favore. Che Toni non riesce a fargli.>>

<<In che senso?>>

<<Sempre per essere sintetici, un killer professionista ha bisogno di un appoggio a New York, città che non conosce, per far fuori un personaggio scomodo. A Toni viene chiesto di assicurarsi che questo killer abbia tutto quello che gli serve per compiere il suo lavoro. Ma le cose non vanno come dovrebbero: il killer, decide di far fuori quell’uomo facendo saltare in aria la sua auto, con a bordo anche sua moglie e i suoi bambini. Toni non è d’accordo, da in escandescenze, avverte una certa mancanza di rispetto, e fa fuori questo killer.>>

<<Mi sa che sta per arrivare il finale.>>

<<Già. Il potente signore della droga si vendica di Toni, mandandogli un esercito di sicari. Toni resiste finché può, poi muore crivellato di colpi. Non prima però di aver ucciso Manny ed aver visto morire sua sorella tra le sue braccia.>>

<<E perché mai ammazza Manny? E da dove sbuca fuori sua sorella?>> Disse Gianni, nuovamente confuso.

<<Beh, non ti avevo parlato della situazione, per così dire, “affettiva” di Toni. Lui ha una sorella, che non vede da parecchio tempo. Una volta diventato ricco abbastanza da poter badare a lei, riallaccia i rapporti, anche se sua madre finisce per odiare il mestiere che fa. Manny lentamente finisce per innamorarsi di lei e Toni, che sviluppa una sorta di ossessione per la sorellina, finisce per ucciderlo, credendo che lui l’avesse scopata senza averglielo detto.>>

<<Ed invece?>>

<<Beh, in realtà la scopa veramente senza dire niente a Toni.>>

<<Ed allora perché hai detto “crede?”>> Chiese Gianni.

<<Perché, e questo Toni non lo sa, Manny e Gina, sua sorella, si erano sposati il giorno prima a Las Vegas, decidendo di non dirlo a Toni per fargli una sorpresa.>>

<<E invece la sorpresa l’ha fatta Toni a loro due.>>

<<Effettivamente, si.>>

Gianni finì la birra, ormai diventata calda, che era sul bancone del bar.

<<La trama sembra accattivante ma…>>

<<Ma?>> Lo interruppe Michele.

<<Perché pensi che questo sia il film migliore di sempre?>>

<<La trama è intrigante, e molto, ecco perchè piace a tante persone che non capiscono nulla di cinema. Ma non è quello il motivo.>> Spiegò Michele.

<<E, allora, perché questo sarebbe il miglior film di sempre?>> Chiese Gianni.

<<Per quello che il regista vuole dire e che, in effetti, dice attraverso i personaggi. Credo sia semplice inventare storie, sicuramente è più difficile dire qualcosa dicendo qualcos'altro.>>

Gianni non capì, i suoi occhi lo dimostrarono chiaramente. Michele decise di spiegarsi meglio, o almeno, in un altro modo.

<<Ok, è evidente che non mi sono spiegato granché bene. Mettiamola così allora: apprezzo di più film, libri o canzoni che non si limitano a raccontare una storia, ma che cercano di lasciare un messaggio, sollevare quesiti, generare discussioni. Se poi la trama è anche intrigante, tanto di guadagnato.>>

<<Adesso ho capito. Ma, a proposito di "Scarface", quali sono questi, come dire, "messaggi"?>>

<<L'ascesa e la caduta per esempio. Come alcune cose possono rivelarsi armi a doppio taglio, come i soldi, il potere e la cocaina che prima permettono a Toni di salire in cima al mondo, poi lo fanno ricadere nel baratro. Fenomenale, poi, è il momento in cui Toni, sua moglie e Manny sono a cena; mangiano, bevono, sua moglie è strafatta e lui si chiede: "Alla fine si riduce tutto a questo? Abbiamo lavorato per mangiare, bere, pippare per arrivare a cinquanta anni con un pancione e senza la forza di muoversi?". Ma è uno, ed uno solo, il messaggio che mi ha colpito in maniera particolare.>>

<<Quale?>>

<<Una delle frasi di Toni, forse la più celebre. Nella mia vita ho solo due cose: la mia parola e le palle. E le ho sempre rispettate tutte e due.>>

 

 
 
 
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