Il pensiero scomodo

Italia: l'origine dell'anomalia. The end.


Italia: l’origine dell’anomalia. The end.Una chiave di lettura del problema Berlusconi. I rapporti tra Berlusconi, Mangano e Dell’Utri. Prima del 2001, in pochi conoscevano la verità sul modo in cui Silvio Berlusconi avesse creato la sua fortuna. Ci si limitava a citare il suo fiuto imprenditoriale, con la nascita di Milano Due. Come se, dal nulla, ottenere prestiti e finanziamenti per edificare un intero quartiere fossero alla portata di chiunque. Lo stesso Berlusconi, di recente, s’era giustificato asserendo di aver avuto una grossa fortuna, oltre al gran fiuto per gli affari. In pratica, diceva, s’era trovato ad essere al posto giusto nel momento giusto, per ottenere quegli ingenti finanziamenti. Ma il 2001 è stato lo spartiacque. In edicola uscì un libro “L’odore dei soldi”, scritto da Elio Veltri ed un certo Marco Travaglio. In quel libro venne descritto pedissequamente il modo in cui Berlusconi aveva creato decine e decine di società inscatolate (di cui ognuna era parte di ogni altra, con numerose persone che, a volte anche inconsapevolmente, erano state utilizzate come teste di legno, ossia prestanome). Ma su questo tornerò dopo. L’uscita di quel libro, con tutte le sue accuse, avrebbe potuto far tremare qualsiasi esponente politico di qualsiasi stato, causandone la morte politica. Ma non in Italia. Per due mesi, infatti, nessuno ne parlò. Nessuno! L’unico a dargli un certo peso fu un comico, Daniele Luttazzi. In un’ormai storica intervista in Satyricon (il suo programma in seconda serata) ad uno degli autori, Travaglio, il comico presentatore rese al grande pubblico la verità su Silvio Berlusconi. Travaglio non esitò a descrivere la situazione degli anni Ottanta, quella in cui nacque il fenomeno Berlusconi. Parlò delle numerose holding, dei prestiti assurdi per uno spiantatati quale Berlusconi era a quei tempi, del ruolo della banca Rasini, autrice dei prestiti. Le accuse furono pesanti: la banca Rasini era conosciuta per essere utilizzata dalla mafia per il riciclaggio di denaro sporco. In pratica, la banca Rasini, ripuliva il denaro proveniente dall’operato delle cosche mafiose e, allo stesso tempo, finanziava Berlusconi nel suo lancio nel mondo della finanza. E questo è un dato di fatto. Altra certezza è la presenza di uomini della P2 tra gli amministratori della Banca. Tralasciando per un momento queste prime conclusioni, Travaglio nel suo libro parlò anche dei rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri ed un certo Mangano. Berlusconi e Dell’Utri erano amici fin dai tempi dell’università. Dell’Utri era siciliano. Mangano invece era un esponente di Cosa nostra che venne assunto nella villa di Arcore (di Berlusconi) per fare lo stalliere. Ci lavorò per molti anni. Non starò qui a spiegare tutta la situazione per filo e per segno, anche perché ci vorrebbero pagine e pagine (vi invito a leggere il libro “L’odore dei soldi” per saperne di più, o almeno la voce di Wikipedia che ne riassume le conclusione). Per la mia trattazione, mi servirò solo delle conclusioni tratte da quel libro: Berlusconi, tramite il Dell’Utri (c’è una sentenza in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Dell’Utri che afferma questo), decide di pagare Cosa nostra pur di poter stare tranquillo (era il periodo dei sequestri di persona). Mangano era l’assicurazione che Berlusconi potesse stare tranquillo sul serio. La veridicità di quanto scritto finora è corroborata da una sentenza della Corte di Cassazione: Berlusconi, in seguito alla celeberrima intervista a Travaglio, denunciò l’autore del libro, Luttazzi e il programma Satyricon, per diffamazione. Sapete quale fu il risultato del processo: il reato non sussiste, ciò che venne detto in trasmissione era la pura verità! ConclusioneAl lettore attento non sarà sfuggita la presenza di Berlusconi, seppur a volte con un ruolo più marginale, tra i protagonisti dei peggiori fatti della storia degli ultimi 30 anni. Attualmente, e la situazione è chiara, detiene per intero il potere (come da noi più volte scritto). Tramite il controllo dei media e della finanza, esercita il suo regime morbido, la dittatura nascosta, che è molto diversa da quella ufficiale di Castro, di Chavez o di chicchessia. Ma è pur sempre inaccettabile in un paese democratico. Ed è giunto, dopo tante settimane, il momento di rendere pubblica la mia chiave di lettura, che è un po’ quella di chiunque abbia avuto il bisogno di saperne qualcosa in più sul cancro della democrazia (non i magistrati…). Silvio Berlusconi ha edificato Milano due grazie a finanziamenti derivati da una banca che riciclava denaro della mafia. A fine anni ‘80. Quella banca aveva tra i suoi membri un manipolo di persone facenti parte della P2 (come Silvio). E’ chiaro che l’essere un membro della P2 aveva, tra gli altri, il vantaggio di consentire la contrazione di prestiti numerosi senza le debite coperture. E’ altrettanto di dominio pubblico la situazione di Fininvest nel 1994, la principale società di Berlusconi, pesantemente indebitata a causa dei continui acquisti, necessari per consolidare quello che oggi è un impero. Poste queste due premesse, è d’uopo ricordare lo scandalo Tangentopoli. Mentre Berlusconi faceva man bassa di tv, giornali e aziende d’ogni tipo grazie ai finanziamenti derivati dalla banca Rasini, il mondo politico italiano di allora, di cui Berlusconi non faceva ancora parte, ebbe una sorta di “colpo di spugna”. I principali partiti di allora praticamente scomparvero, sulla scia di scandali che ricevevano puntualmente una eco enorme sulle reti televisive del Cavaliere. Scandali che prepararono il terreno alla discesa in campo di Berlusconi in politica. Altro flash back, stavolta a proposito degli omicidi di Falcone e Borsellino, nell’ambito della guerra tra mafia e Stato. I magistrati, in questi mesi, stanno lavorando al processo che riguarda la trattativa tra Stato e mafia per far terminare le stragi (badate bene, non sono più supposizioni, ad oggi, è certo che almeno una, se non due, trattative, ci furono negli anni tra il 1992 e il 1993). Tra la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino passarono 57 giorni. In quel lasso di tempo, Borsellino si mise al lavoro, conscio che ormai la spada di Damocle pendeva sulla sua testa. Nella sua ultima intervista prima di morire, rilasciata a due giornalisti francesi, Borsellino confessò quello che oggi si può considerare il segreto di pulcinella: Dell’Utri aveva legami con cosche mafiose, aiutò Berlusconi a proteggersi pagando la sua sicurezza e sancendo il patto di non belligeranza piazzando Mangano nella sua casa. Questa situazione era al vaglio degli inquirenti e, probabilmente, se Borsellino non fosse stato ucciso, oggi ne sapremmo molto di più. E’ questa è un’affermazione che fa venire i brividi. Nel capitolo 4 di questa rubrica, tra i misteri della guerra tra Stato e mafia, c’è anche l’omicidio di Borsellino. Per Cosa nostra, l’omicidio di Borsellino si rivelò controproducente: in quei giorni l’avvertimento era stato già lanciato facendo saltare in aria Falcone. La morte di Borsellino, addirittura, impedì a Giulio Andreotti (lui si, seppur non incriminato a causa dell’infamia che vive in Parlamento, mafioso doc) di divenire Presidente della Repubblica. Chi aveva interesse nel vedere morto Borsellino? La risposta è chiara: qualcuno che poteva essere incastrato da lui. Qualcuno che aveva utilizzato fondi provenienti dal riciclaggio di denaro sporco. Qualcuno che la mafia aveva in pugno, laddove era riuscito a piazzare un tale Mangano in casa sua. E poi c’è la questione del Piano di Rinascita democratica, nel capitolo 2 di questa rubrica: Licio Gelli, qualche anno fa, aveva affermato in un’intervista che ormai Berlusconi era riuscito ad attuare il piano della P2 per ottenere il controllo del potere. Qualcuno ne dubita? Rileggetevi i principali punti e verificate se sono o meno attuati (in particolare, fate riferimento alla riforma della giustizia di cui Berlusconi si vuole fare promotore). Si dice che Silvio Berlusconi sia entrato in politica per non affrontare i processi che lo riguardano, come stanno ad evidenziare le numerose leggi ad personam da lui varate (di cui parleremo in futuro). Beh, sta di fatto che la situazione attuale è stata prevista dalla loggia massonica P2, ha tratto giovamento da Tangentopoli e ha sfruttato la guerra tra Stato e mafia per eliminare i possibili personaggi scomodi all’attuale regime. Dopo tutti questi preamboli, ecco la mia versione: non ho ancora capito se Berlusconi sia artefice di tutto o fantoccio in mano a poteri ancor più grandi di lui, la verità è che ha sfruttato denaro della mafia per sottomettere il popolo italiano alla sua mercè e quella dei suoi seguaci (Dell’Utri, Confalonieri, Galliani, Feltri...). Il suo ingresso nel mondo politico ha radicalmente cambiato la società italiana moderna, azzerandone le qualità e accentuandone gli ancestrali difetti. Tutte le sue riforme contro la scuola, l’università e la cultura, i suoi programmi più trash che mai e il suo modo di intendere il divertimento lo stanno a dimostrare. L’Italia non è più un paese libero, almeno dal 1994. Sia chiaro, in tutti i paesi del mondo c’è nepotismo, corruzione e qualsiasi altra forma di spregevole abuso di potere. Ma non in maniera così scientifica. Non in maniera così polidimensionale da permeare tutti gli aspetti della vita quotidiana pur di propagandare la bontà di questo regime. L’anomalia. Il cancro che si dovrà estirpare. Prima o poi. Per il bene di tutti.E adesso un paio di link per farvi capire che non sono solo fandonie o fantasie: http://www.youtube.com/watch?v=WzXXnNEflGEhttp://www.youtube.com/watch?v=adrQb0qqhxohttp://www.youtube.com/watch?v=egQE53DP8_Qhttp://www.youtube.com/watch?v=Nkub9IimkGIGustavo Marigliano