Il pensiero scomodo

Se non ora, Quando?


 Giornata nazionale della Mobilitazione Femminile.Fragile, opulenta donna, matrice del paradisosei un granello di colpaanche agli occhi di Diomalgrado le tue sante guerreper l'emancipazione.Spaccarono la tua bellezzae rimane uno scheletro d'amoreche però grida ancora vendettae soltanto tu riesciancora a piangere,poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,poi ti volti e non sai ancora diree taci meravigliatae allora diventi grande come la terra.Queste la parole che Alda Merini, una delle più grandi poetesse del nostro secolo, scomparsa di recente dedicava alla parte del mondo che non si arrende, che non ci sta e che continua a guardare con gli occhi della malinconia, dello stupore e dello sdegno il triste scenario di una rappresentazione della vita magra e turpe offerta da chi ci governa. Un grido di dolore, come quello che ha segnato gli anni della sua vita, un grido di speranza contro chi si arrende e lascia passare e talvolta contro le stessa donne che non si accorgono o non vogliono farlo, di quanto siano esse stesse protagoniste e, troppo spesso, complici di un degrado etico, prima che politico.Perché donne sono anche Ruby, la piccola Ruby, o Noemi Letizia, o la Minetti che sulle pagine del Giornale tuona con quello che secondo lei è uno slogan di libertà: “La bellezza è potere”. E difende essa stessa il nostro Premier, che del suo piacere ha fatto il moto dell’azione politica. Tutti ricordiamo le offese, nemmeno tanto nascoste, a Rosy Bindi e a tutti si palesa sotto gli occhi con quale criterio il nostro Presidente del Consiglio abbia scelto il mondo femminile del Pdl nel Parlamento. Ma si è spinto un po’ oltre, superando le barriere della vita pubblica e investendo la sfera privata e con questo invadendo e offendendo la dignità delle donne. Si è parlato del Sistema Tarantino che ha dietro un tentativo spinto fino all’inverosimile che da anni è stato tentato e messo in atto. Il tentativo di abbassare il livello, di ridicolizzare, di togliere la dignità e la cultura. E ancora una volta il corpo delle donne è stato utilizzato per dare sfogo e misura a chi vuol fare di questo sistema una linea politica e di vita.Bellezza non è avere un corpo bello ma armonioso e dignitoso, bellezza è saper parlare, lavorare e conservare la propria dignità. Bellezza è non sottostare a chi vuole che le donne facciano parte della schiera delle escort di Berlusconi, bellezza è ribellarsi anche alla sola idea che per poter lavorare bisogna scendere a compromessi. Speravamo, noi donne, di aver superato quest’epoca di vitelloni ringalluzziti dal potere e che per questo si sentono padroni.L’Italia è fatta da donne diverse. Donne che ieri hanno urlato e preteso la difesa della loro dignità. Perché se non alle donne e se non ora, quando?In oltre 230 città dell’intero stivale. Dalla Piazza del Popolo a Roma agli ombrelli di Torino ("Per ripararci dal fango"), da Milano ad Andria dove "tutte e tutti coloro che vogliono partecipare portino con sé un fiore da offrire alla dignità di questo paese calpestata più volte". Da Avezzano a Napoli, dove gli organizzatori hanno contato 100mila presenze. E sessantamila sono state le presenze contate a Milano, 50mila quelle di Torino, a Palermo 10mila in corteo, e migliaia anche a Messina, Trieste, Bologna, Catania, Cosenza, Pesaro, Bari, Pescara. Fino al resto del mondo. Donne in piazza anche a Londra, Barcellona, Parigi, Malmoe, Praga, Atene, Bruxelles, Grenoble, e in Nepal, Honolulu, Boston, Washington. Un milione di donne da tutto il mondo. Perché le donne non scherzano, perché le donne sono stanche, perché le donne sperano in un paese in cui non si dovrebbe scendere in piazza a difendere la propria libertà e la propria dignità. Donne che non vogliono più sentire le voci di altre donne come Mariastella Gelmini che ha liquidato la mobilitazione dicendo che erano solo poche "radical chic", . O quelle del sottosegretario Daniela Santanché che ha detto: "Questa è solo una dimostrazione di odio verso un solo uomo, e loro sono donne manovrate dagli uomini di sinistra. Che fanno pena. Altro che dignità". Non solo i magistrati, ma circa un milione di donne…tutte manovrate dai comunisti. Il solito vecchio giochino che da anni ormai mette in atto sistematicamente il Premier e con lui tutta la sua schiera. La macchina del fango, del dubbio insinuato e della ridicolizzazione. Ma di donne ce ne erano tante, madri di famiglia, donne che lavorano e pagano a caro prezzo il fatto di appartenere alla parte dell’umanità che viene chiamata sesso debole. Ma le donne sono capaci di molto di più, soprattutto quando vengono offese in ciò che hanno di più caro, la propria dignità. Tra queste a Torino c’era anche Suor Eugenia Bonetti, missionaria delle Consolate, in Africa per 24 anni e a Torino da qualche tempo nel centro Caritas. "Voglio dare voce a chi non ha voce - ha detto tra gli applausi della piazza intera - alle nuove schiave che vengono nel nostro Paese pensando di trovare un futuro migliore. E' per loro e per tutte noi che faccio appello perché sia riconosciuta la dignità della donna. Di queste schiave siamo sorelle e madri per noi e per loro dobbiamo dire basta a questo indegno mercato del mondo femminile, a quei diretti umani fondamentali che sono negati". Suor Eugenia Bonetti ha fatto inoltre, diretto riferimento al Rubygate: "Sono notizie che ci sgomentano che ci portano a pensare che siamo lontani in Italia dal considerare la donna per ciò che è. E non ci rendiamo conto che la prostituzione del corpo delle donne è diventata una parte integrante del nostro vivere quotidianamente. Non possiamo restare indifferenti a questa mentalità, ne siamo tutti responsabili e bisogna da oggi fare ciascuno la propria parte".Perché nonostante ci fregiamo del titolo di uno Stato civile e di diritto, la nostra bella, amata e sofferta Italia attraversa un decadimento morale e politico senza precedenti. E ne siamo davvero tutti responsabili. Le donne dell'Italia si sono unite contro l'uomo che l'Italia rappresenta in nome di tutti per lavoro, per grado e ruolo. Si sono date appuntamento in piazza perché hanno figli e figlie che non vogliono far crescere con valori che non hanno scelto per loro stesse. E non si sono divise dalle veline e dalle escort, dalle parlamentari o dalle prostitute. Le hanno comprese nella loro visione e nella protesta comune. Lontane dalle divisioni retoriche di cui vorrebbe accusarle chi ha deciso di non abbracciare la manifestazione. Le donne che cambiano il mondo. E se non ora, Quando?Carolina Cimmino