Che c'è?

Arriva.

Volendo sviluppare l'approfondimento, degli aspetti carenti in un acquario, è venuto a galla il fatto che la distinzione con un biotopo naturale, è la riva. La cosa a noi sfugge nella sua funzione perché il nostro vissuto non l'ha trovata nella sua consistenza biologica, ma in quella balneare piuttosto che turistica.

Le recenti realizzazioni, con un notevole incremento dello spessore e delle pendenze del fondo, ha in parte limitato questo difetto di riproduzione, forse senza chiedersi, se, oltre ad un beneficio volumetrico, non ci fosse da sentire anche quello idrostatico, per il mutare dei rapporti che può ottenere il processo di trasformazione fuori e dentro da una massa in relazione alla profondità.

In tal senso, viste le possibilità limitate alla pietra ed al legno di arrivare in superficie, può utilmente giungere l'impiego di vasi in cotto, che, se riempiti dello stesso materiale del fondo, possono ospitare i processi di trasformazione, con la prerogativa di rispettare la progressività della regressione della pressione idrostatica, come può avvenire in un riva.

L'etochimica in acquario.

Ancora oggi le simbiosi che gli acquari provocano, sono immerse in mille piccole esperienze dai risvolti ambigui e controversi, da cui si traggono delle indicazioni preziose, tanto quanto siamo lontani da una coscienza perfetta di ciò che è possibile correggere. Siamo al cosidetto monospecifico, ovvero all'acquario che non avendo ne pace, ne specie, rassegna le dimissioni riconosciendo che una specie ittica, forzata in un simulacro, non è associabile ad altre, senza incappare, in società frocie. Questo non significa che vi siano tutte le ragioni che la salute può sostenere, e corre la necessità, di approfondire le analisi dei diversi soggetti per capire cosa possono produrre le singole forme di associazione di più specie. Ci sono specie che più di altre hanno nella loro storia, richiesto più competenza in tale campo e possono fungere da guida, da capofila per ulteriori sviluppi. Faccio l'esempio del Betta Splendens, pesce dal carattere particolarissimo, che per le sue qualità, ha una tradizione più lunga di quasi tutti gli altri pesci deputati all'acquariofilia. Credo che la bibliografia, disponibile su questa specie sia quella più ricca di informazioni sulla compatibilità con altre specie. Adottando questo modo di procedere si deve effettuare una scielta di fronte ad un'acquario he è quella di individuare la specie principale intorno alla quale sviluppar le congiunzioni, che definisco etochimiche, per la relativa rigidità, che possono avere e per il parziale sacrificio che chiedo ad altre specie nel dover dare un adattamento, alle condizioni di vita di quella eletta. Ciò non significa che le formula debbano comuque penalizzare delle specie, poichè i rapporti possono anche essere magnifici, ma a non perdere il filo del discorso, in modo da ottenere un ordine antologico, più chiaro possibile. La volta che, invertendo la procedura, la specie principale diventa perificerica il risultato etochimico non cambia, che per aspetti accessori.