PROFESSIONE DI FEDE CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
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Post n°202 pubblicato il 31 Dicembre 2015 da IOSONOLAVITA1
Post n°201 pubblicato il 22 Dicembre 2015 da IOSONOLAVITA1
IN QUESTA FESTA DI PACE AUGURI E TANTA FELICITA’...
Post n°200 pubblicato il 28 Novembre 2015 da IOSONOLAVITA1
Tag: AVVENTO
Post n°199 pubblicato il 10 Ottobre 2015 da IOSONOLAVITA1
TUTTO È POSSIBILE A DIO Dal Vangelo secondo Marco 10,17-30 In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a Lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i Comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel Regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel Regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
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Post n°198 pubblicato il 04 Ottobre 2015 da IOSONOLAVITA1
4 OTTOBRE SAN FRANCESCO Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi. Benedetto da Dio e dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò fra i Turchi: mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ». Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate. Compose laudi in onore di Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 4 ottobre 1226.
Post n°197 pubblicato il 02 Ottobre 2015 da IOSONOLAVITA1
2 OTTOBRE
È certo che agli Angeli è affidata la custodia degli uomini. Ecco quanto si legge nell'Esodo : « Ecco io manderò il mio Angelo, il quale ti vada innanzi e ti custodisca nel viaggio, e ti introduca nel paese che ti ho preparato. Onoralo, ed ascolta la sua parola, guardati dal disprezzarlo; poichè egli non ti perdonerà se farai male, essendo in lui il mio nome. Nel Vangelo: « Badate di non disprezzare uno di questi pargoli; perché io vi dico che gli Angeli loro, nei cieli, vedono continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli ». La Chiesa, fedele interprete della parola di Dio, istituì l'odierna festa in onore degli Angeli Custodi, per invitare i fedeli ad onorarli in modo particolare. Ed a ragione, perchè essi sono le nostre guide invisibili, che ci stanno continuamente ai accanto nel pericoloso viaggio della vita, per difenderci da tutti i pericoli dell'anima e del corpo. Che degnazione, e che amore! La Divina Maestà manda i suoi Angeli, cioè i suoi ministri, li manda a noi, affinché ci difendano dal male e ci conservino nel bene. E il nostro Angelo Custode ci libera dai pericoli e da ogni male; impedisce ai demoni di nuocerci e ci conserva nel bene; inoltre suscita in noi pensieri santi e sante ispirazioni, prende le nostre preghiere ed opere buone e le presenta a Dio. A questo riguardo è commovente la storia di Tobia. PREGHIERA. O Dio, che con ineffabile provvidenza ti degni di inviare i tuoi santi Angeli alla nostra custodia, fa' che siamo sempre da loro protetti e possiamo un giorno vederli in cielo.
Post n°196 pubblicato il 26 Settembre 2015 da IOSONOLAVITA1
Domenica 27 settembre 2015 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 9,38-43.45.47-48 Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Corrispondenza nell’”Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta Volume 5 Capitolo 352 pagina 372 [...] E guardatevi dallo scandalizzare uno di questi piccoli il cui occhio vede Iddio. Non si deve mai dare scandalo a nessuno. Ma guai, tre volte guai, chi sfiora il candore ignaro dei fanciulli! Lasciateli angeli più che potete. Troppo ripugnante è il mondo e la carne per l’anima che viene dai Cieli! E il fanciullo, per la sua innocenza, è ancora tutt’anima. Abbiate rispetto all’anima del fanciullo e al suo stesso corpo, come avete rispetto al luogo sacro. Sacro è anche il fanciullo perché ha Dio in sé. In ogni corpo è il tempio dello Spirito. Ma il tempio del fanciullo è il più sacro e profondo, è oltre il doppio Velo. Non scuotete neppure le tende della sublime ignoranza della concupiscenza col vento delle vostre passioni. Io vorrei un fanciullo in ogni famiglia, in mezzo ad ogni raccolta di persone, perché fosse di freno alle passioni degli uomini. Il fanciullo santifica, dà ristoro e freschezza solo col raggio dei suoi occhi senza malizia. Ma guai a coloro che levano santità al fanciullo col loro modo di agire scandaloso! Guai a coloro che con le loro licenze danno malizie ai fanciulli! Guai a coloro che con le loro parole e ironie ledono la fede in Me dei fanciulli! Sarebbe meglio che a tutti questi si legasse al collo una pietra da macina e si gettassero in mare perché affogassero col loro scandalo. Guai al mondo per gli scandali che dà agli innocenti! Perché se è inevitabile che avvengano scandali, guai all’uomo che per sua causa li provoca. Nessuno ha il diritto di fare violenza al suo corpo e alla sua vita. Perché vita e corpo ci vengono da Dio, e solo Lui ha diritto di prenderne delle parti o il tutto. Ma però Io vi dico che se la vostra mano vi scandalizza è meglio che la mozziate, che se il vostro piede vi porta a dare scandalo è bene che voi lo mozziate. Meglio per voi entrare monchi o zoppi nella Vita che essere gettati nel fuoco eterno con le due mani e i due piedi. E se non basta avere mozzo un piede o una mano, fate che vi siano mozzati anche l’altra mano o l’altro piede, per non fare più scandalo e per avere tempo da pentirvi prima di essere lanciati dove il fuoco non si estingue, e rode come un verme in eterno. E se è il vostro occhio che vi è cagione di scandalo, cavatevelo. È meglio essere orbi di un occhio che essere nell’inferno con tutti e due. Con un occhio solo, o anche senz’occhi, giunti al Cielo vedreste la Luce, mentre coi due occhi scandalosi, tenebre e orrore vedreste nell’inferno. E questo solo. Ricordatevi tutto questo. Non disprezzate i piccoli, non scandalizzateli, non derideteli. Sono da più di voi, perché i loro Angeli vedono sempre Iddio che dice loro le verità da rivelare ai fanciulli e a quelli dal cuor di fanciullo. E voi come fanciulli amatevi fra di voi. Senza dispute, senza orgogli. State in pace fra voi. Abbiate spirito di pace con tutti. Fratelli siete, nel nome del Signore, e non nemici. Non ci sono, non ci devono essere dei nemici per i discepoli di Gesù. L’unico Nemico è satana. Di quello siate nemici acerrimi, scendendo in battaglia contro di lui e contro i peccati che portano satana nei cuori. Siate instancabili nel combattere il Male quale che sia la forma che assume. E pazienti. Non c’è limitazione all’operare dell’apostolo, perché non c’è limitazione all’operare del Male. Il demonio non dice mai: “Basta. Ora sono stanco e mi riposo”. Egli è l’instancabile. Passa agile come il pensiero, e più ancora, da questo a quell’uomo, e tenta e prende, e seduce, e tormenta, e non dà pace. Assale proditoriamente e abbatte se non si è più che vigilanti. Delle volte si insedia da conquistatore per debolezza dell’assalito, altre vi entra da amico, perché il modo di vivere della preda cercata è già tale da essere alleata col Nemico. Tal’altra, scacciato da uno, gira e piomba sul migliore, per farsi vendetta dello smacco avuto da Dio o da un servo di Dio. Ma voi dovete dire ciò che dice lui: “Io non riposo”. Lui non riposa per popolare l’inferno. Voi non dovete riposare per popolare il Paradiso. Non dategli quartiere. Io vi avviso che più lo combatterete più vi farà soffrire. Ma non dovete tenere conto di ciò. Egli può scorrere la terra. Ma nel Cielo non penetra. Perciò là non vi darà più noia. E là saranno tutti quelli che lo hanno combattuto...». Gesù si interrompe bruscamente e chiede: «Ma insomma, perché date sempre noia a Giovanni? Che vogliono da te?». Giovanni si fa rosso come una fiamma e Bartolomeo, Tommaso, l’Iscariota chinano la testa vedendosi scoperti. «Ebbene?» chiede con imperio Gesù. «Maestro, i miei compagni vogliono che io ti dica una cosa». «Dilla, dunque». «Oggi, mentre Tu eri da quel malato, e noi giravamo per il paese come Tu avevi detto, abbiamo visto un uomo, che non è tuo discepolo e che neppure mai abbiamo notato fra quelli che ascoltano la tua dottrina, il quale cacciava dei demoni in tuo Nome da un gruppo di pellegrini che andavano a Gerusalemme. E ci riusciva. Ha guarito uno che aveva un tremito che gli impediva ogni lavoro, e ha reso la favella ad una fanciulla che era stata assalita nel bosco da un demonio in forma di cane che le aveva legato la lingua. Egli diceva: “Vattene, demonio maledetto, in nome del Signore Gesù il Cristo, Re della stirpe di Davide, Re d’Israele. Egli è il Salvatore e Vincitore. Fuggi davanti al suo Nome!”. E il demonio fuggiva realmente. Noi ci siamo risentiti. E glielo abbiamo proibito. Ci ha detto: “Che faccio di male? Onoro il Cristo liberandogli la via dai demoni che non sono degni di vederlo”. Gli abbiamo risposto: “Non sei esorcista secondo Israele e non sei discepolo secondo Cristo. Non ti è lecito farlo”. Ha detto: “Fare il bene è sempre lecito”, e si è ribellato alla nostra ingiunzione dicendo: “E continuerò a fare ciò che faccio”. Ecco, volevano ti dicessi questo, specie ora che Tu hai detto che in Cielo saranno tutti quelli che hanno combattuto satana». «Va bene. Quell’uomo sarà di questi. Lo è. Egli aveva ragione e voi torto. Infinite sono le vie del Signore e non è detto che solo quelli che prendono la via diretta giungano al Cielo. In ogni luogo e in ogni tempo, e con mille modi diversi, ci saranno creature che verranno a Me, magari da una strada inizialmente cattiva. Ma Dio vedrà la loro retta intenzione e li attirerà alla via buona. Ugualmente vi saranno alcuni che per ebbrezza concupiscente e triplice usciranno dalla via buona e prenderanno una via che li allontana o addirittura li dirotta. Non dovete perciò mai giudicare i vostri simili. Solo Dio vede. Fate di non uscire voi dalla via buona, dove, più che la vostra volontà, quella di Dio vi ci ha messi. E quando vedete uno che crede nel mio Nome e per esso opera, non lo chiamate straniero, nemico, sacrilego. È sempre un mio suddito, amico e fedele, perché crede nel Nome mio, spontaneamente e meglio di molti fra voi. Per questo il mio Nome sulla sua bocca opera prodigi pari ai vostri e forse più. Dio lo ama perché mi ama, e finirà di portarlo al Cielo. Nessuno che faccia prodigi in mio Nome mi può essere nemico e dire male di Me. Ma col suo operare dà al Cristo onore e testimonianza di Fede. In verità vi dico che credere al mio Nome è già sufficiente a salvare la propria anima. Perché il mio Nome è Salvezza. Perciò vi dico: se lo incontrerete ancora, non glielo proibite più. Ma anzi chiamatelo “fratello” perché tale è, anche se è ancora fuori del recinto del mio Ovile. Chi non è contro di Me è con Me. Chi non è contro di voi è con voi». «Abbiamo peccato, Signore?» chiede attrito Giovanni. «No. Avete agito per ignoranza, ma senza malizia. Perciò non c’è colpa. Però in avvenire sarebbe colpa, perché ora sapete. Ed ora andiamo alle nostre case. La pace sia con voi». Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
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Post n°195 pubblicato il 26 Settembre 2015 da IOSONOLAVITA1
SANTI COSMA E DAMIAN0
Post n°194 pubblicato il 23 Settembre 2015 da IOSONOLAVITA1
San Pio da Pietrelcina (Francesco Forgione)
Pochi santi furono, come padre Pio, dotati di doni straordinari che hanno richiamato su di lui l'attenzione del mondo intero: le stimmate, il profumo misterioso che emanava dal suo corpo, i carismi di profezie e di scrutamento dei cuori, le guarigioni e le conversioni attribuite alla sua preghiera. Nel convento del Gargano, nel quale l'umile frate cappuccino viveva, la ressa di devoti era quotidiana: tutti lo volevano vedere, toccare; tutti desideravano assistere alla sua messa — un momento di rara intensità spirituale — e soprattutto confessarsi, rimettersi in sintonia con Dio guidati da lui. La confessione era un incontro che spesso sconvolgeva le persone mutando per sempre la loro vita, mentre il numero dei «convertiti» e dei devoti estimatori aumentava incessantemente. Francesco Forgione (così si chiamava padre Pio prima di indossare il saio francescano) era nato il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, piccolo paese di contadini e pastori della provincia di Benevento. I genitori, ambedue analfabeti, pur sudando sui campi, non riuscivano a sfamare la copiosa nidiata che avevano messo al mondo (sette figli). Tanto che papà Orazio un giorno si imbarcò per l'America sperando in una sorte migliore. Gli andò bene, lavoratore instancabile e avveduto, riuscì a mettere insieme una discreta fortuna. Nel 1903, indossando il saio francescano nel convento dei cappuccini di Morone, iniziava il cammino di preparazione alla vita religiosa e sacerdotale che si concluse il 10 agosto 1910. E non fu un cammino facile: le misteriose malattie che lo avevano tormentato a casa, continuarono con assalti di una virulenza tale da far temere che non sarebbe mai giunto vivo all'ordinazione, tant'è vero che, non appena ebbe l'età minima richiesta dal diritto canonico, fu consacrato sacerdote. Il 5 agosto 1918 gli apparve un misterioso personaggio che gli trafisse il cuore con un dardo infuocato, mentre il 20 settembre riceveva le stimmate, inizialmente invisibili. «Ero in coro — ha raccontato lui stesso — dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni sorpreso da un riposo simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni nonché le stesse facoltà dell'anima si trovarono in una quiete indescrivibile. Vi subentrò subito una grande pace. E mentre tutto questo si andava operando, vidi innanzi un misterioso Personaggio, simile a quello visto il 5 agosto, che si differenziava solamente in questo: aveva le mani, i piedi e il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterrì. Mi sentii morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore che sentivo sbalzare dal petto. Il Personaggio si ritirò e io mi avvidi che mani, piedi e costato erano trasformati e grondavano sangue». Un fatto mistico accompagnato da dolore fisico acuto e lacerante. Ma sopportabile. Più profondo e più lacerante fu il dolore provocato invece dai giudizi, dai sospetti e dalle condanne che gli vennero da istituzioni ecclesiastiche, da confratelli e da ambienti scientifici per i quali le ferite del frate del Gargano erano frutto di isterismo. La gente, che non aveva mai messo in dubbio l'origine soprannaturale di quelle misteriose piaghe, quando cessò l'ostracismo, riprese a salire la mulattiera che conduceva al convento per ascoltare la messa celebrata dal frate delle stimmate. Nel 1940, mentre il mondo era alle prese con il terribile dramma della guerra, nascevano su suo invito i «Gruppi di preghiera», un'istituzione che presto si diffuse proficuamente in tutto il mondo. «La preghiera — aveva detto ai suoi confratelli — è la chiave dei tesori di Dio, è l'arma del combattimento e della vittoria in ogni lotta per il bene e contro il male». La domenica 20 settembre si fece gran festa, padre Pio celebrò messa e poi si affacciò a benedire i pellegrini che erano accorsi in gran numero. Fu l'ultima volta che lo videro vivo, perché la notte del 23, dopo aver recitato per intero il rosario, moriva. Il luglio 2004 fu inaugurata la nuova grande chiesa a S. Giovanni Rotondo progettata dal celebre architetto Renzo Piano. O Dio, per la tua misericordia e per i meriti di questo tuo grande santo, concedi anche a noi una fede capace di scorgere nei poveri e nei sofferenti il volto di Gesù. Insegna anche a noi l’umiltà del cuore, perché in tuo nome, scopriamo la gioia di perdonare i nostri nemici.
Post n°193 pubblicato il 20 Settembre 2015 da IOSONOLAVITA1
DOMENICA 20 SETTEMBRE 2015 In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» Corrispondenza nell’”Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta Volume 5 Capitolo 355 pagina 405 Gesù è tutto solo sulla terrazza della casa di Tommaso di Cafarnao. Il paese ozia nel sabato, già molto ridotto nei suoi abitanti, perché i più zelanti nelle pratiche di fede sono già partiti per Gerusalemme, e così pure quelli che vi si recano con le famiglie ed hanno bambini che non possono fare marce lunghe ed obbligano gli adulti a soste e a brevi tragitti. Così manca, nella giornata già di suo un po’ nuvolosa, la nota d’oro dell’infanzia giuliva. Gesù è molto pensieroso. Seduto su una panchetta bassa, in un angolo, presso il parapetto, le spalle alla scala, quasi nascosto da questo parapetto, tiene un gomito sul ginocchio e appoggia la fronte sulla mano con mossa stanca, quasi di sofferenza. È interrotto nel suo meditare dalla venuta di un fanciullino che vuole salutarlo prima di partire per Gerusalemme. «Gesù! Gesù!» chiama ad ogni scalino, non vedendo Gesù perché il muretto lo nasconde alla vista di chi è in basso. E Gesù è così concentrato che non sente la vocetta leggera e il passo da colombino... di modo che, quando il piccolo arriva sulla terrazza, Egli è ancora in quella posizione di sofferenza. E il bambino ne resta intimorito. Si ferma sul limitare della terrazza, si mette un ditino fra le labbra e pensa... poi decide e lentamente viene avanti... ormai è quasi alle spalle di Gesù... si china per vedere ciò che fa... e dice: «No, bello! Non piangere! Perché? Per quei brutti omacci di ieri? Lo diceva il padre mio con Giairo che sono indegni di Te. Ma Tu non devi piangere. Io ti voglio bene. E te ne vuole la mia sorellina e Giacomo e Tobiolo, e Giovanna e Maria e Michea e tutti, tutti i bambini di Cafarnao. Non piangere più...», e gli si stringe al collo, carezzoso, finendo: «Altrimenti piangerò anche io, e piangerò sempre... per tutto il viaggio...». «No, David, non piango più. Tu mi hai consolato. Sei solo? Quando partite?». «Dopo il tramonto. Colla barca fino a Tiberiade. Vieni con noi. Il padre mio ti vuole bene, sai?». «Lo so, caro. Ma devo andare da altri bambini... Io ti ringrazio di essere venuto a salutarmi e ti benedico, piccolo Davide. Diamoci il bacio di addio e poi torna dalla mamma. Lo sa che sei qui?...». «No. Sono scappato via perché non ti ho visto coi tuoi discepoli e ho pensato che piangevi». «Non piango più. Lo vedi. Va’, va’ dalla mamma che forse ti cerca con spavento. Addio. Sta attento agli asini delle carovane. Vedi? Ce ne sono fermi da ogni parte». «Ma non piangi proprio più?». «No. Non ho più dolore. Tu me lo hai levato. Grazie, bambino». Il bambino scende saltellando la scaletta e Gesù lo osserva. Poi crolla il capo e torna al suo posto nella penosa meditazione di prima. Passa del tempo. Il sole, nelle schiarite di nuvole, si mostra nella sua discesa. Un passo più pesante sulla scala. Gesù alza il viso. Vede Giairo che sta dirigendosi da Lui. Lo saluta. Ne è salutato con rispetto. «Come mai qui, Giairo?». «Signore! Io forse ho sbagliato. Ma Tu che vedi il cuore degli uomini vedrai che nel mio errore non era malanimo. Io non ti ho invitato alla sinagoga per parlare, oggi. Ma ho tanto sofferto per Te, ieri, e tanto ti ho visto soffrire che... non ho osato. Ho interrogato i tuoi. Mi hanno detto: “Vuole stare solo”... Ma poco fa è venuto Filippo, padre di Davide, dicendomi che il suo bambino ti ha visto piangere. Ha detto che Tu lo hai ringraziato di essere venuto da Te. Sono venuto io pure. Maestro, chi ancora è a Cafarnao sta per adunarsi alla sinagoga. E la sinagoga mia è tua, Signore». «Grazie, Giairo. Oggi parleranno altri in essa. Io verrò come semplice fedele...». «Né vi saresti tenuto. Tua sinagoga è il mondo. Non vieni proprio, Maestro?». «No, Giairo. Sto qui col mio Spirito davanti al Padre che mi capisce e che non trova colpe in Me».
Gesù ha un brillio di lacrime nell’occhio mesto. «Io pure non trovo colpe in Te... Addio, Signore». «Addio, Giairo». E Gesù si siede di nuovo, sempre meditabondo. Leggera come una colomba sale, nella sua veste bianca, la figlia di Giairo. Guarda... Chiama piano: «Salvatore mio!». Gesù volge il capo, la vede, le sorride, le dice: «Vieni a Me». «Sì, mio Signore. Ma io vorrei portarti agli altri. Perché deve essere muta la sinagoga, oggi?». «Vi è tuo padre e tanti altri per empirla di parole». «Ma sono parole... La tua è la Parola. Oh! mio Signore! Con la tua parola mi hai restituito alla mamma e al padre mio, ed ero morta. Ma guarda quelli che ora vanno verso la sinagoga! Molti sono più morti di me allora. Vieni a dare loro la Vita». «Figlia, tu la meritavi; essi... Nessuna parola può dare vita ad uno che per sé elegge la morte» Sì, mio Signore. Ma vieni lo stesso. C’è anche chi vive sempre più, sentendoti... Vieni. Metti la tua mano nella mia e andiamo. Io sono la testimonianza del tuo potere, e sono pronta a testimoniarlo anche davanti ai tuoi nemici, anche a prezzo che mi venga levata questa seconda vita, che d’altronde non è più mia. Tu me l’hai data, Maestro buono, per pietà di una madre e di un padre. Ma io...». La fanciulla, una bella fanciulla già donnina, dai dolci occhioni splendenti nel viso puro e intelligente, si arresta per un’onda di pianto che la strozza, gocciando dalle lunghe ciglia sulle guance. «Perché piangi, ora?» chiede Gesù ponendole la mano sui capelli. «Perché... mi è stato detto che Tu dici che morrai...». «Tutti si muore, fanciulla». «Ma non così come Tu dici! Io... oh! ora io non avrei voluto essere tornata viva, per non vedere ciò, per non esserci quando... questo orrore sarà...». «Allora non ci saresti neppure stata per darmi la consolazione che mi dai ora. Non sai che la parola, anche una sola, di un puro e di uno che mi ama, leva ogni pena da Me?». «Sì? Oh! allora Tu non ne devi più avere perché io ti amo più del padre, della madre e della mia vita!». «Così è». «Allora vieni. Non stare solo. Parla per me, per Giairo, per la mamma, per il piccolo Davide, per quelli che ti amano, insomma. Siamo tanti e saremo più ancora. Ma non stare solo. Viene malinconia» e, materna d’istinto come ogni donna onesta, termina dicendo: «Con me vicino nessuno ti farà male. Ed io, del resto, ti difenderò». Gesù si alza e l’accontenta. La mano nella mano, traversano le vie ed entrano nella sinagoga da una porta laterale. Giairo, che sta leggendo ad alta voce un rotolo, sospende la lettura e dice, inchinandosi profondamente: «Maestro, te ne prego, per i retti di cuore parla. Preparaci alla Pasqua con la tua santa parola». «Stai leggendo dei Re, non è vero?». «Sì, Maestro. Cercavo di fare riflettere che chi si separa dal Dio vero cade in idolatria di vitelli d’oro». «Bene hai detto. Nessuno ha da dire nulla?». Si alza un brusio fra la folla. Chi vuole che parli Gesù e chi urla: «Abbiamo fretta. Si dicano le preghiere e si cessi l’adunanza. Andiamo a Gerusalemme, d’altronde, e là udremo i rabbi», e chi urla così sono i molti disertori di ieri, che il sabato ha trattenuto a Cafarnao. Gesù li guarda con somma mestizia e dice: «Avete fretta. È vero. Anche Dio ha fretta di giudicarvi. Andate pure». Poi, volgendosi a quelli che li rimproverano, dice: «Non li sgridate. Ogni pianta dà il suo frutto». «Signore! Ripeti il gesto di Nehemia! Parla contro di loro, Tu, Sacerdote supremo!» grida sdegnato Giairo, e gli fanno coro gli apostoli, i discepoli fedeli e quelli di Cafarnao. Gesù apre le braccia a croce e, pallidissimo, un vero viso straziato eppure dolcissimo, grida: «Ricordati di Me, o mio Dio! E in bene! E ricordati pure in bene di loro! Io li perdono!». La sinagoga si svuota, rimanendo i fedeli a Gesù... E vi è uno straniero in un angolo. Un uomo robusto che nessuno osserva, al quale nessuno parla. Del resto egli pure non parla con nessuno. Guarda solo fissamente Gesù, tanto che il Maestro volge il suo sguardo in quella direzione, lo vede e chiede a Giairo chi sia. «Non so. Uno di passaggio certo». Gesù lo interpella: «Chi sei?». «Nicolai, proselite di Antiochia, diretto a Gerusalemme per la Pasqua». «Chi cerchi?». «Te, Signore Gesù di Nazaret. Ho desiderio di parlarti». «Vieni». E avutolo vicino esce con lui nell’orto dietro la sinagoga per ascoltarlo. «Ho parlato ad Antiochia con un tuo discepolo di nome Felice. Ho ardentemente desiderato di conoscerti. Mi ha detto che luogo di sosta tua è Cafarnao, e hai la Madre a Nazaret. E anche che vai al Getsemani o a Betania. L’Eterno fa che io ti trovi al primo luogo. C’ero ieri... E ti ero presso stamane mentre Tu piangevi pregando, presso la fonte... Ti amo, Signore. Perché sei santo e mite. Credo in Te. Le tue azioni, le tue parole mi avevano già fatto tuo. Ma la tua misericordia di poco fa, per i colpevoli, mi ha deciso. Signore, accoglimi al posto di chi ti abbandona! Vengo a Te con tutto quanto ho: la vita e i beni, tutto». Si è inginocchiato dicendo le ultime parole. Gesù lo guarda fissamente... poi dice: «Vieni. Da oggi sarai del Maestro. Andiamo dai tuoi compagni». Tornano nella sinagoga, dove è un grande parlare dei discepoli e degli apostoli con Giairo. «Ecco un nuovo discepolo. Il Padre mi consola. Amatelo come un fratello. Andiamo con lui a dividere il pane e il sale. Poi nella notte voi partirete con lui per Gerusalemme e noi con le barche andremo a Ippo... E non dite la mia strada a nessuno, onde Io non sia trattenuto». Ma intanto il sabato è finito, e quelli che vogliono fuggire Gesù sono sulla spiaggia, per contrattare i traghetti per Tiberiade. E litigano con Zebedeo che non vuole cedere la sua barca, già pronta, vicina a quella di Pietro, per la partenza nella notte di Gesù con i dodici. «Io vado ad aiutarlo!» dice Pietro che è irritato. Gesù, ad evitare urti troppo forti, lo trattiene dicendo: «Andiamo tutti, non tu solo». E vanno... E gustano l’amarezza di vedere che i fuggenti se ne vanno senza un saluto, tagliando netto ogni discussione pur di allontanarsi da Gesù... e sentono anche qualche insulto spregevole e consigli acri ai fedeli discepoli... Gesù si volge per tornare a casa dopo che la turba ostile se ne è andata, e dice al nuovo discepolo: «Li senti? Questo è ciò che ti attende venendo a Me». «Lo so. Per questo resto. Ti avevo visto in un giorno glorioso fra folla che ti acclamava salutandoti “re”. Ho scosso le spalle dicendo: “Un altro povero illuso! Un’altra piaga per Israele!”, e non ti ho seguito perché parevi un re, e neppure a Te pensavo più. Ora ti seguo perché nelle tue parole e nella tua bontà vedo il promesso Messia». «In verità tu sei più giusto di molti altri. Però ancora una volta lo dico. Chi spera in Me un re terreno si ritiri. Chi sente che si vergognerà di Me nel cospetto del mondo accusatore si ritiri. Chi si scandalizzerà di vedermi trattato da malfattore si ritiri. Ve lo dico mentre ancora potete farlo senza essere compromessi agli occhi del mondo. Imitate coloro che fuggono su quelle barche, se non vi sentite di condividere la mia sorte nell’obbrobrio per poterla condividere poi nella gloria. Perché questo sta per avvenire: il Figlio dell’Uomo sta per essere accusato e messo poi nelle mani degli uomini, i quali Lo uccideranno come un malfattore e crederanno di averlo vinto. Ma inutilmente avranno fatto il loro delitto. Perché Io risorgerò dopo tre giorni e trionferò. Beati quelli che sapranno essere con me fino alla fine!». Sono giunti alla casa e Gesù affida ai discepoli il nuovo venuto, salendo da solo dove era prima. Anzi entra nella stanza superiore e si siede, pensando. Salgono dopo un poco l’Iscariota con Pietro. «Maestro, Giuda mi ha fatto riflettere a delle cose giuste». «Dille». «Tu prendi questo Nicolai, un proselite, e del quale ignoriamo il passato. Già tante noie abbiamo avuto... e abbiamo. E ora? Che sappiamo di lui? Possiamo fidarci? Giuda giustamente dice che potrebbe essere una spia mandata dai nemici». «Ma sì! Un traditore! Perché non vuole dire da dove viene e chi lo manda? Io l’ho interrogato, ma dice solo: “Sono Nicolai di Antiochia, proselite”. Io ho fieri sospetti». «Ti ricordo che egli viene perché mi vede tradito». «Può essere menzogna! Può essere un tradimento!». «Chi dovunque vede menzogna o vede tradimento è anima capace di tali cose, perché si misura sul proprio modello» dice serio Gesù. «Signore, Tu mi offendi!» grida Giuda sdegnato. «Lasciami, dunque, e vai con chi mi abbandona». Giuda esce sbatacchiando la porta con mal modo.
Post n°192 pubblicato il 06 Settembre 2015 da IOSONOLAVITA1
Domenica 6 settembre 2015 XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Fa udire i sordi e fa parlare i muti. Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e Lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più Egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore
Post n°191 pubblicato il 04 Agosto 2015 da IOSONOLAVITA1
UOMO DI POCA FEDE, PERCHÉ HAI DUBITATO
Dal Vangelo secondo Matteo(Mt 14,22-36) Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte Egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono Io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei Tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed Egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca Fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a Lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e Lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti. Parola del Signore COMMENTO Gesù cammina sempre accanto a noi e noi spesso non Lo riconosciamo oppure non abbiamo la Fede per vivere la sua Parola.
Post n°190 pubblicato il 16 Maggio 2015 da IOSONOLAVITA1
NOVENA ALLO SPIRITO SANTO Per la Solennità di Pentecoste
Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Invocazione iniziale a Maria O Vergine Maria, Vergine dello Spirito Santo, accompagnaci in questa Novena secondo il Tuo Cuore, per rendere allo Spirito Santo il culto che Gli è gradito, con la preghiera che, in noi, prenderà forma da Lui Stesso. Ti ringraziamo con il cuore di figli.
Spirito Santo, fa che seguendoTi nella consapevolezza e nella gioia del dono della Tua presenza, viviamo la nostra missione di testimoniare Cristo, portandoLo a tutti i nostri fratelli e sorelle, sia a chi non Lo conosce, sia a chi se ne è allontanato. La Tua Grazia supplisca ai nostri limiti umani, perché sia il tuo Amore la Luce che splende per tutti.
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna!
Tre Gloria al Padre
Vieni in me, Spirito Santo. Vieni e riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo Amore. VOTA
Post n°189 pubblicato il 30 Aprile 2015 da IOSONOLAVITA1
PERCHE' CERCATE IL VIVENTE TRA I MORTI? Gesù apparve a Maria Maddalena Quando una persona segue Gesù docilmente e vive il Vangelo, trova dalla sua parte il Paradiso, Dio si china per aiutarla in tutte le necessità e la eleva sempre più ad una santità di vita meravigliosa. Dio Padre per amore nostro mandò l’unico Figlio a morire in Croce, a patire una morte orribile. Come non dona Grazie e benedizioni a quanti chiedono ed offrono i loro cuori pieni di adorazione? Gesù ci chiede un cuore buono e puro, ma non si cambia in poco tempo, è un lungo cammino di purificazione e conversione. Maria Maddalena riuscì a compiere una stupefacente inversione di rotta anche perché di nascosto andava ad ascoltare le prediche e le parabole di Gesù. Quelle parole profonde, perfette e dure la illuminarono e convinsero a rientrare in sé e a porsi le domande fondamentali sulla vita che conduceva. Pensate se invece avesse ascoltato un’omelia modernista che giustifica i peccati anche quelli sessuali, non avrebbe cambiato il modo di vivere.
Post n°188 pubblicato il 12 Aprile 2015 da IOSONOLAVITA1
Post n°187 pubblicato il 12 Aprile 2015 da IOSONOLAVITA1
IL CULTO DELLA DIVINA MISERICORDIA Don I. Rozycki parlando delle forme di devozione alla Divina Misericordia trasmesse attraverso Santa Faustina Kowalska, elenca: Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso; la Festa della Misericordia; la Coroncina alla Divina Misericordia; l’Ora della Misericordia; la Diffusione del Culto della Divina Misericordia; L’Apostolato della Divina Misericordia. Sono evidenziate queste e non altre preghiere e pratiche religiose, in quanto ad esse sono legate promesse speciali, che si riferiscono a tutti, non solo alla stessa Suor Faustina, come in caso dell’atto: “O Sangue e Acqua...” o della Novena. “Ogni atto di venerazione della Divina Misericordia deve essere un’espressione di fiducia e deve essere legato alla pratica della misericordia verso il prossimo, se al devoto della Misericordia deve assicurare tutti quei benefici che Gesù ha legato a tale devozione” (R., p. 19). Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso Il disegno essenziale di questo quadro è stato mostrato a Suor Faustina nella visione del 22 febbraio 1931 nella cella del convento di Płock.
Tre anni dopo a Vilnius Gesù ha spiegato il significato dei raggi: ”I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua” (Q. I, p. 132). Non si tratta qui di un qualche effetto artistico, ma di una simbologia del quadro estremamente profonda. Agli elementi essenziali del quadro appartengono le parole poste in basso: “Gesù, confido in Te”. Gesù parlava di ciò già durante la prima apparizione a Płock e poi a Vilnius: ”Gesù mi ricordò (...) che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza” (Q. I, p. 138). Non si tratta qui del numero delle parole, ma del loro senso integralmente legato al disegno e al contenuto del quadro. Gesù ha definito un altro particolare di questo quadro, ha detto infatti: “Il Mio sguardo da questa immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce” (Q. I, p. 140). La questione dello sguardo non è dunque senza importanza, se lo stesso Gesù mette l’accento su di essa, dando un significato a questo particolare. E qui incontriamo una doppia interpretazione di questo desiderio di Gesù: alcuni -e tra loro don Sopocko- leggono queste parole in modo realistico e dicono che lo sguardo deve essere diretto in basso come dall’alto della croce; altri credono, che si tratti dello sguardo che esprime la misericordia (tra loro padre J. Andrasz, il secondo direttore spirituale di Suor Faustina). A seconda di questa interpretazione sono sorte -si può dire- due “scuole” di rappresentazione dell’immagine del Gesù Misericordioso: una ha il suo modello nel dipinto di E. Kazimirowski, mentre la seconda nel dipinto di A. Hyla, del santuario della Divina Misericordia a Cracovia. Senza significato invece sembra essere la questione dell’altezza della mano destra. Don M. Sopocko credeva che la mano dovesse essere alzata solo all’altezza della spalla. Nel Diario invece troviamo solo questo: “La mano destra è alzata per benedire”. È la cosa più importante, mentre invece se la mano è alzata all’altezza della spalla oppure più in alto, non ha alcun significato per il contenuto del quadro. Quale è il significato di questo quadro? Il cosiddetto “luogo teologico” è stato indicato dallo stesso Gesù, legando la benedizione del quadro e la sua pubblica venerazione alla liturgia della prima domenica dopo Pasqua. La Chiesa legge in quel giorno il Vangelo sull’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e sull’istituzione del Sacramento della Penitenza A questa scena del Cenacolo si sovrappone l’avvenimento del Venerdì Santo: la crocifissione e la trafittura del Cuore di Gesù con la lancia. “Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia” (Q. I, p. 132). Di questo scrive San Giovanni nel 19° capitolo del Vangelo. Gesù ha spiegato poi che “il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime” (Q. I, p. 132). San Tommaso, riferendosi ai Padri della Chiesa, unisce la simbologia dell’acqua e del Sangue con il Sacramento del Battesimo e con l’Eucarestia, cosa che può essere riferita anche agli altri Sacramenti. “Alla luce del Vangelo di Giovanni -scrive don I. Rozycki- l’acqua e il sangue (...) stanno a significare le Grazie dello Spirito Santo, che ci sono state donate per la morte di Cristo. I due raggi rappresentati sul dipinto di Gesù Misericordioso possiedono questo stesso profondo significato” (R., p. 20). L’immagine del Gesù Misericordioso spesso viene identificata come quella della Divina Misericordia e giustamente poiché‚ nella Passione, Morte e Risurrezione di Cristo la misericordia di Dio verso l’uomo si è rivelata con totale pienezza.
L’immagine che rappresenta la misericordia di Dio deve essere per chiara volontà di Gesù un segno che ricordi l’essenziale dovere cristiano, cioè l’attiva carità verso il prossimo. “Essa deve ricordare le esigenze della Mia misericordia, poiché‚ anche la Fede più forte non serve a nulla senza le opere” (Q. II, p. 278). La venerazione del quadro dunque consiste nell’unione di una orazione fiduciosa con la pratica di atti di misericordia. Le promesse legate alla venerazione dell’immagine. Gesù ha definito con molta chiarezza tre promesse: 1- “L’anima che venererà questa immagine, non perirà” (Q. I, p. 18): cioè ha promesso la salvezza eterna. 2- “Prometto pure già su questa terra (...) la vittoria sui nemici” (Q. I, p. 18): si tratta dei nemici della salvezza e del raggiungimento di grandi progressi sulla via della perfezione cristiana. 3- “Io stesso la difenderò come Mia propria gloria” nell’ora della morte (Q. I, p. 26): ha cioè promesso la Grazia di una morte felice. La generosità di Gesù non si limita a queste tre Grazie particolari. Poiché‚ ha detto: “Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le Grazie alla sorgente della misericordia” (Q. I, p. 141). Non ha posto alcun limite alla grandezza di queste Grazie e dei benefici terreni, che ci si può aspettare, venerando con incrollabile fiducia l’immagine della Divina Misericordia.
“Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia” (Q. I, p. 27). Negli anni successivi -secondo gli studi di don I. Rozycki- Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le Grazie ad essa legate. La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche Suor Faustina: ”Ora vedo che l’opera della Redenzione è collegata con l’opera della Misericordia richiesta dal Signore” (Q. I, p. 46). Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla Novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo. Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l’istituzione della festa: ”Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre” La preparazione alla festa deve essere una Novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della Coroncina alla Divina Misericordia. Questa Novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che “elargirà Grazie di ogni genere” (Q. II, p. 294). Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri: - che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato; - che i Sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile Misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia. “Sì, -ha detto Gesù- la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l’azione ed esigo il culto della Mia Misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all’immagine che è stata dipinta” La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse: - “In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene” (Q. I, p. 132) ha detto Gesù. Una particolare Grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: “La remissione totale delle colpe e castighi”. Questa Grazia -spiega don I. Rozycki- “è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest’ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). È essenzialmente più grande anche delle Grazie dei sei Sacramenti, tranne il Sacramento del Battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una Grazia sacramentale del Santo Battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l’ha innalzata al rango di “secondo battesimo”. È chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia” (R., p. 25). La Comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la Confessione -come dice don I. Rozycki- può essere fatta prima (anche qualche giorno). L’importante è non avere alcun peccato. Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, Grazia. Infatti ha detto che ”riverserà tutto un mare di Grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia”, poiché‚ ”in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le Grazie Divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto” (Q. II, p. 267).
Post n°186 pubblicato il 12 Aprile 2015 da IOSONOLAVITA1
Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle Grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi: 1- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle Grazie che Gesù ha preparato per la festa; Gesù ha legato alla recita di questa Coroncina una promessa generale e promesse particolari: - La promessa generale legata alla Coroncina è: “Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno” (Q. V, p. 508). “Con essa -ha detto un’ altra volta Gesù- otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà” (Q. VI, p. 568). La volontà di Dio è espressione del Suo amore per l’uomo, dunque tutto ciò che è in disaccordo con essa o è un male o è dannoso e non può essere dispensato neanche dal Padre. - Le promesse particolari legate alla Coroncina riguardano l’ora della morte: “Chiunque la reciterà otterrà tanta misericordia nell’ora della morte. (...) Anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa Coroncina una volta sola, otterrà la Grazia della Mia infinita misericordia” (Q. II, p. 263). Si tratta qui della Grazia della conversione e di una morte nel timore di Dio e nello stato di Grazia. La grandezza della promessa consiste nel fatto che condizione per ottenere la Grazia è recitare almeno una volta tutta la Coroncina così come Gesù l’ha chiesto con fiducia, umiltà e dolore per i peccati. La stessa Grazia -di conversione e remissione dei peccati- sarà ricevuta dagli agonizzanti, se altri accanto la reciteranno. Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché‚ le preghiere in quell’ora siano esaudite: 1- la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio; 2- deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa Passione. “In quell’ora - dice Gesù - non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione” (Q. IV, p. 440). 3- Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del culto della Divina Misericordia. 2- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le Grazie salvificanti, ma anche benefici terreni, sia alle singole persone sia ad intere comunità; 3- tutte le Grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia (R., p. 25-26). Questa grande ricchezza di Grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia. Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l’indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha. Dalle pagine del Diario sappiamo che Suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore. La coroncina alla Divina Misericordia Questa preghiera era stata dettata a Suor Faustina da Gesù il 13 e il 14 settembre 1935 a Vilnius. Nella sua cella ha avuto la visione di un Angelo, venuto a castigare la terra per i peccati. Quando ha visto questo segno dell’ira di Dio ha cominciato a chiedere all’Angelo di attendere ancora poiché‚ il mondo avrebbe fatto penitenza. Quando però si è trovata al cospetto della Santissima Trinità non ha avuto il coraggio di ripetere la supplica. Solo quando nell’anima ha sentito la forza della Grazia di Gesù ha cominciato a pregare con le parole che aveva udito interiormente (erano le parole della Coroncina alla Divina Misericordia) e allora ha visto che il castigo è stato allontanato dalla terra. Il mattino dopo, entrata in cappella, Gesù ancora una volta le ha insegnato con esattezza come bisogna recitare questa preghiera. (Q. I, p. 192 - Q. I, p. 193). Don I. Rozycki spiegando il contenuto della Coroncina dice che in essa offriamo a Dio Padre “il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, cioè la Sua Divina Persona e la Sua Umanità, non la stessa natura di Dio, che è comune al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e come tale non può essere offerta a Dio Padre. Possiamo invece offrire tutta la Persona del Figlio di Dio Incarnato, poiché‚ Egli stesso “ha dato se stesso per noi quale offerta e sacrificio” (Ef 5,2). Recitando la Coroncina ci uniamo all’offerta di Gesù fatta sulla croce “in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero”. In essa offriamo a Dio Padre il Suo Amatissimo Figlio e dunque ci appelliamo al “motivo più forte per essere esauditi da Dio” (R., p. 27). Sui grani dell’Ave Maria del Rosario ripetiamo: “Per la Sua dolorosa passione abbi misericordia di noi e del mondo intero”, che significa -secondo lo spirito della devozione- appellarsi non tanto alla riparazione fatta da Cristo sulla croce, quanto alla Sua misericordia, che vuole offrirsi agli uomini. La recita di questa preghiera è anche un atto di misericordia, poiché‚ in essa chiediamo “la misericordia per noi e per il mondo intero”. Il pronome “noi” sta a significare, secondo la spiegazione di don I. Rozycki, la persona che recita la preghiera e coloro per i quali desidera o è obbligata a pregare. Invece “il mondo intero” sono tutte le persone che vivono sulla terra e le Anime che soffrono in Purgatorio. La formula della Coroncina è destinata alla recita comunitaria o individuale, senza differenza, e perciò non bisogna cambiare o aggiungere altre parole. La trasformazione invece delle parole nell’espressione: “mondo intero” a “tutto il mondo” è corretta, perché‚ in nulla cambia il testo della Coroncina ed è più esatta nella lingua polacca. Gesù ha legato alla recita di questa Coroncina una promessa generale e promesse particolari: - La promessa generale legata alla Coroncina è: “Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno” (Q. V, p. 508). “Con essa -ha detto un’ altra volta Gesù- otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà” (Q. VI, p. 568). La volontà di Dio è espressione del Suo amore per l’uomo, dunque tutto ciò che è in disaccordo con essa o è un male o è dannoso e non può essere dispensato neanche dal Padre. - Le promesse particolari legate alla Coroncina riguardano l’ora della morte: “Chiunque la reciterà otterrà tanta misericordia nell’ora della morte. (...) Anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa Coroncina una volta sola, otterrà la Grazia della Mia infinita misericordia” (Q. II, p. 263). Si tratta qui della Grazia della conversione e di una morte nel timore di Dio e nello stato di Grazia. La grandezza della promessa consiste nel fatto che condizione per ottenere la Grazia è recitare almeno una volta tutta la Coroncina così come Gesù l’ha chiesto con fiducia, umiltà e dolore per i peccati. La stessa Grazia -di conversione e remissione dei peccati- sarà ricevuta dagli agonizzanti, se altri accanto la reciteranno. Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché‚ le preghiere in quell’ora siano esaudite: 1- la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio; 2- deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa Passione. “In quell’ora - dice Gesù - non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione” 3- Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del culto della Divina Misericordia.
Post n°185 pubblicato il 12 Aprile 2015 da IOSONOLAVITA1
La recita della Coroncina deve essere così composta All’inizio il Segno di Croce : Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo Segue: 1 Padre Nostro – 1 Ave Maria – Credo sui grani del Padre Nostro o che sono comunque staccati dalla decina successiva si recita: Eterno Padre, ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero. sui grandi dell’Ave Maria si recita per dieci volte consecutivamente: Per la sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero. dopo aver ripetuto la sequenza per 5 volte alla fine si recita per 3 volte consecutivamente: Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero Si conclude la preghiera facendosi li segno della Croce: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che Lui stesso ha chiamato “un’ora di grande Misericordia per il mondo intero” (Q. IV pag. 440). “In quell’ora -ha detto successivamente- fu fatta Grazia al mondo intero, la Misericordia vinse la giustizia” (Q V, pag. 517). Gesù ha insegnato a Suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di: 1- invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori; 2- meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la Grazia della comprensione del suo valore. 3- Consigliava in modo particolare: “in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via Crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi” (Q V, pag. 517). Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite: la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio; deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione. “In quell’ora -dice Gesù- non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione” (Q IV, pag. 440). Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia. Diffusione del culto della Divina Misericordia Parlando delle forme di devozione alla Divina Misericordia don I. Rozycki menziona anche la diffusione del culto della Misericordia, poiché‚ anche a questa forma sono legate promesse. A tutti promette protezione materna durante l’intera esistenza e “tutte le anime che adoreranno la Mia misericordia e ne diffonderanno il culto (...) queste anime nell’ora della morte non avranno paura. La Mia misericordia le proteggerà in quell’ultima lotta” (Q. V, p. 508). A tutti sono dirette dunque due promesse: 1- la prima riguarda la protezione materna in tutta la vita, 2- la seconda riguarda l’ora della morte. Un particolare invito Gesù rivolge ai Sacerdoti assicurando che “i peccatori induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della Mia sconfinata misericordia e della compassione che ho per loro nel Mio Cuore” (Q. V, p. 504). Gesù non definisce -oltre all’omelia- altri modi di diffusione del culto della Misericordia, dunque essi possono essere intesi abbastanza largamente. Essere apostolo della Misericordia di Dio significa innanzitutto dare testimonianza di vita nello spirito di fiducia in Dio e di misericordia verso il prossimo. Tale esempio ci ha lasciato Suor Faustina, esempio che attira gli altri alla fiducia totale in Dio infinitamente buono e onnipotente, e a fare atti di carità verso il prossimo. L’Apostolato della Divina Misericordia Il 27 giugno 1938 ha scritto nel Diario: “Il Signore mi ha fatto conoscere la sua volontà quasi in tre sfumature, pur essendo una cosa sola” (Q. III, p. 393). Così dunque questa “nuova congregazione” possiede come “tre forme”. La prima è costituita dalle “anime isolate dal mondo/ che/ arderanno come vittime davanti al trono di Dio ed impetreranno la Misericordia per il mondo intero... Ed imploreranno benedizioni per i Sacerdoti e con la loro preghiera prepareranno il mondo per la venuta finale di Gesù” La seconda ”sfumatura” sono le congregazioni che uniscono la preghiera agli atti di misericordia. “In modo particolare proteggeranno dal male le anime dei bambini (...) si impegneranno a risvegliare l’amore e la Misericordia di Gesù nel mondo pieno di egoismo” La terza “sfumatura” deve essere costituita dalle persone che vivono fuori dai conventi. A questo gruppo “possono appartenere tutte le persone che vivono nel mondo”, che pregheranno e compiranno azioni di misericordia, almeno una al giorno. Pur non essendo “vincolati da alcun voto”, tuttavia “parteciperanno a tutti i meriti e privilegi della comunità” (Q. III, p. 393). Come si deduce dalla descrizione di Suor Faustina, non si tratta di una congregazione in senso stretto, ma di una unica grande comunità di persone, di varie condizioni e vocazioni, che sono unite dal mistero della Divina Misericordia. È una comunità di persone, che attraverso la pratica della devozione alla Misericordia Divina vive con lo spirito evangelico di fiducia e di Misericordia e cerca di realizzare i compiti che Gesù ha affidato a Suor Faustina: invocare la Misericordia di Dio per il mondo e proclamare in modo particolare questo mistero di Fede al mondo intero. Gli stessi compiti -professare e proclamare la misericordia di Dio al mondo smarrito, fare opere di misericordia e invocare la pietà di Dio sull’umanità- sono stati affidati dal Santo Padre Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa quando ha canonizzato Santa Faustina. Del resto la Chiesa ha vissuto questo spirito nei primi secoli della cristianità, di cui ci parlano gli scritti dei Padri della Chiesa. Al centro della grande comunità di devoti e di apostoli della Divina Misericordia c’è la figura di Santa Faustina. Ella, in modo perfetto, ha realizzato nella sua vita lo spirito e i compiti che Gesù ha posto davanti a lei e alla “nuova congregazione”. Grazie ad essa Suor Faustina ha raggiunto le vette della mistica ed è diventata un modello visibile della via alla santità e dell’apostolato per tutti coloro che sono attratti dal mistero di Dio e dal desiderio di rendere felici gli altri. In Polonia e oltre i suoi confini molti Sacerdoti, molte congregazioni religiose e persone laiche si sono unite in diversi modi a questa grande comunità di devoti e apostoli della Misericordia di Dio. Sono sorti e continuano a nascere nuovi istituti di vita consacrata, che si dedicano a tale scopo, gruppi di preghiera e quelli che all’orazione uniscono l’attività caritativa, vivendo nel mondo. Ci sono pure molte persone che non appartengono ad alcun gruppo, ma vivono lo spirito della devozione alla Divina Misericordia e in questo modo appartengono a quella grande comunità di devoti e apostoli della Divina Misericordia. Speriamo che le persone coinvolte in questa opera siano sempre più numerose, poiché‚ il mondo ha bisogno di vivi testimoni di Dio e di mani unite nella preghiera per impetrare la misericordia, perché‚ -come ha detto Gesù a Suor Faustina- “l’umanità non troverà pace, finché‚ non si rivolgerà con fiducia alla Mia misericordia” (Q. I, p. 132).
Post n°183 pubblicato il 06 Aprile 2015 da IOSONOLAVITA1
Lunedì dell'angelo Andate ad annunciare ai miei fratelli Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore
Commento Il pensiero ricorrente di ogni cristiano dopo la Resurrezione di Gesù dovrebbe concentrarsi su essa, piuttosto che su tantissime cose inutili che svuotano l’anima e confondono la testa. Forse la maggior parte ha già dimenticato quanto è avvenuto ieri, ha messo in un angolo della sfera dei propri interessi che Gesù è Risorto ed è sempre vivo.
Post n°182 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da IOSONOLAVITA1
MERCOLEDÌ DELLE CENERI
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
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PADRE, Padre, dammi il dono più bello, più grande, più prezioso che possiedi: Gesù. Don Serafino Falvo
Io sono mite
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