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RINASCITA
Post n°41 pubblicato il 27 Marzo 2009 da jeffb0
Ho deluso molti tutto e tutti Nella mia mente le cose inallineabili In un equilibrio degno di schematizzazione, A volte invidio il cristallino genio mozartiano Capace di covare partiture definitive Sotto metri di frivolezze, Io che la vera ispirazione l’ho estratta Faticosamente dall’asfalto, tra corpi in movimento E alla ricerca di destinazioni,
Fuori dall’infanzia i sogni si sono fatti Ostici Ricordo ancora quei prati illuminati Il grano dorato La selva di illusioni che soltanto ragazzi Potevano covare Le visioni di amici predati Dall’ambizione Di scavarsi un futuro glorificato Le stelle
Poi cos’è successo lo sa soltanto il tempo Da qualche parte sarà deposta la chiave Di questo anfibio annaspare
Quello che ci hanno promesso, quello che meritavamo, Lo ricordate? Non l’avevano additato illusori nelle mattinate Di prigionia tra banchi e cattedre? Una vita limpida e cristallina, Giusta sostanziale e retta Quella che mai potremmo avere, Dispiace per questo paese alla deriva Per la sua bellezza trasformata In rimpianto Per il cordoglio di uomini che un tempo Sfilavano per il mondo imponendo Una superiorità che affondava Solo parzialmente le ragioni Nella spada Eppure ricordo (o forse è soltanto suggestione) Di falangi incoronate d’alloro Che portavano con loro il futuro Le umane sorti e progressive Ora quello che i miei occhi inadatti Osservano è volubilità, compromesso, Rimpianto, è veramente questo Il territorio dove speravano di germogliare I sogni dei nostri figli? O incancrenendosi Nella nostra stessa mediocrità stiamo travestendo Ogni frammento del futuro di un macilente Colore di morte?
Ah! Quanti tramonti ho visto e quanti Corridoi di teatri antichi ho attraversato, Ma ora sono qui per parlarne, Per tirarne le fila Ho vagato senza stancarmi per il mondo, Oltrepassato le Colonne d’Ercole, Però è il qui e adesso che mi interessa, I rimproveri degli insegnanti illuminati Dalla giocosa incoerenza della giovinezza La sensazione inossidabile di trovarsi Sempre e comunque fuori posto, nessuna acqua Capace di dilavare le colpe, Poi la luce dei corridoi tra le colline La bellezza di una patria scorticata Da una storia che ne ha inquinato Il sangue ma non la luce, La mia patria nel cuore adorata Amata e odiata tanto e sempre
Questa è la città della gente Questa è la città delle notti Scriveva nella sua stanzetta invasa Dai fiumi dell’alba l’illusione Di un adolescente curvato Dal peso delle aspettative
Credo non sia troppo tardi Per ricominciare Forse è l’odore primaverile che ha invaso La nottata invernale a farmelo sperare Forse la brace che non smette di scoppiettare Sotto la cenere Non ci possiamo allontanare da quello Che un sapere uniforme Ha deciso a proposito dei nostri giorni Né saldare tutti i debiti contratti per sogni irrealizzabili Concepiti in parti illuminati Dall’incombenza del mare che unisce Tempi diversi nel nostro presente Né dalla lucente forza dell’alba Dalle dita rosate di queste parti Quello che possiamo è intessere Un coro da amplificare tramite l’aria Perché tutti possano riscoprirsi omogenei E riprendere a costruire insieme Usando le armi dei nostri talenti Un sogno che di limitato non abbia Che la nostra permanenza E fuggire dalle grotte di cristallo Suggerendo all’aria una nenia imparata Nelle notti di veglia di anni lontani Un sogno unitario, coerente, Che saldi passato e presente Sotto la stessa luce E tracci una rotta distinta verso Quello che di buono ha saputo Anche per questa notte dipingere L’orizzonte. Passano passiamo passeremo Ma almeno ci sia lasciato In questo recinto di spazio L’autonomia per determinare di nuovo Il nostro futuro, come nelle serate Dei nostri anni migliori, un futuro Ricalcato sui passi del passato, Dal sapore del grano dorato Fiorito nella notte di tormenti Che attendo di vedere rigoglioso Come la primavera, tra pochi mesi, Appena davanti all’orizzonte.
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