Il mio velo

E' quello che sai o è quello che vuoi credere?


Non capisco perché siamo così bravi a vedere cose speciali negli altri, a metterli su un piedistallo loro malgrado e siamo pronti subito a colpevolizzarli appena 'sembra' ci deludino.Ci hanno abituato a cercare un guru, un dio o un totem da onorare e lo facciamo anche nel nostro piccolo... Ci hanno insegnato che c'è un cristo o un maometto e che nn si potrà mai essere come loro, ma li si deve guardare a bocca aperta, con senso di colpa e rinunciare a noi stessi perché "hanno scritto" che loro hanno detto così...Così a volte ricerchiamo negli altri i simboli di questi personaggi invisibili, ai quali ci risulta paradossale credere, ma il cui sopracitato senso ci impedisce di accettare la miscredenza.Vedo persone innalzare altre persoe a detentori di valori inarrivabili, come tanti buddha sorridenti su fiori di loto.... Siamo così sicuri che loro sono speciali? non è piuttosto un fatto reale che noi non riusciamo ad essere autentici, a liberarci dalla zavorra del 'sapere', dall'arroganza dell'uomo moderno? Quando pensiamo che una cosa è impossibile quella cosa diventa impossibile.Se pensiamo che qualcuno sia inarrivabile, noi resteremo al nostro stadio.Dove è finita la nostra autenticità? Dovremmo ritrovare la armonia col mondo, dovremmo amare la nostra madre, dovremmo smettere di innalzare gli uomini, dovremmo iniziare a rientrare nella terra che ci ha creati. Ritrovare la nostra purezza, ritrovare noi stessi. Ho visto persone ritenere perfino 'me' un essere speciale, o quasi, ma io non voglio questo... io non sono 'ciò che sono' affinché mi mettino una corona, d'oro o di spine, io cerco solo di ritrovare ciò che ho perso.... e ciò non è assolutamente fattibile seguendo una religione o una filosofia, è possibile solo se si rientra in sé stessi.Si può avere fede, ma in senso nuovo. Fede in ciò che si fa e fede nell'uomo. Credere è credere in noi.Siamo così accecati dal 'volere' una cosa che nn ci poniamo mai dall'altro punto di visto, da un ipotetico essere che ci guarda, sorridente o basito, agire.Se ci vedessimo da fuori, ci renderemmo conto del nostro essere ridicoli.Cerchiamo e accumuliamo oggetti anziché 'noi' ! Vedo persone sforzarsi di fare qualcosa, di comunicare, di attirare l'attenzione, mostrarsi a qualcuno ritenuto 'migliore' e farlo così goffamente che nn si rendono conto della loro invadenza.... e così si perde tempo prezioso per la conoscenza di noi stessi. Nessuno è migliore o peggiore, siamo tutti unici ed eternamente tali. Perché non lasciare che il tempo e le occasioni ci dicano realmente se e come agire, conoscere, comunicare, scambiare!?Se non agirete per voi saranno gli elementi esterni a farlo vostro malgrado.Non si può forzare nulla, poiché nulla è per caso....
Non voltiamoci più le spalle...