Creato da: enrico.passani il 26/05/2010
Racconti tra le Apuane e il Mare Tosco-Ligure

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

enrico.passanipgmmanatsannRaineriRenatocalleguadianaemmefishlo.svizzerodaniela19712011MarquisDeLaPhoenixgianniristoledydellanottebenjamin_longbowcarlartenorman.stansfieldGenndy
 

Ultimi commenti

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« L'Angelo Senese.L'Angelo Senese »

L'Angelo Senese

Post n°153 pubblicato il 26 Ottobre 2013 da enrico.passani

 

Quella mattinata non prometteva né buone vendite né piaceri spirituali, tanto meno amori fatali,  del tipo che non lasciano scampo ad alcun briciolo di raziocinio, che assorbono la  volontà di vivere, senza la misteriosa malia amorosa, che  t’infetta, come un contagio.

La  seducente forestiera era venuta in città per comprare marmi, necessari al restauro di quelli preziosi della sua villa rinascimentale su una collina della Val D’Orcia.   Il   suo profumo si mescolava  con l’odore stantio di  cera sui mobili vecchi,  con quello esterno  che proveniva dalle fognature, decrepite come le case.

Esclamò sorpresa: – Oh…  -, di fronte all’angelo in legno colorato che tenevo sopra un cassettone, illuminato da un faretto. – ha la stessa grazia della madonna senese che ho in casa -.

L’adorai,  perché mi dava subito l’opportunità  di fare bella figura  infiocchettando  il discorso  con la lingua armoniosa della storia dell’arte.

Risposi rapido: – Anche lui è senese, quest’opera viene attribuita  a Francesco di Valdambrino,  un artista gotico  che  scolpiva già le  figure nella bellezza formale del “Quattrocento”-,  felice di parlarle di un argomento che ci accomunava, nella valutazione estetica di due opere d’arte simili, favorendo un’intesa intellettuale, prolungando il piacere di guardala senza imbarazzo,

Ma, il vecchio architetto  si irritò,  non sopportò un minuto di più di sentirsi escluso da un dialogo che l’appartava, che percepiva come il nascere di un’intesa quasi amorosa tra persone giovani. Il “maledetto stronzo”, spezzò subito il  nostro dialogo,  richiamandola ad altri impegni urgenti. Disse con una voce di cartavetra: - Le ricordo che siamo già in ritardo,  ci stanno già aspettando nella marmoteca  della ditta… -. .Pronunciò un nome che a me non diceva niente.  

Lei,  arrossì, come per un rimprovero: – Oh si, è  vero. Mi scusi ma devo andare, la ringrazio della sua gentilezza, tornerò a trovarla -.

Uscì  in fretta, dopo una lieve stretta di mano, portandosi  via una dose massiccia delle mie illusioni.

Circa dopo quasi dieci anni m’aveva rintracciato, pescandomi in un paese sopra la collina, abitato da poche famiglie, una strada da percorrere tortuosa, tra ulivi e cipressi, che finiva in una piazzetta, quasi una terrazza sulla pianura e il mare sconfinato. Non un sito di transito, ma un luogo per dimenticare ed essere dimenticati. Nell’’arco di  quegli anni consumati, avevo chiuso il negozio, liquidato le pendenze commerciali  e sentimentali, trasferendomi  alla chetichella  sulla collina, per vivere all’inizio del paese,  in una casa restaurata.

Un pomeriggio  qualsiasi, Nicola, il proprietario della locanda paesana,  venne ad avvertirmi: -    Una signora  chiede di te al mio telefono -.

 Io, non avevo l’apparecchio fisso, solo a qualche raro parente o amico, avevo dato il numero del mio cellulare. M’avviai  inquieto e incuriosito  alla locanda, Invece,  la sua voce subito  mi confortò, la riconobbi  appena flautò: - Diversi  anni fa  ammirai nel suo negozio un angelo in legno policromo  di scuola senese , mi piacque tanto che le promisi di tornare a farle visita. Ahimè, la vita  spesso ci coinvolge in altre vicende, ci fa prendere altre strade e  dimenticare le promesse. In terribile ritardoi le chiedo se possiede ancora l’angelo e se é disposto a venderlo-.

Si, l’angelo stava vegliando sul mio sonno, sopra il cassettone della mia camera da letto. C’ero affezionato e l’avrei ceduto  a malincuore, ma quei soldi mi facevano  maledettamente comodo, rinforzando le mie non fastose rendite economiche.

Cercai  di impostare nella voce un tono neutro, sperando che nascondesse l’emozione che  stava subentrando all’iniziale sorpresa: - Ho qui con me l’angelo, a lei lo  cederò volentieri.  Spero che non le  sarà scomodo  arrivare al paese? -.

Non si preoccupi, sono  alloggiata nei paraggi, ci vedremo domani in mattinata -. Seguirono i saluti, modulati da una voce aggraziata.

L’amico locandiere domandò: - Va tutto bene? -, nelle sue parole c’era un tono  apprensivo. Lo rassicurai: - Grazie Nicola, è tutto okay –

In casa, mentre tentavo di dare un ordine civile alle stanze, in attesa d’incontrarla, riflettei, senza stupirmi, per com’era stato facile per lei stanarmi nel mio anonimo esilio, addirittura  in un’altra regione. Un mistero non difficile da sbrogliare, quando un destino può casualmente incrociare con  quello di una ricca e nobile signora, che, abitualmente riceveva nella villa di famiglia, ministri  e ambasciatori. Una scoperta causale,  fatta  dal barbiere, buttando uno sguardo distratto in una rivista di gossip che pubblicava i fasti ambientali di famiglie nobili toscane, con vigne a perdita d’occhio e cipressi di contorno.  La mia dama del cuore,  vi era fotografata in abito  lungo, accanto ad una credenza del seicento,  con  sopra, appunto,   una madonna lignea.

 

      Arrivò frastornata e sudata, sul finire della mattinata: - Ho sbagliato due volte la strada -, si lamentò con irritazione. Ma presto recuperò un sorriso: - Bello qui, il posto, forse un pochino remoto. Il caldo in pianura è opprimente l’aria condizionata nell’auto,  improvvisamente ha smesso di funzionare  –.

.  Venga, la mia umile casa è a pochi passi, potrà rinfrescarsi e ammirare l’angelo: Dopo, se mi permette vorrei invitarla a pranzo. Il mio amico Nicola ci aspetta nella sua locanda -.

Uscì d ocinque centimetri-,precisai.

-  Circa come la mia Madonna, staranno bene insieme. Quanto chiede?-.

Le rivelai  il prezzo, tenendomi  un po’ al di sotto della valutazione corrente di

un’opera quasi museale.

-  Possiamo arrotondare a cifra pari? -.

Sapevo che insistendo nella mia richiesta  avrebbe pagato l’importo intero, ma lei aveva rispettato la promessa di tornare, anche se col ritardo di quasi dieci anni. La cifra era grossa, potevo farle lo sconto di un paio di migliaia d’euri,  non avrebbero cambiato la mia vita in peggio.

Come desidera -, concordai, - ora possiamo andare a pranzo? -.

       Nicola diede il meglio di se come anfitrione, fu discreto ma  sollecito  nel servizio, ci consigliò il suo vino migliore, quello che teneva di riserva per l’uso personale,  usò verso di me un tono rispettoso, per far capire all’ospite quanto mi stimasse. L’avrei ringraziato dopo, in separata sede. Purtroppo il pasto non durò a lungo,  l’ora del distacco si avvicinava, ed era inutile prolungare dopo il dolce quell’atmosfera di parole, di profumi di cucina che, a pranzo finito, a poco a poco si  sarebbero raffreddati e inacidendo  gli aromi.

Eppure, ero fiducioso che gli dei pagani del paese m’avrebbero aiutato ad amarla. Li sentivo intorno a me senza vederli. Cerano ancora gli ultimi dettagli sul pagamento e il trasporto dell’angelo da definire tra le mura della mia casa. Ancora, il nostro tempo  non era esaurito.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963