Il faro nella notte

17,14


E' un mio limite: mi identifico con il mio lavoro. Ci tengo a far bene e ad essere riconosciuta come persona professionale.Oggi sta continuando sullo stesso trend di ieri, anzi peggio: è capitato quello che temevo, ossia che stanno ricadendo su di me le mancanze degli altri.Mi sto facendo in quattro per sopperire alla mancanza dei miei colleghi e al fatto che il mio capo non ha gestito bene il piano vacanze (sono l'unica dei responsabili presente in ufficio). Ho fatto di tutto per rispondere ad ogni esigenza, anche a quelle non espressamente richieste e di mia competenza, il tutto senza disturbare capo e colleghi in vacanza, e proprio oggi, ignorata da tutti via mail, ho dovuto per forza chiamare il mio capo in ferie, non per un lavoro mio, per sentirmi dire che allora tanto valeva che lui non andasse in vacanza se poi doveva lavorare da lì.Mi sono davvero incazzata. Gli ho detto che non ci stavo a sentire quelle cose, che è assurdo che i vari settori siano rimasti totalmente scoperti e che io i miracoli non li posso fare. E, siccome la sfiga ci vede bene, ho pure intercettato una chiamata del bimbominkia che diceva che tornerà prima del previsto dalle ferie (che palle! Potesse prendersi un trimestre!).Ma intanto mi sono agitata...Quando accade, ho la sensazione del sangue amaro, cattivo, sento un peso sul petto e la pressione che schizza alle stelle. Odio non saper gestire questa cosa. L'ingegnere saggio che lavora qui dice che è perchè io, pur essendo architetto, sono ingegnere dentro, ho bisogno di avere tutto sotto controllo. Io gli ho detto che la rabbia mi viene dal fatto che spontaneamente mi sono messa a disposizione per cose che non mi erano state richieste, per cui avrei potuto alzare le mani e dire "non è roba mia", e invece non l'ho fatto, da idiota, e questo è il ringraziamento e questi sono i risultati. Lui dice che sono così professionale che, anche col senno di poi, l'avrei fatto ugualmente.Non lo so. So che sono triste e incupita. E non mi piace questo.