Creato da CroceeDelizia2.0 il 27/09/2013

CroceeDelizia

A tratti piccante

 

 

Sola andata

Post n°16 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da CroceeDelizia2.0
 
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Un biglietto di sola andata, parto domani mattina.

Così, d'improvviso, ho deciso.

Non mi do un tempo, magari ritornerò.

Bisogna sempre andare avanti senza mai fare un passo indietro.

E io vado!

Lontana 

Sola

Decisa

Libera

 
 
 

Pensiero per il mio A.

Post n°15 pubblicato il 18 Ottobre 2013 da CroceeDelizia2.0
 
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Lo riconosco. Sono ironica, permalosa, provocatoria, a volte vendicativa e lunatica.

So che prima ti ho provocato e che sei altrettanto lunatico, vendicativo e permaloso.

Ma so anche che masssimo per le 21.00 mi chiamerai.

Sono il tarlo che buca la tu amente.

Sono la luce che ravviva le tue oscurità.

Sono colei che può donare o togliere.

E tu, uomo, hai detto che sono Dono più prezioso che la vita ti abbia mai dato.

Mi piace coccolarti e tenerti stretto al mio petto.

Ti senti unico quando ti accarezzo dolcemente il viso.

I nostri corpi diventano nebbia dinnanzi alle nostre menti.

 

Al mio A. come Amore, come Ambrosia, come Amarezza.

S. 

 

 
 
 

Sere d'estate (parte seconda)

Post n°14 pubblicato il 18 Ottobre 2013 da CroceeDelizia2.0
 
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Arrivò il momento di andare a casa. Tutti un po frastornati di musica e buon vino. Lui camminò accanto a me verso il cancello dell'area feste e chiese al compagno della mia amica se poteva dargli passaggio perchè gli girava un po la testa. Marco non si tirò certo indietro, tra l'altro abitavano a circa cento metri di distanza, per cui salì in macchina con noi, dietro, accanto a me.

Mi tenne la mano per tutto il tragitto, accarezzandomi tra le dita. Seppi solo l'indomani che era tornato a piedi dove aveva lasciato la macchina. Insomma, il passaggio era soloo una scusa per stare ancora accanto a me. La cosa mi lusingò e mi fece anche sorridere.

L'indmani sera tornammo nello stesso posto. Lui non c'era e la cosa mi lasciò un po desolata. Ma la comitiva era talmente allegra, come al solito, che presto dimenticai la sua assenza. Sul tardi però, eccolo che arrivò anche lui. Sportivo e bello come sempre. 

Salutò tutti insieme, a me riservò un bacio sulla gancia. Vidi Marco che osservava, feci finta di nulla, ma in fondo ero imbarazzata. Marco per me è come mio fratello ed è anche un po perbenista, ma gli voglio ugualmente bene.

Il Sosia si sedette come la sera precendente, accanto a me, riparandomi le spalle con il suo torace. Di nuovo mi abbracciò, stringendomi forte. Ma stavolta, accadde di più. I sussurri erano decisamente frequenti, non volgari, ma di complimenti e parole dolcissime. La mia amica, dal canto suo, faceva finta di nulla e chiaccherava senza fermarsi un attimo. Uno dei commensali, un po brillo, fece un apprezzamento su di me. Per tutta risposta, il Sosia, gli disse di alzare i tacchi e andar via chè la gente poco educata non era gradita. Tutto in modo molto tranquillo senza scatenare situazioni poco gradite. Quello andò via subito. Parlammo molto di politica, della situazione attuale, dei nostri sogni e passioni. Ancora una volta fu come stare da soli nonostante la quindicina di persone che stavano al tavolo. 

Ormai era corte spietata e senza pudore alcuno. Mi stavo divertendo e poco mi interessava di Marco, già un po irritato o della Lella che odia il Sosia da oltre venti anni e non so ancora perchè. Roberto, pareva il più assente ed era anhe il più lontano, ma fu il primo, quindicii giorni dopo a dire alla mia amica che tra me e il Socia c'era qualcosa. In realtà non c'era ancora nulla, ma il nostro comportamento era stato troppo chiaro. Il bello di tutta questa situazione è che era talmente spontanea da non sentire il bisogno di nasconderci.

Anche questa sera, chiese passaggio a Marco, ma con una variante rispetto alla sera precedente: mi salutò con un tenero bacio sulle labbra.

Marco dallo specchietto vide tutto e a casa, visto che mi fermai da loro a dormire, mi disse che ero un'incosciente. Insomma fece il fratello maggiore. La mia amica non sentì nulla e non disse assolutamente nulla.

Dirà qualcosa la prossima volta....

Conntinua...

 
 
 

Era d'estate...

Post n°13 pubblicato il 17 Ottobre 2013 da CroceeDelizia2.0
 
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Nel dicembre dello stesso anno, i miei impegni lavorativi aumentarono a dismisura. I ritmi serrati, riunioni di lavoro, telefonate numerose, spostamenti improvvisi o programmati per Roma, mi tolsero quasi tutto il tempo da dedicare a me e anche, purtroppo, alla mia comitiva.

Spesso, a pranzo, andavo a mangiare nel locale della sua ex ma, non mi capitò mai di pensare al lui. 

La mia vita scorreva velocissima e anche con soddisfazioni non da poco. In realtà mi sentito talmente piena del mio ruolo che non pensavo a nulla se non a lavorare sodo per dare il meglio. I riconoscimenti fioccarono a iosa e nel giro di due anni arrivai alla dirigenza. 

Con gli amici ci si vedeva solo per le feste e ci si divertiva come sempre. Ma arrivò un giorno nel quale cominciai a pensare che forse, mi stavo perdendo qualcosa. Ero diventata una macchina da guerra, mettendo così da parte il mio lato personale.

Sentivo all'improvviso il bisogno di ritrovare me stessa, un po di privacy e rallentare i ritmi. Decisi di partire e andai in Sicilia. Era fine maggio e l'aria era dolce, profumata di zagara. Andai al mare e guardai a lungo quell'acqua così cristallina, placida, profumata. Mi tuffai e nuotai a lungo, mi sentivo rinascere ad ogni bracciata. Era una sensazione stupenda, quella della libertà.

Al mio ritorno, ero cambiata. Presentai le mie dimissioni e ricominciai ad occuparmi delle mie passioni. La pittura, la poesia, i miei libri, la musica.

Sì, ero proprio rinata. Ricominciai ad uscire con gli amici che mi dicevano che avevo uno sguardo diverso, più gioioso, più vivo.

Una sera di metà luglio, andammmo ad una festa di paese con le classiche tavolate dove ti servono il branzino o la polenta con lo stufato d'asino e magari anche le tagliatelle con il ragù di cinghiale.

Improvvisamente, io e la mia mica, scorgemmo, seduto ad uno dei primi tavoli, lui, il Sosia insieme ad alcuni amici suoi che conoscevamo bene.

La sua tipa, non c'era e ci stupimmo, ridacchiando anche un po. La mia amica decise per tutti quanti di sederci allo stesso tavolo. Appena mi vide, il suo sguardo si illuminò e il suo sorriso era talmente bello da fare impallidire una stella cadente. Mi fece spazio invitandomi a sedermi accanto a lui. Tranquilla accettai e cominciammo a chiaccherare e scherzare tutti quanti. 

Ad un tratto, però, le sue braccia mi strinsero forte e cominciò a chiedermi che fine avessi fatto in quei quasi tre anni. A parte l'abbraccio, che non mi sconvolse più di tanto, vista la situazione di piena allegria e amicizia, quello che mi colpì, fu il volere sapere tutto di me. Una sorta di interrogatorio. Io, dal canto mio, non gli chiesi assolutamente nulla di lui. Avrei potuto chiergi della sua cinquantenne pin up, ma sapevo, da voci di corridoio, che lui si era stancato sia dei suoi comportamenti in pubblico, sia della sua situazione circa la salute. Nonostante ciò, la stava aiutando ad entrare in terapia. Ad ogno modo, pian piano la temperatura scendeva ed io trovavo il suo abbraccio, caldo e rassicurante.

Pian piano io mi avvicinai con le spalle al suo torace. Emanava un calore straordinario e mi piaceva. Avvicinò il suo volto al mio e mi sussurrò che era felicissimo di rivedermi e che mi aveva pensata spesso ma col timore di chiedere di me alla nostra comune amica. Fu come se al tavolo ci fossimo solo noi due. Il contatto era forte, piacevole, dolcissimo, amorevole, sensuale.

Restammo li fino alle 3 del mattino e lui, con la scusa del bicchiere della staffa, offriva pur di non staccarsi da me. 

Continua....

 
 
 

L'alcolista cinquantenne in minigonna e scarpe con la zeppa.

Post n°12 pubblicato il 15 Ottobre 2013 da CroceeDelizia2.0
 

...e chiaccherammo in macchina per un paio d'ore. Mi parlò della figlia che stava per andare a convivere e mi chiese di me. Ogni tanto prendeva la mia mano e la guardava, la accarezzava e poi si perdeva in un silenzio che mi metteva angoscia. Raggiungemmo gli altri amici che avevo lasciato con la scusa del saluto in aeroporto. Arrivai rima io e dopo qualche minuto lui, per fare in modo che nessuno capisse. Ordinammo birra e mangiammo ancora del dolce. Con la scusa dell'avvicinarsi di un forte temporale, decisi di andare via. Mi feci riaccompagnare alla mia auto e lo salutai fredda. Sono perfettamente consapevole di essere lunatica, ma quella volta era scattato in me qualcosa che mi portava ad allontanarlo, subito.

Vidi nei suoi occhi che ci restò male, io lo salutai e gli dissi che magari ci si sarebbe visti presto.

Il "presto" per me furono tre lunghi anni, perchè dopo un paio di mesi da qual giorno di ferragosto, lo vidi per caso passeggiare mano con la mano con una donna. Forse, inconsciamente, quel giorno avevo capito proprio questo: non era solo!

Iniziò la stagione autunnale e le nostre uscite in comitiva diminuivano sempre di più. Ci si vedeva a casa di amici e si passava il tempo tra discorsi seri e meno seri. Divertenti da ridere a crepapelle o da incazarsi a più non posso. 

Fin quando una sera, quella dedicata alla castagnata, non tornammo nel locale della sua ex moglie. Lui era lì con l'altra e tutti ci meravigliammo. Non perchè fosse con una donna, ovvio, ma per la donna che aveva accanto. Immaginate una cinquantenne poco curata, con minigonna tipo ragazzina del college e scarpe con la zeppa? Truccata come una pin up e che beveva come una spugna, tanto da cadere per tre volte mentre ballava come un'invasata. No, non poteva essere possibile! Ci guardavamo e ci chiedevamo cosa stesse accadendo. La tipa arrivò al punto di togliersi la maglietta e restare in minigonna e reggiseno. Preciso, eravamo in un locale frequentato da famiglie, molte delle quali avevano bimbi al seguito. Lui se ne stava seduto a chiaccherare con i suoi amici e quando Marco, uno dei nostri amici in comune, lo invitò a bere qualcosa con noi e lui si rifiutò. Marco capì il suo imbarazzo. Fecero rimettere la maglietta alla "signora" che andò a sedersi sulle gambe di lui. Aveva il viso tipico degli alcolisti e le si strofinava come una gatta in calore. Davvero per noi fu troppo. Ci alzammo e andammo via. 

Il commento unanime fu: ma in che casino si è cacciato? 

Beh, ognuno ha il diritto di scegliere la strada che vuole, o no?...

 

Continua...

 
 
 
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