ILTEATROSTELLATO

Cyrano


Orsù che dovrei fare?…Cercarmi un protettore, eleggermi un signore,e dell’edera a guisa, che dell’olmo tutoreaccarezza il gran tronco e ne lecca la scorza,arrampicarmi, invece di salire per forza?No, grazie! Dedicare, com’usa ogni ghiottone,dei versi ai finanzieri? Far l’arte del buffonepur di veder alfine le labbra di un potenteatteggiarsi a un sorriso benigno e promettente?No, grazie! Saziarsi di rospi? Digerirelo stomaco per forza dell’andare e venire?Consumar le ginocchia? Misurar l’altrui scale?Far continui prodigi di agilità dorsale?No, grazie! Accarezzare con mano abile e scaltrala capra e intanto in cavolo inaffiare con l’altra?E aver sempre il turibolo sotto de l’altrui mentoper la divina gioia del mutuo incensamento?No, grazie! Progredire di girone in girone,diventare un grand’uomo tra cinquanta persone,e navigar con remi di madrigali, e avereper buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere?No, grazie! Pubblicare presso un buon editore,pagando, i propri versi? No, grazie dell’onore!Brigar per farsi eleggere papa nei concistoriche per entro le bettole tengono i ciurmatori?Sudar per farsi un nome su di un picciol elettoagl’incapaci, ai grulli; alle talpe dare ali,lasciarsi sbigottire dal rumor dei giornali?E sempre sospirare, pregare a mani tese:“Pur che il mio nome appaia nel Mercurio francese”?No, grazie! Calcolare, tremar tutta la vita,far più tosto una visita che una strofa tornita,scriver suppliche, farsi qua e là presentare…?Grazie, no! grazie no! grazie no! Ma… cantare,sognar sereno e gaio, libero, indipendente,aver l’occhio sicuro e la voce possente,mettersi quando piaccia il feltro di traverso,per un sì, per un no, battersi o fare un verso!Lavorar, senza cura di gloria o di fortuna,a qual sia più gradito viaggio, nella luna!Nulla che sia farina d’altrui scrivere, e poimodestamente dirsi: ragazzo mio, tu puoitenerti pago al frutto, pago al fiore, alla fogliapur che nel tuo giardino, nel tuo, tu li raccolga!Poi, se venga il trionfo, per fortuna o per arte,non dover darne a Cesare la più piccola parte,aver tutta la palma della meta compita,e, disdegnando d’esser l’edera parassita,pur non la quercia essendo, o il gran tiglio fronzutosalir che non alto, ma salir senza aiuto![...]- Sfogati pure con questi tuoi furori pugnaci,ma confessa a Le Bret ch’ella non t’ama! - Taci!