Post n°56 pubblicato il 30 Novembre 2014 da Punto_Rosso
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Post n°55 pubblicato il 09 Ottobre 2013 da Punto_Rosso
Non farti più incantare Augusto Daolio |
Post n°54 pubblicato il 20 Marzo 2013 da Punto_Rosso
Chi è nato vicino ai fiumi, sa che l’acqua scorre veloce, le rive si gonfiano e che tutto cambia in un minuto. Non parlate di nostalgia a Francesco Guccini, mentre seduto all’osteria da Vito a Bologna, dietro ad un bicchiere di vino rosso, discute di musica e politica: “Come Presidente della Repubblica io ci vedrei Romano Prodi, ma so che è quasi impossibile. Quando hanno votato Napolitano, anch’io avevo ricevuto due voti, solo che uno è andato perso e allora nessuno se ne è accorto. Me l’ha raccontato Romano”. |
Post n°42 pubblicato il 07 Settembre 2012 da Punto_Rosso
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Post n°29 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da Punto_Rosso
Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956) è stato un giornalista, giurista, politico e docente universitario italiano.
Il nome di Piero Calamandrei, forse, non dirà molto agli studenti che protestano contro settantenni incartapecoriti che gli hanno rubato il presente e gli vogliono togliere la speranza di un futuro. L'ipotesi di Calamandrei. "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico. (in Scuola Democratica, 20 marzo 1950) |
Post n°28 pubblicato il 26 Giugno 2008 da Punto_Rosso
una cosa scritta da Michela, mia figlia, quando era in quarta liceo classico. Non ho chiesto il suo parere ma so che non sarebbe contraria e ho deciso di metterla sul blog .... " i Cento Passi " Cinisi, provincia di Palermo. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene assassinato con una carica di tritolo che lo dilania sui binari della ferrovia. Il padre, Luigi Impastato, era un piccolo imprenditore affiliato al clan di Gaetano Badalamenti e lo zio, Cesare Manzella, un capomafia ucciso nel 1963 nel corso di una guerra tra opposte fazioni. La morte di Peppino passa però in secondo piano perché giornali e televisioni parlano di un fatto più importante: a Roma è stato ritrovato il corpo di Aldo Moro, giustiziato dalle Brigate Rosse. “ i Cento Passi ” è il titolo del film: cento passi è la distanza che separava l’abitazione di Impastato dalla casa di Tano Badalamenti, un mafioso che solo vent’anni dopo viene accusato dell’omicidio di Peppino. Il processo è tuttora in corso. Il ’68 è l’anno di una rivoluzione mondiale, una rivoluzione soprattutto culturale e ideologica, che si manifesta in Cina, in America, in Francia, in Inghilterra e in Italia. E’ l’anno della contestazione giovanile; i giovani hanno abbracciato nuovi ideali: vogliono la libertà, contestano la società, le ingiustizie, le diseguaglianze… . Nasce il protagonismo giovanile: in un primo momento si manifesta come una protesta degli studenti, che in seguito si unisce anche a quella degli operai. La musica diventa uno dei principali veicoli di protesta. Nel ’68 Peppino ha vent’anni; rompe con il padre e avvia un’attività politico-culturale che finisce per confliggere direttamente coi mafiosi. Nel 1967 fonda il circolo “Musica e cultura” promuovendo cineforum, concerti e spettacoli per i giovani di Cinisi; nel 1976 apre Radio Aut, attraverso la quale denuncia in modo ironico le illegalità della mafia: Tano Badalamenti diventa Tano Seduto, il suo paese Mafiopoli…. In Sicilia la mafia si presenta in modo paternalistico: c’è un’identificazione tra la struttura familiare, in cui il padre è l’autorità indiscussa, e la società, in cui è la mafia che governa. La storia della mafia inizia nell’800 e si sviluppa, connettendosi con la criminalità, attraverso i traffici di droga, di clandestini e infine di rifiuti. Ma fra la criminalità e la mafia ci sono delle differenze; la mafia è il sovrapporsi di quattro anelli: i capi mafiosi, il mondo dell’economia, i politici al potere e lo Stato. La mafia è vista anche come speculazione edilizia: l’autostrada, pur essendo in pianura, non procede dritta, ma fa tre curve; a Punta Raisi, nonostante la vicinanza al mare e alla montagna ,viene costruita una pista per gli aerei e tutto viene così realizzato perché probabilmente questi sono territori che appartengono ai mafiosi e lo Stato li deve pagare. Gli anni ’70 sono caratterizzati dalla strategia della tensione, chiamata anche strategia degli opposti estremisti, conseguenza della guerra fredda tra USA e URSS, in confitto per avere il controllo del mondo. Gli USA non vogliono che salgano al potere governi di sinistra e, al contrario, l’URSS non vuole governi libertari: l’Italia non ha libertà politica e sono gli anni del terrorismo. In questo periodo in Italia i partiti più rappresentativi sono la Democrazia Cristiana, con segretario Aldo Moro, e il Partito Comunista Italiano, con segretario Enrico Berlinguer; i due segretari lavorano per dare vita a un progetto politico comune per il governo del Paese. Questo progetto, denominato “il compromesso storico”, non piace agli Americani (CIA), ad una parte della Democrazia Cristiana, ai gruppi giovanili di estrema sinistra e di estrema destra. Sono di questo periodo la strage di Piazza Fontana e la morte dell’anarchico Pinelli. Le frange estreme del terrorismo vogliono colpire i rappresentanti del dialogo alla base di questo compromesso politico. E’ per questo che Aldo Moro viene rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. |
Post n°12 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da Punto_Rosso
ovvero conoscere il passato attraverso le canzoni di Francesco De Gregori Ho portato la chitarra per il fatto che la sua presenza simboleggia qualcosa che spesso viene dimenticata in questo tipo di dibattiti in cui si dà molta attenzione al testo delle canzoni, ma la canzone vive di musica, vive di una parte musicale, di ritmo, di melodia. Altrimenti sarebbe un'operazione monca. Io resto abbastanza perplesso quando mi capita di vedere nelle antologie di letteratura ad uso dei licei i testi delle canzoni d'autore, più o meno d'autore, accanto che so, all'Infinito di Leopardi o a Ungaretti... Insomma, è un'operazione che crea una sfasatura nella lettura, nell'ascolto, che non trovo del tutto corretta, legittima. Inoltre la chitarra rappresenta, anche, quella che è la fisicità del mestiere che faccio, che fanno quelli che, come me, scrivono e cantano canzoni. Noi non siamo degli intellettuali, siamo delle persone che vanno sui palcoscenici, siamo uomini di spettacolo, andiamo negli oratori, spesso, sulle piazze. A volte ci tocca andare a "UnoMattina", ci tocca andare a "Domenica In...". Quindi, è un mestiere apparentemente semplice, ma che in realtà presenta delle complessità, che invece non hanno gli studiosi. La chitarra è la musica. La musica che sta dietro alle canzoni cosa porta con sé? Porta il fatto che la canzone ha una formidabile capacità di essere comunicata, molto più di un film o di un romanzo. Certo al cinema ci va molta gente, i romanzi li leggono in tanti, però la pervasività della canzone è ineguagliabile. Sfido chiunque di voi ad uscire la mattina da casa e tornare la sera senza aver sentito almeno una canzone, anche senza averlo desiderato: basta andare su un aereo, dal dentista, al supermercato, a volte anche in una sala operatoria mettono la musica. Insomma, la canzone gode di questa grande virtù: non si può sfuggire dalle canzoni. Questa è però un'arma a doppio taglio, perché la troppa comunicatività di una canzone può andare a detrimento di quella che è una sua lettura attenta, può trasformarsi in superficialità dell'ascolto, in realtà la canzone arriva dove altre forme di comunicazione artistica non arrivano. Può una canzone o no parlare di storia? Naturalmente sì e questo non lo dico io, perché ho scritto alcune canzoni che parlano di storia, lo dimostra la storia stessa della canzone italiana, a partire da quella popolare. Dai canti di lavoro, che sono comunque canti legati alla storia, che siano canti operai, canti delle mondine, canti agricoli, che poi talvolta si trasformano in canti politici. Bella ciao, che è considerato "l'inno" della Resistenza, nasce come canto di lavoro delle mondine, in seguito si è cambiato il testo ed è diventato una canzone della Resistenza. Vorrei citare inoltre Gorizia, una canzone sulla prima guerra mondiale; e ancora un'altra bellissima su Bava Beccaris... Su queste canzoni popolari e politiche si innestano quelle d'autore vere e proprie, mi riferisco, per esempio, a Per i morti di Reggio Emilia, canzone storica per l'Italia, scritta da Fausto Amodei. E poi Contessa di Paolo Pietrangeli, fino ad arrivare a canzoni dove la storia è più sfumata. Appartengono a questo filone quelle di Guccini. La locomotiva, secondo me, è una delle più belle, in questo senso, sebbene non si parli di un preciso fatto storico, ma di un evento probabilmente irreale, immaginato, che fa parte però di un periodo della storia d'Italia in cui l'idea dell'anarchia aveva preso piede, era divenuta una componente forte della sinistra italiana. Io fra l'altro ho avuto il privilegio di nascere come scrittore di canzoni e come cantante in un locale di Roma che si chiamava "Folk Studio", dove tutte queste canzoni arrivavano; questo luogo era un crocevia, un punto di incontro di tutte queste canzoni e degli interpreti e dei ricercatori che le andavano a scovare. Lì io ho conosciuto per prima Caterina Bueno, con cui ho avuto l'onore di fare una tournée in veste di chitarrista, nei lontani primi, primissimi anni Settanta. E poi il Duo di Piadena. Non so se questi nomi dicono qualcosa a qualcuno di voi, spero di sì. Comunque il Duo di Piadena, Otello Profazio, Matteo Salvatore, Giovanna Marini, quest'ultima riuniva nel suo lavoro due ruoli, quello di ricercatrice e di autrice di canzoni. In quel periodo, fra l'altro, io andavo anche all'università; ero agli sgoccioli della mia carriera universitaria in quanto non mi sono mai laureato, e quindi mischiavo probabilmente gli esami di storia che andavo facendo con le canzoni che ascoltavo.Quindi probabilmente questa mia mania di scrivere canzoni sulla storia nasce da questo strano miscuglio che si è verificato in un'età poco più che adolescenziale, quando mi sono imbattuto in tutte queste cose, tutte insieme. Torniamo alla chitarra. Vorrei anche usarla, brevemente, sperando che si senta. Il periodo è il dopoguerra, e la prima canzone viene fuori da quella fucina, da quel gruppo di promotori di canzoni, diciamo intelligenti, in Italia, che si chiamava Cantacronache. Un gruppo fondato a Torino da Roberto Leydi, che aveva un suo manifesto: aveva deciso nel '58 di promuovere e di scrivere canzoni intelligenti in contrapposizione frontale con la musica dominante di allora. Eppure il '58 è anche l'anno che segna una rivoluzione nella musica di consumo ed è rappresentata da Domenico Modugno che a Sanremo canta "Volare". Comunque, questo gruppo di intellettuali (fra cui c'era anche, seppure sembri strano, Umberto Eco, credo giovanissimo, c'erano Franco Fortini, Italo Calvino...), si mise in testa di contrapporsi con delle ballate a quella che chiamava la musica diciamo "stupida". Alcune molto belle, altre meno. Quella che ho scelto e che vi voglio far sentire si chiama Oltre il ponte, ed è una canzone che nasce dall'evocazione della Resistenza. L'io cantante si rivolge a una ragazza, probabilmente la figlia, e gli racconta le storie di quel periodo. O ragazza dalle guance di pesca Avevamo vent'anni e oltre il ……. |
Post n°10 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da Punto_Rosso
Benvenuti nell'Era della Comunicazione Globale da una performance di Paolo Rossi I nostri defunti si ribaltano nella tomba per la sfiga che li ha colpiti: quella di non poter partecipare a questa Grande Era. (PAOLO ROSSI) |
Post n°9 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da Punto_Rosso
LA STORIA DI SILVIO BERLUSCONI
TUTTI I PROCESSI DI BERLUSCONI |
Post n°7 pubblicato il 14 Gennaio 2007 da Punto_Rosso
Socialismo Tascabile (Prove Tecniche di Trasmissione) ! Cosa scrivere di un gruppo che è un manifesto d'intenti? Che sì può aderire o meno al programma. Che se non si aderisce si è fuori e va bene così, d’altronde si fanno parecchi errori di valutazione nella vita. Ma se si aderisce si è dentro, e allora lì è emozione e condivisione e partecipazione, soprattutto d'Immaginario. Sì, perchè gli Offlaga Disco Pax spingono a manetta l'accelleratore sull'Immaginario, su quell'Immaginario da Patto di Varsavia, Radio Pravda, via Carlo Marx, Rivoluzione d’Ottobre, i Sandinisti, Berlinguer, Bandiere rosse e festeggiamenti per il 25 aprile (e poi gli anni ’80 che tutte le feste se le portano via). E lo fanno, lo possono fare senza apparire ridicoli, perché vengono da un quartiere “in cui il partito comunista prendeva il 74% dei voti e la democrazia cristiana il 6%” , ma soprattutto da un paese che, oltre ad avere dato i natali ad Orietta Berti che vabbè, ha una piazza in cui c’è ancora il busto di Lenin “perché, la cosa pazzesca, è che Lenin è il sindaco onorario di Cavriago da sempre, nessuno ha revocato la delibera del consiglio comunale di allora. La piazza è rimasta piazza Lenin, e gli abitanti ne sono fieri”. E tutto si spiega: questo loro primo disco è in tutto e per tutto un “Goodbye Lenin! ” cantato a Cavriago e non girato nella Ex-DDR. Proprio così: una dolcezza struggente, un'onestà di intenti invidiabile. Spaccato trasfigurato di una provincia che a scoprirla ancora viva e così pulsante mostrare con orgoglio e cantare le proprie origini (perchè fare diversamente non si può), commuove.
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Inviato da: ROBERTOEGIORGIA
il 22/03/2013 alle 08:32
Inviato da: terra.8
il 04/08/2010 alle 10:24
Inviato da: Punto_Rosso
il 23/07/2010 alle 22:04
Inviato da: terra.8
il 15/06/2010 alle 08:15
Inviato da: nik5010
il 30/09/2009 alle 17:42