Luca ... Web blog

Post N° 67


Passare la bellezza di 5 ore esatte senza poter parlare con nessuno, non essendo soli, è un modo terribile di trascorrere il tempo. Non parlo perché non c’e discorso che possa tenere, non c’e argomento che mi possa davvero interessare. Di carattere sono cosi: ho lati scuri, forse poco chiari: in una parola, tristi.Sono triste perché non ho mai avuto nulla per essere felice. Con Paola ho trovato questa felicità, ma ogni qualvolta torno da solo ritorno nel mio stato naturale (come una molla che si allunga ma prima o poi torna alla sua posizione originale).Il senso che si prova è un senso strano:  percezione di inutilità permanente, il non sentirsi apprezzati, capiti. Non pretendo ammirazione, ma per lo meno attenzione per ciò che faccio anche se so di non fare nulla di eccezionale.Ora capisco, è facile capirlo, perché senza Paola avrei certamente mollato ingegneria: non sentivo la minima voglia di dimostrare a qualcuno di valere qualcosa, perché a nessuno interessava quanto io valessi. Ciò che faccio è sempre stato visto come gli articoli di stampa incastrati tra le pagine dello sport e quelle dello spettacolo: nessuno li guarda mai.Se nella mia vita è scritto che dovrò avere un figlio spero di potergli fare una promessa: potrei diventare il migliore ed il più strapagato degli ingegneri oppure il più umile degli spazzini, ma spero di potermi sempre dimostrare attento a qualsiasi problema. Spero, che se mi capitasse di vedere mio figlio piangere, possa cercare di capirlo, offrigli una spalla su cui piangere, invece di far finta di guardar le stelle.Non è vittimismo. E’solamente paura. Si ha paura quando si deve parlar da soli per sentire una voce, si ha maledettamente paura quando la propria voce fa paura.Paola mi ha dato un motivo per far sentire la mia voce, per parlare anche senza essere interpellato. Forse anche per questo (oltre tutti gli altri motivi) ho una paura folle di perdere il mio amore, perché senza di lei tornerei ad essere quell’esserino inutile e vuoto che ero prima.E’difficile stare in un ambiente chiuso, ancora più difficile stare in un ambiente muto. E allora ben vengano i “no”, il casino, la confusione, le case in disordine, i papà indaffarati e le madri sagge: ben vengano. E’difficile vivere nel caos, impossibile farlo nell’indifferenza.