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 MORIRE AD OCCHI APERTI

Post n°9 pubblicato il 26 Marzo 2007 da educatrice2
 

Partendo dall'esperienza della morte dell’amico e filosofo Yvan Amar, Marie de Hennezel, psicologa e psicoterapeuta francese, che ha lavorato per anni all’Istituto di cure palliative per malati terminali di Montsouris a Parigi, in Morire a occhi aperti sviluppa una riflessione profonda sulla morte e sul morire, che è un formidabile messaggio di speranza, compassione e amore.
Morire a occhi aperti è intenso, commovente, mai banale o lacrimevole; è profondo, non scontato, con molti spunti per una riflessione etica e sociale attenta e completa.
Oltre la vicenda umana di Yvan, la tesi del volume è che può esserci una strada alternativa all'eutanasia: ciascuno può preparare la propria morte, cambiare atteggiamento di fronte a essa, può addomesticarla, non negarla, imparare a morire e a vedere morire gli altri, assicurando vicinanza e ascolto a chi si avvicina all'ultimo passo e rispettandone i diritti.
"Oggi la morte non possiede più nulla di familiare né di naturale. Si muore in ospedale, da soli, anziché a casa tra i propri cari", scrive
Marie De Hennezel. Ciascuno invece può avvicinarsi alla morte a occhi aperti, se la morte non è negata, se l'ambiente familiare e sociale l'accetta, se intorno a chi muore c'è verità e amore, se le strutture ospedaliere sostengono, preparano e si preparano, non abbandonano a loro stessi il malato e i suoi famigliari.L’incipit del saggio è di taglio lirico narrativo, ma la trama è filosofica; l'eutanasia, secondo l'autrice, è oggetto di un clamoroso equivoco perché si assume la parte, la morte, per il tutto, l'uomo.
Il punto di vista da cui muove
Marie de Hennezel è la valimmagineorizzazione della dignità dove dignità significa libertà, capacità, potere di trasformare il dolore in esperienza per sé e per gli altri. In un'esperienza dotata di senso.Marie de Hennezel sa che il tema è controverso eppure indica questa come una base comune su cui costruire una politica del distacco: è un diritto morire con dignità? E se lo è come è tutelabile? Oppure si deve chiedere il permesso per morire visto che nessuno di noi ha avuto il diritto e insieme la libertà di nascere? La morte può far sì che un essere diventi ciò che era chiamato a divenire; può essere, nella piena accezione del termine, un compimento.

 
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