Creato da educatrice2 il 15/03/2007
relazioni, rapporti e ...vita
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 7
 

Ultime visite al Blog

Allievo2007massimocoppagattoselavaticopippo_217viacon.megas.o0cinieri.cinierirpmatacenacolucinotedamoreserena_0301gvgiustiangela.melpignanonogapovilariagaraci
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Contatta l'autore

Nickname: educatrice2
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 36
Prov: FI
 

 

« BASTA UN PO' DI CENERE ...INTELLIGENZA »

SCUOLA, EDUCAZIONE AL FEMMINILE

Post n°187 pubblicato il 20 Maggio 2010 da educatrice2

Sono sempre di meno gli insegnanti maschi

 

 

Dire «signor maestro» in qualche modo è un lusso; comunque, un'eccezione: sono donne il 99,54% di insegnanti alle Materne, il 95,18% alle Elementari. E se il rapporto (numerico) tra i sessi scende al 74,78% di professoresse alle Medie e al 58,59% alle Superiori, non inverte certo la tendenza nei decenni consolidata di una scuola che, nella docenza, parla sempre al femminile. Ottimamente. Per la nota affidabilità e per la nota supremazia (numerica!) delle donne rispetto agli uomini. Bene o benino, per non dire male, se si considerano appena un po' più a fondo le cause sociali, prevalentemente italiche, del fenomeno, che risente ancora oggi di una vecchia, datata e penalizzante mentalità. Insegnare è mestiere da donna, dicevano con presunzione gli antichi, intesi come poche generazioni passate. Da donna perché si lavora meno (niente di più falso), da donna perché ci sono meno stress competitivi (niente di più assurdo), da donna perché come stipendio aggiunto va bene anche uno stipendio basso (niente di più triste). E allora, una volta per tutte, il tabù andrebbe sfatato; anche con i dati alla mano apparentemente validi alla conferma delle datate teorie. Se le donne insegnanti sono in netta maggioranza, lo stesso non avviene per le altre tipologie lavorative all'interno della scuola. Dunque, è prevalenza anche nei titoli di studio e nelle aspirazioni professionali. Se le donne insegnanti sono in maggioranza significa ancora che tra i 730.000 docenti attualmente di ruolo sono arrivate prima rispetto ai maschi. Nei concorsi, nelle graduatorie, nel conteggio dei servizi. E se le donne, che in genere rappresentano la percentuale più alta come incidenza di disoccupazione, hanno conquistato in massa il territorio scolastico, evidentemente sono stati gli uomini ad abbandonarlo, magari alla ricerca di più gratificanti (in ogni senso) mestieri, risolti a volte in illusioni e altre volte in disillusioni. C'è però in agguato, come rimanenza di fine stagione «maschilista», la negativa considerazione del ruolo nell'«altra» società da uomini; anche qui un bluff di conveniente banalità. Se per insegnare occorre una laurea (adesso anche alle Elementari, e alle Materne), l'idea del mestiere «facile» diventa tanto assurda quanto ingrata: perché non riconosce un impegno di base, che è premessa alla carriera. Quale? Appunto qui risiede l'altra causa – collegata alla prima – di italico significato statistico non esaltante per l'universo-scuola: hanno un'età tra i 46 e i 55 anni il 48% degli insegnanti (il maschile è solo di prassi); e il 17% risulta addirittura compreso tra i 56 e 65 anni. Pallottoliere alla mano, il 65% della classe docente non è più giovane; per dirla gentilmente. Ed è troppo, per una scuola che vuole rinnovarsi anche in virtù di nuove energie lavorative e di nuove idee produttive. Molti, moltissimi, diciamo quasi tutti gli insegnanti, professionalmente nascono o muoiono come tali: gli avanzamenti sono inesistenti nelle competenze, ridicoli in busta-paga. E l'idea vecchia della moglie «docente-casalinga» a cui è vietata la scalata professionale diventa ancora vincente. Soprattutto se si considera la statistica significatamente «maschilista» della maggioranza di uomini nei ruoli dirigenziali, a dispetto della provenienza dai ruoli della docenza. È l'immagine, insomma, di una società ancora nella fattispecie arretrata, quella che deriva dai dati resi noti dal Ministero dell'Istruzione; riflessi di una scuola che non trova i giusti ritmi del ricambio, a livello di condizione operativa e di mentalità. Oggi molto è cambiato, nelle motivazioni della scelta «al femminile»: è cambiato nell'acquisizione di una coscienza di mestiere da parte delle giovani leve, è cambiato nel rifiuto, delle insegnanti soprattutto, di considerare il loro lavoro come un ripiego o come un appoggio all'attività del marito. Ma le conseguenze di decenni e decenni di speculazione, anche ideologica, pesano ancora – eccome – sull'istituzione nel suo complesso; anche in virtù del vecchio, e per fortuna ormai improponibile baratto tra il poco lavoro e il poco stipendio. Causa della maggior parte dei mali, all'interno dell'istruzione nazionale.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Inhocsignovinces/trackback.php?msg=8845906

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963