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STORIA MEDICINA E CULTURA

Post n°168 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da educatrice2
 

Nasce il ‘Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana’

Aprirà i battenti il 30 aprile 2008 negli spazi della chiesa longobarda di San Gregorio a Salerno uno dei primi musei virtuali d’Italia che, sulla scorta dell’esempio londinese del British Museum, farà della tradizionale visita al già esistente Museo Didattico della Scuola Medica Salernitana una “esperienza unica perché virtuale nel senso più veritiero del termine. Il visitatore – ha dichiarato Michele Nappi, responsabile del progetto e professore associato presso il Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Salerno - potrà vivere un’immersione totale nella realtà virtuale senza percepire l’artificiosità dell’immagine”.

Un maxischermo di 3x2 mt ed altri 6 monitor da 42 pollici, tutti con audio dolby surround, permetteranno di viaggiare a ritroso nel tempo tra il IX ed il XIX secolo ripercorrendo la storia della Scuola Medica Salernitana, meritevole di aver trasmesso in Europa l’etica ippocratica, di aver introdotto il concetto di Università e di aver fatto della medicina la prima disciplina scientifica che fosse uscita dalle abbazie per confrontarsi con il mondo e la pratica sperimentale. A garantire al Museo salernitano una sua fruizione multi-utente virtuale sarà lo sviluppo da parte del VRLab (Laboratorio di Realtà Virtuale) dell’Università di Salerno di “strumenti per la visione stereoscopica a tre dimensioni – ha sottolineato Michele Nappi – che garantiranno un’immagine ‘immersiva’ e al visitatore la sensazione di essere all’interno della scena. All’immagine stereoscopica abbiamo unito la qualità cinematografica. Prossimo step sarà quello di rendere la fruizione interattiva grazie all’impiego di guanti, puntatori e dispositivi per avere la sensazione del tatto”.

Clou della visita virtuale sarà un percorso-filmato che ricostruisce l’incontro durante il quale il medico cartaginese Costantino “L’Africano” consegnò al vescovo Alfano II un compendio dei principi di medicina araba. “Sono stati elargiti 100.000 euro da comune, provincia di Salerno e dalla regione Campania per l’allestimento tecnologico del Museo, che si vanno ad aggiungere ai 33.000 euro della nostra soprintendenza per la parte contenutistica, nonché, 10.000 euro per una postazione dedicata agli ipovedenti ed altri 10.000 euro per le consulenze specialistiche”, ha spiegato Maria Pasca, funzionario responsabile Settore Promozione e Attività culturali della soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Salerno e Avellino.

 
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L’invasione degli uomini nudi

Post n°167 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da educatrice2
 

Può essere lo sbocco naturale della cura di sé, tutto quel tempo passato a scolpire bicipiti tricipiti addominali, può essere l’avanzata del potere femminile o della lobby gay: qualcuno, prima o poi, ce lo spiegherà. Ma l’uomo, che nel cinema o in pubblicità si mostrava con parsimonia (e l’eccezione confermava la regola) ha perso ogni ritrosia. E si spoglia. Sempre di più.

In Italia è stato Nanni Moretti a scatenare il dibattito («No, il dibattito no!», urlava molti anni fa in «Io sono un autarchico») esponendo il suo Lato B sul set di «Caos Calmo», il film di Antonello Grimaldi in concorso al festival di Berlino. Nelle sale arriverà l’8 febbraio, annunciato da un poderoso tam tam sulla scena di sesso con Isabella Ferrari che nel libro di Sandro Veronesi è lunga 17 pagine e al cinema 4 minuti. Ma insomma, denudato «come un’Aida Yespica qualsiasi», ironizza Dagospia, Nanni Moretti è in linea con una tendenza forte: il pubblico reclama la «versione integrale».

Preceduto da Michele Placido, che si è tolto tutto, tranne qualche chilo, per «La sconosciuta» di Tornatore (arrivato a un soffio dalla cinquina degli l’Oscar), Nanni Moretti non è solo. Come certifica «Showbiz Trends», che raccoglie tendenze nei media e nello spettacolo, il nudo maschile è in rialzo e ne vedremo tanto. Anzi, lo stiamo già vedendo. In «Lussuria», Tony Leung, icona del cinema orientale, si concede in dieci minuti di erotiche acrobazie che nel racconto della scrittrice Zhang Ailing non c’erano. Il regista Ang Lee ha «colmato i vuoti» e si è imposto al pudibondo Tony per ottenere i «quadri di carne» che aveva in mente.

Un po’ di imbarazzo anche per Viggo Mortensen. Abbandonata la corazza di Aragorn nel «Signore degli anelli», per Cronenberg («La promessa dell’assassino») combatte senza niente addosso, a parte i tatuaggi, in un bagno turco londinese dove due ceceni molto cattivi cercano di ucciderlo. Aveva sì, un asciugamano sui fianchi, che nel copione restava sui fianchi, ma era improponibile in una scena di lotta. Così, via lo straccetto, full monty.

Di fronte a Viggo, è quasi niente il nudo di Jeffrey Dean Morgan, quarantenne di Seattle, volto televisivo di «Csi», «Grey’s Anatomy» e «Supernatural». Ma basta e avanza per risvegliare i sensi di Hilary Swank. La storia è tristemente romantica, come vuole il bestseller di Cecelia Ahern: a una giovane vedova con molti sensi di colpa arrivano, una al mese, dieci lettere del marito morto di cancro. Una la porta a conoscere Billy. Guardarlo dopo la doccia fa rinascere il desiderio in lei. E forse, anche in molte altre.

Invece, si potrebbe liquidare facilmente il rotondo fondoschiena di Seth Rogen, autore-attore di film irriverenti e un po’ squinternati, se nella commedia giovane «Molto incinta», non fosse stato rimorchiato da Katherine Heigl, giornalista televisiva in carriera, ma sbadata a letto: una notte brava e un figlio in arrivo. Si potrebbe liquidare se non fosse l'indizio significativo di un nuovo approccio: di lei non si vede niente, non solo perché è stata allevata dai mormoni. Normalmente il copione avrebbe richiesto il contrario. Come è significativo il nudo sconsolato di Habib Boufares, il non-attore che interpreta Slimane nel celebrato «Cous cous»: depresso perché licenziato, fa cilecca, si alza, si riveste e se ne va. Habib ha sessant’anni e, pur ben conservato, non aspira a diventare un sex symbol.

«Abbiamo ottenuto la parità dei sessi sul sesso», annunciano esultanti le iscritte al sito Girlpower «perché noi siamo sempre in mostra e gli uomini sempre vestiti? Non può essere il contrario?». Eccole servite. Con un aiutino dal mondo gay. Perciò capita che uomini michelangioleschi come David Gandy, 28 anni, modello di Dolce&Gabbana, un inglese con la faccia da siciliano, abbiano lo strano destino di essere concupiti da uomini e donne. Digitando il suo nome su Google, si materializzano 622 mila citazioni, alcune irriferibili. Il calendario fotografato da Marano Vivanco che i D&G gli hanno dedicato (fuori commercio, solo per gli amici), inserito su «Chi» la scorsa settimana, è già cult. David Gandy in mutande e senza, David Gandy di profilo e di fronte con qualche effetto speciale per mitigare il realismo. E a proposito di mutande, aggiungiamoci David Beckham in slip per la nuova campagna di «Emporio Armani Underwear».

Unico baluardo all’inarrestabile strip, il Moige, che l’anno scorso ha denunciato il reality «L’uomo perfetto» (su Sky Vivo), perché, nella fascia oraria protetta, baldi giovanotti, veri uomini-oggetto si offrivano tipo Angelica al mercato degli schiavi, e si lasciavano esaminare, come si dice, senza veli e neanche una foglia di fico. Giusto le mani, a coprire proprio lì.David Gandy

Il modello inglese, volto e corpo di Dolce & Gabbana, mette tutte le donne d’accordo.

 
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XFORMARE

Post n°166 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da educatrice2
 

Sapete che il Ministero del Lavoro e l’ISFOL hanno promosso un progetto di e.learning pubblico e gratuito? Che finalmente anche il nostro Paese si sta dotando di un sistema nazionale di formazione via web che copre una vasta gamma di argomenti e si rivolge a tutti coloro che intendono migliorare le proprie conoscenze e competenze? Proprio così. Il progetto in questione si chiama XFormare. E, secondo Mimma Giaccari, direttore generale ENAIP (capofila del raggruppamento che sta attuando il progetto e che comprende, tra gli altri, importanti enti come IAL, Associazione SMILE, ENFAP, Consorzio Scuola Lavoro), si tratta di un’opportunità formativa di alta qualità, destinata a diversi profili professionali, fondata sull'idea che le nuove tecnologie vanno utilizzate per stimolare l'interazione. Favorire i comportamenti collaborativi. Sostenere il passaggio dalla società dell’informazione alla società della conoscenza. Sviluppare nuovo paradigma cognitivo dinamico e interattivo.
Sullo sfondo?
La strategia di Lisbona. L’idea che le persone possano apprendere lungo tutto l’arco della vita. Sviluppare al meglio le loro capacità e competenze. Realizzare il loro potenziale in quanto di cittadini, membri della società e agenti economici.
Cinzia Massa, responsabile del progetto per Associazione SMILE, tiene molto a sottolineare che X Formare non è solo un catalogo formativo organizzato per unità formative e percorsi, ma anche un sistema teso a favorire lo scambio di esperienze in rete, lo sviluppo di conoscenza condivisa, la creazione di ambienti virtuali di crescita professionale, il collaborative learning.
Il tutto è sostenuto dalla possibilità di personalizzare i percorsi, di gestire in modo flessibile i tempi, i luoghi e i modi dell’apprendimento, di facilitare il confronto e lo scambio di conoscenze attraverso le comunità di pratiche, di creare conoscenza condivisa, di favorire la crescita professionale.

Per chi intendesse raccogliere la sfida l’indirizzo è www.xformare.it
Per saperne di più scrivere a xformare@smile

 
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RIEDUCAZIONE, RIABILITAZIONE  PER ADOLESCENTI SCAPESTRATI

Post n°165 pubblicato il 18 Gennaio 2008 da educatrice2
 

Il Sessantotto è finito. Almeno in Germania, dove i servizi sociali hanno condannato un adolescente intrattabile a trascorrere nove mesi in un campo di rieducazione. Nessun lager. Semmai un gulag, visto che il piccolo bullo è finito in trasferta a Sedelnikovo, caratteristico villaggio siberiano a 55 gradi sotto zero e senza acqua calda, dove potrà sfogare i suoi bollenti spiriti spaccando la legna necessaria a non morire congelato.

Vogliamo dirlo? Finalmente una misura di sicurezza che mira davvero al recupero del condannato. Da un carcere, nove volte su dieci, sarebbe uscito con il diploma di delinquente professionista. E anche le misure alternative non avrebbero scalfito più di tanto la sua balordaggine. Mentre un’esperienza estrema di disagio fisico è come l’aratura del campo: incide in profondità. Solo dentro i nuovi solchi si potranno gettare i semi della compassione e del dialogo che, lanciati adesso, rimbalzerebbero sopra la crosta, andando sprecati.

C’è già chi, obbedendo stancamente agli schemi del secolo scorso, ha bollato questo provvedimento come fascista. Gli si potrebbe rispondere che a essere fascista non è mai la durezza in sé, ma la durezza ingiusta, prevaricatrice e arrogante. Fra i tanti modi di voler bene a chi fa del male, quello di sottoporlo a uno choc naturale che gli consenta di rimodellarsi il carattere è forse il più adulto e sincero di tutti. Perciò in Italia, terra di finti buoni e di ipocriti autentici, non si applicherà mai.

 
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SCUOLA ITALIA, CHE VERGOGNA!

Post n°164 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da educatrice2
 

Maschi laureati, nessuno peggio dell'Italia

LA percentuale di maschi laureati dai 25 ai 64 anni in Italia è esattamente la metà della media europea: 11,6% contro il 23,2%, il dato più basso di tutta l’Unione

Nuovo record negativo per l’Italia in sede europea: la percntuale di maschi laureati dai 25 ai 64 anni in Italia è esattamente la metà della media Ue, 11,6% contro il 23,2%. Il dato emerge da un’Indagine europea sul lavoro di Eurostat, l’ufficio statistico della comunità europea, che fa riferimento ai dati del 2005.

Anche tra le donne, l’Italia non eccelle: la percentuale di laureate è del 12,8%, rispetto ad una media comunitaria del 22,7%. Peggio fanno soltanto Malta (9,9%), Romania (10,7%) e Repubblica ceca (11,6%). Prime della classe, la Danimarca (30,9%) e l’Olanda (32,7%) per i maschi, e l’Estonia (38,8%) e la Finlandia (39,4%) per le donne. In Germania i maschi laureati sono il 27,1% e le donne il 20,3%, in Francia rispettivamente il 23,7% e il 26,0%, in Gran Bretagna il 29,9% e il 29,7% e in Spagna il 28,1% e il 28,3%.

La situazione italiana è riscattata dal livello di istruzione che si riscontra tra i giovani, che risulta in aumento: la percentuale di laureati tra la fascia di età tra i 50 e 54 anni e i 30-34enni è aumentata dall’11,8% al 14,1% per i maschi e dal 10,9% al 19,9% per le femmine. L’indagine certifica anche il sorpasso delle donne sui maschi per quanto riguarda le nuove generazioni. Ciò nonostante, l’occupazione continua a privilegiare gli uomini: l’86,2% dei laureati occupati in Italia sono di sesso maschile contro il 75,3% delle donne.

 

 
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