IN PENSIONE DA PRECARIA...POVERI INSEGNANTI!

Post n°4 pubblicato il 27 Marzo 2006 da professoresprint
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Ha 36 anni d'insegnamento alle spalle, ha girato tutte le scuole della provincia, come supplente. E l'anno prossimo smetterà di lavorare
"Andrò in pensione da precaria"
Anna, una vita in attesa del ruolo
di SALVO INTRAVAIA

"Una vita da precario", parafrasando una famosa canzone di Ligabue. Lo scorso mese di agosto, era al Centro servizi amministrativi di Palermo (l'ex Provveditorato agli studi) in attesa dell'ennesimo incarico da supplente: la manna per i precari della scuola di tutta Italia. Uno stipendio fisso per 9 o 12 mesi e la speranza che prima o poi arrivi anche l'immissione in ruolo. Ma per Anna Maria Conte la speranza è definitivamente accantonata perché nella scuola si può andare in pensione anche da supplente.

Tra i tanti giovani e meno giovani (l'età degli assunti sfiora i 40 anni) si notava subito. Non era più una ragazzina e sulle sue spalle era evidente tutto il peso del precariato. In quella mattina di sei mesi fa, quando è stata chiamata per l'assegnazione della sede ha esclamato, con un misto di tristezza e soddisfazione: "È l'ultima sede che scelgo!". Perché? La domanda era d'obbligo. "Semplice, andrò in pensione da precaria", rispose senza scandalizzarsi più di tanto. Tutta la rabbia, le sofferenze, le difficoltà e la meraviglia di un precariato cronico erano per fortuna ormai state superate. Il meritato riposo era a portata di mano. E lo scorso 10 gennaio Anna Maria, insegnante di Educazione artistica alla scuola media, ha presentato domanda di pensionamento e dal prossimo primo settembre potrà rimanersene a casa.

Tra i 20 mila docenti italiani che il prossimo primo settembre andranno in pensione, quella di Anna Maria è davvero una storia particolare. Fino a qualche anno fa, sembrava una leggenda metropolitana che ci fossero docenti della scuola che andavano in pensione senza essere mai stati di ruolo neppure un giorno. Una storia "messa in giro" da chi voleva mettere in cattiva luce l'attuale politica di tagli agli organici del personale docente. Quella leggenda ha, adesso, un nome, un cognome e, soprattutto, una storia fatta di ansie, incertezze e instabilità.

La prof dell'Istituto comprensivo (di materna, elementare e media) Guttuso di Palermo ha 59 anni. La sua storia inizia nel lontano anno scolastico 1969/70, quando accetta la sua prima supplenza: Educazione artistica alla scuola media. Era giovanissima. Aveva 24 anni e non avrebbe "mai creduto che sarebbe andata a finire così". Si era laureata a Magistero e aveva tante aspettative. "Insegno da sempre - dice -, a 16 anni impartivo già lezioni private ad alcuni ragazzini della scuola media". Due anni dopo, nell'autunno del '71, arriva la grande occasione: gli offrono la nomina in ruolo. Ma è costretta a rinunciare perché aveva da poco partorito due gemelle e la sede, la scuola media di Prizzi, era troppo lontana. Ma, soprattutto, la morte di un figlio l'aveva letteralmente distrutta. Credeva che ci sarebbero state altre occasioni, perché era combattiva e non smetteva di studiare.

Nel frattempo, continuava a fare la supplente. Lunghissimo l'elenco dei paesi della provincia di Palermo dove ha insegnato: in montagna, in collina, in pianura. Dopo alcuni anni, finalmente, Palermo. "A Palermo ho girato decine di scuole. Ogni anno sempre colleghi e alunni nuovi". Nel 1984 supera il concorso a cattedre. Non è fra i vincitori di concorso, ma "confida in una rapida sistemazione". Macché. Quando viene bandito il concorso successivo, nel 1987, le graduatorie dei precedenti concorsi vengono azzerate e occorre ricominciare daccapo. Non ci sta e negli anni '90 scrive una lettera all'allora ministro della Pubblica istruzione, Rosa Russo Jervolino. Ma non riceve nessuna risposta. Per non restare fuori dal giro pensa anche di specializzarsi nell'insegnamento agli alunni portatori di handicap. Si iscrive, a 55 anni, alla Sissis e si specializza.

È "da sempre" nelle graduatorie dei precari, da dove vengono reclutati metà degli immessi in ruolo. Ma, nonostante ogni anno venga nominata (e aggiunge 12 punti) la sua posizione peggiora. "Questo meccanismo non l'ho mai capito. Il mio punteggio aumentava, ma in graduatoria scendevo di qualche posto. Ho sempre avuto dei dubbi i proposito", confessa. La vita in 36 anni di precariato, per lei, non è stata facile. Si ritrova da sola ad accudire le figlie e la vita della supplente non è il massimo. "La precarietà del supplente è terribile. C'era sempre la paura di non potere mettere un piatto in tavola". Già, perché Anna Maria, per trent'anni ha ricevuto incarichi fino al 30 giugno. Luglio, agosto e parte di settembre occorreva stringere cinghia.

Mai uno scatto, un aumento di stipendio per gli anni di servizio alle dipendenze dello stato: ogni anno, veniva assunta con anzianità zero. "Mi sono sempre affidata alla provvidenza divina", dice, e ammette: "Tre anni fa, per la prima volta, ho preso un incarico fino al 31 agosto. Ero così emozionata che, uscita dal Provveditorato, mi sono dovuta sedere, e ho pianto per la gioia".

Ma, lei, cosa ne pensa dell'attuale gestione del precariato nella scuola? "È assurdo che dopo tutti questi anni di supplenza si rimanga precario. Occorrerebbe garantire il ruolo almeno a chi ha 20 anni di insegnamento". Cinque anni fa, arriva il governo Berlusconi. Tagli agli organici, riforma Moratti e assunzioni col contagocce. "Nel 2001 ho perso le speranze e ho cominciato a pensare che sarei andata in pensione da precaria". È stanca, andrà in pensione senza avere avuto la possibilità di riscattare gli anni di servizio prestati alle dipendenze dello Stato. "La mia pensione? Seicento euro, o giù di lì".
(20 marzo 2006)

http://precarinews.blogspot.com/2006/03/andr-in-pensione-da-precaria-anna-una.html

 
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I COMPITI A CASA?!

Post n°3 pubblicato il 26 Marzo 2006 da professoresprint
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Io sono del parere che la vita scolastica, inclusi i compiti, debba rimanere chiusa dentro la classe[...] reclamo il diritto alla famiglia di svolgere le proprie mansioni, il proprio ruolo senza le continue interferenze e i continui disturbi che provengono dalla scuola [Vittorino Andreoli, Lettera a un insegnante, p.76]

 Sarebbe giusto se la nostra scuola fosse concepita come in tanti paesi d'Europa e America: orari prolungati in cui continuare a studiare per evitare di coinvolgere la famiglia, con la possibilità di orari adeguati per ogni materia (a me, insegnante di lingue, 2-3 ore a settimana per classe paiono un po' poche!!!)

Che la famiglia non debba essere coinvolta...beh...tanto la famiglia lo fa comunque!!! Quante volte mi è capitato di parlare con genitori che "davano consigli/imponevano" al docente il metodo, come agire, sottolineando i loro errori!!! Dico, a parte chi sia comunque competente, ma gli altri? In alcuni momenti mi vien da dire

"ma tu, che competenze hai per dire al professore di tuo figlio dove sbaglia?!"

"perché non ti allei con il professore per far crescere tuo figlio, invece di accusarlo di farlo studiare troppo?!(1 ora al giorno in una scuola superiore non mi pare troppo!!!)"

 Cosa capirà della vita? Che gli ostacoli e le fatiche vanno aggirate?!

Che la scuola non debba intralciare i momenti familiari...beh, qui sono d'accordo anch'io! Molto spesso ai ragazzi viene tolta la possibilità di VIVERE la famiglia per i troppi impegni...ma sono solo scolastici?! Quanti ragazzi passano del tempo con la famiglia quando ne hanno la possibilità?! 

 
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Professori troppo disattenti...

Post n°2 pubblicato il 07 Marzo 2006 da professoresprint
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Tra i commenti ho letto, senza stupore, che alcuni hanno avuto delle brutte esperienze con i professori. Beh, ne ho avute anch'io al liceo. Docenti che mi ricordavano tutte le volte quanto fossi incapace (e non era vero!), che il mio unico mestiere sarebbe stato fare la bidella(con tutto il rispetto, anzi, se ci avesse pensato quella prof a cambiare mestiere non sarei stata in cura psicologica!).

Detto questo cosa avviene nel cervello di ciascuno studente quando lo trattiamo in questo modo? Il discente viene preso da uno stato di ansia che influenza il ricordo, la memoria, l'apprendimento. Senza entrare nei particolari (almeno per ora) cerchiamo di spiegare cosa avviene nel cervello in questi casi. In una zona del cervello(quella temporale) si trova l'ippocampo preposto al ricordo esplicito e l'amigdala, in cui vengono "catalogati" i ricordi emozionali. Questo significa che, mentre l'ippocampo fà si che si riconosca in un viso quello di un amico, l'amigdala ci fornisce lo stato d'animo legato a quel viso (es. antipatia). Questo significa ancora che l'amigdala, essendo un archivio dei ricordi emozionali, confronterà, in situazioni simili, l'esperienza del momento con quanto avvenuto in passato e comanderà alla persona di reagire precipitosamente scatenando lo stato d'ansia e stress (ormone steroide che l'amigdala chiede alle ghiandole surrenali di secernere in questi casi).

Quindi, durante un'interrogazione, un esame, nel quale lo studente viene FORZATO in qualsiasi modo a produrre, questo stato d'ansia prevale innalzando quello che in altri commenti ho chiamato "filtro affettivo" portandolo ad una scarsa interrogazione o a un compito consegnato in bianco! Il ricordo di questa situazione ansiogena si ripresenterà tutte le volte che lo studente si troverà in una situazione simile. (io, tutte le volte che sfoglio il mio vecchio libro di francese inizio a tremare, per esempio!ricordo emozionale della mia vecchia prof!)

Quindi, lo studente, non è ansioso perché non sa rispondere al quesito, ma è l'ANSIA stessa che glielo impedisce!

Quindi: professori di tutto il mondo, attenti alle parole, ai gesti, ai commenti con i ragazzi!Saper insegnare significa non solo conoscere la propria materia alla perfezione, ma anche prestare attenzione ai propri studenti. Loro saranno ciò che voi formerete!

 
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Professori...Avanti!!!

Post n°1 pubblicato il 06 Marzo 2006 da professoresprint

Finalmente il mio Blog! Sì, ma perché anch'io, come tanti appassionati del web, mi sono "lanciata" in questa avventura?! Solo perché ho deciso che voglio condividere con altri appassionati come me di DIDATTICA, GLOTTOTECNOLOGIE, insomma, di insegnamento allo stato puro, esperienze, conoscenze, professionalità. Mi presento (lasciando comunque un po' di mistero che non guasta mai): sono una futura, aspirante docente di lingue straniere (o di Italiano L2?) che ha imparato ad amare le materie didattiche grazie ad un GRANDE docente incontrato all'Università  dove ho conseguito la mia laurea! Dopodiché ho deciso di frequentare un Master, in insegnamento della lingua italiana a stranieri e nel frattempo leggo, faccio ricerche, mi documento, cerco di IMPARARE...

Proviamo ad imparare insieme?! Se siete appassionati come me scambiamoci idee...

...Vi aspetto numerosi, prof. d'Italia!!!

 
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