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La Marchesa di Merteuil al Visconte di Valmont

Post n°35 pubblicato il 30 Agosto 2011 da Just_for_today
Foto di Just_for_today


Ma bene, Visconte, questa volta mi piacete alla follia! Del resto, dopo la prima vostra lettera, c'era da aspettarsi la seconda, perciò non me ne sono affatto stupita; e mentre voi, già fiero dei vostri futuri successi, me ne sollecitavate la ricompensa e mi chiedevate se ero pronta, sapevo bene che non c'era tanto bisogno di affannarmi. Sì, parola d'onore, leggendo la bella descrizione di quella tenera scena, che vi aveva così vivamente commosso, vedendo il vostro riserbo, degno dei più bei tempi della nostra cavalleria, mi sono detta cento volte: «Ecco un'occasione mancata».
Ma non poteva essere diversamente. Che cosa volete faccia una povera donna che si arrende e non viene presa? In fede mia, in un caso simile bisogna almeno salvare l'onore; ed è quello che ha fatto la nostra Presidentessa. Capisco bene che l'atteggiamento assunto da lei, non è del tutto privo di effetto e mi propongo di usarlo io stessa alla prima occasione un po' seria che mi si presenterà: ma giuro che se colui che ne farà le spese non ne approfitterà un po' più di quel che avete fatto voi, può senz'altro rinunciare a me per sempre. Eccovi dunque ridotto al nulla assoluto, e con due donne a disposizione: di cui una era già all'indomani e l'altra non vedeva l'ora di esserci.
Ebbene, voi crederete che io mi vanti e direte che è facile fare i profeti a cose avvenute; ma posso giurarvi che me l'aspettavo. Il fatto è che voi non avete il genio del mestiere; non sapete che quello che avete imparato e non inventate niente. Così quando le circostanze non si prestano più alle vostre formule d'uso, e dovete uscire dalla solita routine, restate lì, impappinato come uno scolaro. Insomma, una bambinata da una parte, un ritorno di pudicizia dall'altra, e siccome son cose che non capitano tutti i giorni, bastano per sconcertarvi e non sapete né prevenirle né porvi rimedio. Ah, Visconte, Visconte! Mi insegnate che non bisogna giudicare gli uomini dal loro successo; e presto si dovrà dire di voi: un tempo era valoroso. E alla fine, dopo aver fatto una stupidaggine dietro l'altra ricorrete a me. Sembra che io non abbia niente altro da fare che porvi rimedio. È vero che di lavoro ce ne sarebbe abbastanza.
Comunque sia, di queste due avventure, una è stata intrapresa contro la mia volontà e non me ne voglio affatto immischiare; quanto all'altra, dato che l'avete iniziata un po' per compiacenza verso di me, me ne voglio occupare. La lettera che unisco a questa e che consegnerete, dopo averla letta, alla piccola Volanges, è più che sufficiente per ricondurla a voi, ma, vi prego, interessatevi un po' di più di questa bambina, e mettiamoci d'accordo per farne la disperazione di sua madre e di Gercourt. Non c'è da aver paura a caricare le dosi. Mi par di capire chiaramente che la piccina non se ne spaventerà; e una volta raggiunto il nostro scopo, di lei sarà quel che sarà.
Mi disinteresso completamente di lei. Mi era quasi venuta l'idea di farne un'intrigante di seconda categoria e di prenderla con me perché mi facesse da spalla; ma vedo che non ne ha la stoffa; è di un'ingenuità così stupida che nemmeno lo specifico che avete usato voi è servito a guarirla e quello non fallisce mai un colpo. Secondo me, questa è la malattia più pericolosa che possa colpire una donna. Soprattutto denota una debolezza di carattere quasi sempre incurabile che resiste a tutto; così, mentre noi ci daremo da fare per avviare questa ragazzina all'intrigo, non ne faremo che una donna facile. Ora non conosco niente di più sciatto di questa disponibilità gratuita di chi cede senza sapere nemmeno né come né perché, ma solo perché viene attaccato e non sa resistere. Questo genere di donne non sono che macchine di piacere. Mi direte che non c'è nient'altro da fare e dopotutto questo è abbastanza per i nostri piani. Accidenti! Non dimentichiamoci però che di queste macchine, tutti arrivano ben presto a conoscerne molle e motori, perciò per servirsene senza pericolo, bisogna sbrigarsi, fermarsi in tempo e alla fine romperle. In verità i mezzi per disfarcene non ci mancheranno e Gercourt sarà sempre disposto a richiuderla quando noi vorremo. Infatti quando non avrà più dubbi sul suo smacco, quando questo sarà del tutto pubblico e notorio, che ci importa se si vendicherà di lei? Basta che non riesca a consolarsi. Ciò che io dico del marito sicuramente voi lo pensate della madre; e così sarà fatto. Questa decisione che mi sembra la migliore e perciò l'ho scelta mi ha convinta ad affrettare i tempi con la ragazza, come vedrete dalla mia lettera; ma è molto importante non lasciar nulla nelle sue mani che possa comprometterci; vi prego perciò di fare molta attenzione. Presa questa precauzione, mi incarico io del morale, il resto riguarda voi. Comunque, se in seguito vedessimo che riesce a correggersi dalla sua ingenuità, saremo sempre in tempo a cambiare programma. Un giorno o l'altro bisognava occuparsi di questa faccenda: in nessun caso i nostri sforzi andranno perduti.
Sapete che i miei hanno rischiato di fallire e che la stella di Gercourt, a momenti, aveva la meglio sulla mia prudenza? Mme de Volanges non s'è lasciata prendere da un momento di tenerezza materna? Non voleva dare sua figlia a Danceny? Ecco cosa significava quell'interesse più affettuoso che voi avete notato il giorno dopo. Anche questa volta sareste stato voi la causa di questo bel capolavoro. Per fortuna la tenera madre mi ha scritto e credo che la mia risposta gliene farà passare la voglia. Nella mia lettera non faccio che parlarle di virtù, e le dico tali carinerie che deve trovare che ho ragione.
Mi dispiace di non aver avuto il tempo di fare una copia della mia lettera per edificarvi con l'austerità della mia morale. Vedreste come disprezzo le donne tanto depravate da avere un amante. È così comodo esser rigorosi a parole. Nuoce solo agli altri e a noi non dà alcun fastidio. E poi io non ignoro che la gentile signora ha avuto le sue debolezze, come tutte le altre in gioventù, e non mi spiaceva umiliarla, almeno nella sua coscienza; ciò mi consolava un po' delle lodi che le attribuivo contro la mia. Per la stessa ragione nella medesima lettera l'idea di nuocere a Gercourt, mi ha dato il coraggio di dirne bene.
Addio, Visconte, approvo in pieno la vostra decisione di restare un po' di tempo dove siete. Non ho alcuna possibilità di accelerare i vostri tempi, ma vi invito a vincere la noia con la nostra comune pupilla. Per quel che mi riguarda, nonostante la vostra cortese citazione a comparire, vedete bene che bisogna ancora aspettare, e certo, ammetterete, che non è colpa mia.

Parigi, 4 ottobre 17...


LA MARCHESA DI MERTEUIL A CÉCILE VOLANGES


Ebbene, piccola, eccovi arrabbiatissima, tutta vergognosa; e questo M. de Valmont è davvero un uomo cattivo, no? Come? Osa trattarvi come la donna preferita, vi insegna quello che morivate dalla voglia di sapere! Davvero questi modi sono imperdonabili. E voi, da parte vostra, volete conservare la vostra onestà per il vostro innamorato (che non ne abusa!); voi dell'amore amate solo le sofferenze, non i piaceri. Niente di meglio! Stareste benissimo in un romanzo. Passione, disgrazia e virtù per giunta. Quante belle cose! Tutti questi brillanti ingredienti, in verità qualche volta annoiano, ma fanno sempre il loro effetto.
Guardate come è da compatire questa povera bambina!
Il giorno dopo aveva gli occhi pesti! E che direte quando lo saranno quelli del vostro innamorato? Su, angelo mio, non li avrete sempre così; non tutti gli uomini sono dei Valmont! E poi non osare più alzare quei begli occhi! Ma forse avete avuto ragione; tutti vi avrebbero letto la vostra avventura. Però, credetemi, se facessero tutte così lo nostre signore e perfino le nostre signorine, avrebbero uno sguardo più modesto. Malgrado le lodi che, come vedete, sono obbligata a farvi, bisogna ammettere tuttavia che non avete recitato fino in fondo il vostro capolavoro. Dovevate dir tutto a vostra madre. Avevate cominciato così bene! Vi eravate già gettata fra le sue braccia singhiozzando; anche lei piangeva; che scena patetica! Peccato non averla condotta a termine! La vostra tenera madre, estasiata, per aiutare la vostra virtù, vi avrebbe rinchiusa in convento per tutta la vita; e là, avreste potuto amare Danceny, quanto avreste voluto, senza rivali e senza peccato; avreste potuto disperarvi a vostro piacere; e Valmont senz'altro non sarebbe venuto a turbare il vostro dolore con inopportuni piaceri.
Ma, adesso, parliamo sul serio; è possibile, a quindici anni passati, essere bambina come siete voi? Avete perfettamente ragione a dire che non meritate la mia bontà. Eppure volevo essere vostra amica: forse ne avete bisogno con la madre che vi ritrovate e col marito che vi si vuol dare! Ma se non vi sveltite un po', che volete che si faccia di voi? Che cosa si può sperare se ciò che aguzza l'ingegno alle altre ragazze, sembra toglierlo a voi?
Se riusciste a ragionare un momento, capireste subito che dovreste rallegrarvi con voi stessa invece di compatirvi. Ma vi vergognate, e questo vi imbarazza. Eh, mia cara state tranquilla! La vergogna che nasce dall'amore è come il dolore fisico che provoca: lo si prova una volta sola; dopo si può ancora fingere, ma non lo si sente più. Tuttavia il piacere resta, ed è già qualcosa. Credo anche di aver capito, in mezzo a tutte le vostre chiacchiere, che per voi conta molto. Su, un po' di sincerità. Per esempio quel turbamento che vi impediva di fare come dicevate, che vi faceva sembrare tanto difficile difendervi, che vi rendeva come dispiaciuta quando Valmont se ne è andato, era causato dalla vergogna o dal piacere? e quel suo modo di dire le cose al quale non si sa come rispondere, non dipenderebbe forse dal suo modo di comportarsi? Ah, bambina, voi mentite e mentite alla vostra amica! Questo non è bello. Ma lasciamo perdere.
Ciò che per chiunque sarebbe un piacere, e non potrebbe essere altrimenti, nella vostra situazione diventa una vera fortuna. Infatti, nella posizione in cui siete, tra una madre, dalla quale ci tenete a essere amata e un innamorato da cui desiderate esserlo per sempre, come fate a non capire che il solo sistema per ottenere questi due successi, opposti tra loro, e occuparvi di un terzo? Distratta da questa nuova avventura, mentre di fronte a vostra madre avrete l'aria di sacrificare alla sottomissione che le dovete una simpatia che a lei non piace, di fronte al vostro innamorato acquisterete l'onore di una bella difesa. Pur rassicurandolo continuamente del vostro amore, non gli concederete la prova suprema. Questo rifiuto che vi costerà così poco nella situazione in cui verrete a trovarvi, non mancherà di attribuirlo alla vostra virtù; se ne lamenterà forse, ma vi amerà di più. Così otterrete questo doppio merito: agli occhi dell'uno di sacrificare l'amore, agli occhi dell'altro di resistervi e tutto ciò vi costerà il solo sacrificio di goderne i piaceri. Oh, quante donne che hanno perso la loro reputazione l'avrebbero conservata se avessero potuto difenderla con simili mezzi!
La soluzione che vi propongo non vi sembra la più ragionevole e la più dolce insieme? Sapete che cosa avete guadagnato con quella che avete scelto voi? Vostra madre ha attribuito l'accentuarsi della vostra tristezza a un intensificarsi del vostro amore ed è arrabbiatissima. Per punirvi non aspetta che di esserne sicura. Me ne ha scritto poco fa; tenterà in ogni modo di strapparvi questa confessione. Arriverà forse, mi ha detto, perfino a proporvi di sposare Danceny, per indurvi a parlare. E se voi lasciandovi incantare da questa ingannevole tenerezza, risponderete secondo il cuore, ben presto verrete rinchiusa per lungo tempo, forse per sempre, in convento e lì avrete tutto il tempo per piangere sulla vostra cieca credulità.
Occorre combattere questa astuzia che lei vuole ordire contro di voi, con un'altra. Cominciate dunque a farvi vedere meno triste, a fargli credere che pensate meno a Danceny. Lei si persuaderà facilmente tanto più che di solito la lontananza fa questo effetto, e ve ne sarà tanto più grata in quanto troverà un'occasione per congratularsi con se stessa della propria prudenza, che le ha suggerito questo mezzo. Ma se restandole qualche dubbio persistesse tuttavia a mettervi alla prova e venisse a parlarvi di matrimonio, trinceratevi, come una ragazza per bene, dietro un'assoluta sottomissione. Difatti che cosa rischiate? Per quel che serve un marito; uno vale l'altro; e il più scomodo è sempre meno fastidioso di una madre.
Una volta soddisfatta di voi, vostra madre vi darà marito, e allora, più libera di agire, potrete a vostra scelta, lasciare Valmont per prendere Danceny o anche tenerveli tutti e due, perché, badate, Danceny è carino, ma è uno di quegli uomini che si possono avere quando si vuole e finché si vuole; quindi non è il caso di farsi troppi scrupoli con lui, mentre con Valmont è diverso: è difficile tenerselo e pericoloso lasciarlo. Con lui bisogna avere molta astuzia e se non se ne ha, molta docilità. Ma, anche se riusciste a legarlo a voi come amico, sarebbe una vera fortuna! Vi metterebbe subito in prima fila tra le donne alla moda. È così che si acquista una certa posizione in società, e non certo piangendo e arrossendo come quando le vostre suore vi facevano mangiare in ginocchio.
Se siete saggia cercherete dunque di far la pace con Valmont che deve essere molto arrabbiato con voi; e siccome bisogna saper rimediare alle proprie sciocchezze, non abbiate paura a fare qualche avance; così imparerete subito che se gli uomini fanno a noi i primi approcci, a noi tocca quasi sempre fare i secondi. Per questi avete un pretesto: infatti non dovete assolutamente tenere questa lettera; esigo che la consegnate a Valmont non appena l'avrete letta, ma non dimenticate di richiuderla prima. Innanzi tutto perché bisogna lasciare a voi il merito del primo passo che farete con lui, in modo che non abbia l'aria di esservi stato consigliato; e poi perché non ci siete che voi al mondo a cui sia così amica da parlarvi come vi parlo.
Addio, mio bell'angelo, seguite i miei consigli e poi mi farete sapere se siete contenta.

P.S. A proposito, dimenticavo... ancora una cosa. Cercate di curare di più il vostro stile. Scrivete ancora come una bambina. Capisco da cosa dipende: voi dite sempre tutto quello che pensate e niente di quello che non pensate. Può andar bene tra noi due che non abbiamo niente da nascondere l'una all'altra, ma con gli altri, col vostro innamorato, soprattutto, avrete sempre l'aria di una scioccherella. Dovete capire che quando scrivete a qualcuno, scrivete per lui, non per voi; cercate di dire meno quello che pensate e più quello che a lui può far piacere.
Addio, cuor mio: vi abbraccio invece di sgridarvi, nella speranza che diventerete più ragionevole.

Parigi, 4 ottobre 17...

 
 
 
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