Creato da ariadnex il 27/04/2010
Quando i neuroni vanno in vacanza
 

 

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A Natale si può fare di più, ma anche no.

Post n°15 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da ariadnex
 

Il Natale è alle porte, la città è tutta un ammasso di fronzoli e luminarie, negozi zeppi di festoni e luci psichedeliche e come ogni metropoli che si rispetti il tutto è accompagnato dalla tipica colonna sonora di questi periodi.

No, non sto parlando né di jingle bells né di bianco Natale, ma del re incontrastato delle festività invernali di fine anno: il petardo.

Tra Natale e Capodanno la città si trasforma in una specie di campo di battaglia. Già a metà novembre si cominciano a sentire i primi timidi scoppi, fino ad arrivare a qualche giorno prima del 31 con i bombardamenti, nemmeno fossimo a Beirut.

Per anni mi sono chiesta, e tutt’ora continuo a chiedermi, che razza di compiacimento possano ricavarne gli aspiranti artificieri nel creare dei veri e propri attacchi dinamitardi. Come dei partigiani in agguato al convoglio, attendono di “infartuare” il passante sprovveduto. Si appostano dietro le macchine e furtivi accendono la miccia, il tempo di sentire il tipico sfregolio che già gli auguri che gli saltino due o tre ditina.

Alcuni si muniscono di veri e propri ordigni bellici, la cui esplosione è in grado di far vibrare pure le vostre corde vocali. Qualche anno fa andava di moda una specie di palla rudimentale, imbottita probabilmente di tritolo (considerato il botto), il cui nome era “testa di Bin Laden”. Praticamente la versione 2.0 della Bomba di Maradona, un involucro di carta formato melone, pieno di polvere da sparo. Roba da guerra del Golfo.

Certo, uscire di casa diventa un rischio per la vostra incolumità, ma la vera prova di sopravvivenza è quella del 24 sera. Vero è che vanto una discendenza in linea retta con il Grinch, ma negli anni ho sviluppato una sorta di avversione a queste festività per consumatori.

Un periodo che dovrebbe essere gioioso, di pace, calma e serenità diventa fonte di stress acuto. Dalla corsa ai regali alla digestione della cenone, è tutta una parabola discendente di abbrutimento.

1 - I regali: alcuni preferiscono giocare d’anticipo e cominciano la loro corsa agli acquisti già a fine ottobre portandosi avanti col lavoro. Altri invece, gli irriducibili, che ancora alle 19.59 del 2412 pregano il commesso esasperato di non chiudere il negozio e farli entrare per accaparrarsi il primo oggetto ,ovviamente assolutamente inutile, che capita sotto tiro. A quanti di voi è capitato almeno una volta nella vita di trovarvi tra le mani un utilissimo set da bagno all’odor di lavanda?

O ancora un originalissimo cappellino di lana che farà compagnia agli altri originalissimi cappellini di lana ricevuti gli anni precedenti? Il dramma poi è simulare lo stupore e il compiacimento soprattutto quando non avete la minima idea di quale sia la funzione precisa dell’oggetto che avete appena ricevuto. “Ah grazie zia…molto bello…ma di preciso cos’è?” Questa è una frase da evitare.

2 – Gli auguri: grazie al supporto della tecnologia adesso scambiarsi gli auguri è una barzelletta. Basta fare copia e incolla e il vostro augurio è bell’ e fatto. Fatica minima per un rendimento pessimo. Trovo assolutamente deprimente ricevere gli auguri standard che l’intelligente mittente invia identici a tutta la rubrica; il suddetto dovrebbe almeno assicurarsi che tra i numeri della sua rubricanon ci siano persone che potenzialmente potrebbero essere insieme in quel momento. Rifiutarsi di rispondere è un dovere morale. Per non parlare poi delle simpatiche filastrocche catene di sant’Antonio che ti augurano allegramente disgrazie e sadismi, dove folletti e Babbi Natale diventano delle minacce alla vostra incolumità.

3 – I parenti: si dice “Natale con i tuoi e Capodanno con chi vuoi”. Si sa, il Natale è una festa da passare in famiglia. Niente di tragico, se la la tua famiglia non è più simile ad una tribù berbera che ad una riunione in casa Mulino Bianco. Subire i parenti è una tragedia interiore per chi come me è abituato a vivere tutto il resto dell’anno confinato nella beata latitanza da feste in famiglia.

In queste circostanze le conversazioni sono unilaterali, praticamente monologhi dove ci si limita ad annuire o , per sfuggire, a rispondere a telefonate inesistenti.
Lo zio Pino di turno (c’è uno zio Pino in ogni famiglia che si rispetti) ti sottopone a domande del tipo: “ ti sei laureata” oppure “Ma il fidanzato?”, che ti fanno venir voglia di fingere una possessione satanica alla Esorcista e rispondere: No non mi sono laureata, ho deciso di darmi allo spaccio di stupefacenti e il fidanzato l’ho ammazzato, ma non dirlo a mamma perché non lo sa.

4 - La cena: occorre un training di qualche giorno per accettare l’idea di un rave alimentare. Si comincia a mangiare alle 21 per finire ad orario da destinarsi. Per noi Siciliani ogni occasione è buona per fare “schiticchio” (trad. fig. montare barbecue e mangiare allegramente in compagnia) figuriamoci a Natale.

Addirittura l’altro giorno passando da Palazzo delle Aquile, sede del Municipio, dove c’era lo sciopero di alcuni lsupipnonso ,mi sono accorta che c’erano alla falde della scalinata rispettivamente con le loro Ape : il panellaro, il meusaro e lo sfincionaro,schierati e pronti a fornire gli scioperanti di libagioni tradizionali siciliane.

Un cenone natalizio che si rispetti, prevede almeno 36 portate tutte a base di cibo ipercalorico e strafritto. Il fatto divertente è che ,come presi da una specie di incantesimo, ci si ostina a mangiare per inerzia fino a sentirsi ripieni come tacchini il giorno del Ringraziamento. Diventa una specie di lotta intestina tra te e il tuo fegato.

5 Le giocate: sette e mezzo, tombola e mercante in fiera sono dei classici che non tramontano mai. Io che sono portatrice sana di sfiga al gioco, mi rifiuto categoricamente di dilapidare il mio pingue patrimonio al tavolo da gioco. Tanta è la mia sfortuna che per anni, a causa del trauma, mi sono sognata “il lattante” e “la giapponesina”, notoriamente le carte più disgraziate del mercante in fiera.

Non c’è modo di sfuggire a questa routine tradizionale, neanche la tv ti aiuta. Dall’83 il palinsesto praticamente è sempre lo stesso: Mamma ho perso l’aereo, Miracolo sulla 34° strada, Edward Mani di Forbici, Mary Poppins, Tutti insieme appassionatamente…
Le pubblicità sono un tripudio di campanellini e jingles festosi che ti si imprimono prepotentemente nel timpano senza possibilità di liberarsene ,tanto che vi ritroverete a cantarli come se foste affetti da sindrome ossessivo-compulsiva. Quest’anno il motivetto più quotato è “è Natale è Natale e si può fare di più”. Sfido chiunque di voi a non aver almeno una volta canticchiato questo ritornello, magari sostituendo il finale della canzone con qualche impreco.

I telegiornali propongono tutte le novità del momento ti consigliano cosa cucinare , come apparecchiare il tavolo da nababbo seguendo il consiglio dello stilista , cosa regalare,dove andare a dilapidare la tredicesima e per concludere: il solito banale, obsoleto, inutile sondaggio sulle preferenze degli italiani riguardo il Panettone o il Pandoro . Io per farli contenti tutti e porre fine a questo campanilismo culinario proporrei “il Pandettone” , metà pandoro e metà panettone.

Ma l’originalità non è proprio il punto forte dei giornalisti e neanche il realismo. Il must di questi giorni è il meteo. I titoli in sovraimpressione ,doppiati dalla voce di Capitan Ovvio, annunciano la neve come se fosse un fatto eccezionale: “Natale sotto la neve”, “Neve e freddo, gli esperti consigliano di coprirsi”…Ma va?

Malgrado tutto, lasciando il faceto da parte, ogni anno in questo periodo mi interrogo sul vero senso del Natale, su quali dovrebbero essere le priorità di ognuno di noi, su quali eventi, persone, emozioni occorrerebbe prestare più attenzione, capirne il senso profondo e rifiutarne le adulterazioni. È difficile non scadere nel buonismo natalizio da spot, ma infondo il Natale, come diceva Mary E. Chase, non è che uno stato d’animo.

Quindi … ♫ a Natale…a Natale si può fare di più… 

 

pubblicato anche su http://www.blogsicilia.it/altre-rubriche/natale-con-i-tuoi-capodanno-con-chi-vuoi/22747/

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Maestra nell'altissima arte del brontolio, regina dei rimuginamenti, paladina del nichilismo da retrobottega...mia madre voleva darmi in affidamento a Satana.

Il mio secondo lavoro di casa preferito è cucinare. Il primo è sbattere la testa sulla sponda del letto fino a svenire.

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