Creato da gianni_zanichelli201 il 15/10/2013

Solamente io: Gianni

Pensieri in libertà...

 

 

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07.08.2013

Post n°1 pubblicato il 15 Ottobre 2013 da gianni_zanichelli201

Stamattina, calpestando l'ombra dei palazzi, nel tragitto infocato tra la radio e la macchina, ragionavo sulla sofferenza. Quella di mia moglie, che è stata privata della cosa cui più teneva: la sua famiglia; e la mia, che sono stato ingannato da chi credevo sincero sulla malattia e sul tempo che le restava da vivere. Un anno fa, di questi giorni d'agosto, ho intuito che eravamo alla fine: ben più tardi di altri che - sapendolo -  han deciso che non era il caso di dirmelo. Fino all'ultimo ho però sperato di sbagliarmi, ho sperato che quella debolezza invincibile, quella voce sottile, quegli occhi da uccellino fossero solo un effetto accettabile, passeggero, di farmaci risolutivi. Chi segue con affetto quanto scrivo (grazie davvero) sa che non mi tiro indietro a raccontare perfino l'intimità perché mi serve per inchiodare tutto alla memoria. Non voglio dimenticare. Vorrei soffrire meno, quello sì, ma vorrei ricordare ancora di più. Insomma, il tre agosto del 2012 io e Alessandra abbiamo fatto l'amore l'ultima volta. Lei era bellissima, a che serve che lo dica? Chi l'ha conosciuta lo sa e per gli altri, beh, giuro che lo era. Faceva caldo da morire, Susi era dai nonni: Perché non ti togli la maglia?; Sotto non porto niente; Appunto....
Ho ricordi di una dolcezza infinita, passammo tutto il pomeriggio a saziarci di noi e appena sazi subito tornava la fame: ero straziato dalla felicità. Dimenticai la malattia, quel pomeriggio, o almeno la coprii con la meraviglia della contemplazione del suo corpo perfetto. Il giorno dopo si sentì male: la corsa in ospedale, le analisi mentre urlava dal dolore e i medici di guardia giocavano a corteggiare le infermiere e si mettevano d'accordo su dove andare a cena. Poi la morfina, il dolore addormentato. La sera, in ospedale, mi dice Tesoro, mi accompagni in bagno? con tutte le flebo attaccate e io non sapevo che non doveva alzarsi dal letto. Mi svenne tra le braccia, distesa sul pavimento, urlai, vennero degli infermieri, più pronti e premurosi dei medici di prima. La rianimarono.
La fecero tornare a casa, l'indomani. Non ho saputo, potuto più sfiorarla: temevo di farle del male. Abbiam vissuto gli ultimi mesi come fratelli, non come moglie e marito. Le ho baciato la bocca, l'ultima volta, come la prima: che lei teneva gli occhi chiusi e le si arrossarono un po' le guance. Eravamo a scuola, davanti a una finestra che dà sul cortile interno. In quella passò la prof di matematica e si schiarì la voce e noi ci staccammo, vergognosi. L'ultima volta le guance gliele avevano colorate le addette al servizio funebre; intorno c'erano parenti in lacrime, qualcuno con cipolle al seguito per favorire la commozione, e il tavolo era di marmo, le pareti d'intonaco scrostato e c'erano troppi fiori a odorare di marcio. Poi l'ho baciata mille altre volte nella mia mente, l'ho abbracciata e le ho detto Ti amo e subito dopo Perdonami per tutte le volte che non sono stato il marito che voleva. Speriamo poche.
Ecco, a tutto questo pensavo, stamattina - un anno dopo - nell'ombra dei palazzi. A quale risarcimento possa esserci per una sofferenza così resistente, refrattaria a qualsiasi divagazione. Non riesco a immaginarne nessuno. E magari non ce n'é davvero nessuno: è tutto qui, tutto finito, tutto senza spiegazione. E penso a quelli che hanno la fortuna di invecchiare accanto a chi amano. Che più o meno soffrono tutti è una bugia che ti dicono per farti star meglio. La verità è che alcuni soffrono molto poco e arrivano assieme a novant'anni. Non che ce l'abbia con loro; è solo che tutte le preghiere che ho implorato, strillato, bisbigliato, mi pare di averle rivolte a un cielo che più vuoto di come appare non potrebbe essere.

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Commenti al Post:
Debol_Mente
Debol_Mente il 16/10/13 alle 15:34 via WEB
spero tu voglia continuare a scrivere. nel mio continuo vagare fra i blog della rete, qualcosa di costruttivo da leggere. tranquillo, tutti hanno la loro parte di sofferenza, credo sia l'unica cosa giusta che c'e 'nella vita. prima o poi abbiamo il conto da saldare. greta
 
 
gianni_zanichelli201
gianni_zanichelli201 il 17/10/13 alle 01:08 via WEB
Grazie Greta!
 
lemienote01
lemienote01 il 17/10/13 alle 02:16 via WEB
Il dolore ha la facoltà di non morire.
Lui dimora da qualche parte, e rimane immobile, quasi tacendo, ma spesso emerge, e lo fa con forza, con l'intento di lacerarti.
Se lo combatti ti scalfisce persino la carne, ma se lo lasci fare diventa magnanimo nella sua arroganza.
E così, mi sono detta di lasciarlo fare, e lui mi strattona forte, mi scuote, e mi rende mesta e immersa in esso.
Ora è così.
Tempo fa urlavo contro la vita e al suo contrario, e chiudevo i pugni alzandoli in alto insieme alla mia rabbia racchiusa nei miei silenzi. Le lacrime sono sparite del tutto.
Non si dimentica colui o colei che si è amato, lo si tiene dentro e lo si custodisce con cura.
E' il solo gesto a cui aggrapparsi, il resto è nulla.
Un giorno inaspettato arriverà da te la quiete, e tutto assumerà colori diversi, e quando questo accadrà sentirai di nuovo la spontaneità di un sorriso, e tornerai a respirare ancora.
Buona notte
 
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