Juventus

Juve riscrivi la storia

TORINO. « Siamo tornati » cantavano i tifosi della Juve sulle tribune del Santiago Bernabeu otto giorni fa. Alex Del Piero aveva appe na commesso il delitto per­fetto, affossando il Real Ma drid con una doppietta da consegnare direttamente ai libri di storia. Non tutte le vittorie sono uguali, espu gnare lo stadio più presti­gioso del mondo avrebbe una valenza straordinaria a prescindere da qualsiasi al tra valutazione, ma vuoi mettere se l’impresa arriva al termine di un cammino che ti ha portato a battere campi di provincia, a pren dere botte (non solo metafo­riche) su terreni che si tro vano alla periferia dell’Im pero. Per certi versi il 2- 0 sul Real ha chiuso un cer chio apertosi il pomeriggio del 14 maggio 2006 a Bari. La Juve, quella notte, è dav vero tornata al suo ruolo naturale.

LA LEADERSHIP E’ tem po di ritorni, dunque, anche nelle vicende interne. Otto squadre in quattro punti a contendersi la vetta della classifica non si vedevano da tempo e che nella nume rosa compagnia ci sia spa zio anche per la Juve è per sino scontato. Lo è meno il fatto che Alessandro Del Piero e compagni questa se ra possano riconquistare quella cima che ti permette di spaziare con lo sguardo e con il pensiero verso oriz zonti meravigliosi. Batten do il Genoa (cosa non sem plice, comunque) la Juve appaierebbe l’Inter al co mando. Si tratterebbe, nel caso, di una leadership provvisoria solo in parte. Perché è indubbio che le partite che si giocheranno nel week-end produrranno ulteriori cambiamenti al vertice, ma è altrettanto si curo che l’eventuale e, in tal caso, ennesimo successo consoliderebbe le certezze della truppa di Claudio Ra nieri 
e renderebbe ancora più esaltante la rimonta sulle milanesi (il plurale è consigliato). Il 18 ottobre, la sera del ko al San Paolo, la Juve sembrava di fronte al lo spettro di un’annata ano nima, di quelle definite “di transizione” per carità di patria. L’Inter, quel giorno, fuggiva via con sette punti di margine, davvero tanti alla luce del fatto che si era appena al settimo turno.

I GRANDI VECCHI Le sei vittorie consecutive della Juve hanno cambiato lo sce nario. Un filotto figlio delle magie in serie di Del Piero, della ritrovata armonia in terna e di alcuni inaspetta ti protagonisti come Moli naro, Marchionni e Tiago. 
Un ruolo fondamentale l’ha avuto anche Pavel Nedved 
e questo ci sta. Mentre ci sta meno l’assenteismo di Mauro Camoranesi, che nel periodo ha giocato 7’ a Bolo gna e ha rifiutato di dispu­tarne più o meno altrettan ti al Bernabeu e al Bentego di. Contro il Genoa dovreb bero spettaglierne di più, i rumors della vigilia danno infatti l’italo- argentino in campo, qualcuno sostiene fin dal primo minuto. La co sa avrebbe una certa sugge stione: Camo, Del Piero e Nedved, tutti insieme all’in gresso delle squadre in campo. Non accadeva dal 30 settembre, la sera del mez zo disastro di Minsk. Tutto quel che è seguito, nel bene e nel male, ebbe origine in Bielorussia. C’è chi reagì immediamente a quella pessima figura e chi, alme no all’apparenza, non ha vo luto o saputo farlo se non con gesti di ribellione. Quando ti chiami Camora nesi, però, i treni non pas sano una volta sola in sta zione e il tempo per rime diare c’è. Così come c’è un traguardo immediato da conquistare, in uno strano giovedì (sabato all’Olimpico si giocherà Italia-Argentina di rugby) dedicato al grande calcio. Mettiamola così: Ju ve- Genoa poteva nobilitare la domenica, ma non avreb be consentito ai bianconeri di puntare al ritorno al ver tice. In fondo può rivelarsi un affare.


14 maggio 2006: a Bari la Juve batte 2-0 la Reggina in campo neutro e conquista lo scudetto numero 29 che poi svanirà nell’estate dei lunghi... processi (Liverani)

Emerson, Nedved, Del Piero e Camoranesi festeggiano il 2° gol ai calabresi, realizzato dal capitano (Liverani)