COSA E' JANUS RELOADED
Ogni cosa ha una fine. Ed è ora di mettere la parola fine al mio diario, all'album delle fotografie impolverate. Ma non è detto che la fine sia necessariamente una cosa negativa, anzi. Per due mesi ho parlato di me. Adesso basta. Non ho certamente finito gli argomenti, solamente mi sono stancato di sentirmi blaterare sulla mia vita. Molti di voi mi hanno detto che potrei fare lo scrittore, tanto che un po' mi sono convinto anche io. E' ora di dimostrarvi che state sbagliando :) Questo sarà per me un quaderno per le mie bozze per tutte le storie che avrei voluto scrivere ma per ovvi motivi di mancanza di talento non ho mai fatto.
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3° Capitolo : QUASI PERFETTO 6° ParteIl suono della campana mi riporta bruscamente alla realtà. Coraggio Alice, ancora tre ore e poi potrai cazzeggiare come al solito con la tua macchina fotografica. Nel frattempo dovrai solamente sorbirti due ore di biologia e un’ora di informatica. La biologia non è mai stata il mio forte. Sapere dell’interessantissima vita dello stercoraro non stimola la mia fantasia. Non che mi ecciti sessualmente pensando alla trigonometria o alla fisica. Mc Donnel saluta tutti bufunchiando qualcosa in un dialetto incomprensibile. Credo stia imprecando. O forse sta ripetendo a voce alta il nome di qualche birra che ordinerà tra qualche minuto al banco del pub irlandese che c’è proprio davanti alla scuola. La signorina Harper entra immediatamente, salutando il ciccione di Dublino con lo stesso entusiasmo con cui si riceve in casa l’impresario delle pompe funebri. Lucy Harper ha poco più di trent’anni, anche se ne dimostra almeno una quarantina. Nessun fidanzato, nessuna vita sociale, niente al di fuori della scuola. I suoi hobbies sono la collezione di insetti e la pagina dell’enigmistica al sabato. Si aggiusta i pesanti occhiali sul viso scavato da rughe date probabilmente dall’insonnia o dalla depressione galoppante per non trovare uno straccio di uomo che se la prenda. Poveretta. Se non avesse quel brutto vizio di parlare al triplo della velocità umanamente possibile per un qualsiasi homo sapiens proverei quasi pena per lei. Praticamente un mutante col potere speciale di rincoglionirti in pochi secondi. Se l’avessi mai ascoltata per più di due minuti probabilmente avrei il cervello ridotto in poltiglia. E io sono troppo affezionata alle mie cellule cerebrali. Alzo il volume. Tanto tra trentacinque secondi lei sarà troppo presa nel descrivere le fantastiche meraviglie della piramide sociale dell’alveare o dei rituali di accoppiamento dello scarabeo del Nilo per accorgersi che a nessuno frega un cazzo. Mi volto solo per un istante. Chi gioca a carte, chi legge il giornale, chi dorme sul banco. Tutto normale. Iz dopo qualche secondo di smarrimento si rimette a disegnare distrattamente. Velocemente un ragazzino comincia ad apparire sul foglio bianco. Avrà più o meno tredici anni, una faccia antipatica da Harry Potter con un’espressione da saputello nato che guarda il mondo schifato dal suo seggiolino dell’autobus. Sì, il mio “Robin” è proprio fenomenale. Sono quasi fiera di lui. Ma preferirei essere inseguita da un alano di dubbia moralità piuttosto che dirglielo. Poi qualcosa nel suo viso cambia. Come se improvvisamente avesse indossato una maschera. I suoi lineamenti diventano tirati, sofferenti. La mano comincia a tremare incidendo sul foglio candido linee sempre più veloci e pesanti. L’espressione del ragazzino del disegno da arrogante diventa improvvisamente terrorizzata. Un largo squarcio si apre sul suo braccio rivelando un pezzo di osso che cola sangue sugli abiti perfettamente stirati. Che diavolo sta succedendo ? D’istinto tiro Iz per un braccio cercando di scuoterlo. Non ha mai fatto così. Normalmente mi metterei a ridere ma per oggi ho fatto il pieno di stranezze e non credo di poterne sopportare altre. “Robin” si volta verso di me, con uno sguardo interrogativo che potrebbe tranquillamente vincere il terzo premio come espressione più stupida dell’anno. “Non mi sento troppo bene” sussurra. Poi si alza di scatto, trattenendo a malapena un conato di vomito, scappando fuori dall’aula. Dovrei seguirlo. Fanculo giorno QUASI perfetto. Dopo pochi minuti Iz torna dentro, mentre la signorina Harper continua il suo interminabile monologo. Non si è nemmeno accorta che fosse uscito. E dire che di casino ne ha fatto. Si risiede di fianco a me, sorridendo debolmente. “Scusa… il chili ha deciso improvvisamente di voler evadere dal mio corpo”. Torno a guardare il disegno. Guardo lui. Lui abbassa lo sguardo arrossendo. Ci è rimasto male. E io sono una stronza colossale. Ma non ci posso fare niente. E’ più forte di me. Sì, credo di averlo impresso a fuoco nel DNA. |
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