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Il mio modo di avere un'anima, di "sentire" , di guardare, di fare , di ascoltare ...un'emozione.

 

 

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Il nostro peggior nemico...il nostro miglior maestro!

Post n°66 pubblicato il 11 Settembre 2014 da Myway1958
 

Perché non riusciamo ad accettare un’esperienza vissuta rivelatasi un fallimento e a perdonarci di aver commesso un errore.

Quanti di noi sono profondamente ipercritici nei propri confronti. Non riusciamo a non pensare e a riflettere su ciò che è stato, su ciò che abbiamo vissuto, in special modo se siamo coscienti di aver commesso un errore.; non riusciamo a farcene una ragione, non riusciamo a smettere di ipotizzare a come poteva evolversi quella situazione se solo avessimo agito in altro modo, magari stando più attenti, se avessimo posto più impegno nel relazionarci con essa, se avessimo avuto più coraggio...
Non riusciamo a farcene una ragione, non riusciamo a dirci “sono un essere umano e pertanto sbaglio”, “a me, come a qualsiasi altro essere umano può succedere di sbagliare” eppure il nostro atteggiamento non può essere quello giusto. Non possiamo rimanere angosciati dalle nostre “porte chiuse” ed essere severi con noi stessi e rimanere “incazzati”, “delusi”, “feriti” con noi stessi per chissà quanto tempo e “rovinarci” i giorni che stiamo vivendo e “trasmettere” involontariamente malessere a chi ci è accanto: genitori, figli, compagni, parenti, amici.
Ognuno di noi è il peggior giudice di se stesso... Per l’amor del cielo un pò di autocritica va bene ma l'eccesso che angoscia e paralizza no. Il nostro super-Io, o “superbia”, ci impone dei modelli d'eccellenza che potrebbero andar bene per gli dei, non per gli uomini. Valutando a posteriori tutto le azioni che non portano al risultato sperato possono esser considerate errori, ma lo sono veramente? Non sarebbe più appropriato dire che esistono tutta una serie di circostanze che esulano od addirittura ostano al nostro volere o fare?
Quando la nostra mente si scatena coi suoi infiniti " se..." e non riusciamo ad accettare di aver commesso un errore di valutazione, non ci struggiamo per giorni, mesi, anni. La risposta è qui, semplice, senza dover fare chissà quali “giri” ed elaborazioni psicostrutturali pericolosissime, che ci porterebbero a “non accettarci” e cadere, e ad “incartarci” nell’assurdo del comprendere. Proviamo, invece a risponderci, semplicemente in questo modo: "ormai è andata così, proverò a stare più attento e a far meglio la prossima volta!" In questo modo, il “perdono” di noi stessi arriverà prima a livello inconscio e poi razionalizzato, e l’accettazione dell’errore ci fortificherà perché con quelle semplici, “umane” affermazioni “siamo scesi dall’olimpo del nostro es”, “siamo diventati mortali”. In quel modo non abbiamo fatto altro che accettarci come una persona normale, che commette errori, come tutti e non come una che dev'essere immune e a tutti i costi, quindi migliore delle altre.
Per uscire dal tunnel delle domande, dei “perché”, dei “come”, dei “ma”, dei “se” la strada è una sola. MAI isolarci, appartarsi, stare da soli, vivere nei silenzi della “nostra stanza buia” giustificando questo atteggiamento introspettivo con un modello egoistico di ansia di risposta o per evitare che gli altri ne abbiano a soffrire. Gli altri non ne soffrono! Vhi ci ama ci comprende… chi ci odia se ne frega, a chi siamo indifferenti ci sarà indifferente. La soluzione è vivere in mezzo alla gente, con i nostri genitori, i nostri figli, i nostri compagni, i nostri parenti, i nostri colleghi, i nostri amici amici, con il bottegaio sotto casa. Ognuno di essi ci darà, inconsapevolmente, un imput che ci “guiderà” verso l’”accettazione”…verso la razionalizzazione, verso la “nuova vita”. C'è un lato positivo nell'incontrare sulla propria strada aspetti negativi della realtà esterna. Così scopri meglio la natura della tua mente. Se vieni messo in una situazione disastrosa saprai solo da questa ciò che emerge dentro di te, sei consapevole di quel determinato aspetto di te stesso. Un uomo solo seduto in una caverna fa più fatica ad essere cosciente dei suoi limiti; mentre vivere in mezzo alla gente, a chi ci è sempre accanto, a contatto con la realtà di tutti i giorni è una grande forma d'insegnamento. Se si guarda la vita da questo punto, il nostro peggiore nemico … diventa il nostro migliore maestro.
E…. i prossimi giorni…i prossimi mesi….i prossimi anni, statene certi, saranno….i migliori della nostra vita!
(da....appunti di psicologia generale)

 

Si...i migliori anni....della nostra vita!


 
 
 
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