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« Copricapo tribale.La bombetta. »

Turbante indiano.

Post n°19 pubblicato il 17 Luglio 2012 da Perla.rosa3
 

Che differeza di espressione tra l'uomo del post precedente e questo! Tutto ciò che ci rappresenta racconta qualcosa di noi ed è questo che io vorrei emergesse dalle immagini che pubblico. Sottoogni copricapo c'è un pensiero.

Partiamo da questo tipo di turbante, ce ne sono tantissimi, per parlare di questo copricapo. Le notizie che seguiranno, sono state prese dal WEB.



Il classico copricapo indiano raggiunge il massimo dell'elaborazione in Rajasthan, dove assume vari significati sociali ed infinite forme di acconciatura. In vari Stati dell'India, i turbanti sono una parte essenziale dell'abbigliamento maschile, particolarmente in Rajasthan.

Nell'India medievale qui era impensabile presentarsi a corte a capo scoperto, mentre togliersi e porre il proprio turbante ai piedi di un sovrano o di qualunque altro individuo indicava in un gesto la propria dichiarata sottomissione. Oltre ad aggiungere colore ed eleganza, il turbante in Rajasthan indica spesso ancora oggi la città di origine di chi l'indossa, la professione, la casta, gli eventi familiari ed altri particolari; nei gruppi tradizionali, ancora ci si toglie il turbante di fronte a colui al quale si deve chiedere perdono o un favore, mentre ce lo si scambia fra uomini per siglare una solida amicizia. Calpestare il turbante di qualcuno è un gesto molto offensivo e la cerimonia del Pagri, il 12° giorno dopo la morte di un capofamiglia, indica nell'India del Nord il vero e proprio passaggio di consegne dal defunto al nuovo capo clan, generalmente il primogenito.

 Ogni foggia assume un nome diverso e specifico ma il turbante in termini generali viene chiamato Safa, se la stoffa con cui viene foggiato è lunga 9 m. e larga 1 m. oppure Pagri - le translitterazioni per questo termine variano moltissimo, fino a Pugree - quelli confezionati con tessuti lunghi fino a 25 m. e larghi solo 20 cm.  I turbanti vengono spesso adornati con una cresta formata da un'estremità piegata a ventaglio e chiamata Shamla o Turra.  La scelta del colore è fondamentale e chi può permetterselo ne sceglierà uno adatto per ogni occasione. Colori spenti come il blu, il marrone rossiccio o il kaki indicano un lutto in famiglia, mentre  i colori brillanti quali rosso, arancio o giallo limone, segnalano la nascita di un figlio o di un avvenuto matrimonio nel clan. Per la cerimonia matrimoniale vera e propria, invece, le stoffe del turbante per lo sposo e i parenti più stretti sono intessute di fili dorati o d'argento e adornate con tutti gli extra disponibili. E' usanza, per la famiglia di una sposa, regalare ai componenti maschi della famiglia dello sposo, durante la cerimonia nuziale, dei turbanti. Anticamente, a corte esistevano specialisti con l'unico incarico di addobbare le teste reali, ma l'abilità personale in questa operazione è ancora al giorno d'oggi uno degli orgogli maschili in terra rajasthana. 
 Il termine turbante, divenne popolare in Europa tra il XV° e il XVI° secolo proprio grazie ai Turchi. L'etimologia della parola risale infatti al termine turco tulbent, a sua volta derivato dal persiano - strettamente imparentato col sanscrito - dulband, termine composto che indica qualcosa di avvolto su se stesso e che, tanto per associazione di luogo di provenienza quanto per aspetto, ha dato nome in Europa anche a un fiore all'epoca pregiatissimo ed oggi popolare: il tulipano.

 

 
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