kalòn

Post N° 1


  L'editoriale  Benvenuti! Il giornale studentesco dell'Istituto teologico S. Fara ha una versione web. Si è pensato di utilizzare questo spazio per permettere a chi volesse di leggere i nostri articoli. Nell'attesa dei vostri commenti vi auguriamo una buona lettura!
Abbiamo deciso di dedicare questo primo numero del giornale d’istituto al tema richiamato dal titolo : "Il Bello". L’immagine scelta dal nostro grafico, un suolo arso dal sole, potrebbe sembrare dissonante con ciò che il testo comunica. Ma quello che si è voluto mettere in evidenza è stato soprattutto il nostro bisogno fondamentale, desiderio infinito di cui quanto più si ha coscienza tanto più se ne scopre l’urgenza e la necessità. Di questa nostra profonda e vitale esigenza possiamo avere un’immagine chiara leggendo in filigrana la vita dei grandi testimoni della nostra fede. Dalla trasparenza della storia di questi uomini e queste donne emerge frequentemente l’implacabile sete della visione di Dio: la Bellezza. Il loro cuore, pregno di speranza, quasi penava per l’attesa di essere completamente avvinto dall’infinito splendore di Dio che si sarebbe loro rivelato, definitivamente, oltre la parentesi del pellegrinaggio terreno. E’ importante notare come l’etimologia del vocabolo italiano “bellezza” rispecchi pienamente il senso teologico che normalmente viene attribuito analogicamente. La parola Bellezza deriva dal Latino “Bellus”, il termine, che a sua volta trova le sue radici nell’arcaico “Ben-lus” (da cui poi Bonus), era un aggettivo usato da chi voleva sottolineare la bontà di qualcuno o di qualcosa. Quindi oltre ad evidenziare la gradevolezza estetica esso indicava la bontà intrinseca. Tra il bello e il buono, come si evince anche dall’antica origine comune di questi termini, c’è dunque un legame profondo. Se poi la parola è applicata a Dio, questo legame diventa identità: la Bellezza è il Bene. La cosa acquista maggior evidenza se si considera che questa ambivalenza di significati avviene anche per i corrispettivi “kalòn”, greco e “yapeh” ebraico. Ecco dunque il filo conduttore che articola i lavori degli studenti che hanno contribuito alla realizzazione di questo primo numero di Kalòn. Lo stesso tema appare “contemplato” da diverse prospettive che rispecchiano una buona parte degli ambiti disciplinari che la Facoltà offre ai suoi studenti. Lo scopo di questo lavoro non è quello di offrire strumenti scientifici, nè quello di tediare il lettore con argomentazioni banali, ma piuttosto offrire a chi legge degli spunti di riflessione sull’inesauribile ricchezza del mistero di bellezza attraverso uno stile narrativo. Di fronte al forte disorientamento valoriale che caratterizza questo scorcio d’inizio millennio, appare lampante la necessità di una rinnovata riflessione sui principi fondamentali che orientano le nostre scelte. All’ uomo occidentale di oggi niente appare scontato e tutto sembra avvolto da una nube d’incertezza. Egli è quindi bisognoso di chi lo accompagni a discernere ciò che davvero merita d’essere definito bello. Un impegno, questo, che interpella tutti i credenti in Cristo, e a cui noi cerchiamo di dare, come possiamo, la nostra piccola risposta.Umberto Panipucci (ofm)