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Post N° 7


LA BELLEZZA NELLA LITURGIA
Nel contesto dell’azione liturgica, la Bellezza svolge fondamentalmente due funzioni. La prima è quella di “evocare” l’attenzione, non verso se stessa, verso le proprie forme, ma verso colui che è il Logos incarnato, divenendo quindi manifestazione di Lui all’interno dell’assemblea cultuale. La seconda funzione è costituita dal suo essere “richiamo al trascendente”, mezzo di ricongiunzione tra l’essere creato (l’uomo) e il suo Creatore (Dio).Alla luce di quanto detto sopra, possiamo affermare che la Bellezza liturgica ha un valore fondamentale nell’azione cultuale in quanto non intende suscitare un semplice “piacere estetico” ma vuole costituire l’esperienza di un profondo rapporto con Dio.La Bellezza, che fa di segni, gesti e movimenti il suo linguaggio, spesso corre il rischio di trasformarsi in puro formalismo, esperienza di un vuoto estetismo fine a se stesso. E’ questo un rischio che va eluso affinché le azioni liturgiche delle nostre assemblee non si appiattiscano fino al punto di trasmettere un messaggio sterile.Mi piace concludere con un pensiero del famoso Romano Guardini il quale, in merito al tema della bellezza nella liturgia, afferma: “Solo quando la liturgia viene vissuta nella sua essenza più vera, di “essere” lode a Dio e strumento di santificazione degli uomini, essa si offre ai nostri occhi come bella. Una bellezza, che non ti attrae “per prenderti”, ma solo “per donarti” a colui che stai celebrando, aprendoti al Tu dell’amore”.[1]                                                                                                                                Fr. Antonello Gravante – OFM Cap.                                     [1] R. Guardini, Lo spirito della liturgia, Brescia 1996, p. 80