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Prodi e l'elogio del cacciavite

Post n°13 pubblicato il 08 Febbraio 2006 da ANGELEYE76

Mercoledí 08.02.2006 10:14

Di Gianni Zecca

Beh, almeno un'etichetta da applicare alla campagna elettorale del Professore l'abbiamo
: se quella del Cavaliere è, nelle parole di Casini, radical motivazionale, quella di Prodi va definita radical podistica. Corsa, bicicletta, scarpette, sudore: è questo il pedigree del leader dell'Unione che, diciamola tutta, se fa scatti in avanti come quello di ieri sera, rischia di procurarsi uno strappo già dopo qualche chilometro di marcia. D'altra parte, Prodi non fa segreto di queste sue passioni, quasi a far passare che c'è una corrispondenza tra la tenacia di chi intraprende sforzi fisici immani, e quella richiesta ad un uomo di governo. La metafora seduce, se non altro perché è in controtendenza.

Chiariamo meglio. Non appena prende il via la puntata, parlando di cuneo fiscale Prodi si lancia in una previsione forse un po' sperticata: entro il primo anno di governo riduzione del costo del lavoro del 5% e oltre. Da notare che il Centrodestra, con grande sforzo, si è fermato all'1% dopo cinque anni. Ma uno slancio, seppur eccessivo, si può perdonare. Il fatto è che non siamo abituati a numeri del genere: in Vespa le parole provocano uno sconquasso tale che gli tremano i polsi e gli viene di suonare il campanello. Dlin dlon, ed ecco un nuovo ospite: ma sarà poi vero che Vespa custodisce il campanello in tasca?

La serata del Professore dura due ore, in cui ha il tempo di parlare di un nutrito pacchetto di argomenti. E così, il Prodi pensiero, piano piano prende corpo, sempre intervallato da lunghe pause di riflessione. Nonostante il ritmo blando, parla del rapporto con Bertinotti, di Iraq e di ritiro, di scuola (criticando la riforma Moratti), di lavoro (puntando il dito contro il precariato e dichiarando di voler "aggiustare" la legge Biagi), di Pacs e di necessità di rilancio del nostro paese.

Appunto, "aggiustare". C'è l'orgoglio del bricoleur nei suoi toni, e grande considerazione per qualsiasi verbo o utensile che denoti manualità. In questo senso va inteso il suo elogio del cacciavite: Prodi vorrebbe un' Italia simile a quella del boom degli anni '60, con i distretti produttivi e le fabbriche che producono a ritmi forsennati. 

Il Professore argomenta così: non usa mai i numeri per suffragare i suoi ragionamenti, a parte l'exploit iniziale. E' un aspetto che colpisce, di fronte al diluvio di cifre cui veniamo abitualmente sottoposti. E' vero che i numeri introducono un elemento di certezza: ma se chiunque li adopera a proprio arbitrio, aggiungendo qua e togliendo là, perdono la loro utilità. Per questo motivo non ci dispiace che Prodi scelga sempre la via dell'interpretazione alla cruda ed incolore elencazione.  

Tuttavia la sua strategia appare un' anticchia antiquata: non si produce mai in una proposta nuova, mai adotta un punto di vista originale anche su temi discussione come la laicità e fede cattolica, su cui chiunque ha oramai detto la sua in modo inequivocabile. E' vero che è difficile essere portavoce di una coalizione di partiti non omogenei, ma facendo così rischia l'imbambolamento. Prodi critica in tutto e per tutto l'operato del governo Berlusconi, ma solo questo potrebbe non bastare. Soprattutto una volta che il Cavaliere e il Professore si troveranno faccia a faccia.


Mi viene da vomitare..

 
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