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B U D D I S M O

Post n°3 pubblicato il 20 Gennaio 2006 da ANGELEYE76

Il Buddismo di Nichiren Daishonin

Nichiren Daishonin è considerato un grande riformatore del Buddismo medievale giapponese.

La sua dottrina si basa sul Sutra del Loto, propagato da Shakyamuni, e su gli insegnamenti di T'ient-t'ai (538-597) e Dengyo (767-822), filosofi rispettivamente cinese e giapponese.

Nel 1253, all'età di 32 anni Nichiren inizia a propagare Nam-myoho-renge-kyo delle tre grandi Leggi segrete (l'oggetto di culto, l'invocazione e il santuario), affermando che questa pratica fondamentale è l'unica via per ottenere l'illuminazione nell'Ultimo giorno della Legge, ovvero nel periodo che ha inizio duemila anni dopo la morte di Shakyamuni.

Nel 1279 iscrive il Gohonzon, l'oggetto di culto in forma di mandala da affidare ai suoi seguaci. Il Gohonzon è considerato la materializzazione di Nam-myoho-renge-kyo.

L'essenza del Buddismo di Nichiren sta nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon. Nam-myoho-renge- kyo indica la verità universale o natura di Budda. Recitare Nam-myoho-renge-kyo significa evocare e attivare questa Buddità, come se si mettesse in moto un meccanismo interno per rivelare la condizione di Budda in modo naturale.

L'innovativo concetto di Nichiren sull’ottenimento della Buddità sottolinea la possibilità dell'illuminazione immediata: poiché il Gohonzon materializza la natura illuminata della propria vita, recitare Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon significa coltivare e utilizzare la propria Buddità.
La pratica di recitare Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon è un processo continuo, volto a trasformare lo stato potenziale della Buddità in una condizione concreta.

L'impegno a sviluppare la propria natura di Budda recitando Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon assume anche il carattere di una sfida contro il proprio karma negativo.

La pratica quotidiana della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo di fronte al Gohonzon è integrata dalla recitazione di parti del Sutra del Loto (Gongyo) dove si afferma che la natura di Budda è inerente a tutti gli esseri umani.

La pratica buddista non può essere solo rivolta a se stessi ma deve indirizzarsi alla felicità di tutti gli esseri, dell'ambiente e della società intera. Centrale è infatti il concetto di compassione. “Ciò che dai a un altro diventerà il tuo stesso nutrimento - commenta il Daishonin - se accendi una lanterna a un'altra persona, la sua luce illuminerà anche il tuo cammino”.

Attraverso la quotidiana pratica buddista ogni persona può quindi intraprendere la sua riforma interiore e, su questa base, operare per la realizzazione di una società pacifica


Ho scelto questo ramo del Buddismo perchè è quello che conosco meglio...
Per certi versi, è molto più concreto e credibile del cristianesimo..
Valutate voi e se vi servono altre informazioni chiedete... Pubblichero' anche un glossario...

 
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Commenti al Post:
rigitans
rigitans il 20/01/06 alle 10:59 via WEB
sei buddista?
(Rispondi)
 
 
ANGELEYE76
ANGELEYE76 il 20/01/06 alle 11:40 via WEB
Solo filosoficamente... ma recito daimoku, sono un membro e ho il Gohonzon
(Rispondi)
 
icy.n.deep
icy.n.deep il 20/01/06 alle 11:14 via WEB
Quello che non mi è troppo chiaro però è il concetto di compassione. Nel senso che, il buddismo vuole portare alla liberazione dal samsara, ma tale liberazione ( credo abbastanza indipendentemente dalla scuola ) è del singolo e non può essere "aiutata" da altri. Spesso mi pare che l'aiuto sia inteso come avvicinamento all'illuminazione, ma in se e per se la compassione non porta al nirvana, ma solo ad una modifica del ciclo delle rinascite, diciamo che si accorcia il percorso. Di fatto so che ci sono alcune scuole che non predicano la compassione, intendendo in questo caso il portare l'illuminazione ( una volta raggiunta ) alle altre persone. Quindi forse, oltre ad aver fatto confusione :D, non ho ben chiaro il concetto di compassione.
(Rispondi)
 
 
ANGELEYE76
ANGELEYE76 il 20/01/06 alle 11:55 via WEB
I primi insegnamenti di Shakyamuni avevano l’obiettivo di risvegliare le persone all’impermanenza di tutti i fenomeni, con lo scopo di liberarli dalle sofferenze che nascono dall’attaccamento egoistico a cose che il passare del tempo distruggerà o renderà insignificanti. Questo è un punto comune a tutte le scuole buddiste. Il Sutra del Loto insegnò anche l’esistenza di una verità innata e universale nota come natura del Budda, la cui manifestazione rende una persona in grado di provare una felicità assoluta e di agire con infinita compassione. È un insegnamento che conferma profondamente le realtà della vita quotidiana, e che incoraggia un impegno attivo verso gli altri e verso l’intera società umana. Il Sutra del Loto si distingue tra gli insegnamenti di Shakyamuni anche per il fatto che rende l’ottenimento dell’Illuminazione una possibilità aperta a tutte le persone – senza alcuna distinzione basata su razza, sesso, condizione sociale o educazione. Quindi il concetto di compassione è ben diverso da quello che si ha nel cristianesimo. Per i buddisti la compassione è quello che noi chiameremmo semplicemente altruismo, azioni che aiutano gli altri e di riflesso anche noi stessi.
(Rispondi)
 
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