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mongolia, terra di conquista usa, mentre l'iran si prepara ai missili di israele


Abbiamo già riflettuto inseme sulla probabilità di un conflitto Colombia-Venezuela promosso dalla CIA e un possibile golpe contro Evo Morales in Bolivia a seguito del referendum popolare del 10 agosto. Scontri pronti a scoppiare prima della fine del mandato di Bush. Ma ora bisogna volgere lo sguardo verso l'asia, prossimo territorio di conquista USA.
Della Mongolia non sappiamo quasi nulla, non ha il fascino spirituale del Tibet o le implicazioni economiche della Cina, ma è un nodo importante per gli sviluppi futuri dell'economia asiatica degli USA. Per esempio non sappiamo che ieri una rivolta popolare ha messo a ferro e fuoco la capitale Ulan Bator: oggi a Ulan Bator regna una calma apparente. Si contano i morti di ieri, almeno cinque, e i feriti, centinaia, come le persone arrestate dalla polizia durante gli scontri. Il governo ha imposto lo stato d’emergenza e il coprifuoco notturno, ordinando alle forze dell’ordine di usare la forza per impedire nuove proteste. La sede centrale del Partito comunista mongolo (Mprp) e la Galleria d’arte nazionale sono stati distrutti dalle fiamme appiccate dai manifestanti. Devastati dai saccheggi tutti gli uffici governativi. La rivolta è esplosa dopo che il Partito democratico d’opposizione, guidato da Tsakhia Elbegdorj, ha disconosciuto la vittoria del partito comunista di governo alle elezioni parlamentari di domenica scorsa, dicendo che il voto è stato truccato per impedire il vero risultato, ovvero la vittoria dell’opposizione. In realtà, gli osservatori internazionali avevano giudicato regolare il voto del 29 giugno.
Per l’Occidente, un cambio di governo significherebbe la possibilità di avere concessioni di sfruttamento, che altrimenti andrebbero tutte a Russia e Cina. Inoltre, gli Stati Uniti sognano da tempo di aprire una base militare in Mongolia, strategicamente cruciale vista la sua posizione geografica. Ma questa opzione sarebbe teoricamente realizzabile solo con un governo diverso da quello attuale.E' praticamente certo che dietro alle manifestazioni di ieri ci sia George Soros, il filantropo statunitense che per mezzo della sua organizzazione mondiale – l’Open Society Institute – ha pianificato e finanziato tutte le ‘rivoluzioni colorate’ che nei paesi ex-comunisti hanno prodotto cambi di regime a vantaggio degli interessi economici e geopolitici occidentali.
Nel frattempo al Pentagono sono sicuri: Israele è pronto a bombardare i siti nucleari in Iran prima della fine dell'anno. La notizia è stata diffusa ieri dal network televisivo statunitense Abc, che cita fonti del Pentagono, il ministero della Difesa Usa. La fonte militare ha specificato all'Abc che, secondo l'intelligence Usa e israeliana, l'Iran potrebbe entrare in possesso di una testata atomica non prima della fine di quest'anno o dell'inizio dell'anno prossimo, ma secondo il Pentagono l'esercito israeliano si muoverebbe prima. Il secondo passo è quello dell'acquisto da parte del governo iraniano dei sistemi missilistici SA-20, l'ultima generazione di batterie di vettori terra – aria da utilizzare in funzione anti aerea, di fabbricazione russa. Anche in questo caso, sempre secondo la fonte del Pentagono, Israele non aspetterebbe che i missili siano in Iran e vengano dislocati, ma agirebbe appena ottenuta prova dell'avvenuto acquisto da parte di Teheran.I fronti sono caldi e c'è da credere che il tutto avverrà prima del 4 novembre quando il vento potrebbe cambiare alla Casa Bianca. L'Impero si sta preparando ad anticipare le mosse...