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Creato da: Ledantec il 20/07/2008
sulle pretese veritative della religione

 

 
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BASTA POCO SECONDO LA DOTTRINA CATTOLICA PER L'IRROGAZIONE DI UN'IRREMISSIBILE PENA ULTRATERRENA

Post n°886 pubblicato il 25 Marzo 2012 da Ledantec
 

Nell'opera di un noto moralista settecentesco, e precisamente nel capo IX del tomo I di tale opera - capo dedicato alle "Animadversiones super Sexto Praecepto", cioè al comandamento relativo alla materia sessuale -, si legge, nell'introduzione, quanto segue: "Il peccato contro questo precetto è la materia più ordinaria delle Confessioni, ed è quel vizio che riempie d'anime l'inferno; onde su questo precetto parleremo delle cose più minutamente; e le diremo in latino, affinché non si leggano facilmente da altri che da' Confessori, o da quei Sacerdoti che intendono abilitarsi a prender la Confessione", trattandosi di materia "che colla sola lezione o discorso infetta la mente".

In primo luogo, l'Autore in questione ammonisce che in fatto di lussuria non si dà "parvitas materiae", cioè che la trasgressione del sesto comandamento implica sempre un peccato mortale e in nessun caso una colpa solamente veniale, "quidquid alii dicant de levi attrectatione manus foeminae, vel de intorsione digiti", ovvero checché altri dicano di casi apparentemente "lievi", quali un leggero contatto (adtrectatio=toccamento) con la mano della donna o una "intorsio digiti" (torsione, torcimento del dito), s'intende sempre della donna: "omnis delectatio carnalis, cum plena advertentia et consensu capta, mortale peccatum est" (ogni piacere carnale - s'intende al di fuori del coito coniugale - ottenuto con pienezza di avvertenza e di consenso è peccato mortale).

Peccato mortale, a sua volta, significa che, ove l'individuo defunga senza averlo prima validamente confessato accedendo al sacramento della Penitenza o senza averne avuto una perfetta contrizione con perfetto atto di dolore che tenga luogo del sacramento detto della Penitenza, Confessione o Riconciliazione, l'individuo stesso è destinato a subire una pena eterna, cioè senza fine, che inizia "mox post mortem", cioè subito dopo la morte, e interessa dapprima soltanto l'anima e quindi, dopo la resurrezione finale dei corpi, anche il corpo, oggetto della "pena del senso" - qualcosa che ha a che vedere con il calore e con il fuoco.   

 
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