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MITI E GENOCIDI VETEROTESTAMENTARI
Post n°870 pubblicato il 13 Maggio 2010 da Ledantec
Nel libro di "Giosuè", dedicato alle gesta (la conquista della regione di Canaan) del successore di Mosè (Giosuè, appunto), è narrato, tra l'altro, il famoso episodio della conquista di Gerico (Giosuè 6,1-21), città le cui mura sarebbero crollate al suono delle trombe suonate da sacerdoti al seguito degli Israeliti [per la precisione, al settimo giorno di assedio (che consisteva nel girare intorno alla città portando l'arca e suonando le trombe) e al settimo giro intorno alla città nel settimo giorno]. Coloro che ritenevano storica la conquista di Gerico da parte di Giosuè datavano tale conquista tra il 1450 e il 1200 a.C. Nel corso degli anni '50 del '900 una spedizione archeologica britannica, guidata da Kathleen Kenyon, giunse alla conclusione secondo la quale le mura cittadine nel sito di Gerico erano state distrutte fin dal 2300 a.C. e che quando, secondo la cronologia biblica, Giosuè avrebbe conquistato Gerico, tra il 1450 a.C. e il 1200 a.C., essa era una "città fantasma", dove al più vi erano poche casupole. La conclusione è che la narrazione della caduta delle mura di Gerico è, nelle parole di un autore anglosassone, a piece of historical fiction, un brano di finzione storica. Merita di essere ricordata la sorte che, secondo il libro di Giosuè, subirono gli abitanti della città (Giosuè 6,21): "Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l'ariete e l'asino". Gli unici ad essere risparmiati dalla furia genocida dei conquistatori furono, secondo il racconto biblico, una prostituta, tale Raab, e i suoi familiari, perché Raab aveva "nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati".
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