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Racconto... inedito. 1.

Post n°33 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da mizomarea

 

Capitolo UNO: il giorno…

 

 

Erano le 7.00, di un giorno qualunque, un qualunque giorno ed in quel momento la sveglia suonò.

Alzarsi, al solito, non fu facile: annebbiato, annerito… incomprensibilmente presente, comunque, dopo un’ altra notte spesa, appesa tra ciò che si è… e ciò che si appare.

Il caffè venne, come al solito puntuale, ed in quel periodo almeno lui ci riusciva, dopo essere stato preparato con cura… non troppo pressato, ma molto profumato. Attesi che non più bollente potesse essere sorseggiato, ma non troppo lentamente, due sorsi per riprendersi dal coma apparente… fino al bagno. Davanti allo specchio, spettinato mi piacevo… mi piacevo al mattino e non mi dedicavo mai molto tempo… tanto ero bello.

Erano le 7.20 e mi infilai i pantaloni, sentii il mio cuore battere e questo mi rallegrò… dopo la maglia toccò alle scarpe… ma non quelle della notte, come niente della notte avevo indosso, tranne i tatuaggi…la mia pelle.

 

OM…OM…OM…respiravo profondamente ogni mattina ed inseguivo sempre, fin da ragazzo, quel suono, quel perfetto accostamento di lettere così profonde da ricordarmi il blu il mio colore preferito. Lo inseguivo perché anch’ io, anche se, nessuno lo capiva avevo bisogno di credere in qualcosa… qualcosa che c’ era e poi fuggiva via, respiravo comunque.

Guardai per un attimo quella montagna , che ormai vicina al soffitto, mi impediva di vederne al di là, pensai che l’avrei scalata, ma visto che di vestiti si trattava, convenni con me stesso che avrei sistemato tutto al più presto… .

Una nuova giornata stava prendendo vita… ero pronto. Finalmente uscìì di casa ed erano appena le 7.40. Appena fuori, solo allora, mi resi conto di quanto il sole fosse già alto e di quanta luce, già, illuminava tutto quel brulicare di persone, che chi per un verso, chi per un altro si accingeva agli impegni di giornata. Era la prima volta da quando ero sveglio che…pensai alla notte. Salutai il giornalaio, dal quale non acquistavo mai niente, e lui ricambiò, facendomi intendere, però, che ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Accesi lo stereo, volume medio e sperando che il traffico fosse solo un miraggio mi trovai a lavoro in un attimo ed un attimo dopo già nudo mi ritrovavo disteso sulla scrivania del mio capo ( una donna, tanto per intenderci subito… ), che da un po’ di tempo a questa parte mi aveva anticipato l’entrata in servizio per far si che potessimo organizzare al meglio il lavoro quotidiano non privo di avversità… e così facevamo.

Avida la sua bocca finì per allontanarmi così tanto da dove mi trovavo che ripresi consapevolezza del fatto solo quando decise che voleva lei godere… a me passò il compito e la sua avidità di cui andavo pazzo! Il tempo fuggiva in quei casi di violenta dolcezza. L’ora degli altri arrivò puntuale. Pronti, ben vestiti, preparati… un breefing ( dopo il mio privato… ), un caffè e via fuori a cacciar notizie…a scattare foto a cercare celebrità o atti criminali… via!!

Succedeva spesso che il capo, una donna di 35 anni con l’indole di un’ adolescente inquieta e dalla pelle del color della luna, mi richiamasse per un approfondimento del caso ( … la battuta è scontata… ), appena l’ultimo collega fosse uscito dall’ ufficio. Come è facile immaginare, non potendomi tirare indietro per una questione di ruoli e competenze sul campo mi mostravo sempre ben disposto e lieto di imparare. Quel giorno imparai quanto è importante donare per divenire ricchi… d’emozione s’ intende.

Le piaceva tenermi stretto, mentre i nostri corpi ondeggiavano ed il pensiero che li, a quell’ ora qualcuno potesse vederci neanche ci sfiorava… tutto si dilatava… si perdeva… anche se a qualcuno piaceva vederci. Un amico suo tramite un videofonino, a me non poteva che piacere questa cosa visto che lei impazziva ancor più… e mi trascinava dove più le piaceva e si lasciava trascinare dove più desideravo… con il corpo e con la mente.

Erano le 10.00 e finalmente riuscii ad uscire per il mio articolo; non lavai nessuna parte di me che avevo, da poco, condiviso con lei, questo mi piaceva, mi eccitava, mi faceva sentire forte… immortale, senza limiti alcuni e nel mio lavoro era molto importante non indugiare mai.

Si trattava di cronaca nera mista a rosa ( forse )… forse fuxia: qualcuno era morto, qualcun altro… lo sapeva già.

 

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