POESIA, Anima mia...

Poesia...pittura...Sogni.

Creato da mizomarea il 08/10/2009

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Se c'è un senso trovatelo...

Post n°45 pubblicato il 25 Novembre 2009 da mizomarea
 
Foto di mizomarea

I lupi ed i cani scelgono di urinare sopra oggetti prominenti

come i tronchi o di defecre in punti rilevanti...

potrebbero decidere di lascaire il proprio odore

su di oggetti molto carichi a livello olfattivo.

E te, vuoi marchiare il territorio?

Vuoi che i tuoi simili sappiano dove sei, dove sei passato, cosa è tuo e cosa no?

E tu immagina...

 

Per un istante SATANA restò in silenzio

la sua umiltà si mutò in una baldanzosa indipendenza, sorrise e disse:

Al di là del cielo c'è un DIO grande, pieno d'amore e benevolenza;

nelle viscere della terra c'è un oscuro Demonio che ama la malvagità.

 

I lupi ed i cani pisciano e cacagano per il territorio, il riconoscimento, la conoscenza...

 

 
 
 

Senza Tempo...

Post n°44 pubblicato il 25 Novembre 2009 da mizomarea
 
Foto di mizomarea

"" Senza tempo

nessuno spazio

al di là del mare...

i miei sensi godono

sublime il torpore

nessuno spazio

al di là del tempo...

giunto per farti del male

mascherato da mare...onde oceano...

tra le onde nessuno spazio

giunto per

non lasciarti più

RESPIRARE... ""

 
 
 

Poesia---"VORREI...".

Post n°42 pubblicato il 09 Novembre 2009 da mizomarea
 
Foto di mizomarea

"" Vorrei legarti

                mani e piedi...legarti

   Immobile il corpo tuo... costretti gli occhi

                           ad immaginare privati della vista da una liscai benda scura

(amplifica i sensi... quelli che ti restano...)

   candida la tua pelle danzerà tra le ombre corte di una piccola fiamma accesa

                               Vorrei legarti

lascairti in Balia

                           di ogni MIO pensiero

   di ogni Oscena... AssurdA... vOGLIA  MIA...

                           che non vedrai...non potrai vedere... gli occhi tuoi

le tue mani... la pelle... l'odore che si mischia attorno...

                                                  l'osceno desiderio

    che non potrai vedere... che le tu Mani no...

                                                              non potranno toccare... vorrei

che tu mi implorassi di lasciarti libera... soltanto per ammirare nei miei occhi tutta la tua bellezza...

                         ...tutto ciò che sei per me...

                   la tua oscenità libera da catene...o funi...

     ...che tu mi implorassi di potermi Amare. ""

 
 
 

Poesia. Notte.

Post n°41 pubblicato il 07 Novembre 2009 da mizomarea
 
Foto di mizomarea

"" Ispirami o notte...

                 concedimi la passione

la rabbia...l'eccesso di cui l'anima mia si nutre

Ispirami e succhia via la realtà immaginaria

               di questo mondo che...non riesce a calzarmi

Indossami o notte e... lascia che i miei occhi

                               vedano attraverso l'oscurità tua...

concedimi tutto il tempo che hai

                          per riuscire  a capire le stelle

cui l'anima mia... RISPLENDE. ""

 
 
 

UDIRE LE VOCI Primo capitolo tesi- Valdrighi Maurizio- inizio...

Post n°40 pubblicato il 04 Novembre 2009 da mizomarea
 

1.1“Udire le voci”. Nei primi anni del secolo scorso, uno psichiatra, Eugene Bleure, riconosce l’essenza della schizofrenia nella dissociazione mentale, nella divisione della vita psichica e nella disgregazione delle sue diverse componenti. I sintomi della schizofrenia vengono distinti in fondamentali o accessori ed in positivi o negativi. Per fondamentali si intendono quei sintomi necessari alla diagnosi, per accessori quelli invece,non necessari; positivi sono i sintomi “attivi” cioè deliri, allucinazioni, ecc…, negativi sono tutti quei sintomi che tendono a “bloccare” la persona cioè l’appiattimento dell’affettività, la drastica diminuzione dei contatti verso l’esterno, la catatonia, ecc. Le allucinazioni uditive fanno parte dei sintomi positivi come di quelli accessori, nel senso che non sono essenziali da un punto di vista diagnostico e di inquadramento nosografico (cit. di Bleure E., Trattato di Psichiatria, 1967; da pag. 248 “Terapia per uditori di voci, verso l’auto aiuto”, Cesario, Miccinesi, Pini). Più tardi anche Kurt Schneider concorda sulla non specificità di questo sintomo come elemento patognomico di schizofrenia. Prima di entrare nel vivo del mio lavoro vorrei dare qualche delucidazione sul termine uditore di voci secondo diverse teorie: per uditore di voci si intende volgarmente un soggetto con allucinazioni uditive, solitamente si tratta di uno schizofrenico paranoide ( termine di per se allucinante…); secondo il DSM-IV le allucinazioni uditive sono le caratteristiche più comuni della schizofrenia. Nell’ipotesi psicanalitica, la voce è il risultato del ritorno del rimosso, cioè ciò che è stato rimosso e non represso riemerge deformato, irriconoscibile. Potrei continuare a lungo visto che ogni corrente ha una sua specifica definizione, causa e risoluzione (apparente) riguardo a questa problematica. L’ipotesi che mi affascina maggiormente però, e da cui prendo spunto per questo lavoro è quella di uno psichiatra americano, J. Jaynes che ipotizza che le voci nell’uomo compaiano ad un certo momento della sua storia sulla terra come processo evolutivo indispensabile alla sopravvivenza ed all’ampliamento dei gruppi di esseri umani in numero sempre maggiore, valorizza il rapporto con tale esperienza in tutte le ere in cui si sia dovuta affrontare, suppone l’esistenza, moltissimi anni fa, di una mente bicamerale presente nell’uomo, di cui parlerò più avanti. Partiamo dal presupposto che il fenomeno di udire le voci negli “schizofrenici” di oggi, come in tutte le persone del passato, sia causato da una situazione di forte tensione di fronte ad uno stress o ad un trauma, che porta poi al suo sviluppo ed alla sua manifestazione in un momento preciso dell’esistenza, coincidente con qualcosa di perturbante che gli permette di affiorare (J.Jaynes “Il crollo della mente bicamerale”). Se questo è vero, l’uomo nella sua storia vi è sempre stato sottoposto, ancor più quando ha iniziato ad unirsi in gruppi sempre più grandi, poiché le situazioni andavano moltiplicandosi. Pensiamo per un attimo ai Re dell’antichità che di fronte al loro popolo, per “coltivare” l’ obbedienza, furono “costretti” a trovare strategie sempre più complesse e quindi furono sottoposti a stress sempre maggiori. Ogni volta che in una situazione, una novità ne generava un’altra nel comportamento, si produceva uno stress che a sua volta produceva l’allucinazione. Ecco, è in questo preciso istante, secondo J. Jaynes, che “una voce” si insinuò nella loro mente e, compresa come fenomeno divino, per esempio, cercò di risolvergli il problema. L’ipotesi ardita è che ci fu un tempo in cui la natura umana era scissa in due parti: una direttiva chiamata Dio, ed una soggetta chiamata uomo, un tempo in cui esisteva una mente bicamerale (J. Jaynes, “Il crollo della mente bicamerale”, pag. 116 ). La parte “Dio” era caratterizzata appunto da fenomeni allucinatori tali a quelli “delle voci”, come oggi si manifestano negli “Schizofrenici”, ma non solo. Questo dimostra che tale fenomeno è presente sin dall’antichità nella storia dell’uomo ed è stata affrontata in modi diversi, da società differenti, da culture che l’hanno accettata e vi hanno instaurato un rapporto che chiamerei “divino”. Altre società, invece, hanno cercato di negarla, di farla tacere… a volte mettendo al rogo come ai tempi delle streghe, altre volte operando “il cervello” per togliere ciò che non andava o tramite scariche elettriche come agli albori della psichiatria. Oggi, tramite l’ausilio della “meravigliosa” terapia farmacologica sempre indirizzata all’eliminazione, per negazione del problema si tenta ancora, ma con risultati discutibili. La questione centrale risiede proprio nell’accettazione di quest’ esperienza come vera, in passato questo era più semplice essendo considerata come evento divino o demoniaco. Se la società per prima, la accoglie in sé e valorizza le persone che la sperimentano sicuramente con sofferenza, la malattia cessa di esistere, o meglio, l’approccio ad essa cambia radicalmente. Non voglio negare la realtà del disagio, ma sicuramente ci sono modi diversi per affrontarlo, mi vien da dire negativi o positivi, meglio ancora propositivi. E’ da sottolineare come nel corso della storia comunque, l’uomo abbia raccontato tali vissuti soprattutto nei testi sacri, testi che dovevano divulgare un messaggio di unione e condivisione di una determinata realtà. Soltanto grazie all’ “aiuto” della voce divina, l’uomo riuscì ad ottenere, mantenere e sviluppare, in quel determinato contesto quello che desiderava. Come dice Szasz “la schizofrenia è un termine molto complesso che vuol dire tutto, ma più spesso nulla”; per molti studiosi l’ udire le voci non è una causa sufficiente per diagnosticare il disturbo di schizofrenia, per altri si, ma questi ultimi ci interessano fino ad un certo punto. Torniamo alle voci: premetto che nelle psicosi ed in particolare nella schizofrenia si può avere o non avere l’allucinazione uditiva, la situazione si può manifestare senza un disturbo specifico, e molto probabilmente sarà l’espressione di un trauma precedentemente accusato e non elaborato, non metabolizzato coscientemente che prende vita sotto forma appunto di “allucinazione”. Concentriamoci un attimo sul significato di allucinazione; il termine deriva dal latino Hallucinere o allucinere che significa vagare nella mente, può risalire anche dal greco haluskein che significa scappare, evitare. Riferendosi all’interpretazione diffusa dell’allucinazione come fuga dalla realtà, il termine in psicopatologia assume il significato di “percezione senza oggetto”; questa definizione da manuale, mette in evidenza l’essenza della parola da un punto di vista esterno, ovvero di colui che sta di fronte ma non di chi vive l’esperienza; nel nostro caso la percezione diviene “senza suono” trattandosi di allucinazioni uditive, ma sempre dal punto di vista di colui che non sente. In questo lavoro mi interessa soprattutto il punto di vista di chi è protagonista che, per definizione, può dare soltanto quella di effettiva percezione come reale alle sue orecchie, ai suoi occhi, ai suoi sensi, differente dalla nostra, ma intrisa di significato ogni qualvolta la sente con caratteristiche e capacità identiche alla realtà condivisa da tutti. Quindi è possibile parlare di percezione senza oggetto soltanto per chi non ce l’ha, il paradosso è che la stessa diviene realtà e quindi con oggetto per chi ne soffre e, come ho già detto e ripeterò, i punti di vista quando si lavora in un campo così sensibile come la psicologia e la psichiatria, sono importantissimi, a tal punto da riuscire a creare demoni…a volte dei e spesso da dimenticarsi che in fondo siamo soltanto umani nel bene e nel male.

continua...

 
 
 

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