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IL CORAGGIO DI VIVERE LA DEMOCRAZIA

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ITALIA NO NUCLEARE

Post n°66 pubblicato il 17 Marzo 2011 da livello2010
 

La Cina sospende il proprio piano di sviluppo nucleare

Giovedí 17.03.2011 09:51

Di Alberto Fattori - da Shanghai

Dopo l’evidenza di una situazione in Giappone definita da fonti cinesi “fuori controllo”, la Cina ha deciso di agire nella direzione della sospensione del proprio piano di sviluppo nucleare. In questa decisione saranno coinvolti anche gli impianti già in costruzione così come quelli già approvati e nella loro prima fase di sviluppo.

L’obbiettivo è quello di “una approfondita analisi della situazione degli impianti esistenti ed una revisione ed emanazione di nuove regole e norme di sicurezza nell’ambito di “più avanzati standard di sicurezza”.

L’annuncio arriva attraverso una nota ufficiale diffusa dopo una riunione del Consiglio di Stato presieduta dal Primo Ministro Wen Jiabao.

Una decisione importante che intende rivedere dalle “fondamenta” le basi stesse secondo cui si sono costruite e si intendevano costruire centrali nucleari in Cina, visto l’evidente fallimento di quelle in essere, di fronte alla furia degli eventi naturali scatenatasi in Giappone.

Una scelta coraggiosa, che arriva subito dopo il rilascio del piano di costruzione di un nuovo sistema di 25 centrali sulle coste orientali che andavano ad aggiungersi alle 13 esistenti, piano che intendeva così rispondere alla crescente richiesta di energia e alla necessità di rispettare gli accordi internazionali per ridurre il potere inquinante degli impianti a carbone attuali.

Per fare un esempio, ancora oggi il 70% della energia di una città come Shanghai arriva da impianti a carbone. Da ciò si comprende, come la strada nucleare avrebbe sicuramente influito nella riduzione del potere inquinante di queste metropoli. Ma alla luce dei rischi ancora più gravi che la tragedia in Giappone ha fatto emergere, in Cina il Governo non ha esitato nel decidere di bloccare tutto ed iniziare un processo di revisione complessiva che potrà bloccare lo sviluppo del piano nucleare cinese per parecchi anni.

Ora ovviamente siamo tutti in apprensione per vedere gli sviluppi in Giappone, di quello che sembra essere un continuo crescendo di una situazione che appare “fuori controllo”, nella speranza che non si assista ad una pericolosa escalation che renda ancora più terribile il già incredibile accaduto venerdi scorso.

Al momento, le analisi sembrerebbero in ogni modo confermare che le fuoriuscite radioattive della centrale di Fukushima non si siano diffuse oltre le aree circostanti la centrale stessa, anche perché le condizioni meteorologiche di questi giorni le hanno spostate ad est nell’oceano pacifico, finendo per diluirle nell’aria e nell’acqua del mare.

Una situazione che appare però in continua evoluzione, anche perché in molti cominciano a dubitare sulla consistenza e veridicità delle informazioni fornite dai Giapponesi, tanto che molti esperti cinesi pensano che il disastro di Fukushima non sia da considerarsi, come dichiarato fino ad ora, di livello 5, ma bensì sia almeno di livello 6, quindi ben più grave di quanto accaduto a Three Mile Island nel 1979.

Il livello d’incertezza sulle informazioni fino ad ora disponibili è tale che va segnalato come sia iniziata la corsa all’acquisto e all’accaparramento di sale che da queste parti contiene piccole quantità di iodio, con il quale si pensa di potersi proteggere dagli effetti delle radiazioni che evidentemente in non pochi, pensano non siano confinabili solo all’area della centrale.

 

 
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UNITA' D'ITALIA

Post n°65 pubblicato il 17 Marzo 2011 da livello2010
 

Se i politici della Lega si permettono di NON FESTEGGIARE L'UNITA' D'ITALIA e fanno scene vergognose come uscire dall'aula quando c'è l'Inno di Mameli, ALLORA DEVONO RINUNCIARE A PRENDERE LO STIPENDIO DALLO STATO ITALIANO E PAGATO DA NOI CITTADINI ITALIANI

 

http://www.facebook.com/event.php?eid=142423402489974#!/event.php?eid=142423402489974

 
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LA DEMOCRAZIA AVVILITA!!!

Post n°64 pubblicato il 12 Marzo 2011 da livello2010
 

Zagrebelsky: 'L'Italia dica no'

di Marco Damilano

La mobilitazione di questi giorni dimostra che si sta muovendo qualcosa di profondo. Per fermare chi sta svuotando la democrazia dall'interno. Parla l'ex presidente della Corte costituzionale

(16 giugno 2010)

Gustavo Zagrebelsky Gustavo ZagrebelskyIn Italia le leggi ad personam e gli strappi continui del governo Berlusconi sembrano svuotare di senso la Costituzione. Eppure le istituzioni non vengono formalmente toccate e gli italiani continuano a votare ogni anno. La sovranità appartiene al popolo: ma possiamo smettere di essere una democrazia senza neppure accorgercene?

"Lei mi chiede se la democrazia può essere svuotata dall'interno, senza un cambiamento formale delle regole. E la mia risposta è: sì", afferma Gustavo Zagrebelsky, docente di Diritto costituzionale a Torino, già presidente della Consulta, che da anni dedica appassionati interventi a questo tema. "Gli ultimi decenni, non solo in Italia, ci consegnano un paradosso. Storicamente la democrazia è stata l'aspirazione di chi voleva essere incluso: l'obiettivo degli esclusi dal potere per accedere al potere. Oggi, invece, nessuno si proclama più democratico di chi è già al potere. E accusa gli altri, coloro che gli si oppongono, di essere anti-democratici. Chi un tempo chiedeva più democrazia oggi è disincantato e ciò si manifesta in molti modi, dall'astensionismo a quell'atteggiamento, "tanto sono tutti uguali!", che esprime un grave distacco dalla democrazia. Mentre chi è al potere rivendica per sé la democrazia".

Perché questo capovolgimento?
"Perché la democrazia possiede una caratteristica meravigliosa, dal punto di vista dei governanti. Prima delle rivoluzioni liberali il re non governava in nome suo ma in nome di Dio. La legittimazione del suo potere era trascendente. Con la secolarizzazione della politica, il potere è stato reso del tutto immanente e chi governa ha dovuto trovare una nuova forma di legittimazione. Chi governa, in democrazia deve giurare di farlo in nome del popolo. Una volta si sarebbe detto: "Non lo faccio per amore mio, ma per amore di Dio". Oggi la formula è stata corretta dai governanti: ciò che essi fanno, lo fanno "per amore del popolo". Anche le leggi ad personam sono proposte e sostenute in nome di interessi generali, non del proprio: la "governabilità", la privacy dei cittadini, la rapidità della giustizia, ecc. Non sono io che lo voglio. Sono i cittadini che lo chiedono. Proclamarsi democratici conviene".

Come si può definire questo nuovo sistema se la regola della democrazia si è invertita?
"La scienza costituzionale e politologica meno ingenua ha preso atto che le difficoltà odierne della democrazia non sono più interpretabili semplicemente alla stregua di "promesse non mantenute", secondo una celebre espressione di Norberto Bobbio: non mantenute ma che rientrano pur sempre nell'orizzonte del possibile, secondo le categorie classiche della democrazia. Bobbio, concludeva la sua analisi amara con un "ciononostante": cioè, malgrado tutto le difficoltà non contraddicono il paradigma, che resta sempre nell'ambito del possibile. Oggi stanno mutando proprio i paradigmi. C'è chi come Colin Crouch parla di post-democrazia, l'esule serbo Predrag Matvejevic ha coniato la parola "democratura", che è la contrazione di democrazia e dittatura. Sono sintomi di un fenomeno nuovo: la convivenza di forme democratiche e sostanze non democratiche. Ovunque, le democrazie sono esposte a tendenze oligarchiche: concentrazione dei poteri, insofferenza verso i controlli, nascondimento del potere reale e rappresentazione pubblica di un potere fasullo. In democrazia, il potere ha bisogno di esibirsi in pubblico, trasformandola in "teatrocrazia". Con i veri autori che, come in una rappresentazione teatrale, restano dietro le quinte".

L'Italia di Berlusconi è un laboratorio?
"La particolarità italiana è che questa tendenza politica si è innestata su una concentrazione di potere economico e mediatico che l'espressione "conflitto di interessi" non registra. Proporrei di cambiarla con "sommatoria di interessi" che convergono in una concentrazione personale che nessuna democrazia effettiva potrebbe tollerare. L'Italia di oggi è un sistema oligarchico accentuatamente personalizzato. Non c'è solo Berlusconi. Sarebbe un errore non considerare che attorno a lui si è formato un sistema d'interessi, di gruppi di potere che per ora lo sorreggono ma lo limitano anche. Ma tutto dietro le quinte".

 
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DURISSIMA ACCUSA DEL GIUDICE ANTIMAFIA ANTONIO INGROIA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Post n°63 pubblicato il 12 Marzo 2011 da livello2010
 

«Il premier Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlano di riforma epocale? Sì, dalle anticipazioni dei punti principali della riforma sembra essere una riforma epocale. Ma la mia sensazione è che ciò che si profila all'orizzonte sia un grave azzoppamento dello Stato di diritto e di uno dei suoi presupposti, il principio della separazione dei poteri».

Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, pubblico ministero di punta del pool antimafia, non usa giri di parole per commentare la decisione del consiglio dei ministri.

Procuratore Ingroia, siamo davanti ad un progetto che...
«... che, mi sembra da alcuni degli interventi anticipati dalla stampa, siano volti a ridurre l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e dei pm con meccanismi che introducono un controllo politico sull'azione penale».

In che modo?
«Quando si parla di obbligatorietà dell'azione penale e di criteri di priorità decisi dal Parlamento significa introdurre un controllo sull'azione penale: c'è minore obbligatorietà e più discrezionalità politica».

Altro esempio?
«Il parziale svincolamento della polizia giudiziaria dal pubblico ministero, che non avrà più la direzione e il controllo delle indagini: se questo avviene si sposta il baricentro ancora una volta verso la politica, sottraendo il controllo ad un potere autonomo. In definitiva in questo progetto di riforma c'è la riscrittura dei rapporti tra i vari poteri, con forte sbilanciamento verso quello politico e un indebolimento non solo dei magistrati ma soprattutto dei diritti dei cittadini che devono poter contare su una magistratura autonoma e indipendente. Il presidio del valore dell'eguaglianza di tutti i cittadini viene insomma azzoppato».

Il ministro Alfano ha annunciato che con la riforma «il sistema prevede il giudice in alto, con il pm e il cittadino allo stesso livello». Insomma, la separazione delle carriere tra pm che chiedono le condanne e i giudici che, poiché colleghi, le concedono...
«E' un luogo comune. Ci sono casi recenti, vedi il processo all'ex senatore Salvatore Cuffaro, in cui l'accusa in Cassazione ha chiesto l'assoluzione e la corte ha invece confermato la condanna. E poi, la separazione delle funzioni è già in atto. Un giudice non può diventare pubblico ministero nello stesso distretto giudiziario, e viceversa. Un buon punto di equilibrio. Inasprire la separazione è una misura punitiva. � l'anticamera per ridurre il ruolo dei pm e trasformarli in avvocati dell'accusa».

Ma Alfano giura: "Non è una misura punitiva nei confronti dei magistrati".

«E' la rispettabile opinione del ministro, ma mi pare che gli effetti vadano in questa direzione. Ma non è questo il problema. Qui è in gioco che tipo di stato di diritto avremo all'indomani della riforma».

Un altro punto delle norme approvate in consiglio dei ministri: regolamentare l'inappellabilità per le assoluzioni in primo grado.
«Su questo sono possibilista. Ma dico anche che se lo scopo è quello di recuperare sui tempi del processo e sul numero di magistrati allora possiamo prendere l'esempio degli Stati Uniti. Come? Rendendo paritari accusa e imputati abolendo la possibilità di appello anche in caso di condanna. Si sappia: il 90 per cento di appelli sono presentati dagli imputati e il 10 dai pm. O forse l'idea è quello di salvare solo i potenti?».

Berlusconi parla di 'riforma epocale che anche la sinistra voleva da anni'...
«Sono considerazioni politiche, questo non tocca a me dirlo. Ci sono state in passato anche in certi esponenti del centrosinistra idee di ridimensionamento dell'obbligatorietà dell'azione penale. Io dico che chiunque faccia la proposta la mia idea rimane la stessa».

 
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MAGISTRATI RIFORMATI????

Post n°62 pubblicato il 12 Marzo 2011 da livello2010
 

Cara MicroMega - Gli interventi dei lettoriRiforma epocale? No, bullismo istituzionale

La riforma epocale per disarticolare la giustizia è un atto di bullismo del Governo nei confronti della Magistratura.

Il miliardario aveva promesso vendetta per essere stato inquisito e ora sta costruendo la sua clava da usare contro chi oserà ancora pretendere che osservi la legge.

Questa squallida messa in scena ha almeno il merito di svelare la vera ossessione del Premier: l'uguaglianza.
Guai a ricordagli che c'è la Costituzione che considera nello stesso modo lui come ogni altro cittadino: perde le staffe e inizia ad essere violento: nelle parole e con le "sue" leggi.

Il miliardario però non ha messo in conto la forza e la tenacia di noi cittadini democratici.
Perché - anche questa volta - saremo in tanti in piazza nella manifestazione per la Costituzione.
Nata dalla fine di altro bullo. E pensata per non averne mai più..

 
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