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MA QUESTA E' UNA CONFESSIONE????

Post n°51 pubblicato il 17 Giugno 2010 da livello2010
 

Intercettazioni, Bossi: "Se Napolitano non firma siamo fregati"

Perchè la legge sulle intercettazioni è così importante e la vogliono firmata subito?...Cosa hanno  da nascondere?...Perchè è così urgente questa  legge contro le intercettazioni, contro la libertà di stampa e contro NOI BLOGGER (ci siamo anche noi in pericolo CON QUESTA LEGGE, perché saremo soggetti all’obbligo di rettificare una cosa pubblicata contro i politici entro 48 ore, altrimenti saranno guai seri)….Perchè questa legge la vogliono approvata SUBITO e ancora prima della Finanziaria?...La finanziaria prevede anche l’autorizzazione alle Regioni per la vendita di parti importanti del demanio pubblico ai privati (ricconi) o alle società finanziare (anche banche), ma il demanio, palazzi, monumenti, parchi e spiagge, è l’unica garanzia che abbiamo per il debito pubblico dell’Italia…Quale disegno contorto c’è nella mente di chi sta architettando tutto questo?...Che tipo di Paese diventeremo se gli operai saranno costretti dalla mancanza di lavoro ad accettare un tipo di contratto schiavista come quello offerto dalla Fiat a Pomigliano?...Cosa succederà quando non ci sarà più il DIRITTO DI SCIOPERO che sembra essere rimasto l’unica nota stonata in questo Paese?...Cambieranno la COSTITUZIONE e ci saranno privilegi e diritti solo per i ricchi?...e noi saremo ridotti ad essere schiavi e a lavorare per un tozzo di pane?...PERCHE’ SE NAPOLITANO NON FIRMA SONO FREGATI??????

NON ILLUDETEVI…NON SIATE INDIFFERENTI…LA LIBERTA’ è IN GRAVE PERICOLO…

SCRIVETE TUTTI AL QUIRINALE https://servizi.quirinale.it/webmail/

e chiediamo al Presidente di NON FIRMARE la Legge S 1611 CONTRO INTERCETTAZIONI, LIBERTA' DI STAMPA  E LIBERTA' NEL WEB!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

 

 
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GLI ECONOMISTI ITALIANI PARLANO CHIARO

Post n°50 pubblicato il 16 Giugno 2010 da livello2010
 

 NON STAREMO ZITTI " L'APPELLO DEGLI ECONOMISTI ITALIANI. FINANZAINCHIARO INFORMA . http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5167

Sin da quando ha riassunto responsabilità di governo, nel 2008, il Ministro Giulio Tremonti ha intrapreso un processo agli economisti. Accusatore e giudice al tempo stesso, ha emesso successivi verdetti di condanna, la pena consistendo nell’obbligo al silenzio per almeno due anni, in specie su questioni di politica economica. La motivazione pare essere la seguente: non avere gli economisti previsto la crisi e aver anzi accettato o addirittura esaltato le degenerazioni che la provocarono. Per un’opportuna opera di rieducazione viene suggerita la lettura dei libri del Ministro.

Nessuno di noi è disposto a stare zitto. Un compito importante della nostra professione, in Italia e altrove, consiste nel sottoporre a valutazione ragionata la politica economica dell’esecutivo. Lo abbiamo fatto con i governi passati, continueremo a farlo e ci pare preoccupante che oggi in Italia sia tanto difficile avere un confronto pubblico pacato sulla politica economica in tempi di crisi: sulla Legge Finanziaria 2010, sull’efficacia de provvedimenti che il governo ha finora adottato (dalla social card al bonus famiglia) e sulla loro sorte.

Non abbiamo difficoltà a riconoscere che questa crisi pone una sfida alla nostra professione (di cui alcuni di noi hanno anche scritto): non certo per non averne previsto il quando e il come, quanto per non aver pienamente percepito le cause e le conseguenze di un’anomala crescita del credito e dell’esposizione al rischio e per avere trascurato i problemi di stabilità finanziaria. Il disagio degli economisti, comunque, non può essere certo maggiore di quello di governanti, banchieri centrali e vigilanti, soprattutto di oltre Atlantico, i quali ancor meno seppero prevedere e prevenire. Semmai, quando si cerchino eccezioni alla disattenzione generale, le si trovano proprio fra gli economisti, tra cui quelli della Banca dei Regolamenti Internazionali e non pochi accademici.

Ma tanto non può certo bastare al Ministro, il quale afferma che egli sì aveva previsto tutto, e da tempo. Notiamo che l’affermazione reiterata negli anni che presto o tardi vi sarà una crisi non rappresenta una previsione, ma una scommessa a esito sicuro. Nel suo ultimo libro Tremonti discute delle miserie dell’Europa, della sua paralisi politica, dei costi della globalizzazione. La breve analisi della crisi finanziaria, già in atto da nove mesi, pur se efficace e corretta, non si distanzia da altre che in quei mesi venivano pubblicate. Nella parte propositiva si tratta di questioni generali, mai tuttavia toccando i temi della riforma del sistema finanziario.

Ma soprattutto ci chiediamo se la capacità di previsione di cui egli è fiero abbia ispirato la sua azione di governo. Una ricerca in questa direzione dà risultati deludenti. Non troviamo traccia di gravi preoccupazioni sulla stabilità finanziaria globale nei documenti ufficiali firmati dal Ministro; né rinveniamo espressioni di preoccupazione manifestate nei consessi internazionali a cui egli partecipò prima della crisi. Di più: alcuni provvedimenti assunti nell’estate del 2008 (quando, anche prima di Lehman, gli Stati Uniti e, sola in Europa, l’Italia erano già in recessione) paiono poco comprensibili in una realtà in cui l’occupazione si riduceva, aumentava la cassa integrazione e i bilanci delle banche esibivano crescenti sofferenze.

Ma questo dibattito riguarda ormai il passato, né conviene continuare. Di altro vorremmo discutere con lui, se, restituendoci il diritto di parola, egli accettasse di farlo: delle vicende dell’economia italiana e dei suoi mali oscuri; delle ragioni che lo inducono a ritenere che noi usciremo meglio degli altri dalla crisi, pur essendoci entrati assai prima e in condizioni peggiori. Vorremmo conoscere la sua opinione su una stagnazione, indipendente dal ciclo politico, che ormai dura da quindici anni, rammentando che negli anni in cui il Ministro ha avuto la responsabilità della politica economica (2001-2005, quando il suo primo documento di programmazione prometteva “un nuovo miracolo economico”, e 2008) la crescita italiana ha esibito un divario negativo di oltre 5 punti rispetto alla crescita europea. In definitiva, vorremmo comprendere come egli si proponga di trasformare in realtà le sue speranze sul futuro del paese.

Giorgio Basevi, Pierpaolo Benigno, Franco Bruni, Tito Boeri, Carlo Favero, Francesco Giavazzi, Luigi Guiso, Tullio Jappelli, Marco Onado, Marco Pagano, Fausto Panunzi, Michele Polo, Lucrezia Reichlin, Pietro Reichlin, Luigi Spaventa.

 
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OFFESE AL POPOLO ITALIANO E ALLA SUA COSTITUZIONE

Post n°49 pubblicato il 13 Giugno 2010 da livello2010
 

                            

Con dichiarazioni pubbliche e inequivocabili, fatte il giorno 9 giugno 2010, come documentato dalla libera stampa allegata, il presidente del consiglio dei ministri «pro tempore», Silvio Berlusconi ha definito «inferno» le garanzie stabilite dalla Carta Costituzionale e ha continuato a denigrare le istituzioni di garanzia come la Corte Costituzionale dello Stato, incorrendo così – e non è la prima volta – nel reato di attentato contro la Costituzione e organi costituzionali, in forza della legge n. 85 del 24 febbraio 2006 che ha modificato il codice penale e in particolare gli artt. 283 (Attentato contro la Costituzione dello Stato) e art. 289 (Attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali). La violenza si evince dalla virulenza delle parole accompagnate dalla mimica corporea che solo in video è possibile valutare.
Questo insulto ultimo in ordine cronologico contro le Istituzioni di garanzia, a mio parere, rendono inadatto a governare chi le pronuncia che ha il dovere di essere garante della difesa della Carta costituzionale sulla quale ha avuto anche l’impudenza di «giurare» più di una volta, configurando così il suo modo di concepire il governo inficiato anche dall’immoralità dello spergiuro.
Io, Paolo Farinella, prete, cittadino italiano, datore di lavoro in quota non elettore del sig. Berlusconi Silvio e quindi all’opposizione, pretendo che egli sia, si comporti e parli all’altezza del mandato «pro tempore» che ha ricevuto per esercitare un servizio alla Nazione come prescrive l’art. art. 54 della Carta Costituzionale: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». «Disciplina e onore» significa rispetto e ossequio non stravolgimento e insulto, compostezza istituzionale e responsabilità del ruolo non denigrazione e attacchi sempre più virulenti di tutte le forme di garanzia che sono i cardini dei uno Stato democratico.
Poiché le esternazioni, al limite della patologia, sono avvenute in pubblico, davanti a centinaia di persone, con la presente segnalo a codesta Procura di volere verifica se non esiste un reato di attentato allo Stato per dileggio sistematico, recidivo e recrudescente della Suprema Legge che regola l’equilibrio dei poteri costituzionali garantiti, quell’equilibrio che il suddetto non ha né potrà mai avere perché immerso nel suo «peccato originale»: il culto di se stesso come via per instaurare in Italia una forma di dittatura senza Costituzione.
Poiché sulla Costituzione il presidente del consiglio dei ministri e tutto il suo governo hanno giurato promettendo «fedeltà e leale osservanza» come recita la formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione» prescritta dall’art. 1, comma 3, della legge n. 400/88.
Il giuramento non è un atto di mero protocollo, ma rappresenta l’espressione del dovere di fedeltà che incombe in modo particolare su tutti i cittadini ed, in modo particolare, su coloro che svolgono funzioni pubbliche fondamentali (in base all'art. 54 della Costituzione). Infatti la data del giuramento è discriminante perché costituisce l’invalicabile «terminus a quo» da cui cominciare a contare i dieci giorni entro i quali, il Governo è tenuto a presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia. Il fatto è così evidente che il Presidente del Consiglio e i Ministri assumono le loro responsabilità non dal momento della fiducia, ma dal preciso istante in cui con il giuramento davanti al Capo dello Stato, questi firma il decreto di nomina, prima ancora della fiducia.
Tutto ciò premesso e considerato, chiedo a codesta Procura di volere procedere a termini di Legge. Si allegano alcuni quotidiani del giorno 10 giungo 2010 che dedicano ampio spazio alla violenza oratoria con cui il Presidente del Consiglio dei Ministri ha violentato e deturpato pubblicamente la Carta Costituzionale Italiana, di cui io e molti altri andiamo fieri.
Genova 10 giungo 2010
Paolo Farinella, cittadino sovrano, prete

http://www.facebook.com/home.php?#!/note.php?note_id=396365064411&id=587127860&ref=mf

 
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LE NOSTRE LEGGI PREOCCUPANO IL MONDO

Post n°48 pubblicato il 13 Giugno 2010 da livello2010
 

L'Italia ha accettato, L’11 giugno 2010, a Ginevra la stragrande maggioranza delle 92 raccomandazioni formulate dall'Onu in febbraio dopo il primo esame della situazione dei diritti umani nel Paese, ma ne ha respinte dodici, tra cui quelle che chiedevano il riconoscimento dello status di minoranze dei Sinti e dei Rom, di rivedere il cosiddetto 'pacchetto sicurezza' e di depenalizzare l'entrata ed il soggiorno irregolare degli immigrati 'clandestini'.

Per l'Italia - sotto esame dallo scorso 9 febbraio - le raccomandazioni finali esortavano tra l'altro il Paese ad accrescere la lotta alla discriminazione e al razzismo, in particolare nei confronti dei Rom (accettata) e a dotare il Paese di un'istituzione nazionale indipendente sui diritti umani (accettata, ma non la scadenza di 'entro il 2010').

L'Italia si è detta inoltre determinata 'a promuovere i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e a lottare contro la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale', così come contro il sovrappopolamento delle prigioni, si legge nel documento presentato. Intervenute oggi nel dibattito, alcune organizzazioni non governative come Reporter senza frontiere hanno criticato la legge sulle intercettazioni. Inoltre, come già in febbraio, la situazione dei rom, la lotta al razzismo e la politica di immigrati sono emerse negli interventi di alcuni Paesi. Gli Stati Uniti hanno così rinnovato la raccomandazione all'Italia di garantire i diritti delle minoranze ed hanno esortato il Paese a fare in modo che la gestione dell'immigrazione illegale sia conforme agli obblighi internazionali.

 http://networkedblogs.com/4JXKf

 
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LA DESTRA SI AMMAZZA DI LAVORO (per toglierci anche l'ultimo euro!)

Post n°47 pubblicato il 09 Giugno 2010 da livello2010
 

Per carità, la manovra è indispensabile. Sacrifici per tutti. Quasi tutti: statali, pensionati, la scuola, la sanità, i servizi pubblici locali. Però, grazie al governo di centrodestra, al PdL e alla Lega nord, finalmente pagano anche i papaveri, i tromboni, la casta. Certo, poi si scopre che i tagli per i costi della politica, le indennità per ministri e parlamentari,  nella manovra valgono poche migliaia di euro. Ma che importa? Basta il pensiero.

Poi scopri anche che Roberto Cota, neo governatore leghista del Piemonte e il suo vice Roberto Rosso, PdL, non hanno ancora presentato le dimissioni da parlamentare. Pazienza, pensi: su di loro pende un ricorso al Tar e vogliono aspettare di vedere che succede. Poi però ti ricordi che gli resterebbe sempre lo stipendio da consigliere regionale. Poi pensi che ci sono anche Sandro Biasotti (deputato Pdl e consigliere in Liguria), Gianluca Buonanno (deputato-consigliere leghista in Piemonte), Edoardo Rixi (Lega, Veneto), Marino Zorzato (vicepresidente Pdl della Regione Veneto), e Marcello Taglialatela (assessore Pdl all’urbanistica in Campania). Anche loro senza alcuna fretta di scegliere tra l’incarico di parlamentare e quello di consigliere regionale.

Mara Carfagna poi di incarichi (e stipendi) ne ha 3: ministro, parlamentare e consigliere regionale. Finora non ha scelto per “motivi tecnici”, dice il suo portavoce. Alessandra Mussolini, invece, parlamentare e neo consigliere in Campania, è attanagliata dal dubbio: “Che faccio? Se mi dimetto subito non prendo l’indennità e non posso darla alle case famiglia a cui la sto devolvendo. Le maestre mi dicono che proprio adesso che arriva l’estate i bambini ne hanno più bisogno, se mi dimetto subito, non ce l’avranno”. Resisti, Alessandra, non puoi mica morire di fame: siamo tutti con te.

Poi pensi: son casi isolati, e comunque prima o poi sceglieranno, no? Certo. Con calma, come i parlamentari Daniele Molgora (sottosegretario leghista e presidente della provincia di Brescia), Roberto Simonetti (Lega, presidente della provincia di Biella), Antonio Pepe (Pdl, Foggia), Maria Teresa Armosino (Pdl, Asti), Luigi Cesaro (Pdl, Napoli), Edmondo Cirielli (Pdl, Salerno), Ettore Pirovano (Lega, Bergamo) e una nutrita pattuglia di sindaci e vicesindaci, tutti PdL: Antonio Paroli (Brescia), Nicolò Cristaldi (Mazara del Vallo), Giulio Marini (Viterbo), Marco Zacchera (Verbania), Monica Faenzi (Castiglione della Pescaia), Raffaele Stancanelli (Catania, pure vicepresidente della Regione Sicilia), Vincenzo Nespoli (Afragola), Riccardo De Corato (vicesindaco di Milano) e Mauro Cutrufo (vicesindaco di Roma). Eletti da più di un anno e tutti con il doppio incarico.

Pensi che questo è in palese violazione della Costituzione italiana e del rispetto per gli elettori:  questi stanno usurpando una funzione, impedendo ad un altro di esercitarla. Ma che importa? Conta la poltrona, per questi PdL e Lega nord che predicano tagli e razzolano incarichi: un deputato percepisce 14mila euro, cui possono sommarsi 10mila euro da Presidente di Regione,  4mila per un ministro, fino a 3mila per i sottosegretari, 8-9mila per i consiglieri regionali. E chi più ne ha più ne metta per gli altri.

Per carità, la manovra serve. I sacrifici per tutti (quasi tutti) anche. Per i tagli alla politica, e i pochi gonzi che ci credono, basta il pensiero.

 
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