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LA DESTRA SI AMMAZZA DI LAVORO (per toglierci anche l'ultimo euro!)

Post n°47 pubblicato il 09 Giugno 2010 da livello2010
 

Per carità, la manovra è indispensabile. Sacrifici per tutti. Quasi tutti: statali, pensionati, la scuola, la sanità, i servizi pubblici locali. Però, grazie al governo di centrodestra, al PdL e alla Lega nord, finalmente pagano anche i papaveri, i tromboni, la casta. Certo, poi si scopre che i tagli per i costi della politica, le indennità per ministri e parlamentari,  nella manovra valgono poche migliaia di euro. Ma che importa? Basta il pensiero.

Poi scopri anche che Roberto Cota, neo governatore leghista del Piemonte e il suo vice Roberto Rosso, PdL, non hanno ancora presentato le dimissioni da parlamentare. Pazienza, pensi: su di loro pende un ricorso al Tar e vogliono aspettare di vedere che succede. Poi però ti ricordi che gli resterebbe sempre lo stipendio da consigliere regionale. Poi pensi che ci sono anche Sandro Biasotti (deputato Pdl e consigliere in Liguria), Gianluca Buonanno (deputato-consigliere leghista in Piemonte), Edoardo Rixi (Lega, Veneto), Marino Zorzato (vicepresidente Pdl della Regione Veneto), e Marcello Taglialatela (assessore Pdl all’urbanistica in Campania). Anche loro senza alcuna fretta di scegliere tra l’incarico di parlamentare e quello di consigliere regionale.

Mara Carfagna poi di incarichi (e stipendi) ne ha 3: ministro, parlamentare e consigliere regionale. Finora non ha scelto per “motivi tecnici”, dice il suo portavoce. Alessandra Mussolini, invece, parlamentare e neo consigliere in Campania, è attanagliata dal dubbio: “Che faccio? Se mi dimetto subito non prendo l’indennità e non posso darla alle case famiglia a cui la sto devolvendo. Le maestre mi dicono che proprio adesso che arriva l’estate i bambini ne hanno più bisogno, se mi dimetto subito, non ce l’avranno”. Resisti, Alessandra, non puoi mica morire di fame: siamo tutti con te.

Poi pensi: son casi isolati, e comunque prima o poi sceglieranno, no? Certo. Con calma, come i parlamentari Daniele Molgora (sottosegretario leghista e presidente della provincia di Brescia), Roberto Simonetti (Lega, presidente della provincia di Biella), Antonio Pepe (Pdl, Foggia), Maria Teresa Armosino (Pdl, Asti), Luigi Cesaro (Pdl, Napoli), Edmondo Cirielli (Pdl, Salerno), Ettore Pirovano (Lega, Bergamo) e una nutrita pattuglia di sindaci e vicesindaci, tutti PdL: Antonio Paroli (Brescia), Nicolò Cristaldi (Mazara del Vallo), Giulio Marini (Viterbo), Marco Zacchera (Verbania), Monica Faenzi (Castiglione della Pescaia), Raffaele Stancanelli (Catania, pure vicepresidente della Regione Sicilia), Vincenzo Nespoli (Afragola), Riccardo De Corato (vicesindaco di Milano) e Mauro Cutrufo (vicesindaco di Roma). Eletti da più di un anno e tutti con il doppio incarico.

Pensi che questo è in palese violazione della Costituzione italiana e del rispetto per gli elettori:  questi stanno usurpando una funzione, impedendo ad un altro di esercitarla. Ma che importa? Conta la poltrona, per questi PdL e Lega nord che predicano tagli e razzolano incarichi: un deputato percepisce 14mila euro, cui possono sommarsi 10mila euro da Presidente di Regione,  4mila per un ministro, fino a 3mila per i sottosegretari, 8-9mila per i consiglieri regionali. E chi più ne ha più ne metta per gli altri.

Per carità, la manovra serve. I sacrifici per tutti (quasi tutti) anche. Per i tagli alla politica, e i pochi gonzi che ci credono, basta il pensiero.

 
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