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L'ERRORE ...quinto capitolo

Post n°337 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da lastregaliena

Posto il termometro sul comodino dal lato suo,Gianna incurante dell'atroce mal di testa e non curandosi delle liniette argentante che non tendevano a scendere, guardava con insistenza la luce dell'abajour che illuminava parte del suo ombelico dove aveva poggiato il portatile . Lo sguardo era immobile ,assente,nel pomeriggio Steven lo interpretò come sintomo di "voglia",continuava a ripeterle:

 io già ti desidero e visto come ti senti non è cosa sperare,ma se mi guardi così...

continuando invano a toccarla ovunque ... Lei proprio non si spiegava perchè lui continuasse sullo stesso tono,per tutta la durata del giorno... già dall'alba Steven aveva fatto commenti,vuoi per qualche kiletto che si notava in meno ,vuoi per la lucentezza che i suoi capelli sciolti dopo averli a malapena asciugati emanavano  e non per ultimo vuoi per il candido slip bianco di pizzo san gallo che si intravedeva dal pantalone a vita bassa messo velocemente per essere pronta per lo stress quotidiano che la fasciava in maniera no pudica e che senza malizia alcuna Gianna aveva indossato..forse perchè era il primo indumento che aprendo l'armadio aveva tirato fuori o forse e levando con certezza il forse qualche ora prima mentre tutti in casa dormivano rileggeva qualche conversazione salvata mesi prima,soffermandosi sulle parole scandite e bloccate nella memoria del pc :

 il bianco ti dona...se solo fossi lì con te sul divano ...

ed era anche per questo che il suo sguardo perso in quelle espressioni rimaneva fisso,sognante innamorato ma questo Steven nn lo percepiva non lo immaginava ,nonostante amplessi finti o baci rubati e non dati ,non si accorgeva che la sua "patatina" non lo era più da tanto tempo...  

Gianna per tre anni al call center dove aveva lavorato fino alla primavera scorsa veniva nominata all'incirca 200 volte in 4 ore al giorno col nomignolo che si era scelta per l'identificazione dei contratti,come ogni collega anche lei aveva i suoi "clienti" quello che però le succedeva a differenza delle altre era che questo nome non suo era diventato suo,nell'ambito lavorativo della sede ,fuori ufficio ,a cene lavorative o per strada lei rimaneva Kikka...dopo un po' ci fece caso,Lisa non rimaneva Giorgia,Carmela non rimaneva Valentina...Raffaella non rimaneva Carla,lei invece restava Kikka!!!

Una kikka potrebbe essere una novità , una "ciliegina",un vezzegiativo che si da ad una bimba con affetuosità,Gianna comprese che se per la regola il nome era da interpretare così,anche in questo lei era UNICA E SOLA in quanto appunto KIKKA.

I primi tempi, lei pensava che dove abitasse il re era un' intercalare,ad esempio c'è chi in alcune città inserisce sempre con la parola gioia,es: dimmi gioia...certo gioia ...gioia quanto costa questo quadro ecc...o per citare qualche altro,in alcune città si usa suvvia...non c'è Tommaso suvvia...no suvvia non può essere quello che mi racconti...ma presto Gianna si accorse che Mario mentre scandiva le tre k aveva gli occhi gonfi di un qualcosa che lei sapeva benissimo che nome dare...tante volte anhe a dei silenzi a dei sorrisi ad un saluto di arrivederci il nomignolo sbucava con una naturalezza da brividi...

Un giorno Kikka lasciò lo spazio alla genia della lampada in versione esagerata,nn poteva lei essere aladina troppo somigliante ad una lampadina ad una piccolina ,a qualcosa di piccolo...Gianna(Kikka) non aveva niente di piccolo,(anzi, errate corrige ,forse la stima verso se stessa lo era e tutt'oggi lo è) , lei comprende che magari se togliesse un po' la maschera di donna forte e non deboluccia sarebbe più umana, più normale,sicuramente meno aliena e più terrestre ma come potrebbe poi ,dare forza a chi ne ha bisogno?   

Aladona è speciale, "importante" forse proprio per questo,a volte si sente sconfitta,perde col destino ogni volta che crede che possa capitargli qualcosa di bello ma  non smette mai di lottare,lei come la definiva Patrik è "grande" ma grande a suo avviso è solo la sua forza di volontà che le impedisce di non arrendersi in nome di qualcosa che le ha sconvolto la vita.

Sconvolta non in senso lato ma letterale, esempio tra tanti è quello che mentre in settimana andava a 20 minuti circa dalla città dove resideva,per un appuntamento con dottori sconosciuti ,ricevette una telefonata dalla mamma di un'amichetta della sua bambina che la invitava a non mancare alla festa di compleanno della sua di bambina che si doveva tenere l'indomani nei pressi della sua abitazione in quel localetto tanto ,rustico semplice e raffinato che a Gianna piaceva tanto...in auto pensava a cosa comprare alla bimba e ricordandosi che era finito lo scotch per gli imballaggi usati per le spedizioni che aveva fatto in quei giorni,rammentò che la carta da regalo l'aveva conservata per bene...era la rimanenza del foglio arcobaleno servito a luglio...e in un attimo aveva già le ali, immaginandosi unicorno che cavalcava le strisce dei sette colori...lei li sentiva sulla pelle tutti quei sorrisini uno dietro l'altro di chi non mostra  i denti "manc i cane " si apprezava...aggiungendo chiaramente in silenzio..mai farlo davanti ad estranei ,gli stessi denti allargati alle orecchie quando Gianna capì che un foglio di giornale  o un foglio di seta nn facevano differenza ma nn era superficalità solo dimostrazione che il regalo più bello era lei,quante cose dicevano quegli occhi,quante lei ne vedeva ,il nervosismo fuori la "sigma "placato con una winston che con grazia e disinvoltura si ritrasformò in una slendida risata che Gianna non dimenticherà mai come quelle scaturite spontaneamente in cam mentre l'imbarazzo mese per mese saliva a dismisura...per poi scomparire sempre più velocemente...un clacson portò Gianna alla realtà ,quella fatta di no, di divieti, di rifiuti ,di scortesie, di inganni ,di bugie, di subdole falsità che riceveva sotto il nome del verbo fottere...coloro che l'avevano messa al mondo se ne fottevano di lei nel quotidiano se non per piangere miserie e porcherie tra di loro,un marito figlio di buona donna che assieme a tutta la sua razza se ne fotteva altamente della persona che c'era sotto la corazza di sfrontataggine che si permetteva di indossare nella vita di tutti i giorni,conoscenti che la volevano e non potevano fottere ,la sporca e palpabile aria che nel suo paese che la fotteva in campo lavorativo e per la distanza  nelle "amicizie" ,restava un sovrano...che era sempre più contento , che la sua Aladona bravissima a starsene in disparte non cometteva più errori non sopportando la distanza telefonica o messaggistica di pc dopo soli 4 o 5 giorni,come nel primo anno della loro storia o grandissimi errori sbagliando il sottofondo del suo balletto sexy o ancora madornali errori non capendo un cazzo e investigando troppo...

Piccole stronze crescono,ehm... donne crescono pensò ad alta voce Gianna ,cosa potranno mai essere un mese e 25 giorni da una telefonata o 1 mese e 4 giorni da una lettera..o 2 mesi e 24 giorni da un abbraccio?

Tornando a casa i suoi penseri cessarono per qualche istante di fare il giro da un'emifero all'altro alla squillante prepotenza invasiva dell' innocente  figlia che non immaginava quale botta di calore al cuore le stava dando per la vista nelle sue manine della sorpresina dell'ovetto kinder  :

mamma mamma guarda cosa è uscito? l'omino innamorato, ti ricordi? quello che non trovavamo più,quello che cambiava gli occhi in cuoricini, ricordi?

Gianna sorrise ,ricordandosi dove si era cacciato il predecessore del doppione appena uscito dal bussolotto della kinder...era lì, a 732 km,stava fermo sull'attenti, nell'armadietto del penitenziario...contento e felice di aver fatto sorridere in un pomeriggio per un altro attimo il cuore del suo re ...

continua...

 

       

 
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