Creato da chevipera29 il 07/04/2010
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di Alga Madìa
Anna Pavignano è una importante sceneggiatrice, è bella, sorridente, solare. Parla dolcemente, di donne, di donne abusate, violentate nel corpo e nella mente. Succede a Sabaudia ad un convegno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. “Parla con lui” si intitola ma è di lui che si parla, di loro anzi, di tutti quelli che non sanno cosa sia il rispetto della donna. Uomini o bestie dal volto umano che non hanno non solo rispetto, ma neanche pudore, pena, che infieriscono sulle loro stesse figlie, sulle mogli. Violenze che si manifestano attraverso decine e decine di torture: femminicidi, mutilazioni genetiche, percosse, violenze sessuali. Un fatto culturale dice qualcuno. Poi un filmato che porta il nome del convegno con diverse interviste; ragazzi che giustificano le violenze dicendo che in fondo sono quasi costretti a certe reazioni dinnanzi all’ostentazione sempre più frequente (anzi, senza limite) di nudi di donna. Donne che provocano. Tendono quasi tutti a minimizzare anche i più adulti: “ Si, l’ho picchiata, ma né più né meno di come avviene in tutte le famiglie”. “Se lo è meritata”. Attraverso questa “pratica” questi animali tendono a sminuire totalmente il ruolo della funzione sociale della propria compagna o ( ex compagna ) mettendo in discussione proprio quelli che un tempo avevano riconosciuto come dei pregi, dei meriti. Amori che diventano patologia grave e sfociano nella brutalità (come l’uccisione con un coltello) proprio su quelle persone che si crede di amare. Lei è delicata, affronta il problema con serenità, ribadendo più volte che gli uomini non sono tutti uguali. Non l’ho mai pensato, come (grazie al cielo) non siamo tutte uguali neanche noi. Mentre rientro penso a come possa un amore, un amore vero, importante trasformarsi in odio. Quell’odio che può passare anche attraverso quella violenza psicologica volta ad annientare l’altra persona, ad umiliarla proprio laddove si sa essere più vulnerabile. E il problema è che spesso questi, come dire, atteggiamenti (?) diventano cronici fino a perdere il senso della misura, semmai c’è stata. Com’è vero che anche le violenze psicologiche segnano le persone ottenendo lo stesso esatto risultato di una violenza fisica. Continuo a ripetermi “un fatto culturale”. Le culture delle popolazioni non si evolvono in poco tempo, al contrario subiscono dei cambiamenti lenti e a tratti delle involuzioni. Aristotele diceva: “Una situazione di parità è nociva per tutti”. Nacque nel 384 a.C. Cosa vogliamo augurarci, che quasi 2500 anni di questa cultura siano sufficienti per iniziare ad invertire la rotta? chevipera@libero.it
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