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ALGA MADIA - IL MIO REGALO DA BABBO NATALE

Post n°163 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da chevipera29

Caro babbo natale ...

Iniziava così, mi pare. Vorrei scrivergli una lettera come quando ero bambina e mettevo i brillantini su uno strato di colla per rendere la mia richiesta più bella, più accattivante di quella degli altri milioni di bambini.

Avevo le idee chiare. Sapevo di cosa chiedere scusa ed immediatamente dopo iniziavo il mio elenco di regali che da lui, viste le scuse esplicite ed ufficiali, mi aspettavo. “Ruffiana” mi chiamava papà, tu riusciresti a convincere chiunque. Non capivo, ma funzionava.

Ora, con una immaginaria penna fra le mani e un foglio di carta colorato, comprato  con già i ghirigori  luccicanti, non mi viene da chiedergli niente che abbia un senso. “Fai cadere questo governo così magari uno nuovo avrà meno problemi e riuscirà a fare meglio oppure lascialo traballare come un birillo colpito violentemente ma di striscio dalla palla da bowling che dopo un lungo tentennamento riesce a decidere se andare giù o rimettersi ben fermo in mezzo alla pista”?

 Potrei chiedergli che le famiglie in difficoltà economica diventino una su cento, su mille e non una su cinque, come leggo in questi giorni o di non sentire più che una ragazza sparisce nel nulla per poi essere ritrovata morta in qualche posto sperduto qualche settimana dopo o mai più.

Parrei troppo buona, retorica, strappaconsensi. Ma forse una cosa potrei chiederla: una scatola rossa con un grande nastro dorato e con tanti fiocchi che si intrecciano sopra. Una scatola da chiudere saldamente, incollarla, se fosse possibile, per metterci dentro … tante parole.

Quelle parole inutili e offensive, quelle pesanti che involgariscono un po’ di più, se possibile, solo chi le usa e non si è ancora reso conto della grandiosità e della ricchezza del vocabolario italiano, che consente di dire di tutto senza necessariamente scadere nello stile. Ecco: parole, parole inutili, sbagliate, scorrette, fuoriluogo, che feriscono, fanno male, a volte uccidono. Sogno un mondo dove è ancora lecito sbagliare, ma doveroso chiedere scusa, un mondo dove l’offesa è solo preterintenzionale e mai voluta. Un mondo non di persone buone, la mia età non mi consentirebbe di sognare l’utopia, ma persone che sappiano cos’è il rispetto.

Almeno per sentito dire e capiscano, una volta compreso il significato, che il rispetto non si chiede, si ottiene col comportamento serio, lineare ed onesto di ciascuno. Ma si dà, si deve a quanti onestamente fanno ciò che viene chiesto loro, con dedizione ed impegno.

La custodirei, la mia scatola rossa, per tutta la vita insieme al mio sogno. Questa penna non scrive, mi sa che tanto è inutile cercarne un’altra e, se devo dirla tutta, da quando sono cresciuta qualche dubbio che babbo natale esista comincia a venire anche a me ….

E la scatola con le parole non me la porterà mai.

Alga Madìa

 
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