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Alga Madìa - Quel sogno che sembrava realtà

Post n°170 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da chevipera29

Il cappotto blue con un piccolo rever di pelliccia chiaro lo aveva appoggiato sul braccio, anche se poi lo rivide sul bracciolo della poltroncina su cui era seduto. Erano uno di fronte l’altra e il suo sguardo era sereno, quasi dolce di chi è venuto sin lì con un compito preciso. I ricordi di Emma era sbiaditi ma in quei minuti insieme le sembrò tutto sin troppo chiaro. Il bar che li ospitava non era molto accogliente, sicuramente piccolo, ma poco importava, noncuranti com’erano di ciò che li circondava.

“Devi avere pazienza con lui, tanta pazienza. Sapessi quanta ne ho dovuta avere io. … e poi devi considerare che lui tutte le sue energie le ha investite nel combattere la malattia e ora che l’ha vinta, sicuramente sarà un uomo diverso”

“Ma lei da che parte sta?” gli chiese Emma alzando lo sguardo e cercando in lui la complicità che le stava offrendo.

“Ma dalla tua, no? Ti pare che sarei venuto fin qui, a Nettuno, sennò? Avrei fatto prima ad alzare il telefono e parlare con lui … Poi c’è un’altra cosa che devi sapere: è importante.

“Posso?” si avvicinò in cameriere con la bottiglia di prosecco che avevano ordinato. Ne versò prima ad Emma poi fece per versarne anche a lui, ma il suo giocherellare con le dita sul bordo del bicchiere glielo rendeva pressoché impossibile.

“Posso, Avvocato?”  Lui era concentrato sugli occhi di Emma, che forse cercava risposte ed era per questo che era andato fin là: per dargliene. Staccò di colpo la mano dal flut lasciandone libero l’accesso, rispondendo ironicamente.

“Se vuoi, certo che puoi farlo, anche se io in realtà ho smesso di bere da un pezzo!” il cameriere non comprendendo il senso della sua risposta versò da bere anche a lui, senza interrompere ancora la conversazione tra i due che già sembravano molto attenti ai dettagli delle loro parole.

Anche un gesto, un sorriso, una gestualità diversa poteva essere importante. Non era suo costume fare delle domande, quindi lei si accontentò di ciò che le veniva detto, parole di chi sa e ti vuole necessariamente mettere al corrente del suo sapere. Emma bevve sorseggiando quello che a lei sembrava il più prezioso dei vini e lui la guardava, quasi a rassicurarla …. ecco, non voleva che lei si spaventasse.

“Ora devo andare via” disse con tono un po’ più deciso e alzandosi le passò la mano tra il collo e l’orecchio disegnando con un breve movimento parte del tondo del suo viso, fino al mento. Lei si sentì sicura, almeno in quel momento le parvero sufficienti le sue risposte. Alzando un po’ la voce si rivolse al cameriere dicendo:

“Tanto qui è tutto pagato dall’altra volta, no?”

Non ci fu un saluto formale fra loro, né un appuntamento futuro. Emma non si girò a guardarlo andar via oltre quelle vetrate: sapeva bene che non lo avrebbe visto … I suoi occhi rimasero incollati alla sedia su cui lui era stato seduto fino a qualche secondo fa. E quando vide che il suo cappotto, quel cappotto col colletto di pelliccia, era rimasto lì, sorrise. Sapeva bene che  ora apparteneva ad un’altra persona.

Alga Madìa

 
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