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Sì, perchè negarlo! Mi piace pensare e parlare di futuro. Alla mia età, sono da considerarmi ormai vecchio, nonostante tutto io del tuturo ho un grande bisogno e pensarci mi gratifica più di quanto mi gratificherebbe pensare al presente. Ma poi, perchè dovrei pensarci al presente? Il presente è fatto di cose avvenute da poco o che dovranno avvenire fra poco, ma tutto è già stato programmato e, soprattutto, con scadenze molto ravvicinate viene a mancare il sapore intenso dell'attesa. Pensiamo al futuro, dunque e, soprattutto, parliamo di futuro. Questo "parliamo", naturalmente è pletorico, ma che io mi debba parlare addosso da solo, senza la possibilità di avere degli interlocutori, questo è ormai un dato acquisito e non ci faccio più caso. Parliamo di futuro, dunque, e non sembri che io lo stia facendo con troppo anticipo. Fra due mesi il calendario di quest'anno andrà in vacanza e anche noi ce ne andremo tutti a festeggiare l'estate. E perchè ricominciare a programmare il nuovo calendario solo in autunno? Le idee, per nascere e per "maturare" hanno bisogno di tempo e certe persone che vorremmo avere come nostre compagne di viaggio nel nuovo anno sociale non è possibile coinvolgerle parlando con loro solo all’ultimo momento. Spesso si tratta di persone importanti che hanno tanti impegni e che, per potersi rendere disponibili, richiedono un anticipo anche di tre mesi. Ecco perché ho iniziato ad occuparmene già da qualche tempo. Parliamo dell'inaugurazione dell'anno accademico. Come l'abbiamo sempre fatta va benissimo, ma a questo mondo non c'è niente che non possa essere fatto ancora meglio. E, proprio per cercare di migliorare le cose, io ho proposto agli amici del direttivo di pensare ad una inaugurazione solenne, da farsi nell'Auditorium della Grande Miniera di Serbariu, alla presenza delle autorità religiose e civili e dei rappresentanti delle altre associazioni cittadine. La cerimonia si aprirebbe con una esibizione del nostro coro, seguita dalla prolusione di una personalità di rilievo del mondo scientifico o culturale. Potrei, ad esempio, pregare il prof. Giovanni Biggio di occuparsene. Il professor Giovanni Biggio è Professore Ordinario di farmacologia presso l’Università degli Studi di Cagliari, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, Membro Un docente universitario che accetti di fare la prolusione al nostro anno accademico mi sembra una cosa bellissima, che può solo arricchire ciascuno di noi e dare una grandissima visibilità alla nostra associazione. Fra l’altro il professor Biggio si è già occupato della prolusione per l’apertura dell’anno accademico 2009-2010 dell’Ateneo cagliaritano. L’incontro si completerebbe con gli interventi di rito da parte del Presidente della LUTEC e delle autorità presenti e con la presentazione di alcuni momenti di spettacolo (esecuzioni strumentali, canti, testi recitati). A questo proposito mi sono preoccupato di proporre alla maestra Angelina Figus la preparazione del brano "De brevitate vitæ", noto maggiormente come "Gaudeamus igitur" o anche solo "Gaudeamus", che è riconosciuto come l’inno internazionale della goliardia, che apre, solitamente, l’inaugurazione dell’anno universitario in ogni Ateneo, e che è stato adottato ufficialmente in Italia in occasione dei Saecularia Octava (Bologna 1888). Nel 1872 il Professor Gustav Schwetscke pubblicò ad Halle (Sassonia) un opuscolo ove riportò i canti, che imitati e trasformati nei secoli, originarono il testo odierno. Il primo, considerato il progenitore, è tratto da un manoscritto tedesco del XVI secolo e fu scritto in ischerno al matrimonio di Lutero. A sua volta esso era una parafrasi dell'inno del giorno di S.Martino, scritto da Antonio Urceo, detto Codro, nativo di Rubera, Professore di Lettere latine e greche nello Studio di Bologna nella seconda metà del `400. La musica, altrettanto famosa, anche se risale a tempi medioevali ha avuto, in epoca più recente, un padrino d'eccezione, quando Johannes Brahms ne ha realizzato una stesura orchestrale in occasione della laurea di un amico. L' Academic Festival Overture , op. 80 di breve durata (9'19") si conclude con le battute del Gaudeamus.
Il testo qui riportato è quello di Kindleben (1781), di cui oggi circolano diverse varianti ed ampliamenti (nell'Inno della Goliardia Italiana, seconda e terza strofa sono invertite). Vita nostra brevis est, brevi finietur, [bis] Traduzione Godiamo dunque, finché siamo giovani.
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