Aquilonechevolaalto

Il fumo di sigaretta è una delle principali cause di morte nella

nostra società. Il Ministero della Salute stima che siano più

di un milione e duecento mila i giovani fumatori in Italia, vale a

dire il 19,9% nella fascia d’età che va dai 15 ai 24 anni.

Le percentuali aumentano al crescere dell’età: si ha il 7,4% di

fumatori tra i 15 e i 17 anni, il 23,5% tra i 18 e i 20 anni e il

25,9% tra i 21 e i 24 anni. 

La prima sigaretta viene accesa prima dei 15 anni nel 26,6% dei

casi, più dalle ragazze che dai ragazzi, ma la maggior parte dei

giovani (58,2%) inizia a fumare tra i 15 e i 17 anni e solo il 14,1%

tra i 18 e i 24. Quali sono le motivazioni alla base della scelta

di fumare? Da alcune ricerche è emerso che i giovani, attraverso

 il fumo di sigaretta, riescono a superare l’insicurezza e l’imbarazzo

 nei rapporti sociali, ad affrontare problemi relativi a stress,

depressione, scarse aspettative per il futuro e bassa autostima.

Di conseguenza è un modo per sentirsi più adulti e per

affermare se stessi di fronte agli altri.

Nonostante le molte campagne di prevenzione contro

il tabagismo, tendenzialmente gli adolescenti non pensano agli

 effetti negativi a lungo termine che il fumo può avere sulla salute,

ma tendono a minimizzare i rischi dell’uso del tabacco e

delle difficoltà che potrebbero avere qualora intendessero

smettere di fumare. A partire dal 1964, il Surgeon General,

 il Ministero della Sanità americano ha documentato in una

serie di rapporti come ogni anno negli Stati Uniti muoiano

prematuramente più di 440.000 fumatori di tabacco (U.S.,

Department of Health and Human Services, 2004).

Negli Stati Uniti il fumo di sigaretta è responsabile di un

decesso su 6, uccidendo più di 1100 persone al giorno.

Dal rapporto stilato dal Ministero della Sanità americano, in cui

per la prima volta si affermava esplicitamente che il fumo provoca

 il cancro, più di 12 milioni di americani sono morti per malattie

correlate all’uso di tabacco. Nel Diagnostic and Statistical

Manual of mental disorders (DSM-IV-TR; 2000) la dipendenza

dalla nicotina (il principio attivo del tabacco che induce

dipendenza) è inserita all’interno dei disturbi correlati a

sostanze. I segni principali con cui si manifesta sono:

la continuazione dell’uso nonostante la conoscenza degli

effetti pericolosi, il desiderio intenso di utilizzare la sostanza

quando ci si astiene da essa, gli insuccessi nel tentativo di

cessare o limitarne l’uso, i segni di astinenza quando si

 sospende o si diminuisce l’uso.

La dipendenza si sviluppa su tre livelli: dipendenza fisica,

 dovuta alla nicotina; dipendenza psicologica, rispecchia gli

aspetti positivi che si crede vengano dati dall’uso della

sigaretta; dipendenza gestuale, dovuta alle abitudini legate

al gesto del fumare. Non dimentichiamo poi i danni del fumo

 passivo. Il Surgeon General e la National Accademy of

Sciences sono giunti alla conclusione che anche il fumo

 passivo è in grado di indurre il cancro polmonare nei fumatori

 e che i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza

 di polmoniti, di bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di

genitori non fumatori. Secondo questi rapporti il fumo passivo

 provoca ogni anno negli USA quasi 5.000 decessi per cancro

 del polmone nei non fumatori. In Italia il fumo passivo sarebbe

responsabile di un migliaio di morti l’anno.

Anche gli studi epidemiologici più ottimisti valutano che il

rischio cumulativo di morte per tumore polmonare sia di

un morto ogni 1.000 persone esposte al fumo passivo.

 È fondamentale pertanto sostenere programmi di

intervento preventivo maggiormente corrispondenti alla

realtà motivazionale, emotiva, cognitiva, comportamentale e

sociale dei fumatori. Il Ministero della Salute indica le

 fasi che segnano il passaggio verso la libertà dalla dipendenza

dal fumo.

Smettere di fumare vuol dire soprattutto attivare e sostenere

 un vero e proprio processo di cambiamento, scandito da una

serie di tappe successive:
- fase preriflessiva: il fumatore non ha ancora pensato di

smettere, fuma e riconosce solo gli effetti positivi del fumare;
- fase di riflessione: in questa fase il fumatore prefigura la

possibilità di smettere ed inizia a valutare i "pro" e i "contro";
- fase di azione: il fumatore non solo esamina la possibilità

di non fumare ma passa all’azione, attivandosi nel ricercare

un aiuto oppure non comprando più le sigarette;
- fase del mantenimento: in questa fase si trovano i fumatori

che sono astinenti da più di sei mesi. Il fumatore si sente ex

fumatore e continua a non fumare;
- fase di ricaduta: questa fase non è sempre presente,

anche se frequente. Il fumatore ricade nell’abitudine al fumo

e ritorna nella prima fase di cambiamento.

Smettere di fumare da soli è possibile. .

Se non si riesce a smettere da soli, la cosa migliore da fare

è rivolgersi al proprio medico di famiglia e decidere insieme

un percorso. La scienza ha dimostrato che maggiore è il supporto

 che si riceve e più è alta la probabilità di smettere di fumare

in modo definitivo. Le strategie per smettere di fumare oggi comprendono:
- terapie farmacologiche: la terapia con i sostitutivi della nicotina

 (NRT) e il Bupropione aiuta i fumatori ad astenersi e ad

alleviare i sintomi di astinenza;
- terapie psicologiche: facilitano la decisione al cambiamento

e aiutano a rafforzare le motivazioni.

Hanno esito positivo anche le terapie di gruppo e non ha mai fumato.

Pensaci ogni volta che fumi.