Creato da ladamadivetro il 20/06/2008

Momenti

Mille e mille fragilità

 

 

Buon Anno.

Post n°391 pubblicato il 27 Dicembre 2012 da ladamadivetro
 

L'amore è sempre vigilia.
Ha in sé l'Anno Nuovo dell'anima.
Andrej Voznesenskij

Iniziamo il conto alla rovescia dei giorni di questo anno che sta ormai finendo e cominciamo a porre l'animo al nuovo e immacolato 2013, riempiendolo di speranze e di propositi. 
Porgiamo una preghiera a questo nuovo anno che ci viene incontro, una supplica perché ci sia possibile guardare ad esso con occhi nuovi, ripuliti dal pianto, dal grigio e dalla cenere, così da potere finalmente vedere un mondo a colori, fiorito d'amore.

Miei cari, la vostra dama parte per qualche giorno di vacanza e lascia qui per voi un brindisi insieme e un abbraccio virtuale che vi avvolga di bene con l'augurio che sia per tutti un anno buono, semplicemente buono.

Buona fine e buon principio a tutti. Arrivederci presto.

Alessandra

 
 
 

Buon Natale a tutti

Post n°390 pubblicato il 23 Dicembre 2012 da ladamadivetro
 

Un altro Natale è alle porte. Quante volte ci siamo avvicinati a questo giorno con emozioni diverse ma con la sensibilità dei bambini che è nascosta dentro di noi da sempre. La sensibilità è una dote molto importante dell'animo umano; è la sensibilità che ci permette di entrare in empatia con le altre persone ed è sempre la sensibilità che porta, nella sua natura più profonda, il rispetto per tutto quello che ci circonda.
Chi è dotato di grande sensibilità, di solito, è un amico perfetto ed un compagno ideale. Di contro, purtroppo, spesso le persone che possiedono sensibilità si ritrovano in completa balìa delle emozioni fino ad esserne quasi succubi; è così che succede che delle persone che possono, potenzialmente, essere elementi importantissimi per la società, finiscono per esserne vittime.
Provo a spiegarmi meglio; chi non riesce a controllare le proprie emozioni e vive la propria vita sull'onda di quello che prova, è spesso vittima di gravi errori di valutazione o, peggio, della furbizia e della cattiveria degli altri che possono utilizzare la sensibilità altrui per vantaggi personali e, magari, malvagi.
Senza l'importanza della sensibilità e delle emozioni l'essere umano non avrebbe spinta vitale nei confronti della propria esistenza e, probabilmente, una vita votata esclusivamente alla ragione non avrebbe molto senso di essere vissuta.
Le emozioni, però, private della necessaria guida della ragione, rischiano di farci perdere la strada, scuotendo continuamente il nostro spirito a destra e a manca. Quando ci si sente sopraffatti dalle emozioni è utile usare la testa per controllare la propria sensibilità; non si tratta di reprimere quello che si prova quanto di riuscire ad esserne consapevoli. Spesso è sufficiente semplicemente osservare i propri stati d'animo per imparare a comprenderli e, di conseguenza, riuscire a gestirli.
Non colpevolizziamoci dunque per la nostra sensibilità nè tentiamo di reprimere le emozioni; sarebbe un errore perchè esse, prima o poi, esploderebbero comunque. La chiave per usare la propria sensibilità e le proprie emozioni nel migliore modo possibile, insomma, sta nel diventare capaci di guardarsi dentro; quando riusciamo a comprendere perchè certe emozioni si scatenano nel nostro spirito e come queste si esprimono nelle nostre reazioni, si è ad un passo dall'equilibrio.

Tutto questo per dirvi che per me sarà una grande emozione assecondare il desiderio della mia piccola e sensibile Irene. Dormiremo insieme domani.

Miei cari amici, la vostra dama, abbracciandovi, augura a voi e alle vostre famiglie un Natale sereno nel cuore, fatto di emozioni  e tanti gesti di sensibilità.

Auguri a tutti.

Alessandra

 
 
 

Vedremo

Post n°389 pubblicato il 19 Dicembre 2012 da ladamadivetro
 

"La notte che arriva Babbo Natale voglio dormire a casa tua zia Ale" Il tono deciso e imperioso con cui Irene ha pronunciato queste parole era accompagnato dalle sue braccine posate sui fianchi proprio come quelle donne risolute che sanno ciò che vogliono.
Un capriccio questo di Irene che mi fa molto piacere ma non so se sua madre gradirà questa cosa. Dormire con me per Natale. Perchè? Mi sono chiesta. E' felice nella sua casa? I bambini vogliono rimanere a casa la notte di Natale, perchè c'è il calore dell'affetto e la certezza dei regali più belli. A lei pare non interessare. Irene vuole calore, vuole affetto, vuole braccia che la avvolgano con amore e che la facciano sentire protetta.
Inizio a pensare che nonostante il soffocante attaccamento di mia cognata, la bambina non riesce a percepire un amore vero.

Alla sua estemporanea richiesta ho risposto con un semplice "Vedremo tesoro".
Onestamente mi farebbe molto piacere ma non voglio creare malumori in famiglia proprio per le feste. Forse mi converrà ovviare il problema dormendo io a casa loro.

Vedremo.

 
 
 

Per questo Natale vorrei.

Post n°388 pubblicato il 16 Dicembre 2012 da ladamadivetro
 

Quanti desideri materiali ci sono nei nostri cuori quando si avvicina Natale. Vorremmo sempre che si avverassero tutti e che nonostante questa crisi economica, nonostante l'IMU questa rapinatrice legalizzata, sotto l'albero trovassimo tutti i doni che più desideriamo.
Quest'anno invece io vorrei soltanto che l'amore e l'amicizia prevalessero su tutte le cose materiali. Che pace, armonia, umiltà e rispetto convivessero in tutti i cuori. Vorrei anche che gli uomini tornassero a guardare lo spettacolo di un cielo stellato sentendosi parte di esso.
Non c'è bisogno di pensare parole importanti per augurare un Buon Natale; è sufficiente un sorriso, una carezza, un abbraccio o una bella e decisa stretta di mano. Gli altri sentiranno la nostra sincerità ed il battito del nostro cuore.
Non voglio regali, non desidero nulla che non sia un poco di pace intorno a me.
Ma ciò che più vorrei è non sentire più notizie tremende che sconquassano l'anima.
Fra qualche giorno nasce Gesù Bambino, e qualche giorno fa un folle, un malato, un ragazzo di vent'anni ha ucciso 20 bambini.
Bambini che non avranno più un Natale, genitori che impazziranno di dolore, altri bambini che si porteranno per sempre negli occhi e nel cuore il dramma vissuto.
Questo episodio terribile ha già reso diverso questo Natale. Non possiamo ignorare ciò che è successo. E' successo nella lontanissima America. No, l'America non è lontana affatto, sta proprio dietro l'angolo se pensiamo che questo poteva accadere anche qui.
Mi piacerebbe che Gesù Bambino portasse tanta pace, tanto amore perchè gli uomini ne hanno un grande bisogno.
Quando avvengono queste tragedie ci si chiede perchè?
Ma so che è una domanda che non avrà risposta. Facciamo quindi la Sua volontà e preghiamo per quelle venti piccole anime innocenti.

 
 
 

Vanità.

Post n°387 pubblicato il 02 Dicembre 2012 da ladamadivetro

Oggi giornata in famiglia. Una domenica fredda che ci ha tenuti uniti in casa. Guardavo i visi amati che non vedevo da qualche tempo ma naturalmente la mia attenzione maggiore è andata ad Irene. L'ho sorpresa in bagno a giocare, maldestramente, con i trucchi di mia madre. Aveva rossetto ovunque e non ho potuto far altro che abbracciarmela tutta tanto era buffa. Sta diventando vanitosa e curiosa del mondo femminile, come tutte le bambine alla sua età. La vanità di Irene mi ha spinta a pensare a quanti sono i vanitosi a questo mondo. Mi pare che siano aumentati in misura esponenziale tanto che, se oggi ci fosse la Divina Commedia da scrivere, Dante sarebbe costretto a fare un girone tutto per loro.
La vanità è una delle più evidenti manifestazioni del materialismo; non a caso, ultimamente, essere vanitosi sta diventato quasi un pregio ed il mettersi in mostra ad ogni costo, una necessità.

La vanità, come molti altri vizi, ci rende schiavi ma, diversamente da altri vizi, è socialmente accettata: pensate a quanto tempo ed energie vengono normalmente dedicati dagli esseri umani per abbellirsi.
La vanità rappresenta un ottimo business ed è per questo che ci viene inculcato fin da piccoli l'essere vanitosi: i bei vestiti quando si è bambini, le diete estreme per gli adolescenti, la chirurgia estetica per gli adulti.
Il mondo occidentale si è arricchito producendo creme anti età, lampade abbronzanti e pillole dimagranti. Le nuove icone non sono più cantanti o leader politici, ma le modelle che dell'essere
vanitosi han fatto un mestiere.
Per la vanità sacrifichiamo i risparmi, la salute e perfino i nostri sentimenti. Quante persone si lasciano solo perché sentono la necessità di appagare la loro incredibile vanità con continue conquiste? Vogliamo parlare dei social network dove quasi tutti mettono in piazza la propria vita ed il proprio aspetto? Non è forse anche questa una forma di vanità?
Essere vanitosi, tra l'altro, presuppone l'incapacità di accettare serenamente i cambiamenti. Pensate a chi nutre vanità per il proprio aspetto: invecchiare sarà un vero inferno!
Insomma, la vanità è un' arma a doppio taglio; essere vanitosi alla lunga rende ciechi e, soprattutto, rende soli.
Impariamo dunque ad evitare la vanità in ogni sfaccettatura del nostro essere perché al mondo ci sarà sempre qualcuno meglio di noi e qualcuno peggio di noi; per questo razionalmente non c'è mai nulla di cui vantarsi.
Quello che davvero ha importanza è il reale valore di una persona e quelli che valgono davvero non conoscono vanità; camminare a testa alta per le strade del mondo, forti dei propri valori spirituali e non delle proprie qualità terrene è infatti qualcosa che non ha nulla a che fare con l'essere vanitosi.

 
 
 

Quando piove.

Post n°386 pubblicato il 02 Dicembre 2012 da ladamadivetro
 

Amici cari, in queste ultime settimane le mie giornate sono state accompagnate dalla pioggia abbondante e persino il mio ritorno a casa non è avvenuto senza l'ombrello.

Torno volentieri a casa dopo tutto questo tempo trascorso nelle città del Veneto. Non posso ancora fermarmi ma se non altro sono a casa. Quest'anno le vacanze invernali saranno giusto per i giorni di festa e poi dopo Capodanno di nuovo fuori casa per un altro lungo periodo.

Ringrazio come sempre le amiche che sono passate di qua e mi hanno lasciato i loro saluti molto graditi. A loro va il mio abbraccio più caro.

Spero in questi giorni di potermi dedicare un pò di più al mio e vostri blog.

 
 
 

Venezia e i suoi colori.

Post n°385 pubblicato il 21 Ottobre 2012 da ladamadivetro
 

PAESAGGIO VENEZIANO

Ma quel rosa scialbato di Venezia,
crudo violetto che digrada al fioco
azzurro delle sere,
quell’inezia di luce che trapassa
nell’eterno presentimento,
basta che per poco
si fermi e già precipita l’inverno,
il bianco, il nero dei suoi gessi
fissi nel cuore come l’urto dell’eclissi.

Alfonso Gatto

Venezia come un acquerello. Sono qui non in visita purtroppo ma per lavoro e non mi lascio sfuggire, ogni volta che posso, questi paesaggi veneziani  dove i veri protagonisti sono i colori, in una variazione cromatica degna dei migliori acquerelli. 
Le persone qua mi sembrano tutte felici. Sorridono, si salutano, si sgomitano, ammiccano con battute spiritose e mi sembra che tutti si chiamino Toni. Così si chiama il receptionist dell'albergo, così si chiama il fattorino, così si chiamano un tot di baristi, così si chiamano buona parte degli ambulanti del mercato e moltissimi gondolieri.
Toni, un diminutivo di Antonio; nome molto comune sicuramente per via della grande devozione che quasi tutto il Veneto riserva al Santo di Padova.
Questa sera rientrando in albergo ho passeggiato in un vicino campiello attratta dal profumo del pesce fritto e dove alcuni bambini stavano improvvisando una partita di calcio prima di andare a cena. Mi sono seduta su una lastra di pietra beandomi della dolcezza climatica di questa serata avvolta dai colori e dalle luci di queste case veneziane immaginandomi la domenica dei veneziani che si apprestano alla cena, quando il grido del più piccolo dei bambini che giocavano a palla ha rotto l'incanto esclamando con forza "Mama, mama Toni me copa".
Mi alzo sorridendo, so che non ho scampo considerando che una volta a cena troverò un immancabile Toni.

Ma quando siamo usciti, stanchi e intontiti, dalla stazione di Venezia e abbiamo visto il Canal Grande e i palazzi marmorei che sfioravano l'acqua melmosa, quel gioiello di cultura che si dondolava sui canali fetidi e muffosi, abbiamo improvvisamente compreso quanto forte e tenace è l'uomo e quanto meraviglioso è il suo spirito, e si è destato in noi un tale amore per l'umanità, l'umanità con le sue pene e le sue epidemie; e siamo penetrati ad occhi aperti dentro un sogno, perché Venezia è il sogno di ogni città.

Abraham Yehoshua

 
 
 

Per voi mie care.

Post n°384 pubblicato il 21 Ottobre 2012 da ladamadivetro
 

Voglio dedicare questo pensiero alle amiche care e meravigliose che non si dimenticano mai di me.

Con affettuosità dalla vostra dama.

Alessandra

 
 
 

Dentro una porta girevole.

Post n°383 pubblicato il 23 Settembre 2012 da ladamadivetro

UN'ALTRA PORTA GIREVOLE

Si scopre che la vita non è solo spingere,
né un gioco di fallaci illusioni.
Non bisogna perdersi entrando
in una porta girevole,
ma diffidare di tutti i riflessi,
e non credere a qualcosa solo perché
l'immagine sembra vera.
Occorre trovare il punto preciso
dove caso e destino sono la stessa cosa,
il momento esatto in cui la porta
girevole ti offre l'uscita.

Amalia Bautista

Conosciamo tutti le porte girevoli, per intenderci quelle ampie vetrate trasparenti che di solito troviamo agli ingressi degli hotels o dei centri commerciali. Oggi mi è capitato di transitarvici. Ero dentro il mio settore circolare, rivolta verso l'uscita, quando alzo un attimo lo sguardo e mi accorgo che nel settore diametralmente opposto, e dunque in direzione d'entrata, mi sta guardando un uomo che definirei niente male, anzi, diciamo pure un gran bel signore. "Apperò", dico tra me e me "che bello" quindi, mi giro e lo guardo a mia volta e anche lui si gira nuovamente. Ancora una volta occhi negli occhi. Questione di attimi mentre la porta continua inesorabile il suo giro: lui in entrata, io in uscita.
Velocemente sono fuori e penso a tutte le occasioni che scivolano via, che mi sono da sempre scivolate via. Quanto avrei voluto fermare la porta o anche girarvi dentro per ore, insieme a quegli occhi visti e subito persi.
Quante volte ci siamo illusi, ci pensate? Quante volte siamo rimasti a leccarci le ferite con la nostra delusione dipinta sul viso.
Il consiglio che ci dà la Bautista, giovane poetessa madrilena, è validissimo; è un inno alla fiducia in noi stessi.  A non lasciarsi sfuggire le occasioni quando si presentano, a non rimanere prigionieri delle porte girevoli che la vita dispone sul nostro cammino.

Aboliamole a beneficio di quelle ad apertura automatica: con quelle è più facile tornare subito indietro.

 
 
 

A casa.

Post n°382 pubblicato il 18 Settembre 2012 da ladamadivetro

Ritornando a casa, come sempre,
c'è tanta gente intorno a me
molte facce le conosco già
e intanto il tram dei desideri va
e viaggiano speranze e viaggiano i miei sogni
forse uguali a tutti quelli che son qua
e penso a quanti affanni abbiamo tutti i giorni
e che fatica la serenità.
Ritornando a casa come sempre
c'è qualcosa che non va...
c'è qualcuno che mi spinge forte
mi sposto e non so dove andare
c'è di buono che siamo duemila
e anche se frena non si può cascare
e allora rido, dimmi cosa dovrei fare,
se vedessi questo tram cosa non è
con questa gente così stanca di sognare
e io più stanco che mi sogno te.
Ritornando a casa come sempre
c'è tanta gente intorno a me
e allora chiudo gli occhi e so che cosa fare
penso solo a cose belle, penso a te
e penso: ma che bestia brutta la tristezza
ma questa sera non mi prenderà
ritornando a casa come sempre
sei pronta amore che si va?

Fabio Concato - Ritornando a casa

Nel viaggio che mi ha riportato a casa ho avuto modo di riascoltare questa vecchia canzone...Quando uscì mi piaceva molto perchè viaggiavo in treno o sui mezzi pubblici molto più di adesso e ripenso a come, avvolta dai respiri delle troppe persone, cercavo di estraniarmi volando con la fantasia per rendere il viaggio meno opprimente.
Riapro l'uscio di casa dopo tanto tempo; tutto è più o meno a posto. Le piante sono vive, la posta sul tavolo e ahimè il frigo vuoto. Quel pò di caos nella stanza di mio figlio è un classico ma ci può stare. In lavanderia invece sembra che si sia affacciato un ciclone e la cosa mi abbatte un pò. La signora lavatrice sa bene che ora è il suo turno e sembra guardarmi avvilita ancor prima di cominciare. Qualche giorno ancora quindi per rimettermi in quadro come casalinga e come madre e poi si riparte con gli impegni lavorativi.

Casa dolce casa rieccomi qua.

 
 
 

Arrivederci fratello mare.

Post n°381 pubblicato il 14 Settembre 2012 da ladamadivetro
 

 

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.

Nazim Hikmet

E dunque anche quest'anno tra un paio di giorni chiudiamo la stagione estiva salutando il mare con la certezza che ci aspetterà e lo ritroveremo esattamente dove ora lo lasciamo. Il suo moto perpetuo non lo allontanerà da noi e in fedele attesa aspetterà il nostro ritorno.

E' ora di tornare a casa dopo questo buon periodo di riposo e ritrovata energia. I problemi da affrontare nei prossimi mesi ora sembrano più leggeri.

Un dolce e sereno fine settimana a tutti voi cari amici.

Alessandra

 
 
 

Don't worry be happy

Si può acquistare denaro, anche onori e onorificenze,
ma felicità o infelicità non si acquistano, né per sé né per altri.
Hermann Hesse

"La felicità non guarisce, ma protegge contro il cadere ammalati" è quanto afferma il sociologo Ruut Veenhoven dell'Università Erasmus di Rotterdam, forte di uno studio che pubblicherà a breve sul "Journal of Happiness Studies". Analizzando trenta ricerche svolte in tutto il mondo su periodi temporali tra uno e sessant'anni, Veenhoven ritiene che gli effetti della felicità siano paragonabili, come incidenza, al fatto se si sia o no fumatori.

Quello stato di benessere potrebbe allungare la vita tra i 7, 5 e i 10 anni. Le persone felici sono più inclini a controllare il proprio peso e sono moderate nel bere e nel fumare: in generale sono più attente alla loro salute, molto attive, aperte al mondo, più sicure di sé. Di conseguenza, operano scelte migliori. L'infelicità cronica invece è involutiva e produce i suoi effetti alzando la pressione sanguigna e abbassando le risposte del sistema immunitario. I governi, dice Veenhoven, dovrebbero educare alla felicità: non è un caso che la Costituzione americana preveda tra i diritti "the pursuite of Happiness", la ricerca della felicità.

Del resto i poeti e i filosofi già lo sapevano. Lo sapevano anche i guru indiani e i maestri buddhisti. Ora ci si mettono anche gli economisti, che hanno fondato una branca della loro specialità, l'edonica: quantificano e analizzano gli effetti dello stato di felicità che rende la vita piacevole e più ricca, non solo di denaro, spingendo al consumo. Così in più di cento paesi, la voce è inserita tra gli indicatori di crescita economica.

La felicità può essere poi condizionata dall'amicizia e dalle relazioni comunitarie, ma anche da fattori sociali come la libertà, la democrazia e le istituzioni. Come definirla? Gli esperti dicono che è il generale apprezzamento della propria vita nella sua completezza, ovvero uno stato mentale definito il migliore dalla persona interpellata.

"Vivo nell'attimo in cui sono felice" scrisse Edith Wharton in quel suo bellissimo romanzo che è L'età dell'innocenza.
Questo è il fine: fare della propria esistenza un lungo periodo felice. "Don't worry... Be happy", come cantava Bobby McFerrin nel 1989.

Leggendo di lavoro e ascoltando e fischiettando questo caro motivetto non mi rimane altro da aggiungere se non, siate felici miei cari amici.

Alessandra

 

 

 
 
 

Via dai momenti oscuri.

Post n°379 pubblicato il 08 Settembre 2012 da ladamadivetro
 

 

Esistono uomini che, pur avendo girato il mondo,
non hanno mai visto nulla.
Mentre altri, rimanendo seduti sotto un albero,
hanno visto tutto ciò che c'era da vedere.

Marco Ambrosi

Presto o tardi ognuno di noi attraversa, nella vita, momenti oscuri; difficoltà che possono scaturire dalla sfera emotiva o disagi più strettamente legati alla materia, come una malattia o la mancanza di risorse economiche per andare avanti.
In questi frangenti possiamo scegliere di accendere una luce dentro di noi oppure di lasciarci trascinare in un baratro di disperazione.
Considerando che, nel caso cadessimo, nessuno potrebbe salvarci, è bene sforzarsi di pensare positivamente per far si che tutte le difficoltà diventino opportunità di crescita. Mentre scrivo mi rendo conto di quanto tutto questo, però, possa risultare difficile per chi non è abituato ad osservare i propri pensieri.
Prendiamo  l'abitudine di distendere la nostra mente, concedendo ad ogni pensiero di fluire liberamente. Semplicemente stiamo a guardare, evitando di dare delle valutazioni a quello che stiamo pensando. In fondo siamo noi che diamo ad un pensiero il potere di angosciarci o spaventarci.
Se non alziamo barriere non dovremo combattere contro i pensieri che ci disturbano e ci accorgeremo che, pian piano, essi  scivoleranno fuori dalla nostra testa naturalmente, lasciandoci la mente libera di cercare valide soluzioni ai nostri problemi.
Se impareremo ad osservare le nostre inquietudini oggettivamente, vedremo con chiarezza quanti fardelli inutili e negativi ci portiamo dietro da una vita, pensieri che da troppo tempo ci impediscono di vedere con chiarezza dentro di noi.
In un'epoca in cui per capire se stessi si ricorre spesso a degli esperti, teniamo presente psicologi, guru, sensitivi e quant'altro, potranno mostrarci  l'immagine che hanno di noi ma non potranno mai valutare fino infondo chi siamo e di cosa abbiamo davvero bisogno come invece possiamo fare per conto nostro. Ogni qual volta leggeremo o ascolteremo qualcosa che ci risuona dentro, scopriremo un frammento di verità che era già dentro di noi ma che non riuscivamo a vedere.
E' da qui che dobbiamo partire per costruire il pensiero positivo che ci aiuterà sempre.

 
 
 

In abito scuro.

Post n°378 pubblicato il 02 Settembre 2012 da ladamadivetro

Si è scurito il cielo di un grigio pesante che si riflette sul mare. La natura si è vestita con un abito scuro decisamente preoccupante. C'è aria di burrasca e si inizia a sentire freddo. "Ci vuole la lana" tanto per citare mia madre. Ha ragione.
Quando è così la spiaggia si desertifica. Non c'è nessuno. Solo il mio amico pescatore rimette in ordine la sua barca: accatasta le reti, si affretta a spingerla verso il suo capanno prima che qualche onda impetuosa gliela porti via. Non vivrebbe senza la sua barca.
E' burrasca ma nello stesso tempo c'è pace. Mi piace. Sono gli ultimi giorni di vacanza e, al solito, siamo rimasti in pochi qui a casa. Ne approfitto per rimettere in ordine le idee, organizzare il rientro a casa con quel minimo di casalinghitudine improrogabile, prima di riprendere il lavoro.
Sarà un autunno duro che mi terrà via da casa per lunghi periodi. Vedo un orizzonte davanti a me di impegni importanti a cui non posso sottrarmi. Ci penso e sento un piccolo soffoco alla gola. Pur adorando il mio lavoro, iniziano a pesarmi le lunghe assenze da casa.
Per fortuna ci sono ancora tre settimane prima di preoccuparsi.

 
 
 

Veleni

Post n°377 pubblicato il 29 Agosto 2012 da ladamadivetro
 

"Quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro."
(Toro Seduto)

Nell'antica Roma esistevano gli assaggiatori di veleno, persone che assaggiavano il cibo e le bevande prima dell'imperatore per assicurarsi che non fossero tossiche. Oggi, in teoria, non dovremmo più avere il timore di possibili veleni nei nostri cibi eppure, purtroppo, siamo molto più esposti ai veleni oggi di allora.
Il profitto è diventato l'unico scopo dell'uomo al punto che, per profitto, l'uomo è disposto ad inquinare con i veleni tutte le risorse della terra, mettendo in pericolo anche se stesso. Pensiamo ai veleni che, ogni anno, per questioni di profitto, vengono riversati nei fiumi, nei laghi e nei mari; migliaia di ettolitri di veleni di scarto delle fabbriche, di sostanze chimiche che, per ovvie ragioni, ci ritroveremo a bere o mangiare quando quelle stesse acque nutriranno i pesci di cui ci ciberemo ed annaffieranno gli ortaggi che formeranno la nostra insalata fresca.
Per non parlare dei cibi che consumiamo tranquillamente, convinti che qualcuno controlli per noi gli eventuali veleni: il profitto conta più della salute ed ecco i veleni moderni ad allungare la lista degli ingredienti per garantire una conservazione lunghissima ed un aspetto accattivante ai cibi: coloranti, emulsionanti, glutammati, edulcoloranti, nitriti, nitrati, solventi, aromi artificiali, addensanti, etc.
Gli animali da carne sono gonfiati di ormoni e di mangimi alterati che restano nella carne come dei veleni, quelli da latte e da uova, per una maggior produzione ed un'elevazione del profitto, sono imbottiti di medicinali che ingoieremo anche noi con il latte, i formaggi e le uova. Se si perde troppo raccolto il profitto scompare, quindi anche sulla frutta e sui vegetali vengono buttati veleni, sotto forma di pesticidi, concimi etc. 
Ci sono veleni persino nei cosmetici; la paraffina, ad esempio, usata anche nei prodotti per i bambini, è un derivato tossico del petrolio.
Veleni nel cibo, veleni nell'acqua, veleni nell'aria che respiriamo e nei prodotti che usiamo; l'uomo ha trasformato per profitto la terra, sua unica risorsa di sostentamento, in un accumulo di veleni.
Ma siamo ancora in tempo per cambiare rotta. Pensiamoci.

 
 
 

Una giornta ni.

Post n°376 pubblicato il 26 Agosto 2012 da ladamadivetro
 

Ce l'abbiamo fatta. Irene oggi ha aperto la gabbietta.
Il piccolo volatile dopo qualche attimo di esitazione è volato via.

E dopo una giornata no c'è una giornata ni. Pensieri che si accavallano sull'accaduto. Saluti e musi, ammiccamenti e brontolii di quando le cose non sono risolte a dovere. Se i litigi sono tanto naturali quanto comuni in ogni relazione umana, che sia di natura amorosa, di amicizia, parentale, meno naturale e meno ovvio è il momento delle scuse.
Eppure, ogni conflitto si può dire chiuso solo quando chi ha sbagliato dimostra vero pentimento, e soprattutto lo sa ammettere.
Pensateci: quante volte capita che un dettaglio, un piccolo errore di percorso, si trasformi da un nonnulla ad una grande, enorme, questione di principio?
Quante volte ci fa arrabbiare da morire non tanto il fatto in sé, quanto l'incapacità dell'altro di riconoscere l'errore e chiedere scusa?
Spesso ci si intestardisce, ci si impunta solo perché si esige un "mi dispiace" e sembra che costi così poco da non capire perché non riusciamo ad ottenerlo!
E invece no, per alcuni è davvero difficilissimo ammettere un errore!
Se parliamo di conflitti e perdono, possiamo raggruppare tre tipi di persone:
Quelli che riconoscono i propri sbagli.
Quelli che non vedono mai il proprio errore, a meno che non gli venga sbattuto in faccia.
Quelli che, pur sapendo di essere in torto, non riescono a chiedere scusa.
Il fatto è che scusarsi viene interpretato troppo sovente come un atto di sottomissione, di debolezza.
Si teme di dimostrarsi subordinati, e quindi si continua per la propria strada, veloci come un treno, pur di non cedere all'umiliazione di aver torto.
Ma in realtà, è l'esatto contrario!
La capacità di auto-analizzarsi, di riconoscere i propri sbagli e infine di saper chiedere perdono alla persona offesa, è un atto di grandissima maturità!

 
 
 

Oggi no.

Post n°375 pubblicato il 25 Agosto 2012 da ladamadivetro
 

E' fisiologico, naturale. Una giornata no esiste nella vita di tutti; una giornata no in cui siamo talmente fragili da sentirci come vetro, pronti ad andare in frantumi alla prima parola sbagliata, alla prima difficoltà.
In una giornata così, la sensazione di non essere compresi fino in fondo da chi ci circonda diventa una certezza, ci si sente stranieri a casa propria e sembra che alle persone che ci dovrebbero voler bene non importi assolutamente nulla di noi.
Non ci si sente all'altezza delle aspettative altrui e in una giornata no tutti i nostri pregi vengono messi in dubbio proprio da noi stessi. In una giornata no si ha solo voglia di mettere la propria vita in stand-by per non pensare, evitando così di soffrire per questo strano stato d'animo difficile da spiegare al mondo fuori di noi.
Si ha tutto, compresi degli amici o un amore ma, in una giornata no, si perde se stessi e non si riesce più a percepire il proprio valore.
In una giornata no ci si sente disadattati e si comincia a desiderare di essere più belli, intelligenti o ricchi. In una giornata no si arriva a pensare di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato ed il senso della propria vita sembra inutile.
Si inizia a sentire il peso della quotidianità, del dover combattere ogni giorno contro i mulini a vento ma è solo una giornata no.
Tutte le volte che attraversiamo un momento difficile tendiamo a credere che sarà sempre così, che non riusciremo a venirne fuori. Invece anche una giornata no finisce. Domani il sole sorgerà di nuovo sulla nostra testa, i nostri pensieri cambieranno e lo stato d'animo migliorerà. Quando ci capita una giornata no, con questo tipo di sensazioni, è molto importante fissare il proprio sguardo interiore verso il domani, tenere presente a se stessi che, se si ha la pazienza di aspettare senza farsi trascinare troppo dal vortice negativo di sensazioni che stiamo vivendo, presto vedremo le cose in modo diverso.
Non perdiamo mai l'ottimismo e la fiducia; la maggior parte degli stati d'animo negativi sono fasulli, arrivati dentro di noi per mettere alla prova il nostro spirito, i nostri valori e la nostra vita.

 
 
 

Le nostre gabbie.

Post n°374 pubblicato il 19 Agosto 2012 da ladamadivetro
 

Quest'anno Irene si è portata con sè un uccellino. Le sta venendo la passione per gli animali e siccome mia cognata non vuole per casa nè cani nè gatti, sono scesi ad un compromesso optando per un piccolo uccellino coloratissimo.
Mi fa pena quel poverino rinchiuso in quelle sbarrette ma la piccola lo cura con tanto amore e con manine operose. Tra un bagno e l'altro (se lo porta ovunque persino in spiaggia) l'uccellino è il suo primo pensiero appena sveglia e l'ultimo prima di coricarsi. Le passerà anche se per ora non sembra un gioco nuovo: vuole proprio bene a quell'uccellino.
Quella gabbietta più la guardo e più mi fa pensare a  tutte le volte che ho sentito dire da chi sostiene di sentirsi in gabbia: non posso farlo. Quante vite sono state rovinate dalla falsa convinzione di non poter cambiare. A volte ci si ritrova vittime di una vita che non ci piace con la conseguenza appunto di sentirsi in gabbia; vuoi delle scelte sbagliate, vuoi delle pressioni sociali o delle circostanze avverse vuoi una relazione sbagliata o un lavoro che non ci soddisfa, un'intera esistenza si trasforma in qualcosa che ci fa sentire in gabbia. E allora ognuno reagisce come può; c'è chi si ammala di depressione, chi ha attacchi di panico, chi mangia di continuo, chi beve.
Eppure, oltre la nostra immediata percezione del sentirsi in gabbia, esiste sempre una scelta. La chiave della nostra gabbia, è sempre nella nostra mente. Il vero problema per chi si sente in gabbia è che, nella maggior parte dei casi, la scelta di uscire da una determinata situazione o di cambiare quello che di noi non ci piace, fa terribilmente paura.
Le situazioni in cui ci si può sentire in gabbia sono molte e di diversa tipologia: ci sono donne infelici che non hanno il coraggio di lasciare il loro compagno perché magari tutti si aspettano un matrimonio. Ci sono persone che si autodistruggono per via dell'invidia o della rabbia ma si giustificano pensando che faccia parte del loro carattere e che questo non possa mai essere cambiato. Ci sono uomini che a causa del continuo sentirsi in gabbia sviluppano malattie per lo stress ma non sono mai sfiorati dall'idea di stravolgere la loro situazione.
Ma chi abbiamo paura di deludere quando sacrifichiamo la nostra serenità per evitare un cambiamento? Pensiamo davvero che la scelta migliore per non deludere familiari, amici e fidanzati sia quella di continuare a sentirsi in gabbia anche quando dentro stiamo morendo lentamente? No.
Siamo esseri troppo speciali per sprecare la nostra vita e le nostre potenzialità in una vita che non ci piace e che ci fa sentire in gabbia! Se in questo momento ci ritroviamo in gabbia, di qualunque genere essa sia, ricordiamoci di frugare bene nelle nostre tasche; la chiave per uscire è là dentro, da qualche parte.

Proverò  a convincere Irene ad aprire quella gabbietta. Cercherò di farle capire che la libertà non si toglie a nessun essere vivente, che non si trattiene nessuno contro la propria volontà e che restituire la libertà a chi è nato per volare è un grande gesto d'amore. Può darsi che il suo uccellino, davanti alla libertà, non saprà che fare e avrà paura di volare ma il suo istinto lo guiderà piano piano a riappropriarsi della sua libertà.
Non sarà semplice convincere di questo una bambina piccola ma dopo so che proverà felicità nel veder volare quell'uccellino libero nel suo mondo; dovranno però essere  le sue manine ad aprire da sole quella piccola grata.

 
 
 

Help

Post n°373 pubblicato il 19 Agosto 2012 da ladamadivetro

Aiuto aiuto. Oggi proprio non si respira nemmeno al mare. Mi rifugio in un angolo della casa che rimane sopra la cantina. Per ora sembra essere il più fresco. Non c'è corrente d'aria, non si muove nulla, non c'è nemmeno un alito di aria.
Tutto è fermo, immobile come se il tempo si fosse fermato.
Oggi la casa avrebbe iniziato a svuotarsi ma l'idea di tornare a Roma con questo calore ha bloccato le partenze.
Pace rimandata. Pazienza. Non posso far morire i miei cari sotto il caldo romano.

Per oggi sospendete ogni attività che potete sospendere. Ante chiuse e pochi movimenti, solo frutta e molta acqua. Qualche doccia tiepida. Servirà per lo meno a rillassarsi e disintossicarsi.

Buona domenica.

 
 
 

Attenti al bagnante.

Post n°372 pubblicato il 15 Agosto 2012 da ladamadivetro

Per fortuna la nostra casa, come già vi ho detto, non ci vede obbligati a scendere in spiaggia per gustarci il mare. Stiamo tutti ben defilati nei fine settimana e il giorno di ferragosto più che mai.
Ci appartiene un piccolissimo pezzetto di spiaggia, veramente molto piccolo, che dobbiamo sempre difendere con i denti dalla massa di bagnanti arroganti che se ne infischiano del cartello proprietà privata e travalicano beatamente dove non dovrebbero. Si può sempre discutere con le persone? No.
Ergo lasciamo fare purchè tutto avvenga nella norma e nel civile rispetto. Da anni ormai mi diverto a osservare le truppe di bagnanti ferragostani che corrono verso questo miraggio di spiaggetta con borse frigo enormi, sdraiette e ombrelloni per crearsi un piccolo accampamento di libagioni fino a sera. Qualcuno che è diventato un habituè del posto, addirittura arriva all'alba pur di non farsi fregare da nuovi avventori e difende quel piccolo pezzetto di sabbia con i denti e con qualche bugia: "Mbè che voi. Er proprietario è n'amico mio e quanno nun ce sta lui ce sto io. Se semo capiti?" E' divertente a volte, di prima mattina, svegliarsi e affacciarsi per gustarsi queste schermaglie.

I miei genitori sono sempre stati clementi, fin da quando noi eravamo tutti bambini, e il sabato e la domenica lasciavano campo libero alle persone. Il loro pensiero era di lasciarli fare perchè erano persone meno fortunate di noi. Non era un pensiero di superiorità, di ricchezza: non siamo per niente ricchi. La nostra è una vecchia casa ereditata da generazioni, una casa che manteniamo a fatica tutti insieme in manutenzione e gestione ordinaria. Avrebbe bisogno di moltissimi lavori importanti ma per ora non ci sono le possibilità.
Dicevo, il pensiero dei miei genitori è sempre stato questo e quindi con alcuni degli avventori domenicali siamo diventati persino amici tanto che buona parte di loro ricambiano la gentilezza offrendoci qualche assaggio dei loro piatti superlativi e ci capita anche di ritrovarli in città. Loro non sanno che la spiaggetta ci appartiene e noi glielo lasciamo credere. Tutto sommato sono brave persone e quando a sera se ne vanno lasciano mediamente pulito.

Dalla terrazza invece riusciamo ad osservare cosa succede appena appena più in là, al confine con un pezzo di spiaggia libera. Branchi di umani all'assalto della spiaggia. Uomini e donne pallidi e sudati che arrancano sulla sabbia mattutina con il peso dei loro bagagli. Gli stessi che poi a sera vedi tornare indietro sfatti e spesso arrossati dal troppo sole. Famiglie intere affogati tra gli odori delle creme abbronzanti e delle varie cibarie che si accontentano di una giornata al mare iniziando con il rito della buca per l'ombrellone. Discussioni tra esperti della buca veramente esilaranti. Consigli elargiti a destra e manca senza nemmeno essere richiesti. "Se nun fai così te vola."
Schiamazzi in romanesco da cui non riesci a difenderti se non con i tappi alle orecchie. Bambini obesi che appena usciti dall'acqua, che già alle 9,30 del mattino agguantano enormi panini con la cotoletta o con la frittatona "Magna bello de nonna che te sei fatto er bagno a mare e se sa che il mare stanca". Uno spaccato di Italia e di italiani sempre più numeroso.
Da una decina d'anni a questa parte il litorale romano è preso d'assalto in numero sempre maggiore. Sono cresciuti i pendolari delle giornate al mare perchè non ci si può più permettere gli alberghi, le pensioni o le case in affitto.
I più benestanti si cercano il posto negli stabilimenti balneari; più che altro sono comitive di giovani ma la maggior parte delle famiglie si cerca uno spazio vitale nel pezzo di spiaggia libera che diventa sempre meno sufficiente.

Pranzi di lasagne e riso, polpette e polpettoni, cotolette e pollo fritto in barba al colesterolo. Pomeriggi di sonno e di partite a carte. Merende di angurie e meloni. Al tramonto la fine degli avanzi del pranzo e poi via. Smontano il tutto e stancamente si avviano alle macchine parcheggiate dove capita, con il parabrezza rigorosamente riparato da tutto un pò.
Le signore sono tutte un pò sfatte nei capelli e negli abiti e prima di salire in macchina cercano di darsi un contegno sistemando le chiome e i costumi di ogni forma e stampa. Devo dire che quest'anno la fa da padrona lo stile animalier.
Poi tocca ai bambini "A zozzo, ma guarda come te sei combinato. T'avevo detto de non bagnatte più. E mo chi lo sente tu padre che je lasci la sabbia dappertutto nella machina". Asciugamano in mano, sferzata sui piccoli piedini, asciugatura sommaria dei corpicini bagnati disubbidienti e poi finalmente si sale in macchina. La giornata è finita, si torna a casa, felici così.

Noi italiani siamo questo, siamo belli così, quando per un giorno dimentichiamo i problemi e ci spanciamo dalle risate. Ruspanti e soddisfatti.
Anche oggi non è stato diverso. Moltissime persone su queste spiagge.
Neanche la crisi ferma il ferragosto ed è bello che sia così.

 
 
 

MANEGGIARE CON CURA

 

 

DONI PER IRENE

Ciao Irene, voglio dedicarti questa immagine visto che ami disegnare e per ringraziarti delle belle immagini che scegli sempre per me.
Che la tua vita sia sempre costellata da un arcobaleno di felicità...

Questo dolce e colorato pensiero è della cara amica solosorriso che ringraziamo di cuore. 

Alla mia dolce e piccola Irene!
 

Ti aspetto bambolina! ^___^ Un bacio! Zia Paola

  da ormesullasabbia.a

 

Piccola cara! ^___^ Questo abbraccio dolce è per te!

Ci sia sempre il sole nella tua Vita!

 zia Paola


Grazie di questi teneri pensieri cara Paola, zia meravigliosa.
 

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NO ALLA VIOLENZA!
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(http://www.riconoscilaviolenza.it/?op=home)

 

 

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E' un onore per me esprorre questo premio che ha voluto donarmi l'amico Argo (
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che ringrazio di cuore.

 

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