La Donna Camel

Conversazioni sul futuro e sul presente dei blog


Negli ultimi giorni dell'anno scorso è iniziata una discussione sul futuro dei blog. Dove? Nella blogosfera, ovviamente, ma anche sui social e sui media. L'hashtag su twitter è #risorgiblog  e ci sono post anche oggi.L'autoreferenzialità è una delle caratteristiche trasversali dei blog, ma anche dei social in generale  e se questa estate pure io, dal mio modestissimo ombelicale punto di osservazione, scrivevo che il blog è morto, oggi proclamo che non solo è vivo ma gode di ottima salute.Cos'è successo? Provo a dare una mia interpretazione, sempre ombelicale che più lontano non ci vedo nemmeno con gli occhiali.1 - Facebook e i socialPassata l'ubriacatura dei primi tempi, i nerd hanno lasciato il posto alle orde dei niubbi. Non conto le volte che ho letto dichiarazioni di schifo e demonizzazione di Facebook: basta, chiudo il profilo, me ne vado, addio. Ma intanto il bottoncino con la effe bianca in campo blu si è insinuato dappertutto e pure le imprese, le banche, le istituzioni hanno aperto la propria paginetta collezionando like. Il demonio è diventato un altro canale a disposizione e pure i blog ne hanno tratto il loro piccolo guadagno, attirando una fetta di lettori che prima sarebbero stati tagliati fuori.Un discorso a parte per twitter, che è ancora uno strumento d'elite, ancora molto più autoreferenziale della media dei media (scusa il gioco di parole, delle volte non posso farne a meno).2 - chi legge e chi scriveSi parla molto di questa "novità" rappresentata dalla rete dove i contenuti sono prodotti dal basso. Basso sarà lei, mi viene in mente ogni volta che vedo scritta questa frase. Non è vero. O meglio, è vero solo in parte. Perché comunque anche nella rete il mondo è sommariamente diviso in chi scrive e chi legge. Questo vale anche nei social, alla faccia della democratizzazione, dove il mondo è suddiviso in chi scrive e chi like. La partecipazione consiste nel palesare la propria presenza di lettori, ma resta inteso che chi ha qualcosa da dire, e lo dice bene, rimane una minoranza e la maggioranza serve a leggere e commentare e laikare. Pure su twitter vale questo paradigma, si contano i followers e i retweet che valgono punti di popolarità spendibili poi nel mondo reale.3 - i contatti uno a uno (o uno a pochi)C'è, è vero, un sacco di traffico generato dai contatti poco più che uno a uno, ma questo non va confuso con la produzione di contenuti. Se metto le foto delle mie vacanze sul social (o se scrivo nello status che ho il raffreddore), saranno guardate più o meno solo dai miei amici più intimi e il processo informativo non è molto diverso da quando le mandavo in cc allo stesso, piccolo, numero di persone. Cambia il mezzo ma il messaggio non ne è influenzato.Quindi il blog sta bene, grazie, e casomai ha qualche possibilità in più di aumentare i suoi lettori proprio grazie ai social, dove vengono rimbalzate le notizie a un maggior numero di lettori. Molti dei produttori di contenuti che seguo sul blog, ogni volta che scrivono un nuovo post lo annunciano anche sui social, ci sono addirittura degli automatismi che li collegano tutti tra loro: l'assassino del blog è diventato suo amico.Io no, non lo faccio (quasi mai) non sono ancora un produttore di contenuti uno a molti. Mi piacerebbe, ci sto provando, mi sto attrezzando per. Difatti vedi come pontifico.