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I REMIGINI DEL 2020 INAUGURERANNO A PEGOGNAGA LE PRIMARIE RISTRUTTURATE

Post n°21 pubblicato il 05 Dicembre 2016 da riclon

PEGOGNAGA - Saranno i remigini del 2020 ad inaugurare le primarie Edmondo De Amicis e Vittorino Da Feltre di via Roma a Pegognaga, disastrate dal sisma del 2012. La previsione é formulata sul cronoprogramma di ristrutturazione dei due edifici presentato dal tecnico comunale Diego Tartari nell'assemblea indetta dal comune per fare il punto della situazione. Con la partecipazione degli assessori all'urbanistica Stefano Cagliari, alla P.I. Francesca Tellini, al bilancio Daniele Benfatti, il sindaco Dimitri Melli ha introdotto la serata descrivendo la progettualità intesa a cogliere la formidabile occasione della ristrutturazione dei due immobili, inserendola in un progetto complessivo di creazione di un Campus, comprendente ogni ordine di scuola, centro culturale, teatro, campo ludico-didattico. Progetto che, connesso all'abbattimento della vecchia parrocchiale e alla costruzione della nuova, comporta la rivisitazione dell'intera viabilità del capoluogo, «Talché - ha detto Melli - si attui una migliore e più moderna vivibilità del paese. Obiettivo, questo, che sarà raggiunto dal mio successore, in quanto i lavori si protrarranno oltre il mio mandato». Tartari, fruendo di slides ha illustrato con meticoloso puntiglio l'iter burocratico: dal progetto di fattibilità del marzo 2015, all'ottenimento, in giugno, del contributo regionale di 7.602.675 €, alla selezione dei progettisti nel marzo 2016. Sennonché lo scorso aprile esce il "codice Cantone" anticorruzione, che complica l'iter e dilunga i tempi. Intanto vengono effettuati i geo-sondaggi dal geologo Rosario Spagnoli di Mantova, che ha già consegnato il responso; mentre lo studio Barone di Bologna é incaricato per i rilievi metrico-architettonico-strutturali. Da assegnare gli incarichi dei "facilitatori" per la progettazione partecipata. Ossia, due ingegneri avranno il compito d'indire incontri separati con insegnanti, genitori, associazioni culturali ed enti interessati alla fruizione delle due scuole, recependone esigenze e suggerimenti, onde adeguare gli immobili, risalenti al 1923, ad una fruibilità didattica ben diversa da quella del secolo scorso. La dirigente scolastica Naida Consorte e gli insegnanti presenti hanno chiesto infatti spazi aperti e ampi, anche a fronte di un trend in continuo calo della popolazione scolastica. Tartari, nell'anticipare che degli edifici saranno abbattuti i corpi aggiunti dopo il 1980, ha confermato che pur a fronte dei vincoli architettonici gli ingegneri saranno in grado di soddisfare le esigenze di una didattica moderna.

Riccardo Lonardi

 
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A PEGOGNAGA VINCE IL Sì MA GALVAGNINA E POLESINE DICONO NO

Post n°19 pubblicato il 05 Dicembre 2016 da riclon
Foto di riclon

PEGOGNAGA - Nonostante l'assai contenuto impegno pubblico del comitato per il Sì, nella rossa Pegognaga, similmente con quanto è avvenuto nelle contigue regioni cromaticamente omogenee, Emilia-Romagna e Toscana, ha vinto il Sì, 54,8 per cento, con uno scarto di 9,6 punti rispetto al No, 45,2 per cento. Scarto certamente consistente, pur a fronte del notevole impegno dei sostenitori del No: SinistraDem, Anpi, circolo giovanile Arci-Casbah, 5 Stelle, Lega, Forza Italia. Il comitato per il Sì ha vinto grazie al collaudato sistema del porta a porta e basandosi sul pilastro che fonda su una tradizione ideologicamente rimasta inalterata dall'epoca delle prima repubblica. Ma ha vinto anche grazie alla trasversalità del voto, sostenuto da: simpatizzanti di Casini, vari affiliati di Confagricoltura, Acli e militanti di varie organizzazioni professionali. Un certo peso sul piatto della bilancia per il Sì l'hanno avuto, da una parte, il pronunciamento all'ultimo minuto di Romano Prodi, ma sopratutto la scelta del parlamentare Marco Carra, benché il gruppo da lui fondato all'interno del Pd, ovvero la SinstraDem abbia lavorato per il No. Interessante é l'analisi del voto espresso nei sei seggi in cui é solitamente suddiviso l'elettorato pegognaghese. La percentuale più alta a favore del Sì, 62,68 %, contro il 37,32 per il No, é stata espressa nella sezione 2, ovvero Viola-Camatte-Sacca-Motte, area già negli anni 50 definita Cremlino. La sezione 5, formata dai quartieri più popolosi, Bagna-Tigli-Coop, 790 votanti, notoriamente rossi, la percentuale per il Sì é stata del 60,23, per il No, 39,77; 5 le schede nulle. La sorpresa sicuramente non prevista, ma nemmeno prevedibile, viene dalle sezioni 4 e 6. La 4, Caramasche-Falconiera-Galvagnina-Torricello, é l'area più popolosa dopo i quartieri Bagna-Tigli-Coop, 728 votanti, che hanno dato la vittoria al No con una percentuale del 54,13 contro il 45,87 per il Sì e 9 voti nulli. Ma sorpresa delle sorprese é la vittoria del No, 51,53 %, nella sezione 6, ovverosia Polesine, contro il 48,47 per il Sì e 4 schede nulle.

Riccardo Lonardi

 
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IL DESTINO nel mio romanzo

Post n°17 pubblicato il 01 Gennaio 2016 da riclon

Nella prima aletta del mio romanzo, fresco di stampa Cà di tocc - Storia di povera gente si parla appunto del destino. Ecco il contenuto.

Il destino é argomento quotidiano. Comunemente é concepito come una gabbia, entro la quale un essere umano si muove con un minimo dilibertà. Minimo talmente ridotto che, assai prima di quanto immagini di poterlo in qualche modo espandere, un soggetto  non di rado si trova invece a cozzare contro ostacoli insormontabili o che comunque tali appaiono. Sicché l'adagio latino "unusquisque suae fortunae faber est", che tradotto suona "ciascuno é artefice del proprio destino", a sua volta espandibile in "ciascuno é unico responsabile della costruzione del proprio percorso di vita", non sembra trovare riscontro alcuno nella realtà vissuta. Questo é il caso di Cristina Scandiuzzi, protagonista del romanzo Cà di tocc - Storia di povera gente.

Cristina é una giovane operaia nata in una famiglia disastrata dalle devastanti conseguenze dell'ultima guerra, in un paese del Basso Mantovano. Pur determinata a riscattarein ogni modo e con tutte le proprie forze membri ed ambiente familiari da povertà e miseria, il destino sembra volersi accanire su di lei con tale pervicacia da puntare a fiaccarne il morale.

Eppure la vita, prima o poi, trova sempre il modo di aprire un nuovo orizzonte.

 
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IL DESTINO

Post n°16 pubblicato il 29 Dicembre 2015 da riclon
Foto di riclon

«Caro Riccardo tu che sei uno scrittore e quindi sondi vita e animo della gente, sei la persona adatta a rispondere ad un mio quesito: perché esiste il destino, che, in base alle esperienze da me fatte, può essere magnanimo oppure feroce, foriero di fecondità oppure assai arido. Vorrei capire come il buon Dio decida tutto ciò!!! Ha forse buttato i dadi? Rimango comunque credente, perché troppo meraviglioso é l'universo. Samuel Tisacchi»

           

                E' la domanda molto impegnativa che mi rivolge uno dei tre, forse quattro, lettori dei miei scritti.  Lo ringrazio sinceramente perché pone un quesito stimolante.

Ecco la mia risposta.

 

                Il destino é il liet-motive del mio ultimo romanzo "Cà di töcc", fresco di stampa, pubblicato dall'Editore Sometti di Mantova. Nel quale dipano il vissuto dei protagonisti alle prese col destino.

                Samuel però pone il quesito di fondo: che cos'é il destino? Cioè, il caso? Altra domanda che pone: Dio, per decidere la sorte di un essere, tira i dadi? Ossia: è capriccioso?

                Rispondo per prima a quest'ultima.

Dio non é capriccioso. E non gioca a dadi. Perché, se per scegliere il percorso di vita di ciascun essere usasse i dadi, cioè si affidasse al caso, ovvero si affidasse all'irrazionalità, il Caso avrebbe un potere di cui Dio non disporrebbe. Quindi: Dio sarebbe un dio con la minuscola, mentre ad essere il vero Dio sarebbe il Caso. Il che non potrebb'essere, in quanto l'irrazionalità é un difetto, é una carenza. Nella natura divina non é pensabile che possa sussistere un vuoto, un difetto, una carenza, perché non sarebbe più perfetta. La perfezione non contempla difetti e tutto ha da essere razionale.

                Il destino é solo una convenzione umana. Definiamo destino ciò che differisce da quanto calcoliamo nel percorso della nostra vita. Secondo il nostro modo di ragionare, il destino é scandito dal tempo che noi cataloghiamo in tre fasi: passato, presente, futuro. Tutte tre presenti in ogni istante della vita. Quando facciamo una scelta ci prefiguriamo un preciso risultato, essendo condizionati da un precisa attesa. La quale a sua volta é condizionata dai nostri sentimenti, che molto spesso cozzano contro la razionalità.

                Altri fattori concorrono ad influenzare ciò che chiamiamo destino: l'umore, i contesti fisico ambientale sociale. L'evolversi degli eventi compone la storia passata, presente e prospetta la futura. Ciò é la Storia. La quale é caratteristica esclusiva del creato. Ma non sussiste in Dio. Perché se il creato é alla continua ricerca della perfezione, é evidente che non la possiede. La ricerca della perfezione, ovvero l'evoluzione é il contenuto della Storia. Analizzando la Storia estrapoliamo delle statistiche, produciamo il numero di quante volte un evento si ripete. Questa analisi non la facciamo in modo scientifico, ma istintivo, presuntivo e spesso inconscio. Nelle scelte quindi ci prefiguriamo un risultato che raramente corrisponde alle nostre attese, eminentemente determinate dalle statistiche da noi estrapolate, nelle quali non teniamo mai conto delle infinite variabili impossibili da tenere presenti. Il risultato lo definiamo destino.

                Tutto quanto descritto, in Dio non sussiste, perché il suo modo di ragionare non si basa su parametri come passato presente futuro. Non soggiacendo all'evoluzione perché é già perfetto, é fuori della Storia e tutto in Lui é presente. Lui non ha bisogno di progettare. Perché progettare comporta un passato, i presupposti di un disegno, un presente, la formulazione di un progetto, un futuro, la realizzazione del progetto. Il suo pensiero é diretta creazione, che, per quanto riguarda noi umani, diventa predestinazione. Che a noi non rivela avendoci donato con la vita la libertà. La libertà porta con sé la scelta tra peccato e amore, con tutte le loro sfumature.

                Il tema della predestinazione é di tale complessità da far perdere la testa a molti teologi. E' tema inaffrontabile: cercarne la soluzione significherebbe poter operare al di fuori della Storia; quindi essere Dio. Il destino (da noi prefigurato) é felice o boia a seconda della nostra attesa. In ragione delle nostre piccolezza e fragilità propendiamo a credere a ciò che costruisce la nostra fantasia sotto la pressione contemporanea di sentimenti e paure, in pratica della sfera emotiva, che per comodità chiamiamo destino. Perciò viviamo in ansia e sofferenza rubando spazio alla serenità. La quale invece amplifica lo spazio alla lucidità razionale, che permette di affrontare le difficoltà della vita e persino di accettarle. Quindi, di vivere con la pace nel cuore. Roba da Santi.

 
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